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donna : Breve storia del femminismo italiano
Inviato da Redazione il 8/3/2008 10:00:00 (34645 letture)



di Fernanda Alene

La storia delle rivendicazioni femminili in Italia inizia verso la fine dell’800, anche se in quel periodo non si parlava ancora di femminismo vero e proprio.  
 
La lotta delle donne era legata alla lotta di classe di tutti i lavoratori, anche se era differenziata, poichè alcuni settori della nuova industria occupavano prevalentemente manodopera femminile.  
 
C’era lo sciopero delle mondine, c’era quello delle lavoratrici del tabacco, scioperavano nelle filande per le cattive condizioni di lavoro, per i salari e soprattutto per ridurre le ore lavorative da 12 a 10.  
 
Soltanto dopo la prima guerra mondiale, negli anni 20, si cominciò a parlare di “emancipazione”.  
 
Le donne chiedevano di poter votare, e chiedevano l’accesso alle facoltà universitarie da cui erano escluse. La prima donna medico in Italia risale a quegli anni. Le donne che guidavano il processo di emancipazione erano la Labriola, di area cattolica, la Mozzoni, repubblicana mazziniana, e la Kulishoff, socialista.
 

IL DOPOGUERRA
 
Nel 1942 nasceva a Roma, nell’Italia ancora in guerra, la Unione Donne Italiane (U.D.I.), su iniziativa di tre donne ...

... dei nascenti partiti di sinistra: Rita Montagnani Togliatti, Maria Romiti e Giuliana Nenni.  


Contemporaneamente, entrava in scena un’organizzazione di matrice cattolica, il C.I.F., guidato da Maria Rimoldi. Il numero delle rappresentanti era esiguo: 26 iscritte per il C.I.F., più o meno altrettante per l’U.D.I. Le due diverse associazioni in qualche modo rispecchiavano quella che sarebbe stata la situazione dell’Italia nel dopoguerra, con un fronte laico e uno cattolico che spesso avrebbero visto intersecarsi i loro percorsi.

In quel periodo si iniziava a discutere quale dovesse essere il ruolo delle donne nella politica. Inizialmente il percorso non era autonomo, ma strettamente legato ai partiti di provenienza.

La spinta femminile per l’emancipazione si esaurì con il raggiungimento del diritto al voto, nel 1946.  


IL SESSANTOTTO

Soltanto nel 1968 si è cominciato a parlare di femminismo vero e proprio, differenziando il concetto di “emancipazione” da quello di “liberazione”.  
 
Quest’ultima conteneva qualcosa in più: non c’era solo il diritto allo studio, al lavoro, alla parità di salario, ma si trattava di mettere in discussione ruoli accettati e consolidati da secoli, si trattava di rimettere in gioco i diritti civili, e quindi di rimettere in discussione la qualità della vita. Di tutti.

Nel 1970 nascono i primi collettivi femministi, all’interno dei gruppi che facevano parte del codiddetto “Movimento Studentesco”. Sono le donne di Lotta Continua, definite “gli angeli del ciclostile“, a riunirsi in gruppi autonomi di discussione, mentre la parte maschile tiene comizi e assemblee. Sono queste donne che, con felice intuizione, hanno coniato lo slogan “il privato è politico“.  
 
Nel 1972 i collettivi delle donne crescono e si moltiplicano in tutta la penisola. C’è il “Movimento Liberazione Donna“ (M.L.D.), c’è il “Fronte Liberazione Donna“, che nasce all’interno dei sindacati, c’è “Rivolta Femminile“, un gruppo teorico a cui aderiscono donne avvocato per studiare la riforma delle vecchie leggi e le proposte di leggi nuove.  
 
Il movimento delle donne cominciava ad essere propositivo. Anche se ogni gruppo agiva in perfetta autonomia, il filo che li univa era il medesimo. Punto di forza principale del movimento era il rifiuto categorico di qualsiasi ingerenza da parte dei partiti. Le riunioni erano libere, ma le donne dei partiti non avevano vita facile, per evitare infiltrazioni che permettessero poi di dare al movimento un’etichetta.

