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politica italiana : Il caso Moby Prince
Inviato da Redazione il 14/3/2008 8:20:00 (12488 letture)

Fabio Piselli, un consulente dell’inchiesta sulla Moby Prince, è tecnicamente definito “persona informata sui fatti”, e questo gli è costato di recente un'aggressione dalla quale si è salvato solo grazie al suo istinto di sopravvivenza.





Questa è la nostra intervista telefonica a Fabio Piselli.

Intervista - I parte (il fatto).





Intervista – II parte (l’aggressione).





Quella che segue è la lettera che Piselli ha indirizzato qualche giorno fa al Presidente della Repubblica, pubblicandola anche sul suo blog personale.

Suicidio di Stato: al Signor Presidente della Repubblica

Domenica 9 marzo 2008

Sono Fabio Piselli, recentemente sopravvissuto ad una aggressione da parte di ignoti, i quali dopo avermi stordito mi hanno lasciato nella mia auto che hanno dato alle fiamme con me dentro. Questi fatti sono stati ricondotti alle indagini condotte dalla magistratura livornese relative la tragedia del traghetto Moby Prince...

... nella quale persero la vita almeno 140 persone.

Ho per questo assunto sia l'ufficio di testimone, persona informata sui fatti, sia quello di parte offesa, fornendo le notizie in mio possesso alla Procura della Repubblica procedente, svolgendo confronti con operatori delle forze speciali e del Sismi, con operatori della Base americana di Camp Darby e sostanzialmente accettando ogni richiesta da parte degli inquirenti ai quali non ho mai fatto mancare la mia più ampia collaborazione, affrontandone tutti i rischi e cosciente delle responsabilità che mi sono assunto in tal senso e del fatto che quanto da me raccontato necessiti una verifica importante e non facile da condurre, a causa dei numerosi filtri istituzionali che ostacolano le indagini.

Mi riferisco a quei personaggi che fanno del proprio ruolo istituzionale un alibi ed uno strumento per tutelare i propri interessi privati, di grembiule o referenti alla struttura alla quale appartengono, presumibilmente non istituzionale ma sostanzialmente istituzionalizzata atteso la capacità di controllo e di inquinamento delle informazioni e delle indagini giudiziarie.

Nel corso degli anni, dopo aver servito lo Stato come sottufficiale volontario paracadutista dell'Esercito, ho prestato la mia collaborazione a quelle strutture ausiliare per i servizi di Polizia Giudiziaria, chiamato da un ex Generale del Sismi e da altri operatori tutti provenienti dalle FF.AA. dalle FF.PP. e dai servizi d'intelligence che le coordinavano, affiancando la PG nelle indagini elettroniche e nelle attività di penetrazione degli obiettivi d'interesse operativo indicati dalla Procura procedente ove piazzare i sistemi di ascolto e d'intercettazione audio, video, tracciamento. Fra le numerose operazioni ho preso parte a quella relativa alle indagini contro il c.d. mostro di Firenze e contro i responsabili della morte di Francesco Narducci, affiancando i miei colleghi nelle attività svolte presso il GIDES, gruppo investigativo delitti seriale della Polizia di Stato, ex SAM, con sede a Firenze.

Mi sono trovato perciò a vario titolo coinvolto nei casi più inquietanti della storia italiana, la più grande tragedia della marineria e la serie di delitti compiuti da un presunto gruppo di amici di merende su mandato dei c.d. livelli superiori, i quali hanno causato altri delitti, fra questi quello di Francesco Narducci.

In quest'ultimo caso ho potuto assistere ad alcuni eventi che ho giudicato degni della attenzione dei Magistrati, ai quali ho trasmesso il contenuto di alcune intercettazioni che interessavano degli operatori dello Stato, i quali da come si evince dalle intercettazioni stesse non hanno presumibilmente compiuto degli atti fedeli al mandato ricevuto,. al contrario, hanno presumibilmente inquinato.

Mi sono chiesto perchè sono stato chiamato a svolgere un servizio d'intercettazioni per un caso così delicato ed importante come quello del mostro di Firenze, le cui indagini durano ormai da 40 anni. Mi sono chiesto perchè proprio il sottoscritto, atteso che il mio curricula se da un lato mi descrive come un sicuro ed affidabile collaboratore dello Stato, dall'altro è apparentemente carente di alcuni requisiti per partecipare a simili indagini proprio a causa del mio percorso esperenziale e professionale di questi 23 anni.

