Inviato da Redazioneil 28/12/2008 11:20:00 (11210 letture)
Ieri è morto il padre di un nostro amico. Il nome non ha importanza: è uno di noi, e la morte dobbiamo affrontarla tutti. Prima affrontiamo quella degli altri - parenti, amici o semplici sconosciuti – poi affrontiamo, incredibile ma vero, anche la nostra.
Nonostante questa ineluttabilità, che in realtà determina alla base le nostre esistenze, della morte non parliamo quasi mai, e quando lo facciamo la trattiamo come una specie di intruso che sia venuto a disturbare una bella festicciola.
Ci sorprendiamo sempre se qualcuno muore. Ci sorprendiamo quando la cosa accade all’improvviso – e questo è ancora comprensibile - ma ci sorprendiamo anche quando sapevamo già da tempo che la persona stesse per morire.
In realtà non è l’evento di quella morte che ci sorprende, ma il concetto di morte in sè, che noi non conosciamo, e che quindi inconsciamente rifiutiamo.
Persino chi “crede in Dio” fatica spesso ad accettare fino in fondo quello che dovrebbe essere, secondo la sua fede, una semplice transizione da uno stato all’altro.
Ma non è colpa nostra: veniamo da lunghi secoli di razionalismo cartesiano, ...
... nei quali abbiamo imparato che tutto ciò che è tangibile e verificabile ha valore, mentre il resto non conta nulla.
Fino al XVI secolo, imperava l'astrologia, nella quale i pianeti e le stelle avevano una valenza ben superiore a quella del loro semplice corpo fisico. Ma da quando l'astronomia l’ha rimpiazzata, l'astrologia è stata relegata a livello di semplice superstizione, da tollerare al massimo, se non da condannare del tutto.
Eppure lo stesso Keplero, che della rivoluzione astronomica fu uno degli artefici, suggeriva di non gettare l'antica sapienza alle ortiche, dicendo che "non stupirebbe trovare nell’astrologia un grammo della grande verità”.
Invece la scienza, nel prendere il sopravvento, ha preferito ricominciare da zero, sgomberando il campo da tutta la sapienza accumulata fino a quel giorno dalle civiltà che l’avevano preceduta.
In quel modo, certamente, ha avuto le mani più libere per crescere nella direzione voluta, ma si è trovata in costante affanno nel dare risposte a domande che l’uomo, nel frattempo, non ha mai smesso di porsi.
- Da dove veniamo?
- Non lo so, e non mi riguarda.
- Dove andiamo?
- Non lo so, e non mi riguarda.
- Ma allora, cosa stiamo qui a fare?
- Non lo sappiamo. Ci siamo e basta.
Un pò poco, per un’entità complessa e delicata come l’essere umano, che senza una chiara motivazione fatica persino a compiere un piccolo gesto quotidiano. Figuriamoci cosa debba essere per lui il tormento di una vita passata in quello stato.
Purtroppo, il razionalismo ci ha insegnato ad osservare il mondo esterno dal nostro punto di vista, e questo ci pone dei pesanti limiti per riuscire a dare un senso alla nostra presenza nell’universo. Chi guarda la vasca dei pesci dall’esterno sa bene dove inizia e dove finisce, ma il pesce, dal suo interno, non è in grado di vederla tutta in un colpo solo.
Nemmeno le religioni ci offrono delle reali certezze. Specialmente chi si rivolge ad esse mosso dalla paura dell'ignoto, e non magari dalla curiosità spirituale, trova solo risposte di tipo razionale, che non possono in alcun modo tacitare paure che abitano invece nel profondo del nostro inconscio.
Una cosa è sentirsi dire da qualcuno che “esiste una dimensione divina, fatta così e cosà”, ben altra è incontrare personalmente quella certezza, assoluta e irrevocabile, che tutti vorremmo possedere.
Ma è proprio nel nostro inconscio – sostengono alcuni - che abita anche la risposta a quelle paure. Sta a noi trovare la strada per liberarla e farla risalire in superficie, almeno fino a livello intuitivo, se non proprio a quello razionale.
Chi abbia fatto questo percorso descrive una sensazione estatica di "appartenenza" ad un unico sistema superiore, intelligente e organizzato, chiamato universo.
Tanto piccolo diventa l'uomo di fronte a questo universo, quanto grande diventa la sua serenità nell’essere cosciente di farne parte. Ci si accorge infatti, a quel punto, che non si cercava affatto un “luogo” dove collocarsi, ma semplicemente una ragione, valida e sensata, per esserci.
Questa certezza interiore non è qualcosa che si possa acquisire con un corso per corrispondenza, nè si può “decidere” razionalmente di perseguirla, da un momento all’altro, solo perchè pensiamo che possa aiutarci a stare meglio.
Coloro che l’hanno raggiunta hanno fatto un percorso del tutto imprevisto, mossi da un desiderio sconosciuto che giungeva da zone estremamente remote del nostro essere.
Alcuni la chiamano gnosi, altri illuminazione, altri ancora conoscenza. Per quanto abbia dato il nome ad una precisa scuola religiosa, la gnosi è caratterizzata dalla totale assenza di strutture e gerarchie di tipo umano, poiché l'unico lavoro viene svolto al proprio interno.
E’ “gnostico” il guru tibetano come lo sciamano mesoamericano, il saggio sufi o il mistico cristiano, ma può esserlo tranquillamente anche il ragioniere di Lambrate: “gnosein”, in greco, significa semplicemente “sapere”, "conoscere" (da cui il detto “gnozi seautòn”, conosci te stesso).
Ed è proprio nel vangelo "gnostico" di Tommaso che troviamo alcune frasi particolarmente significative riguardo alla questione della vita e della morte. (Il vangelo di Tommaso è detto anche “gnostico” perché fu recuperato nella zona di Alessandria, dove era fiorita la scuola gnostica, rinchiuso in un otre che lo ha protetto per 1.800 anni).
«Colui che scopre l'interpretazione di queste parole non assaporerà la morte».
«Conosci ciò che ti sta davanti, e ti si manifesterà ciò che ti è nascosto. Giacché non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato».
«Passerà questo cielo e passerà ciò che è sopra di esso, i morti non sono vivi e i vivi non morranno.»
«Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà. Quando si sarà stupito, si turberà e dominerà su tutto».
I discepoli di Gesù dissero: «Manifestaci quale sarà la nostra fine». Gesù rispose: «Avete scoperto il principio voi che vi interessate della fine? Infatti nel luogo ove è il principio, là sarà pure la fine. Beato colui che sarà presente nel principio. Costui conoscerà la fine e non assaporerà la morte».
Non a caso le classiche domande “da dove veniamo?” e “dove andiamo?” compaiono sempre insieme. E’ curioso però, come sottolinea il testo citato, che noi non ci preoccupiamo minimamente di comprendere le nostre origini, mentre pensiamo costantemente alla destinazione, in maniera quasi ossessionante.
Accogliamo la nascita come se fosse una banalità scontata, ma piombiamo della più nera depressione di fronte alla morte. Chiamiamo la seconda “mistero”, senza ricordarci di definire la prima “miracolo”.
Non ci rendiamo conto che non possano esistere, l’una senza l’altra, poichè sono sostanzialmente la stessa cosa.
Massimo Mazzucco
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Il segmento che segue è tratto all'articolo "Edgar Mitchell, l'uomo che ha visto Dio".