Ogni donna del movimento aveva tre numeri telefono di altre donne, da chiamare in caso di mobilitazione. Le telefonate erano così 3, 9, 27, .., e nel giro di poche ore si riempivano le piazze.


DIRITTO DI FAMIGLIA

Nel 1972 si cominciò a pensare di riscrivere alcune vecchie leggi che risalivano ai primi anni del fascismo, è questo portò alla approvazione del nuovo diritto di famiglia, avvenuta nel 1975.

Queste furono le innovazioni più importanti:  
 
- Separazione nel matrimonio fra rito religioso è rito civile.  
- Riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio.  
- Depenalizzazione dell’adulterio femminile.  
- Comproprietà dei beni acquisiti dopo il matrimonio.  
- Patria potestà riconosciuta anche alla madre.  
 
In seguito sarebbe stata cancellata dal codice penale l’attenuante per delitti d’onore, e sarebbe cessato l’obbligo per le ragazze minorenni di accettare il “matrimonio riparatore“.  
 

DIVORZIO

Nel 1970 era stata approvata la legge che introduceva anche in Italia il divorzio, ma i gruppi cattolici reagirono con una alzata di scudi, e chiesero immediatamente l’istituzione di un referendum popolare per abrogarla.
 
Furono però le stesse donne cattoliche a “rompere i ranghi”, ritrovandosi in molti casi a combattere per il mantenimento della legge accanto al movimento femminista. Di notte le donne affiggevano manifesti a favore del divorzio, di giorno passavano le suore a strapparli.

Anche molti uomini cattolici si dichiararono comunque in favore della possibilità di divorziare, rimandando a ciascun individuo la scelta morale.

Tutto questo portò a un chiaro fallimento del referendum, nel quale quasi il 60 per cento degli italiani votò per non abrogare la legge.


ABORTO

Molto più travagliata e sofferta fu la legge per la legalizzazione dell’aborto, che era già in vigore in altri stati europei.

La prima stesura venne presentata nel 1970 dalla sinistra PCI–PSI-PSD, più repubblicani e radicali (c’era anche Rutelli fra loro), e fu appoggiata dai più importanti giornali italiani.  
 
Nuovamente il mondo cattolico, specialmente femminile, si ritrovò tutt’altro che compatto: la grande piaga dell’aborto clandestino, che colpiva le donne meno abbienti, semplicemente non poteva essere ignorata. Chi aveva possibilità economiche andava ad abortire in Inghilterra, o si affidava a medici esosi e compiacenti, oppure approfittava di cliniche private dove l’intervento veniva registrato come aborto spontaneo.  
 
La DC, che al tempo aveva larga maggioranza, non avrebbe avuto nessuna difficoltà a condurre un’opposizione, ma non lo fece. Era il periodo del compromesso storico, e la DC scelse la stabilità di governo. Ma l’iter della legge fu comunque estenuante: gli stessi parlamentari della DC disertavano le sedute, soprattutto dopo che il governo Moro ebbe dichiarato, nel 1975, di ritenere quella dell’aborto una scelta individuale.  
 
Anche in questo caso ci volle un referendum, quello del 1981, per arrivare alla depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza, che veniva nel frattempo regolamentata molto più adeguatamente. Al momento della ratifica, Andreotti dichiarò che la sua firma avrebbe pesato sulla sua coscienza per sempre, e che avrebbe preferito dimettersi. Poi però non lo fece, come non lo fece nessun altro senatore DC che appose la propria firma. 

 

CONSULTORI E ASILI NIDO

Il movimento delle donne in quegli anni era molto forte, e con la sua presenza massiccia all’interno di organizzazioni storiche come l’UDI o le cattoliche respingeva regolarmente i chiari tentativi dei partiti di cavalcarlo.