Questo motivo e l'esperienza acquisita mi hanno spinto a tenere alto il livello di attenzione e come si suol dire "a prendere appunti" il cui contenuto l'ho debitamente trasmesso alla Procura procedente, aggravato dalla presenza costante di soggetti provenienti, o in servizio, presso i servizi segreti militari e civili che hanno gravitato intorno a questa indagine.

Vivo oggi un serio e grave problema nato da quanto posto in essere dai filtri istituzionali ai quali ho sopra accennato e che meglio spiego di seguito, con il fine non solo di riuscire a tutelare la mia famiglia, ma anche con il desiderio che un Suo autorevole intervento possa fornire quello stimolo necessario per superare ed abbattere detti ostacoli, da qualcuno definiti muro di gomma da me considerati solo un muro di sterco con l'alibi delle medaglie ma con un enorme potere d'ingerenza, di controllo, di ricatto e d'inquinamento delle varie indagini condotte dalle Procure procedenti verso la ricerca dei responsabili dei delitti sopra descritti ma anche della storica serie di stragi impunite per le quali i colpevoli sono ancora una immagine sfuocata che il tempo tende a rimuovere anche dalla memoria collettiva.

Cambiano le dinamiche degli eventi giuridici ma i meccanismi di depistaggio e d'inquinamento sono sempre gli stessi, adottati dai rappresentanti di quella zona grigia nella quale gravitano soggetti che operano al di dentro delle Istituzioni ma che riferiscono il proprio operato verso altri interessi che quelli puri delle istituzioni stesse. Meccanismi nei quali soggetti vulnerabili o non schierati restano stritolati.

Il mio nome è rimasto riservato per molto tempo, nel quale sono stato sentito dalle Procure come persona informata sui fatti, poi dopo l'aggressione di Novembre 2007, un poliziotto ha ben pensato di fornire la mia identità ad un suo amico giornalista. Da quel momento il mio nome è stato reso pubblico come quello di un testimone dei fatti del Moby Prince e successivamente anche per i fatti del c.d. mostro di Firenze.

Ho ricevuto nel corso degli anni, prima della mia ribalta alle cronache, numerose forme di intimidazione e di pressione, effettuate tramite gli strumenti istituzionali, dalle false notizie di Polizia alla scomparsa o distruzione di fascicoli e di atti giudiziari, fino alla depersonalizzazione al fine di discredito, tutte tecniche conosciute e sostanzialmente viste in altri e numerosi eventi della nostra storia, fatti che ho subito e pagato a caro prezzo.
Nonostante questo ho sempre e solo reagito con l'arma della Giustizia, rivolgendomi alla competente Autorità Giudiziaria firmando le denunce contro quegli operatori dello Stato che ho saputo identificare, da solo. Uno di questi è stato anche condannato ma poi la prescrizione lo ha graziato, nata non solo dalla lentezza dei tempi di Giustizia ma dall'aiuto offerto dai singolari errori di trascrizione di un indirizzo o di un nome che hanno causato l'annullamento di una notifica, dalla perdita di fonoregistrazioni importanti e da altri singolari episodi simili, fino all' umiliante rinvio di una udienza solo perchè una parte doveva assistere ad una regata velica e non ha saputo trovare un sostituto, giustificando così il rinvio che ha contribuito al raggiungimento della prescrizione.

Quanto sopra solo per farLe un esempio, ma ho 23 anni di storia professionale, militare e militante, dalla quale potrei fornirLe esempi a non finire di qualunquismo, carenza di professionalità, pregiudizio, ignoranza professionale, arroganza dell'ignoranza e soprattutto aderenza a quelle pratiche amicali di favori reciprochi compiuti da degli operatori delle Istituzioni.

Chi Le parla ha la coscienza del significato delle istituzioni, ha il senso dello Stato mai perso neppure quando lo Stato mi ha tradito, proprio perchè sono stati solo quegli uomini che in esso si nascondono ad averlo fatto e non la Nazione, che Lei rappresenta e garantisce con il Suo ruolo, motivo per il quale mi permetto di sottoporLe questa mia.