(Trascrizione)
Quando andai sulla Luna, 27 anni fa, la convinzione generale, sia per la scienza che per la teologia, era che noi fossimo il centro biologico dell'universo.
Ma negli ultimi 25 anni quel concetto è profondamente cambiato, è oggi credo che non ci sia più nessuno, fra coloro che abbiano approfondito seriamente la materia, che ancora creda che noi siamo al centro biologico dell'Universo.
Ed è anche di questo che parleremo stamattina: in che genere di Universo ci troviamo?
Questo naturalmente ci porta al fatto che io abbia avuto l'onore di essere scelto fra un gruppo di privilegiati, che per primi hanno esplorato un altro pianeta, la nostra Luna. Ho avuto il privilegio di aver fatto parte di quel gruppo, con gente meravigliosa, e abbiamo fatto quello che abbiamo detto di aver fatto: abbiamo completato la nostra missione, abbiamo ottenuto interessanti dati scientifici, e li abbiamo riportati indietro, per poter osservare da vicino per la prima volta un altro mondo.
Ero però del tutto impreparato per quello che mi è accaduto sulla via del ritorno.
Avevamo completato con successo la missione, e il mio compito, come responsabile del modulo lunare e delle attività sulla superficie lunare, era praticamente terminato. Sulla via del ritorno ero una specie di "ingegnere operativo", in una astronave che funzionava molto bene, e avevo ben poco da fare oltre a tenere d'occhio i vari indicatori... e contemplare l'Universo.
E l'impatto nel vedere la Terra dallo spazio, di vederla collocata nel Cosmo, di vedere le stelle e le galassie e i gruppi di galassie e pianeti, l'essere in grado di vederli dalla Terra come mai li avevamo visti, dieci volte più luminosi e dieci volte più numerosi, è stato per me qualcosa di assolutamente travolgente.
La prima cosa che mi venne in mente fu un'interconnessione, il fatto che non siamo in un Universo - come dice la nostra scienza - fatto di molecole che rimbalzano una contro l'altra come palline da ping-pong, ma che si tratta di un sistema molto più intelligente e organizzato, di un "sistema organico", in cui le molecole del mio corpo e quelle della navicella spaziale erano dei prototipi realizzati in una remota epoca cosmica.
Questo mi ha colpito personalmente, è stato un grosso impatto a livello emotivo e non soltanto razionale.
Ed è interessante che questo momento sia stato accompagnato da una esperienza mistica, estatica, come quella di chi giunge finalmente in vetta a una montagna.
Allora ho capito che la nostra storia è incompleta, che la nostra scienza è incompleta, e forse anche ingannevole, e che anche le tradizioni cosmologiche [religioni] emerse dalle antiche culture erano incomplete, e forse anche ingannevoli, e che le domande su chi siamo e dove veniamo, in questa nuova epoca spaziale, andavano reimpostate daccapo.
Questo è essenzialmente quello che mi è successo durante il viaggio.
Quando sono rientrato mi sono trovato con un bruciante desiderio di capire che tipo di organismo fosse il nostro, quale tipo di cervello ci permette di vedere le cose in una diversa prospettiva, per poi rimanere così trasformato da questa realizzazione? Con un pò di ricerca, grazie anche a Manly Hall e alla lettura di alcuni suoi lavori, ho scoperto che quello che io avevo vissuto viene descritto nella tradizione mistica come l'esperienza samadica, nella quale si riesce a vedere l'Universo nelle sue varie parti - atomi pianeti e molecole - ma si comprende che c'è una unità di fondo, e questo è accompagnato da un senso di estasi.
Questo mi ha portato su un sentiero di ricerca nel quale ho compreso che le questioni fondamentali che ci poniamo, nella contrapposizione fra la "cosmologia culturale" e la "cosmologia scientifica" [fra religione e scienza], dipendano da una domanda che si pone al centro di tutto: qual'è la natura della nostra coscienza?
Vedere le due parti potrebbe risultare interessante. Ma vedere il film "Al di là dei sogni" per intero è magnifico. Da tenere nella propria collezione dei migliori film.
Lo spettatore
Citazione:
Non metterti a discutere con un idiota. La gente potrebbe non accorgersi della differenza.
Ci fu un tempo che la storia mi sembrava non servisse a nulla. Erano le superiori ed avevo altro per la testa. Oggi, per ovvi e differenti motivi, penso che avessi ragione. Il senso è che la storia come la conosciamo andrebbe riscritta (retorica?) ma soprattutto andrebbe approfondita la dove ci viene indicato che non c'è più nulla da sapere perchè è già tutto chiaro. In questo contesto la domanda di Tommaso è quanto mai pertinente, profonda e contingente: «Avete scoperto il principio voi che vi interessate della fine?...» O ci giriamo da un'altra parte perchè le risposte che potrebbero derivare ci fanno paura o ci tiriamo su le maniche e diventiamo consapevoli del fatto che c'è ancora tanto da lavorare sulla nostra coscienza partendo dalla storia che sino ad oggi ci hanno manipolato in vari modi. Crisi o non crisi nel 2009 abbiamo un bel po' da fare... ...Buon 2009!
La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità. Nikola Tesla
E' la solita provocazione di Redazzucco che dà il canonico "un colpo alla botte e uno al cerchio". Difatti non si comprende se non vedendolo sotto la luce della provocazione il fatto che uno che non crede che siamo stati sulla luna porti ad esempio per un discorso sull'aldilà un biascicamento di attore quale dovrebbe essere il Mitchell che ha lavorato con Kubrick
Buone feste, e pensate ai quei poveri 300 dilaniati dalle bombe sioniste che alla domanda sul dove andiamo stanno ricevendo la risposta in queste ore..
Probabilmente, ora vagano nel "bardo" inseguiti dalle divinità orrifiche, come se non fosse bastato l'orrore che hanno dovuto sopportare negli ultimi momenti di loro vita
Per me è un'articolo degno al massimo di Novella2000, non che la cosa mi interessi ma visto che mi si viene a far le pulci per un indicativo, Mazzucchino, quando scrivi, parla per TE, GRAZIE.
"Ci sorprendiamo sempre se qualcuno muore."
"della morte non parliamo quasi mai"
Se non è un plurare majestatis, non vedo a che titolo o di quale suprema saggezza ti ritieni depositario per parlare a nome di "tutti" (tutti chi, poi, non è dato sapere).
CLAUSNEGHE: Io ritengo che Mitchell - come tutti gli altri moonwalkers - sia stato in orbita terrestre (durante la sua "missione lunare"), e da lì abbia potuto vedere esattamente quello che descrive nella conferenza.
Che poi sia stato obbligato a mentire sui viaggi lunari, non intacca minimamente la sua credibilità sul resto del discorso. Anzi, lo rende casomai una esemplare contraddizione della scienza stessa, dalla quale indubbiamente proviene, e che alla fine lui definisce "probabilmente una frode".
In quel modo, certamente, ha avuto le mani più libere per crescere nella direzione voluta, ma si è trovata in costante affanno nel dare risposte a domande che l’uomo, nel frattempo, non ha mai smesso di porsi. - Da dove veniamo? - Non lo so, e non mi riguarda. - Dove andiamo? - Non lo so, e non mi riguarda. - Ma allora, cosa stiamo qui a fare? - Non lo sappiamo. Ci siamo e basta.