Le richieste delle donne sull’applicazione delle nuove leggi erano mirate e precise, non generiche. La legge prevedeva i consultori? Ecco che nelle città e nei piccoli centri le donne affollavano le assemblee comunali, imponendo una “presenza” che non lasciava spazio a scappatoie.

Anche gli assessori più refrattari erano costretti a trovare in tutta fretta un locale (magari anche solo uno scantinato) e un medico non obiettore che lo gestisse.

Se in qualche quartiere di Milano mancava l’asilo nido - come prevedeva la legge - l’allora sindaco Tognoli si ritrovava un gruppo di donne sedute davanti al portone di Palazzo Marino con un cartello che diceva: “Tognolino siamo qua“. E non per un giorno solo: le donne si davano il cambio per 5, 10, 15 giorni, finché l’asilo nido non saltava fuori. 


VIOLENZA SESSUALE

L’ultima legge proposta dai movimenti delle donne fu quella sulla violenza sessuale, nel 1980. Il vecchio codice Rocco qualificava lo stupro come semplice “offesa al pudore“, e quindi non perseguibile in sede penale. Ma lo stupro è reato contro la persona, e come tale  doveva essere riconosciuto.

Dopo i grandi successi del passato, le donne pensavano che avrebbero ottenuto questa modifica di legge con relativa facilità, ma già al momento di raccolgliere le firme sorsero delle difficoltà impreviste: alla parola “sessuale“ gli uomini reagivano malissimo, e il più delle volte se ne andavano senza firmare, sibilando fra i denti “puttane“.  
 
Per evitare spiacevoli mortificazioni, il movimento si ridusse a raccogliere soltanto le firme di altre donne.  
 
Ci volle un anno, ma fu comunque raggiunto il numero di firme necessario per chiedere la modifica della legge, che fu presentata a Roma nel 1981.

Ma a quel punto il movimento delle donne si ritrovò improvvisamente debole e diviso. La spinta iniziale si stava esaurendo, e le lunghe battaglie avevano logorato anche le femministe più tenaci e coriacee. Fu così che le donne di partito riuscirono finalmente a prendere il sopravvento all’interno dell’U.D.I., e di fatto la condussero alla dissoluzione, sancita ufficialmente dal Congresso del 1982.

Nel frattempo, la mancanza di una vera pressione femminile aveva permesso al parlamento di accantonare la legge sulla violenza sessuale, che fu poi approvata solo nel 1996.

In quell’occasione, il partito che l’aveva riesumata se ne fece gloria e vanto, dimenticandosi di spendere una sola parola per tutte quelle donne che 15 anni prima si erano prese delle “puttane” per le strade, per averla proposta in primo luogo.  
 

CONCLUSIONE

Ma era giusto che finisse così.

Ogni movimento crea nella società una spinta di rinnovamento che alla fine lascia qualcosa di nuovo. E a quel punto le donne, stanche di combattere - e forse anche appagate - sentirono il bisogno di “tornare a casa”, dove ritrovarono una famiglia che, seppure scossa, aveva resistito egregiamente.  
 
Ha senso oggi parlare ancora di femminismo attivo?

Il Ministero Delle Pari Opportunità esiste, ma la sua presenza sembra più che altro avallare una antica divisione che oggi non ha più ragione di essere.

Le leggi che sanciscono i diritti delle donne oggi ci sono, anche se alcuni pregiudizi consolidati ne ostacolano a volte l’attuazione. Ma oggi è l’intera società ad essere in crisi, e il bisogno di rinnovamento non si può certo esaurire con la proposta demagogica dei partiti di “garantire il 50% di presenza femminile in parlamento”.

Anche perché la validità del contributo femminile, in politica, è tutt’altro che scontata. In fondo, è  una donna quella parlamentare che alza il dito medio verso la gente che protesta davanti a Montecitorio. È una donna quel Ministro della Salute che dichiara “non nocivi“ i fumi della diossina che esalano dall’immondizia che brucia. È una donna quella radicale che non ha mai speso una parola in difesa dei palestinesi massacrati, ma sostiene che Israele (una delle maggiori potenze nucleari al mondo) ha il diritto di difendersi. E’ una donna quella signora di Milano che ha cercato di affossare quel poco di buono che ancora rimaneva della scuola pubblica italiana.