Dopo che sono uscito vivo dalla mia auto mi sono affidato agli inquirenti, i quali hanno ben saputo usare le notizie che ho fornito, tutte afferenti dei fatti compiuti da degli appartenenti ai corpi dello Stato ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, all'intelligence militare e a quelle strutture, falangi e raggruppamento in essa inserita, in chiaro e non. Motivo per cui sono nati i confronti, anche con uno di questi personaggi, che han dato dei frutti, il quale una volta tornato in caserma ha relazionato a livello superiore non solo il mio nome, già noto, ma sostanzialmente il mio grado di conoscenza di fatti riservati attinenti le attività condotte da alcune strutture e dagli operatori delle stesse, ad oggi non chiaro se svolte su un preciso mandato istituzionale e se eterodirette da burratinai la cui natura è solo ipotizzabile.

Vivo l'isolamento, nel quale ho trascinano anche la mia famiglia, sono sottoposto a costanti pressioni, intimidazioni, minacce, forme di discredito feroci, che mi costringono a farmi forza per restare fedele alla scelta di reagire con i soli mezzi di Giustizia rappresentati dalla mera denuncia, la quale trova gli ostacoli sopra accennati, aggravati dal fatto che proprio gli strumenti di lavoro di questi soggetti gli consentono di conoscere in tempo reale le mie decisioni e d'inquinare quanto consegno alla AG, non solo il contenuto di una denuncia ma anche quegli elementi probanti i fatti esposti in querela.

Rinunciando a reagire in modo non ortodosso, certamente definitivo, ma contrario ai miei principi, non è con la violenza che posso risolvere il problema, innescherei solo una serie interminabile di reazioni ottenendo ben poco.

Alcune forme di ritorsioni hanno coinvolto i miei familiari ed oggi mirano a condizionare anche mia moglie, già provata da questi mesi di dura resistenza a tutto questo, dal quale essa è sempre stata estranea e che l'ha colpita in modo grave, atteso vedere il proprio marito in fiamme.

Mi consigliano di suicidarmi, di uccidermi, altrimenti morirà mia moglie.

Mi consigliano di porre fine alla mia vita come altri hanno fatto prima di me , non ultimo Adamo Bove, e prima di lui gli altri che hanno scelto la via del suicidio per salvare i propri cari. Oggi sono io che mi trovo di fronte a questo dilemma.

Mi creda, non è la paura di morire, non è la paura di lasciare la mia famiglia e mia moglie, che mi costringe ancora a restare fisso di fronte al salto. E' il senso di vuoto che anche la mia morte lascerebbe, è lo strappo dagli affetti, dall'Amore per mia moglie, dalla ragione per la quale ho scelto di porre a rischio la mia vita accettando "missioni" in tutto il mondo e nei paesi bellici e post bellici, che è stata per portare il pane a casa onestamente, seppur cosciente di non fare l'educanda, per crescere una famiglia, dei figli, nel ricordo di un figlio già morto tanti anni or sono.

Ma ancora oggi la mia morte appare essere il prezzo per la vita di chi Amo.

Ancora oggi sono rimbalzato in quel muro di sterco di cui sopra, incrementato dalla ignoranza di qualche tutore dell'ordine al quale ho chiesto con le lacrime agli occhi, rinunciando al mio orgoglio, di essere ascoltato e di identificare il soggetto che mi aveva appena ancora una volta consigliato il suicidio, ricevendo le solite ignoranti, classiche, purtroppo frequenti frasi di circostanza di chi non è in grado di capire altro che qualche bestemmia e le mere denunce di smarrimento chiavi, il quale ogni tre parole sapeva solo roboticamente esprimere i termini "segnatamente", "a chi di competenza", "nella fattispecie", "unitamente a", che sembravano essere ostacoli insormontabili alla comprensione della mia implorata richiesta di aiuto.

Mi creda Signor Presidente, non sono una persona psicologicamente fragile, bisognosa di attenzioni o vittima di se stessa, sono capace di pormi in discussione, di accettare le mie responsabilità, di cercare di non proiettare in altri il mio vissuto, ho la formazione e l'esperienza per conoscere le mie dinamiche psicologiche, che ritengo essere ancora oggi stabili ed equilibrate alla corretta struttura di pensiero che ha sempre caratterizzato le mie scelte, anche le più rischiose, per quanto sottoposte a forte stress.

Ma il dilemma che ho di fronte non ha soluzioni psicologiche, non richiede l'elaborazione dei suoi contenuti, non prevede una eventuale mediazione, perchè la minaccia è questo, è una tortura psicologica che ti devasta i pensieri fino a renderti insensibile anche alla morte stessa e saltar giù.