Nel medioevo vi erano dispute sul peso degli angeli.. questo per dire che forse sono certe domande ad essere.. scientificamente bizzarre.
-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Anti cattolicesimo, UFO e ora anche la new age "oneness" del massone Manly P. Hall... sbaglio o Mazzucco sta ultimamente cadendo vittima della propaganda massonica globalista nella scelta dei temi dei suoi articoli? Bah.. in ogni caso l'importante è poterne discutere.
La mia opinione è che l'universo non ha alcuna anima stile "gaia", alcuna "unità di fondo" o armonia universale. Anzi, la migliore descrizione dell'universo è di un posto dove tutto è in conflitto con tutto, un eterna battaglia tra forze fisiche e biologiche, tra asprezza degli elementi che ciclicamente strappano le radici che faticosamente le creature hanno gettato nella terra, tra vita che uccide altra vita, tra piante che strangolano altre piante, tra animali che divorano altri animali. Fin dalla più piccola particella alla più complessa delle creature, la natura ci offre solo uno scenario di sofferenza e conflitto senza sosta, la disperata ricerca di ogni parte di prevalere a danno delle altre per non soccombere a propria volta. Paradossalmente la natura, per motivare come si motiva un asino ad andare avanti ponendogli davanti una carota attaccata ad un bastone, concede agli esseri viventi l'illusoria speranza di poter sovvertire tali regole e raggiungere una condizione permanente di felicità, che invece non viene mai raggiunta. Per citare Leopardi:
"O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?"
Nessuno ti obbliga a leggerlo, nè tantomeno a commentarlo.
Non è quello che ho fatto in effetti, ti ho chiesto cosa ti fa sentire in diritto di parlare a nome di "tutti" - non che mi attendessi realmente risposta, btw.
Paradossalmente la natura, per motivare come si motiva un asino ad andare avanti ponendogli davanti una carota attaccata ad un bastone, concede agli esseri viventi l'illusoria speranza di poter sovvertire tali regole e raggiungere una condizione permanente di felicità, che invece non viene mai raggiunta.
Forse e' per questo che le antiche tradizioni parlano di questa come "L'epoca buia", dove il materialismo che tu citi e descrivi permette anche all'uomo di "vedere" solo come gli animali e non come potrebbe.. Nella mia infinita illusione spero di poter veder rinascere quanto ci e' stato sottratto
Un buon inizio sarebbe non leggere piu' pensieri come quelli di Hiei2 e di Clorofilla, ma temo che i tempi non siano ancora maturi
Per chi desidera informarsi sulla piu' grande menzogna dell'era moderna FAQ 11 settembre 2001
Grazie per la precisazione,Massimo Certo che il tipo non è (forse) un contaballe qualunque ma secondo le tue stesse teorie avrebbe tenuto bordone alla più colossale balla dei tempi moderni. Non so quanto ci sia di buono da ascoltare in uscita da una così menzognera bocca Ma tutto fa brodo e tant'è. Ciao
Ricordo che tanti anni fa lessi la testimonianza di Mitchell su comel'esperienza nello spazio profondo l'avesse profondamente cambiato e quella testimonianza mi colpì molto, dandomi fiducia sul fatto, che il tutto, la manifestazione, la creazione, l'universo o come lo si vuol chiamare ha un principio di bene, con gli anni ho perso purtroppo lo sguardo e l'animo di sognatore verso la vita, ma ciò non evita a me di vedere l'universo come qualcosaq di tutt'altro che caotico ed in perenne battaglia, anzi vi è un equilibrio ed un'immensità incredibile (altro che caos e lotta, quella la creiamo noi uomini). Viviamo in tempi oscuri perchè nessuno riesce più a meravigliarsi e a vedere come positivo il miracolo della vita, ci stiamo sempre più avvicinando ad una routine quotidiana che ci accomuna di molto alle bestie ed in questo non concordo con clausneghe, per quanto Mitchell possa non essere propriamente sincero, il succo, il contenuto del discorso non cambia e più che alla forma dovremmo dare una volta tanto importanza al contenuto, come credo che abbia voluto fare Massimo con quest'articolo, non ci vedo niente di new age. Se vedere l'universo come qualcosa di bello e di cui gioire é new age per molti, posso solo dire che la propaganda new age ha funzionato tanto, nel mostrare sotto una cattiva luce questi argomenti e nel farci diventare tutti pessimisti e rassegnati, per la paura di essere "troppo new age".
Seneca disse una grande verità a tale riguardo (Epistole a Lucilio, I, 2)
Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.
Cioè, dice Seneca, pensando che "un giorno moriremo", noi ci inganniamo brutalmente. Invece dovremmo capire che noi moriamo ogni secondo che passa, perchè ogni secondo che passa non tornerà più, ed è irreversibilmente perduto.
Poi, parlando di razionalismo, dovremmo aver imparato che in questo Universo tutto ciò che nasce è destinato a morire. Per capire questo è sufficiente osservare. Il perchè di questa regola tuttavia ci sfugge. E se mancano le premesse, non c'è ragionamento logico che tenga.
Alcuni la chiamano gnosi, altri illuminazione, altri ancora conoscenza. Per quanto abbia dato il nome ad una precisa scuola religiosa, la gnosi è caratterizzata dalla totale assenza di strutture e gerarchie di tipo umano, poiché l'unico lavoro viene svolto al proprio interno.
E’ “gnostico” il guru tibetano come lo sciamano mesoamericano, il saggio sufi o il mistico cristiano, ma può esserlo tranquillamente anche il ragioniere di Lambrate: “gnosein”, in greco, significa semplicemente “sapere”, "conoscere" (da cui il detto “gnozi seautòn”, conosci te stesso).
Siamo in clima Natalizio e ho collegato queste affermazioni della Redazione con la saggezza e la conoscenza dei Re Magi, che partendo da molto lontano, andarono a rendere omaggio a Gesu' appena nato. Praticamente la testimonianza dei Re Magi significa che anche nella altre religioni ed altre civilita' esistevano delle "verita'" e della saggezza, che il Cristo certamente non rinnegava.
Praticamente la testimonianza dei Re Magi significa che anche nella altre religioni ed altre civilita' esistevano delle "verita'" e della saggezza, che il Cristo certamente non rinnegava.
Ricorda che i Magi nel Presepe arrivano il 6 gennaio, seguendo le loro carte e i loro calcoli. I pastori ignoranti con relative pecorelle, privi di "verità e saggezza", arrivano molto prima di loro.
Abítuati a pensare che nulla è per noi la morte, poiché ogni bene e ogni male è nella sensazione, e la morte è privazione di questa. Per cui la retta conoscenza che niente è per noi la morte rende gioiosa la mortalità della vita; non aggiungendo infinito tempo, ma togliendo il desiderio dell’immortalità. Niente c’è infatti di temibile nella vita per chi è veramente convinto che niente di temibile c’è nel non vivere piú. Perciò stolto è chi dice di temere la morte non perché quando c’è sia dolorosa ma perché addolora l’attenderla; ciò che, infatti, presente non ci turba, stoltamente ci addolora quando è atteso. Il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo piú. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono piú. Ma i piú, nei confronti della morte, ora la fuggono come il piú grande dei mali, ora come cessazione dei mali della vita la cercano. Il saggio invece né rifiuta la vita né teme la morte; perché né è contrario alla vita, né reputa un male il non vivere. E come dei cibi non cerca certo i piú abbondanti, ma i migliori, cosí del tempo non il piú durevole, ma il piú dolce si gode. Chi esorta il giovane a viver bene e il vecchio a ben morire è stolto, non solo per quel che di dolce c’è nella vita, ma perché uno solo è l’esercizio a ben vivere e ben morire. Peggio ancora chi dice: “bello non esser nato, ma, nato, passare al piú presto le soglie dell’Ade”. [...] 2 Ancora, si ricordi, che il futuro non è né nostro, né interamente non nostro: onde non abbiamo ad attendercelo sicuramente come se debba venire, e non disperarne come se sicuramente non possa avvenire.