All’inizio delle loro battaglie, le femministe dicevano “Non ci regaleranno niente”, e avevano ragione, ma oggi è diverso: una volta stabilita e riconosciuta l’eguaglianza dei diritti fondamentali, la donna non può continuare a chiedere posizioni di prestigio solo “perchè donna”, ma deve sapersele meritare. Esattamente come tutti gli altri.

Scritto da Fernanda Alene per luogocomune.net



(Fernanda Alene ha partecipato attivamente al movimento femminista italiano dal 1970 in poi, come dirigente indipendente dell'U.D.I. di Milano)

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
LoneWolf58
Inviato: 8/3/2008 12:36  Aggiornato: 8/3/2008 12:36
Sono certo di non sapere
Iscritto: 12/11/2005
Da: Padova
Inviati: 4861
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
Andreotti dichiarò che la sua firma avrebbe pesato sulla sua coscienza per sempre, e che avrebbe preferito dimettersi. Poi però non lo fece, come non lo fece nessun altro senatore DC che appose la propria firma.
Pecccato... pecccato... occasione persa.
Grazie dell'articolo... bel sunto, moolto meglio del rametto di mimose. Adesso lo stampo e lo regalo a tutte le donne che festeggiano l'8 marzo

La storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete. (Paul Morand)
Il problema, però, è che ci sono degli idioti che continuano a credere che la storia non si ripeta. (LoneWolf58)
ambra
Inviato: 8/3/2008 13:15  Aggiornato: 8/3/2008 13:15
Ho qualche dubbio
Iscritto: 10/11/2006
Da: cagliari
Inviati: 246
 Re: Breve storia del femminismo italiano
All’inizio delle loro battaglie, le femministe dicevano “Non ci regaleranno niente”, e avevano ragione, ma oggi è diverso: una volta stabilita e riconosciuta l’eguaglianza dei diritti fondamentali, la donna non può continuare a chiedere posizioni di prestigio solo “perchè donna”, ma deve sapersele meritare. Esattamente come tutti gli altri.