Mi creda, le penso tutte pur di soddisfare le richieste di non continuare a fornire notizie oppure stornare i documenti delle intercettazioni del mostro di Firenze che detengo, ma sembra inutile, perchè un conto è essere minacciati da qualche mafioso, per difendermi dal quale posso rivolgermi allo Stato, altro conto è essere minacciato da chi nello Stato si nasconde, togliendomi tutti i riferimenti e facendomi terra bruciata intorno. a chi mi rivolgo?

Non ho chiesto io di trovarmi ad essere una sorta di testimone storico della tragedia del Moby Prince e dei delitti del mostro di Firenze, ho solo compiuto il mio dovere ed il mio lavoro, esimendomi di fare come tanti altri, di fregarmene e saltare sul carrozzone delle medaglie di cartone, perchè ognuno di noi prende un traghetto e tutti noi abbiamo amoreggiato in una macchina nascosti in un bosco; soprattutto perchè il mio senso dello Stato me lo ha impedito pur non essendo più un uomo dello Stato, ma sono un cittadino che forma lo Stato e non posso per questo solo delegare gli altri per la sua tutela, facendo finta di nulla, quando posso contribuire al rispetto delle regole.

Le chiedo dall'alto del Suo colle di osservare quanto accade intorno a Lei, di rivolgere ogni ascolto ai meno urlanti e soprattutto di porre fine a questo sfacelo di valori istituzionali causati non solo dall'inquinamento delle istituzioni stesse, ma anche dalla assoluta assenza di valori che uno Stato come il nostro merita di vedere rispettati, altrimenti crescerà solo mediocri cittadini singoli che formano solo una massa, e non un insieme di cittadini uniti che formano uno Stato, ove i suoi soldati si suicideranno per onore, perchè il suicidio, anche indotto, è una forma di rispetto fra soldati, non è un metodo subdolo mafioso di uccisione come appare, è un codice.

Coloro che mi consigliano il suicidio, come hanno fatto con altri, sono soldati e non sgherri.
Mi offrono paradossalmente l'onore di quel codice invisibile che abbiamo adottato nel corso del nostro lavoro, altrimenti potrebbero farmi fuori in ogni modo ed io non potrei farci assolutamente nulla nonostante le competenze e l'esperienza che ho in materia di sicurezza.

Questo è il dilemma che vivo. L'onore del suicidio come ultimo riconoscimento di un soldato diventato uomo, che ha donato la propria vita al rispetto di un valore, dello Stato prima e dell'Amore di mia moglie oggi.

Con osservanza Fabio Piselli

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
maxgallo
Inviato: 14/3/2008 10:38  Aggiornato: 14/3/2008 10:38
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 26/5/2004
Da: Prov. Pescara
Inviati: 2078
 Re: Il caso Moby Prince
Davvero una brutta storia, soprattutto per il povero Fabio Piselli a cui va tutta la mia personale solidarieta'.
Daltronde, ricordando una fortunata serie televisiva, la notte della Repubblica è piu' lunga di quello che ci aspettavamo, anzi è probabile che non sia ma fatto giorno e mai lo sara'.

"Il brutto della vita è che gli idioti sono pieni di loro e gli intelligenti sono pieni di dubbi"

Infettato
Inviato: 14/3/2008 12:03  Aggiornato: 14/3/2008 12:03
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/11/2006
Da: Roma
Inviati: 1499
 Re: Il caso Moby Prince
maxgallo

Davvero una brutta storia, soprattutto per il povero Fabio Piselli a cui va tutta la mia personale solidarieta'.Daltronde, ricordando una fortunata serie televisiva, la notte della Repubblica è piu' lunga di quello che ci aspettavamo, anzi è probabile che non sia ma fatto giorno e mai lo sara'.

Napolitano è l'ultima ancora di salvataggio, ma anche io come te credo che non c'è speranza, se esiste una possibilità per poter cambiare, non è legata alle istituzioni.

Infettato dal morbo di Ashcroft
---------------------------------------------
Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
edo
Inviato: 14/3/2008 14:09  Aggiornato: 14/3/2008 14:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Il caso Moby Prince
Cui prodest?
Ma sopratutto, come si può esser certi che il fatto subìto dal Piselli possa ricondursi con certezza al moby prince?
Non ci sraebbe nessun problema a ricondurlo al moby se Piselli si fosse occupato solo di quell'evento, ma a giudicare dal suo curriculum è difficile stabilire a quale fatto specifico della sua attività possa ricondursi l'attentato che ha subìto.
In ogni caso ha subìto un attentato ed è costretto a vivere in un clima pesantissimo.