Epicuro, Opere
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Ricorda che i Magi nel Presepe arrivano il 6 gennaio, seguendo le loro carte e i loro calcoli. I pastori ignoranti con relative pecorelle, privi di "verità e saggezza", arrivano molto prima di loro.
Se leggi quello che ha scritto la redazione, che forse ti e' sfuggita, la saggezza non e' prerogativa di qualche casta particolare ( non siamo in India )
Citazione:
Il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo piú.
Ecco .. postando questo ho capito che l'autore non era tanto saggio. ( Come se per sapere che esiste la morte materiale si dovesse morire di prima persona...)
Citazione: Ricorda che i Magi nel Presepe arrivano il 6 gennaio
Nel presepe si, nella realtà non lo sappiamo. Se si leggono i vangeli per esempio.....
Citazione: I pastori ignoranti con relative pecorelle, privi di "verità e saggezza", arrivano molto prima di loro.
De tutto impossibile anche questo. In medioriente pastori con pecorelle è difficile trovarne.
Ma ancora con questa storia ? Redna se tu fossi coerente con la tua visione della storia, dovresti limitarti solamente ai fatti in cui tu eri presente.
Forse e' per questo che le antiche tradizioni parlano di questa come "L'epoca buia". Un buon inizio sarebbe non leggere piu' pensieri come quelli di Hiei2 e di Clorofilla, ma temo che i tempi non siano ancora maturi
E' storicamente risaputo infatti, che dalle epoche buie si esce non leggendo "pensieri cattivi", ragion per cui è sempre bene bruciare i libri eretici e gli eretici insieme.
Sta a vedere che le epoche buie son finite grazie alla luce dei roghi. Non ci avevo mai fatto caso in effetti...
"Anti cattolicesimo, UFO e ora anche la new age "oneness" del massone Manly P. Hall... sbaglio o Mazzucco sta ultimamente cadendo vittima della propaganda massonica globalista nella scelta dei temi dei suoi articoli? Bah.. in ogni caso l'importante è poterne discutere."
Un sentito grazie a Descartes che mi ha fatto comprendere il detto: Il saggio guarda la luna e non il dito che la indica.
Una volta, prossimità dell’Epifania, mi domandavo chi fossero i magi, come si chiamavano e, soprattutto, d’onde derivassero le notizie che li riguardavano. Mi sembrava logico pensare che le notizie derivassero dai Vangeli. Ma mi sbagliavo: tra i Vangeli sinottici solo quello di Matteo al cap. 2 (versetti 1-2), all’inizio afferma, molto incidentalmente. Che nella grotta della natività giunsero, tra gli altri, anche i “Magi” che provenivano genericamente “da Oriente”. Il testo di Matteo afferma testualmente “Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono …”.
fonte: acam.it/ReMagi
Citazione:
Ma ancora con questa storia ? Redna se tu fossi coerente con la tua visione della storia, dovresti limitarti solamente ai fatti in cui tu eri presente
...e magari chi 'vorrebbe' parlare di religione conoscesse 'almeno' i vangeli. In questo caso dei re magi ne parla SOLO Matteo.... Gli altri tre evangelisti canonici non ne sapevano nulla?
Pertanto invece di bacchettare prima gli altri sarebbe saggio sapere di quello che si parla. perchè vedo che si spara nel buio, ormai
Citazione:
Sta a vedere che le epoche buie son finite grazie alla luce dei roghi. Non ci avevo mai fatto caso in effetti...
sono finite? mi pare non del tutto....
C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Mangog: Se leggi quello che ha scritto la redazione, che forse ti e' sfuggita, la saggezza non e' prerogativa di qualche casta particolare ( non siamo in India )
E allora perchè citare i Magi? Forse non ho capito il senso del tuo intervento, ma in ogni caso volevo mettere l'accento sul fatto che (secondo la Favola) la Gnosi ha consentito sì di arrivare alla Verità, ma in ritardo rispetto agli umili di spirito che il Messia beatifica.
Perchè questa "Unità di fondo" che viene citata nel video, si deve riferire per forza a dio?
La religione la inventata l'uomo. Il cosmo, o l'universo come piace chiamarlo di più, funziona bene anche senza questa ingeniosa storia tutta umana.
Siamo un bruscolo invisibile nell'immensamente grande. Un bruscolo che non ha alcun peso o impatto nell'universo. Tutto potrà funzionare anche senza la nostra presenza.
E' invece plausibile sempre secondo la mia visione, che quest'uomo si sia reso conto, trovandocisi immerso, della spaventosa meraviglia che la natura ha costruito in miliardi di miliardi di anni. E in quei momenti che ha tolto gli occhi dalla strumentazione e ha guardato fuori dalla astronave, si e reso conto di quanto non contiamo nulla in questo spazio che noi chiamiamo universo.
A capito di come ci crediamo grandi di fronte a tutto ciò che vogliamo conquistare. L'immensita dello spazio è un vero schiaffo alla segregata mente umana, incastrata tra pulsanti, schermi e calcoli matematici per far rientrare una piccolissima astronave nel minuscolo bruscolo spaziale che è la terra.
-ZR-
" I grandi spiriti hanno sempre incontrato violente opposizioni da menti mediocri." Albert Einstein
se ogni persona credesse di far parte di un unico organismo (la specie umana), potrebbe dividere la propria vita in due momenti (altenati, non prima uno e poi l'altro).
in un momento si dovrebbe preoccupare della propria sopravvivenza (mangiare, bere, respirare) e , se CREDE che le altre persone siano cellule dello stesso organismo dovrebbe preoccuparsi anche della salute delle altre persone (non danneggiandole e aiutandole). dovrebbe preoccuparsi anche della crescita OMOGENEA per evitare bubboni o malformazioni... questo puo' avvenire usando pochi ACCORDI universali.....
soddisfatta l'esistenza "biologica" potrebbe approfondire nel momento "cosciente" tutte le domande che chiunque potrebbe fare. questo presuppone e ha come obiettivo una conoscienza collettiva. questa conoscienza e coscienza, a cui ogni singolo partecipa, sarebbe IMMORTALE, fino all'ultimo uomo rimasto.
attenzione comunque a preservare l'individualita' delle sigole cellule: il singolo non puo' vivere da solo come la collettivita' ha bisogno di ogni singolo.
molte persone sono concentrate solo sulla sopravvivenza (cio' che succede ai poveri, agli ignoranti, ai deboli, agli sfruttati.... ) e gli occupa tutto il tempo (moltissimi non riescono a vivere) oltre che ad essere ostacolati da persone malvagie assetate di potere.
altre persone invece, che oltre alla sopravvivenza hanno raggiunto uno stile di vita esagerato, non vedono gli altri come parte di se' stessi e "sprecano" il loro tempo libero a "filosofeggiare" sul perche' della vita, da dove vengono, dove vanno......
penso che chi non ha di che mangiare o è torturato gliene freghi molto poco del perche' della vita. o forse accetta quella condizione proprio perche' qualcuno lo riesce a convincere ...
che c'e' un disegno superiore che lui è buono e i buoni hanno vita eterna che tanto non c'e' niente da fare ed è meglio vivere cosi' che morire
in un film su sacco è vanzetti si diceva che "la paura di morire, a pensarci bene, è violenza"...
forse il CREDERE che fare azioni che si ritengono giuste senza aver paura di morire è meglio che fare azioni contro coscienza per non morire potrebbe essere un'arma potente per arrivare alla vita eterna dell'organismo umano, e in definitiva, della propria singola vita.
viceversa, si è solamente un "parassita". questo CREDO.