Verissimo, le "quote rosa" non piacciono nemmeno a me ,e credo anche che "colpevoli" di un certo passo indietro, siano proprio molte donne, che preferiscono la scorciatoia di comportamenti e giochetti da femminuccia, molto più comodi e facili, a quelli da donna, che richiedono orgoglio, fatica e sopratutto dignità , e non tutti ce l'hanno. Però permettimi anche di dire che se in teoria il tuo discorso è ineccepibile, in pratica lo è un pò meno. Nella realtà non è solo una questione di meriti individuali.Fai lo stesso lavoro del collega uomo (sempre che ci arrivi), e vediamo i salari e l'impegno richiesti a tutti e due; Vedi se di fronte alla decisione di avere dei figli è un uomo o una donna a dovere soppesare scelte e decisioni che incideranno sulla propria vita professionale e a doverne sopportare le conseguenze; vedi cosa succede a una donna che vuole rientrare nel mondo del lavoro dopo avere tirato su una famiglia, e in che condizioni deve vivere se invece lavoro e famiglia decide di tenersele insieme; non mi risulta che a nessun uomo vengano fatte firmare dimissioni in bianco e giuramenti scritti col sangue dove si impegna a non avere figli, altrimenti niente lavoro; non vedo neppure molti uomini frenati nella carriera e nella crescita di professionalità dal fatto di avere una famiglia , magari con studi e trasferimenti anche all'estero.Se vuoi, poi, puoi provare a crearti un lavoro tuo iscrivendoti da adulta all'università: intanto , al contrario dei colleghi maschietti adulti, che sono quasi sempre lì per avere un avanzamento di carriera e godono di tanta simpatia e comprensione da parte dei "colleghi" professori, noi donne siamo considerate come delle casalinghe annoiate che non hanno di meglio da fare e sono lì a perdere tempo e cercare distrazione.
In secondo luogo, mentre se sei uno studente lavoratore godi di una serie di agevolazioni , permessi ed elasticità organizzativa, essere una donna che deve anche occuparsi di una famiglia (e magari farci uscire pure qualche ora di lavori di pulizia in nero per pagarsi qualche libro) non è considerato un'attività che ti dia diritto ad un minimo delle stesse agevolazioni.
E poi la libertà.Che libertà hai se devi scegliere tra famiglia e lavoro, se non hai nessuno e un asilo per il bimbo ti costa più di quanto guadagni dal tuo lavoro, se vieni licenziata quando rimani incinta o se devi prendere un permesso perchè si ammala il bambino? Come pui acquisire i famosi meriti per andare avanti nel lavoro se a quell'ora, qualsiasi impegno tu abbia, devi staccare perchè altrimenti i figli restano per strada?Non conosco molti uomini a cui capiti lo stesso. E che libertà può avere, per esempio, una donna di quarant'anni , con tre o quattro figli, senza lavoro, nel momento in cui decidesse, che so, di rompere con uno che la maltratta , o che ha un'altra, o con cui semplicemente non vuole più stare?
Difficile pensare di poter tirar su i ragazzini e affittare un buco, pagare allacci e bollette, mangiare e vivere senza un salario e anzi senza avere già qualcosa da parte. A meno , naturalmente, di prendere armi e bagagli, dare un bel bacio ai bimbi, e andare. Oppure iniziare una bella battaglia legale per l'affidamento e accettare pure l'umiliazione di dover chiedere di che vivere a uno che non è neppure più tuo marito.E anche così, comunque, non è detto che ce la fai.Conosco donne di sessant'anni che un bel giorno, com'è come non è, si sono trovate da un giorno all'altro sole, senza casa, senza niente con cui vivere, senza parenti,dopo una vita di lavoro in casa, perchè il marito ha deciso che preferiva una più giovane.
Squallido a dirsi, ma purtroppo se non hai denaro non hai capacità di decisione, non hai nessun potere, DIPENDI da chi , mantenendo te e i tuoi gigli, ha la tua vita nelle proprie mani. Se ti va di lusso, vivi con una persona per bene e affronti la vita con i suoi alti e bassi ma comunque decentemente. Se gira male, ti trovi con uno che abusa del suo potere su di te e arrivederci.

Sia chiaro, questo non vuole essere un discorso vittimista. Semplicemente si è affrontato l'argomento e mi pareva che questo fosse un aspetto , in mezzo a tanti altri, da prendere in considerazione. Del resto, come ho già detto, trovo che a fronte di tante donne che vivono tutti i giorni le loro piccole battaglie con dignità, ce ne sono purtoppo altre che preferiscono le scorciatoie, e che a volte lasciano sconcertati esibendo una mentalità più maschilista di molti uomini. Uomini che, non dimentichiamolo, educhiamo noi donne.

Un'ultima considerazione: trovo che l'emancipazione del ruolo della donna abbia portato notevoli cambiamenti, positivi, anche altrove. Intanto nella società e nella famìiglia, visto che la maggiore consapevolezza e scolarizzazione delle donne ha portato una migliore livello culturale nelle rispettive famiglie e , di conseguenza, nella società.
E, sopratutto, l'emancipazione della donna ha portato come conseguenza anche all'emancipazione degli uomini dai loro ruoli e comportamenti prestabiliti, costrittivi per chi non li sentiva propri esattamente come accadeva alle donne.Ora è normale che un uomo possa piangere o emozionarsi, si possa occupare di altro diverso dal lavoro o il calcio, abbia un lavoro o segua studi fuori dai canoni maschili, si possa occupare di casa o di famiglia o anche di se stesso.Anche la crescente normalità con cui, per fortuna, vive e viene accettata una coppia omosessuale, è conseguenza di questo processo.
Anche solo fino a conquant'anni fa tutto questo era fantascienza, chi non rientrava nei canoni era fuori, e molti uomini erano costretti in comportamenti obbligati quanto le donne.