Sarebbe interessante sentire a tal proposito il parere della Carlizzi.

Descartes
Inviato: 14/3/2008 14:12  Aggiornato: 14/3/2008 14:12
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 21/6/2006
Da: Christ = Sun God
Inviati: 1087
 Re: Il caso Moby Prince
"L'ipotesi più probabile sull'incidente della Moby Prince riguarderebbe un traffico d'armi che, proprio nelle ore del disastro, si sarebbe svolto nel porto di Livorno, con navi impegnate in una spola continua tra la base militare USA di Camp Darby (situata a breve distanza, tra Livorno e Pisa) e non meglio precisate operazioni militari in corso presso le coste della ex Jugoslavia, che soltanto due mesi dopo sarebbe stata teatro della più sanguinosa serie di guerre civili che abbiano colpito l'Europa a partire dalla fine della II guerra mondiale. Tale ipotesi ha persino fornito lo spunto per una canzone del gruppo rock militante dei Gang, nella quale si paventa che sul presunto traffico d'armi stesse indagando la giornalista del TG3 Ilaria Alpi, la quale proprio per questa sua indagine sarebbe stata uccisa in Somalia assieme all'operatore Miran Hrovatin."

shevek
Inviato: 14/3/2008 18:38  Aggiornato: 14/3/2008 18:38
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/4/2005
Da: Napoli
Inviati: 1249
 Re: Il caso Moby Prince
Salut y Libertad Edo!

Dici:Citazione:
come si può esser certi che il fatto subìto dal Piselli possa ricondursi con certezza al moby prince?


Ascolta la seconda parte della telefonata, dove spiega la stretta coincidenza tra l'incontro con un informatore, l'appuntamento con il giudice e l'agguato.


Shevek

"Il potere è l'immondizia nella storia degli umani" - F. Guccini
www.portadimassa.net - WEB-TV e non solo di Filosofia
Orwell84
Inviato: 14/3/2008 18:53  Aggiornato: 14/3/2008 18:53
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 7/3/2006
Da: Ground Zero
Inviati: 1114
 Re: Il caso Moby Prince
Aspetto con ansia la risposta di Napolitano, nonostante non posso non esternare la mia preoccupazione per la sua tendenza a interessarsi ai poveri cristi che sono già morti (dagli incidenti sul lavoro alle vittime per la mafia) e mai per quelli ancora vivi.

Per quel che può contare, esprimo la mia solidarietà a Fabio Piselli.

clausneghe
Inviato: 14/3/2008 19:34  Aggiornato: 14/3/2008 19:34
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 17/4/2006
Da: nordcentro
Inviati: 1679
 Re: Il caso Moby Prince
Citazione:
Aspetto con ansia la risposta di Napolitano,


See..stai fresco...Napolitaner non risponde,non ha risposto sul caso Bianzino,non ha risposto sul caso Aldrovandi,e via dicendo.
In compenso,invece premia con le "medaglie di cartone" proprio quelli di cui nell'articolo denuncia.
Medaglie di cartone,patacche come lo è questo stato fondato sulla menzogna,sulla violenza e sulla rapina. E lui ne è il capo, o almeno figura di esserlo..

Pyter
Inviato: 14/3/2008 20:53  Aggiornato: 14/3/2008 20:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Il caso Moby Prince
Moby Prince, nuovo giallo.
Chi è costui?

Rai 1 : min. 0:14
"Tentano di uccidere un consulente."

Rai 1 : min. 1:40
"Non aveva un incarico formalizzato, non era un consulente...
...ma raccoglieva informazioni..."

Insomma cosa era ?
Verrà aperta un'inchiesta per saperlo?
Ma ecco che arriva in soccorso il TG3:

"Probabilmente non sapremo mai cosa successe quella notte
nel porto di Livorno...

Ah beh! Ma se lo dite così ci togliete il gusto della suspàns!

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Redazione
Inviato: 14/3/2008 21:51  Aggiornato: 14/3/2008 21:51
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Il caso Moby Prince
Le "lettere a Napolitano" - come tutte le "lettere aperte" - non si scrivono per avere una risposta dall'interessato, ma per far conoscere al mondo la propria posizione in merito ad un certo argomento.