Una volta, prossimità dell’Epifania, mi domandavo chi fossero i magi, come si chiamavano e, soprattutto, d’onde derivassero le notizie che li riguardavano.
io mi son fermato alla "mirra".. fa un pò te..
-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
CLAUSNEGHE: Edgar Mitchell, Neil Armstrong, e tutti gli altri moonwalkers non hanno "tenuto bordone" alla bugia della NASA, sono stati costretti a fingere, se non volevano finire arrosto come Gus Grissom.
Era Grissom quello destinato a diventare "il primo uomo sulla luna", ma siccome lui non ci stava la capsula di Apollo 1 è andata a fuoco nella sala di simulazione, senza che nessuno riuscisse ad aprire in tempo il portello per salvarli.
Non c'è bisogno di comprare il DVD, basta guardare il trailer di "I Padroni del Mondo" per capire che aria tira da quelle parti.
Una cosa è sentirsi dire da qualcuno che “esiste una dimensione divina, fatta così e cosà”, ben altra è incontrare personalmente quella certezza, assoluta e irrevocabile, che tutti vorremmo possedere.
Con tutto il rispetto, parla per te!
La morte è un mistero solo per chi non l'ha mai vista da vicino, e ci sono molti modi di incontrare la morte, pur rimanendo in vita... non è nemmeno un mistero "la sensazione dell'esser morti", che poi è pure un ossimoro, perché basta battere la testa, stare sotto alcuni tipi di anestesia o avere problemi di insonnia per cessare di pensare del tutto (o non averne coscienza, che è lo stesso) e "finire nel nulla" per qualche ora. In realtà, dal punto di vista sensoriale, la morte non esiste, e nemmeno da quello cognitivo. La morte è un problema per chi resta: il nostro corpo si disfa e la nostra "anima" non la incontra (questo vale sia per i credenti sia per i non credenti come me). E' la nostra identità che muore, perdendo il suo unico rappresentante. Ma questo è appunto un problema altrui ed è l'unico vero motivo per cui la morte è una cosa brutta, almeno per me, giacché credo non ci sia cosa più triste al mondo che la scomparsa di un compagno di viaggio. Certo, quando si sa di dover morire a breve non fa piacere la prospettiva di non avere il tempo di completare i propri progetti... ma spero comunque con tutto il cuore di poter conoscere almeno approssimativamente la data della mia morte in anticipo, quandunque essa capiti.
Credo di averlo già detto altre volte, ma nel dubbio lo ripeto: leggete "La vita eterna" di Fernando Savater. E' un libro di incredibile bellezza e profondità, penso anche per un credente.
Un spunto per un tema leggerino e molto propizio per il nuovo anno: la morte
- Da dove veniamo?
- Dove andiamo?
Domande profonde, ma chi l'ha detto che ci stiamo muovendo? Religione e filosofia hanno costruito immense impalcature su queste questioni, ma ha davero senso porsele senza avere qualcosa di tangibile come prova?
- Ma allora, cosa stiamo qui a fare?
Questa e' una questione interessante, ma la risposta dipende dal punto di vista.
Da un unto di vista fisico-scientifico siamo solo dei complessi composti chimici ambulanti che si nutrono per potersi riprodurre. Una volta che il complesso meccanismo biologico si rompe, si ha la morte, fine della storia. Il signifiicato della vita e' a discrezione personale, nella maggior parte dei soggetti coincide con l'accaparrarsi del maggior quantita' di risorse possibili (denaro, potere) a qualunque costo (generalmente pagato da altre macchine biologiche sacrificabili).
Da un punto di vista spirituale/religioso c'e' invece il concetto di anima che e' una entita' non fisica e immortale, che governa il corpo biologico. Alla morte del corpo biologico questa sopravvive e si dedica ad altre attivita', a seconda della religione praticata.
Nel caso la religione preveda per l'anima una unica possibilita' di incarnarsi la morte diventa un evento davvero importante, passato il quale non e' piu' possibile tornare indietro. Ottimo argomento da usare per controllare altre persone. Il cosa ci stiamo a fare dipende diventa quindi il comportarsi il meglio possibile nella unica possibilita' offerta, una sorta di provino cinematografico per un posto all'aldila'.
Nel caso la religione preveda la possibilita' per un'anima di re-incarnarsi si deve tirare in ballo il karma, ovvero una specie di videogioco che ti fa ripetere il livello finche' non hai imparato a sconfiggere il mostro di turno o imparato qualche abilita' speciale. Se fai cazzate perdi punti. Il cosa ci stiamo a fare diventa semplice, siamo a scuola, una scuola speciale che ti fa fare delle esperienze da individuo per farti capire concetti che non possono essere spiegati, ma solo vissuti. La morte diventa semplicemente la fine di una breve esperienza.
Da un punto di vista di qualcun'altro c'e' una qualunque combinazione dei concetti qui sopra.
L'unica cosa certa e' che nessuno sopravvive a questo mondo, e diventeremo tutti dell'ottimo concime. Argomenti come la morte mettono molti in disaccordo, in quanto ognuno e' giustamente convinto della propria visione. Guardano pero' la stessa cosa da punti di vista differenti, non se ne verra' mai a capo, a meno di non trovare una risposta universale che metta tutti daccordo, che dovrebbe essere 42.
Quanto siete diventate noiosi voi atei! Non sapete nemmeno cosa sia la New Age e la disprezzate, non che sia oro colato, non che sia la panacea, ma se conosceste veramente alcuni principi che sono scaturiti da questa nuova visione, non parlereste cosi. Evidentemente che lo ammettiate o meno, a forza di leggere giornali e giornalacci per essere cosi' tanto acculturati e forti del vostro sapere razional-logico-ateo, vi siete lasciati infarcire di propaganda contro..anche la Chiesa ha definito satanica la New Age, cio' non vi fa pensare nulla? Comunque, a parte il fatto che non me ne frega nulla di difenderla, mettere l'etichetta "NEWAGE" su ogni discorso di piu' profondo spessore o piu' ampio respiro e' patetico... La morte e' l'ultimo tabu'. Moriremo tutti e sarebbe ora di ruscire a parlarne seriamente, serenamente, senza fughe....
...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Non sapete nemmeno cosa sia la New Age e la disprezzate, non che sia oro colato, non che sia la panacea, ma se conosceste veramente alcuni principi che sono scaturiti da questa nuova visione, non parlereste cosi.