Ciò che mi auguro è che , alla fine , ognuno possa essere se stesso come individuo, venire accettato e poter lavorare e crescere nel modo che gli è più congeniale,senza nessun altro tipo di costrizione e senza ricatti.

ambra
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Saludi e Trigu!
Pyter
Inviato: 8/3/2008 15:03  Aggiornato: 8/3/2008 15:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Ecco uno dei soliti che ha scambiato "la festa delle Donne" con
far "la festa alle donne".

7 marzo, Vigilia
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trovo che l'emancipazione del ruolo della donna abbia portato notevoli cambiamenti, positivi, anche altrove.

Più altrove che altro.
Da quando si è emancipata la donna tende a vivere di rendita alle spalle dei mariti divorziati.
E' per questo che ha iniziato a mettersi i pantaloni.
Per fregarti anche quelli.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
ambra
Inviato: 8/3/2008 15:37  Aggiornato: 8/3/2008 15:37
Ho qualche dubbio
Iscritto: 10/11/2006
Da: cagliari
Inviati: 246
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Autore: Pyter Inviato: 8/3/2008 15:03:48


trovo che l'emancipazione del ruolo della donna abbia portato notevoli cambiamenti, positivi, anche altrove.

Più altrove che altro.
Da quando si è emancipata la donna tende a vivere di rendita alle spalle dei mariti divorziati.
E' per questo che ha iniziato a mettersi i pantaloni.
Per fregarti anche quelli.





La prendo come una ironica provocazione.

ambra
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Saludi e Trigu!
florizel
Inviato: 8/3/2008 15:55  Aggiornato: 8/3/2008 15:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
Ha senso oggi parlare ancora di femminismo attivo?


Salve, Fernanda.

Questa è una domanda importante e necessaria, che ne presuppone un'altra, fondamentale: cosa si proponeva, veramente, il femminismo attivo? Come rintracciare le vere riflessioni che ne scaturirono?

Se è vero che nel '68 il termine "emancipazione" si corredò di più ampie riflessioni, è vero anche che il termine "liberazione" segnava un passaggio più maturo: "libertà DI" (votare, scioperare, studiare, entrare in politica) cominciò ad esprimere una "libertà DA", e questo metteva inevitabilmente in campo il genere umano tutto, non solo lo specifico femminile. La riflessione sulla soggettività di genere cedeva il posto all'oggettività delle cose. Come affermi nell'articolo, si trattò di "rimettere in discussione la qualità della vita. Di tutti."

Quello che di più potente veniva dalle donne, la capacità di saper riconoscere nell'oppressione di genere l'oppressione di TUTTI, è stato gradualmente inglobato dalla politica: piuttosto che lasciare che si mettesse radicalmente in discussione l'ordine delle cose (dal punto di vista del sistema politico e sociale) è stato molto più conveniente fornire al genere femminile l'illusione che "rispetto delle differenze" significasse "uguali diritti". E ci si è ritrovate, pur senza esserne immediatamente coscienti, nella stessa gabbia di prima, dove all'oppressione della famiglia si è sostituita quella del "sistema".

La deriva a cui si è approdati è sconfortante: i ruoli si sono davvero livellati, con relativa perdita del rispetto delle differenze tanto rivendicato, e la continua strumentalizzazione di concetti come "maternità" e libera procreazione passano inosservati, al punto che oggi è ritenuto "beneficio" tutto ciò che una certa scienza allontana progressivamente dal corpo umano.