Se uno vuole una risposta da Napolitano gli scrive direttamente a casa sua, non pubblica sui giornali o su internet.

clausneghe
Inviato: 14/3/2008 23:00  Aggiornato: 14/3/2008 23:00
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 17/4/2006
Da: nordcentro
Inviati: 1679
 Re: Il caso Moby Prince
Citazione:
Le "lettere a Napolitano" - come tutte le "lettere aperte" - non si scrivono per avere una risposta dall'interessato, ma per far conoscere al mondo la propria posizione in merito ad un certo argomento.


Precisazione doverosa, ma per me superflua..sapevo già

Però una lettera aperta presupporrebbe una risposta aperta...

E al presidente di tutti gli italiani non mancano certo i canali per darle queste risposte...non le dà perchè non vuole o non può.

Fanno finta di non vedere e di non sentire se vogliono una vita calma e onorata,lavorando ad appuntare medaglie e scartafacci vari,ma badando bene di non infastidire chi sanno loro

starchild
Inviato: 14/3/2008 23:37  Aggiornato: 14/3/2008 23:37
Ho qualche dubbio
Iscritto: 26/1/2007
Da:
Inviati: 161
 Re: Il caso Moby Prince
Un'altra faccia squallida della "democrazia" che abbiamo in questo paese.

OT: ma non troppo. Avete visto Rebus su Odeon TV stasera? Vi si parlava del film "Zero" di prossima uscita. Sarà distribuito in maniera un po' irregolare; indovinate perché!
Mi son rivisto tutti (quasi) i problemi sollevati dall'11S. E più lo vedo e più mi sembra di vivere un incubo. Speriamo di dormire stanotte.
Qualcun altro, invece, dorme benissimo pur avendo la coscienza lurida.

massonkill
Inviato: 14/3/2008 23:46  Aggiornato: 14/3/2008 23:46
So tutto
Iscritto: 27/5/2006
Da:
Inviati: 11
 Re: Il caso Moby Prince
Suicidio di stato od omicidio di antistato? Forze dell'ordine corrotte, carabinieri corrotti, giudici corrotti per un falsa verità: menzogna = MASSONERIA.
Chi ha vissuto sulla propria pelle questa squallida e triste verità è segnato ormai per tutta la vita. Resta solo unica la speranza che il castello delle menzogne istituzionali alla fine crolli sotto il peso insostenibile della falsità e del male. LUCIFERO NON PUO' VINCERE!

Al2012
Inviato: 15/3/2008 0:38  Aggiornato: 15/3/2008 0:38
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 25/10/2005
Da:
Inviati: 2158
 Re: Il caso Moby Prince
Grazie Fabio per il tuo coraggio che acquista ancora più valore perché, nonostante tu sia consapevole del rischio che corri tu, e i tuoi cari, continui nella tua ricerca.

Ottima idea aprire un proprio “blog”.
Su internet puoi trovare occhi più attenti e far conoscere la tua storia e la storia delle nostre istituzioni.

Spero che il tuo “blog” sia pubblicizzato il più possibile, per questo lo rilancio (anche se è giàstato fatto da Massimo)

FABIO

“Capire … significa trasformare quello che è"
DrHouse
Inviato: 16/3/2008 1:25  Aggiornato: 16/3/2008 1:25
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 30/11/2007
Da:
Inviati: 2394
 Re: Il caso Moby Prince
I tracciati radar aiuterebbero a capire definitivamente qual è stata la rotta del Moby Prince prima di schiantarsi contro l'Agip Abruzzo e, quindi, la dinamica dell'incidente. Le fotografie scattate dai satelliti sulla rada di Livorno aiuterebbero a fare luce sulla presenza e la posizione delle altre navi.

Il fatto che le autorità americane si siano sempre rifiutate di rendere pubblica l'una e l'altra cosa (allegando addirittura che i tracciati radar neppure esistono) è il miglior indizio del fatto che la Moby ha seguito una rotta anomala e c'erano altre navi in zona di cui nessuno doveva sapere, sebbene siano state avvistate da parecchi testimoni. In caso contrario, tracciati radar e fotografie satellitari certamente "esisterebbero" e sarebbero stati utilizzati per corroborare la tesi ufficiale.

Quando le prove vengono distrutte, occultate o manipolate, resta solo la logica per arrivare alla verità.

E dopo 10 anni, siamo a discutere se il Volo 77 è arrivato proprio lungo questa linea, o piuttosto è arrivato due metri più a sinistra, o due metri più a destra? (Perle complottiste)

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