Stiamo parlando della stessa "new age" che ci propone boiate sulla Fratellanza Galattica Interstellare ed amenità a corredo?
anche la Chiesa ha definito satanica la New Age, cio' non vi fa pensare nulla?
Hanno capito pure loro che si tratta di una mezza stronzata?
Stiamo parlando della stessa "new age" che ci propone boiate sulla Fratellanza Galattica Interstellare ed amenità a corredo?
Eddai, non infierire che già c'hanno i loro amici con l'astronave in panne appena dopo il casello di Andromeda e non trovano un carro attrezzi da due mesi...
Citazione:
anche la Chiesa ha definito satanica la New Age, cio' non vi fa pensare nulla?
Hanno capito pure loro che si tratta di una mezza stronzata?
« Tramuta tutto in ciò che è veramente: l’Astratto, lo Spirito, il Nagual. Non c’è stregoneria, né il male, né il diavolo. C’è solo la percezione. » Don Juan Matus
Se la Chiesa ha speso fiumi di parole e condanne contro il "sincretismo" newage, a mio parere, e' perche teme: a) il non aver piu' bisogno di intermediari fra me e "Dio" b) perche' fa assumere la totale responsabilita' individuale della propria vita, ma anche a livello collettivo c) perche libera l'individuo da ogni religione istituzionale, dottrine e dogmi
queste tre cose sono appena l'inizio di questa nuova visione....che poi al solito, ci sia chi ne ha approffittato commercialmente, chi se ne e' appropriato per svilirla, ecc. ecc. sopratutto l'area materialista/scientifico/evoluzionista/riduzionista...a chi ne ha afferratoil concetto di fondo LIBERATORIO, poco conta che sia accettata o meno da tutti, Linucs compreso... Attenti voi alla bonta' della vostra chiesa e dei vostri dogmi cartesiani, vi hanno recintato bene bene il cervello.... Buon Anno, nonostante tutto
...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Perche' si giunge ad ogni sorta di escamotage per non parlare della morte, che e' stata giustamente descritta come tabu' culturale da Massimo.
E, colmo dell'ipocrisia, alcuni scrivono: "parla per te stesso" quando invece dovrebbero guardare in loro stessi. Ed e' ben chiaro che la societa' moderna non vuole sentir parlare di morte.
Persino la legge lo prescrive: Articolo xx del Regolamento di Polizia Mortuaria (cambia da Comune a Comune ma le regole sono pressapoco le stesse, un tempo sapevo a memoria quello di Torino): "Le casse mortuarie non possono essere esposte alla vista del pubblico nelle vetrine fronteggianti vie, piazze corsi o altri luoghi pubblici." Se non e' Tabu' questo...
Presumo che pochi qui abbiano visti tanti funerali quanti il sottoscritto (qualche decina di migliaia). Potrei andare avanti tutto il giorno a dimostrare il fatto che nella presente societa' la morte DEVE essere ignorata - come pure la malattia e la vecchiaia - ma vi risparmio i particolari, almeno per il momento.
Sicuro e' che nel Nuovo Medioevo che ci attende da qui a pochi mesi molte cose nelle societa' cosiddette "occidentali", come le nostre in Europa, cambieranno. E chissa' che non ritornino in auge le danze macabre...
Se la Chiesa ha speso fiumi di parole e condanne contro il "sincretismo" newage, a mio parere, e' perche teme: a) il non aver piu' bisogno di intermediari fra me e "Dio"
Lutero ha affisso le sue tesi nel 1517. Direi che la Chiesa ha già superato questo trauma.
Citazione:
b) perche' fa assumere la totale responsabilita' individuale della propria vita, ma anche a livello collettivo
A parte che le due cose sono in contraddizione, la Chiesa fa assumere la totale responsabilità individuale: hai presente l'inferno?
Citazione:
c) perche libera l'individuo da ogni religione istituzionale, dottrine e dogmi
Quindi la Chiesa è contraria ad una cosa che nega la Chiesa medesima. Sai che novità.
Presumo che pochi qui abbiano visti tanti funerali quanti il sottoscritto (qualche decina di migliaia).
Non per essere curioso, ma hai scritto ...qualche decina di migliaia di funerali.... praticamente ogni giorno vedi uno o piu' funerali ? Mi viene da pensare che fai il "becchino" di una grande citta', ma non credo sia il tuo caso.
Ma se non esiste videogioco che non contempli ammazzamenti e schizzi di sangue?
Nella presente societa' la morte DEVE essere ignorata....
Ma se muoiono frotte di ragazzi il sabato sera (questo ultimo we sono volati giu dal cavalcavia in cinque, s'e' salvato solo quello alla guida. Ha 19 anni, gli altri 4 tutti 16).
Ma che cosa state dicendo. La morte viene propinata a manciate grasse dai media mainstream. Tanto per lobotomizzarci un po' di piu' .
Ma se non esiste videogioco che non contempli ammazzamenti e schizzi di sangue?
Nella presente societa' la morte DEVE essere ignorata....
Ma se muoiono frotte di ragazzi il sabato sera (questo ultimo we sono volati giu dal cavalcavia in cinque, s'e' salvato solo quello alla guida. Ha 19 anni, gli altri 4 tutti 16).
Ma che cosa state dicendo. La morte viene propinata a manciate grasse dai media mainstream. Tanto per lobotomizzarci un po' di piu' ."
La morte viene mostrata, non affrontata. Mostrare la morte rende le persone ancora più impaurite ed attaccate alle poche certezze che hanno. Ma nonostante ciò, non se ne parla mai. Non la si affronta, la si sfugge.
« Tramuta tutto in ciò che è veramente: l’Astratto, lo Spirito, il Nagual. Non c’è stregoneria, né il male, né il diavolo. C’è solo la percezione. » Don Juan Matus
Sono io la morte e porto corona, io Son di tutti voi signora e padrona e così sono crudele, così forte sono e dura che non mi fermeranno le tue mura...
Sono io la morte e porto corona, io son di tutti voi signora e padrona e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare e dell 'oscura morte al passo andare.
Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo, posa la falce e danza tondo a tondo il giro di una danza e poi un altro ancora e tu del tempo non sei più signora.
Ma che cosa state dicendo. La morte viene propinata a manciate grasse dai media mainstream. Tanto per lobotomizzarci un po' di piu'
Appunto. La ripetizione continua dello spettacolo della morte, ma di sconosciuti, agisce da "respingente" e consente di archiviare il tutto come gia' visto, ma in fiction. Quando succede veramente a qualcuno che si conosce altri sistemi vengono applicati per evitare di confrontarsi con il problema. Persino chi e' a costante contatto professionalmente con la morte ha dei modi stabiliti dai costumi sociali per evitare di pensare a quel che vede.
Non e' sempre stato cosi' e non sara' cosi' per sempre, ma per ora questa e' la realta' sociale e psicologica del rapporto della nostra societa' con la morte.
Per quel che mi riguarda, non ricordo di aver gridato di dolore prima di nascere. Pertanto, non gridero' di dolore dopo la morte.
La morte non fa paura in quanto tale. Fa paura il dolore. Quello fisico.
La perdita di una persona cara fa paura in quanto da essa traevi forza e ora, quella forza, la devi trovare da solo.
Quei ragazzi morti cadendo dal cavalcavia con tutta la macchina pensavano forse che la loro azione li avrebbe portati alla morte?
Secondo il vostro ragionamento, se "la societa" facesse in modo che ci si potesse confrontare con la morte forse non sarebbe successo? (aggiustatemi i congiuntivi se ho sbagliato, please)
Mi piacerebbe, piuttosto, capire se dietro questa commercializzazione della morte (ad esempio l'eccessivo successo di videogiochi aventi come scopo la morte) non faccia parte del piano sinarchico di abituare alla morte spersonalizzandola.
Io son partito poi così d'improvviso che non ho avuto il tempo di salutare istante breve ma ancora più breve se c'è una luce che trafigge il tuo cuore
L'arcobaleno è il mio messaggio d'amore può darsi un giorno ti riesca a toccare con i colori si può cancellare il più avvilente e desolante squallore
Son diventato se il tramonto di sera e parlo come le foglie d'aprile e vivrò dentro ad ogni voce sincera e con gli uccelli vivo il canto sottile e il mio discorso più bello e più denso esprime con il silenzio il suo senso
Io quante cose non avevo capito che sono chiare come stelle cadenti e devo dirti che è un piacere infinito portare queste mie valige pesanti
Mi manchi tanto amico caro davvero e tante cose son rimaste da dire ascolta sempre e solo musica vera e cerca sempre se puoi di capire
Leggo tanti commenti dettati dall'ignoranza e dall'ego: un mix esplosivo che sta sgretolando l'umanità. Inoltre tanti commenti, magari formulati bene, ma senza un briciolo di intuito, senza "poesia" e senza voglia di andare al di là del proprio naso. Solo citazioni rimasticate e capite male, il solito Occidente sulla via del tramonto, ma sempre presente a rompere i coglioni con la sua percezione lineare e dicotomica dell'Essere...
La morte esiste solo per un Ego che soffre per un eccessivo attaccamento alla propria identificazione, all'identificazione col corpo che lo ospita (mi sembra proprio sia il nostro caso).
L' "uomo" è una creazione culturale creata nei secoli sulla base del nostro spettro sensoriale limitato (soprattutto VISTA e UDITO, i sensi, peraltro, coi quali ci dominiamo, e veniamo dominati).
La morte, per l'Ego, è una realta tangibile, paurosa e minacciosa, perchè significa la sua SCOMPARSA, ma per la Vita che permea tutto l'universo (e non parlo di vita "meramente biologica") "morte" è una parola senza senso.
Noi stessi siamo parte dell'infinita Vita che E' dappertutto, ma siamo troppo prigionieri della nostra provvisoria identificazione spaziotemporale per rendercene conto.
è curioso come si riesca a litigare su qualunque argomento... specie per chi si ostina a proporre delle 'verità'.
Personalmente ho trovato l'articolo molto umano, una reazione emotiva sincera mediata con razionalità e cultura, non per forza schierata o catalogabile. Il buon Mazzucco ha esposto un pezzo di se, lo apprezzo e lo ringrazio, e non mi pare alla fine troppo il caso di piccare per definire quale schieramento sia il più figo.
A mio avviso l'articolo è ottimo per la tematica che affronta e per l'estrema sintesi e, nonostante la brevità, ci regala interessantissimi spunti per meditare su un argomento che meriterebbe più spazio e meno pregiudizi.
Mi sembra saggio da parte di chi è alla ricerca della verità, nella vita, nelle cose, nei fatti di ogni giorno, dentro e fuori di se stesso, cercare di rispondere alle domande più difficili e che ci fanno paura perchè riguardano anche noi.
La morte è sempre qualcosa che noi vediamo come se non ci riguardasse ma purtroppo è sempre lì che ci aspetta ed è anche giusto cercare di conoscere un modo per andargli incontro.
Signori, non potete fare a botte in Centrale Operativa! Il Dottor Stranamore
Mi piacerebbe, piuttosto, capire se dietro questa commercializzazione della morte (ad esempio l'eccessivo successo di videogiochi aventi come scopo la morte) non faccia parte del piano sinarchico di abituare alla morte spersonalizzandola.
Ho fatto tana?
No.
Non conosco videogiochi aventi come scopo la morte (cosa dovrebbe voler dire???), solo videogiochi che simulano morte, violenza, malvagità e distruzione. Io videogioco da quando avevo sei anni e lo faccio tuttora, e forse sarò presuntuoso ma non mi sento desensibilizzato, ANZI. Non mi risulta che la visione di Schindler's List provochi il desiderio incontrollato di sterminare etnie, non vedo perché interpretare C.J. in GTA San Andreas dovrebbe spersonalizzare alcunché... prova a giocare a Call of Duty 4 (per inciso: come gioco fa cagare, ma serve allo scopo) e dimmi se, dopo aver massacrato un sacco di beduini armati di kalashnikov, ti senti più conciliante verso le decisioni militari di Israele. Andiamo, non capire la differenza tra fictio e realtà è grave, nell'era della multimedialità... e non dovrebbe esserci bisogno di aver giocato la saga di Grand Theft Auto per arrivarci... L'Atene di Pericle pagava i propri cittadini per andare a civilizzarsi a teatro, dove venivano rappresentati i più efferati crimini. Se l'avevano capito i pastori dell'Ellade oltre 24 secoli fa non dovrebbe esserci grossa difficoltà per noi, oggi.
Non conosco videogiochi aventi come scopo la morte (cosa dovrebbe voler dire???),
Vuol dire che l'obiettivo del gioco e' uccidere quanti piu nemici possibili. Di modo che, quando iersera il tiggi ha detto un morto in Israele e 300 a Gaza. Il 300 pesava tanto quanto l'uno.
Forse non nella tua testa, Red-Knight, ma nella stragrande maggioranza dei giocatori di videogiochi quel 1 contro 300 era il risultato del loro ultimo game. Trecento nemici contro uno. Te, il giocatore, te ne sei andato dopo trecento avversari uccisi (lo scopo dei giochi che citi e' uccidere tutti quelli che ti si parano davanti). Abituare alla morte vera circondandoci di morte-fiction, come diceva PikeBishop, solo che quei trecento sono bambini, ragazzi, donne e uomini e la stragrande maggioranza della gente ormai non capisce + la differenza.
Talche Bocchino ha potuto dire che Israele si sta difendendo. Di Israeliani ne e' morto uno, di Palestinesi 300 e Israele si sta difendendo? Non e' la teoria del videogioco quella esposta da Bocchino?
Edit: Mi pare chiaro che non sostengo assolutamente che un giocatore di Call Of Duty 4, poi esce di casa e trasforma una strada di citta' in un campo di battaglia.....anche se da qualche altra parte del mondo e' successo...non per strada, ma in una scuola....pero' che sviluppa un senso di impunita' nei confronti di chi commette quel tipo di crimini (una questione di immedesimazione?), forse si.
Per quel che mi riguarda, non ricordo di aver gridato di dolore prima di nascere. Pertanto, non gridero' di dolore dopo la morte.
La morte non fa paura in quanto tale. Fa paura il dolore. Quello fisico.
La perdita di una persona cara fa paura in quanto da essa traevi forza e ora, quella forza, la devi trovare da solo.
Mi sembra molto riduttivo abbinare morte= dolore fisico, come mi sembra inutile discutere della morte tirando in ballo dei videogiochi( la morte degli altri, per l'effetto distanza, la fa sembrare proprio un videogioco molte volte, vedi la differenza tra l'uccidere con fucile, dove 2 occhi ti fissano, o l'uccidere premendo un pulsante . PS.. non ho esperienze di questo tipo sia bene inteso.. per carita') La morte e' ben diversa dal dolore fisico o dalla paura del dolore fisico. Anzi il dolore fisico ti fa proprio sentire che sei vivo, magari con dolore non tollerabile.. ma vivo. Mi ricordo un film di Kurosawa ( per non dire del Settimo Sigillo ), in cui il freddo stava per far morire delle persone. La morte li stava prendendo ed il dolore fisico era sparito ( il freddo causa male tremendo ), ed era sopraggiunta una calma ed una tranquillita', che era il preambolo della morte fisica, quasi ingannatrice per i poveri disperati che si stavano illudendo di questo "tepore inaspettato", ma un pensiero baleno' nelle loro menti e li fece desistere dal lasciarsi avvolgere da questo "tepore" della morte che arrivava e che forse era meglio non lasciarsi andare e lottare contro il dolore, anzi quasi cercandolo, per restare vivi.
@CiEmme Non voglio puntualizzare sui videogiochi nello specifico, perché sarebbe troppo OT, ma in generale sulla differenza tra finzione e realtà. Io penso, e credo che sia facilmente riscontrabile, che immergere uno spettatore in una rappresentazione di violenza non solo non aiuti a desensibilizzare l'individuo, ma al contrario ne aumenti la consapevolezza. Non ci si abitua alle cose brutte guardandole, ma subendole, e grazie al cielo per il momento non c'è toccato niente di male... far passare come giuste le azioni di Israele non richiede l'abitudine o la desensibilizzazione dello spettatore, che a questo punto se ne fregherebbe anche di chi ha ragione e chi no, e probabilmente sarebbe contento se crepassero tutti per non doversi sorbire i tiggì "seriosi" prima delle notizie su Totti; richiede semplicemente la mera ignoranza dei fatti: se quei 300 fossero beduini fondamentalisti uccisi col kalashnikov in mano e l'israeliano morto un padre di famiglia penso proprio che anche io mi rallegrerei del raid. Mi basta immaginare quanto precise siano le bombe israeliane per capire che fra quei 300 ci deve essere almeno un civile innocente (e lo sono in realtà la quasi totalità), o più semplicmente quanto gliene freghi di evitare vittime civili - non dico neanche rendersi conto che le vittime civili sono invece il vero obiettivo - per condannare simili azioni. Ed è proprio questo e soltanto questo che viene impedito allo spettatore: un banale esercizio di fantasia e di razionalità (basta fare 2+2). La desensibilizzazione è verso il buon senso e la verità... e senz'altro, per tornare al discorso di prima, per essere meno boccaloni giocare qualche videogioco di guerra e vedere Full Metal Jacket fa sempre bene, non male.
Sentire è aprirsi alle verità del cuore e alle infinite potenzialità dell'Essere al di là dei condizionamenti della mente Gli schemi mentali e i limitanti giudizi sono solo la superficie sotto la quale scorre incessante la perfezione della vita che racchiudiamo in noi stessi. Purtroppo solo il silenzio e la fede possono aprire l'orecchio a quella musica e così far cogliere il segreto della Vita e della Morte.
Con apertura spero possiate guardare questo interessante documentario sulle esperienze di premorte, sentendo se è qualcosa che desiderereste piuttosto che pensando in base ai dati in vostro possesso se le informazioni sono vere o false.
Sinceramente ho trovato molto umano questo articolo, ma ho l'impressione che un pò tutti abbian saltato la premessa....
Il percorso verso la crescita di un individuo e della collettività, passa da queste riflessioni sul suo senso della vita, sul suo desiderio di conoscere e conoscersi e quindi in un forum fatto di persone che un pò tutte cercano, credono, sperano o comunque han voglia di cambiare qualcosa o venirne a conoscenza penso sia appropiato.
Certo alcuni commenti fanno cadere le braccia.... perchè si cerca disperatamente di appiccicare proprie riflessioni, magari neanche in tema.... ma siamo anche in un forum dove il morbo di Ashcroft è un pò all'ordine del giorno e quindi spessissimo si incontrano "veterani" a "personaggi in fase mistica" a "novizi"...e bisogna sforzarsi di dare il giusto tempo un pò a tutti.
Solo un appunto sulla cultura della morte imperante negli ultimi anni. Giustissimo chi dice che ci viene propinata ogni benedettissimo giorno nei film, videogames, tg, ecc... Ma questa rimane tutt'ora un enorme tabù! E' impossibile dire il contrario!
Spiattellare immagini di morte non equivale in nessun modo alla riflessione che questa ci obbliga a fare sulla nostra natura di esseri umani, anzi rendendo la morte normale notizia di cronaca si ha l'effetto opposto, cioè persone a due dimensioni, senza anima, senza spessore....
La sana riflessione sulla morte invece ci porta inevitabilmente a pensare alla nostra vita di passaggio, sul cosa vogliamo veramente, sul cosa vogliamo lasciare di noi, sul cosa crediamo, sul cosa siamo realmente... questi puntini nell'universo :) ma per fare questo serve tempo e silenzio.
In effetti la confusione morte/morti è imperante. Non c'è rispetto per i morti perchè non si considera la morte. Morte che non è sull'asfalto sdraiata ma nella vita della madre che guarda il corpo esanime... Vero Pikebishop? Nessuno considera la morte tranne coloro i quali si vedono aprire la voragine nella propria vita, lasciata dalla persona cara, lasciata da quello che rappresentava. E rendersi conto che queste falle si possono aprire nel nostro piccolo universo dovrebbero farci apprezzare il sistema che ci tiene in piedi ogni giorno. Se solo imparassimo a capire che TUTTO quello che ci sta attorno SIAMO noi... eviteremmo tante piccole e grandi guerre, vicine e lontane.
Credo che la Redazione voglia una discussione sul senso della vita. In poche parole ha senso vivere materialmente quando l'unica cosa certa e' la morte? Un ateo , senza nessuna speranza ( cosa ben diversa dall'ateo che spera perche' sperare non fa male ), non dovrebbe cadere nella disperazione/follia inconsapevole piu' totale ? Lavorare una vita, amare qualcuno, costruire qualcosa.. per niente e' proprio una follia, visto che tutti noi sappiamo che la morte "materiale" prima o dopo arrivera'. E' importante senza ombra di dubbio che il proprio operato possa essere utile per i posteri.. ma stiamo parlando della vita di ognuno.. dove ognuno non e' sicuramente il grande artista o il perfetto padre di famiglia che lascia una decina di nipoti , puo' essere anche il vagabondo dimenticato da tutti persino da vivo.. IL VAGABONDO NON LASCIA RICORDI.. anche se senza ombra di dubbio anche lui li ha. Forse da qualche parte esiste il deposito dei ricordi ?.. E' facile dire, godiamoci ogni giorno senza pensare alla morte, prendiamo la vita cosi' come viene, ecc ecc.. Che senso ha rendersi conto che esiste la morte ? Sperare che esiste Dio.? Sperare nella nostra continuita' ? Siamo sicuramente gli unici esseri viventi che hanno un rapporto particolare con la morte.. nessun mammifero nemmeno il Bonobo piu' ammaestrato si rende conto di cosa sia la morte. Spero non ci sia qualche animalista che comincia la solita tiritera che anche gli animali pensano come noi ecc ecc.