Se "femminismo attivo" implicasse, ancora, la capacità di mettere in discussione lo stesso "sistema" (di cui l'emanazione più immediatamente percepibile era la "famiglia") senza discriminazioni interne e contraddittorie, forse un ambito di spazio dove continuare la riflessione sarebbe ancora auspicabile.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Linucs
Inviato: 8/3/2008 20:12  Aggiornato: 8/3/2008 20:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Brillante articolo che solleva un dubbio inquietante: il movimento femminista rivendica la parità dei diritti, oppure è una mera costola del socialismo, intrisa di retorica ammuffita e creata con un apposito scopo? La vaga impressione è che attualmente la rivendicazione dei "diritti" (sempre redistributivi, mi raccomando) sia passata in secondo piano rispetto al più puro e semplice (e facilmente gestibile) odio per il genere maschile in sé, fatta ovviamente eccezione per le sub-categorie più "oppresse" e "indifese".

Tra parentesi: avete mai sentito le "femministe" levare un coro di protesta quando avviene l'ennesimo stupro etnico al centro di Londra? Chiedetevi perché.

("apposito scopo...")

blackhawk
Inviato: 8/3/2008 20:15  Aggiornato: 9/3/2008 1:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 8/8/2007
Da:
Inviati: 305
 Re: Breve storia del femminismo italiano
RIMOSSO:

Le volgarità gratuite puoi tranquillamente risparmiartele, specialmente se offensive.

M.M.

redna
Inviato: 8/3/2008 20:30  Aggiornato: 8/3/2008 20:31
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Breve storia del femminismo italiano
blackhawk

si capisce subito che tipo di donne "emancipate" frequenti....quiindi te lo potevi risparmiare questo post.
E' chiaro che della 'breve storia del femminismo italiano' non te ne frega un bel nulla. La 'parte' che ti interessa si capisce subito dove risiede.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Redazione
Inviato: 9/3/2008 1:20  Aggiornato: 9/3/2008 1:20
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Breve storia del femminismo italiano
LINUCS: "Tra parentesi: avete mai sentito le "femministe" levare un coro di protesta quando avviene l'ennesimo stupro etnico al centro di Londra? Chiedetevi perché."

Perchè non ce lo spieghi tu, Linucs?

Così ci dici anche su che cosa basi delle affermazioni così generiche e categoriche insieme.

Redazione
Inviato: 9/3/2008 1:34  Aggiornato: 9/3/2008 1:34
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Breve storia del femminismo italiano
FLORIZEL: Citazione:
Quello che di più potente veniva dalle donne, la capacità di saper riconoscere nell'oppressione di genere l'oppressione di TUTTI, è stato gradualmente inglobato dalla politica: piuttosto che lasciare che si mettesse radicalmente in discussione l'ordine delle cose (dal punto di vista del sistema politico e sociale) è stato molto più conveniente fornire al genere femminile l'illusione che "rispetto delle differenze" significasse "uguali diritti". E ci si è ritrovate, pur senza esserne immediatamente coscienti, nella stessa gabbia di prima, dove all'oppressione della famiglia si è sostituita quella del "sistema".


Perdonami Flo, ma discordo in pieno con il tuo ragionamento, e con la premessa stessa di Fernanda:

Io ritengo che il movimento femminile riflettesse anche, inevitabilmente, i temi più ampi che riguardavano “tutti”, ma non per questo ne è stato l’origine: fu il sessantotto politico – di portata molto più vasta – a permettere uno spazio iniziale di manovra al femminismo, e non viceversa.

(Infatti la stessa Fernanda dice che furono le donne di Lotta Continua “ad appartarsi” e creare un loro spazio, e questo fu probabilmente dovuto allo spirito di mutamento che già aleggiava in mezzo mondo).

In secondo luogo, quella che tu chiami “oppressione della famiglia”, io ritengo che sia una questione personale. Mi pare che di poter dire che ci siano moltissime persone che la famiglia la desiderano e la vivono in maniera positiva, e non riesco comunque a vedere “il sistema” che si è sostituito a questa “oppressione”, anche perchè casomai la contiene.

(Forse siamo noi che crescendo vediamo le cose con maggiore lucidità, e una volta non vedevamo come la famiglia in realtà “faccia parte” del sistema?)

Red_Knight
Inviato: 9/3/2008 5:16  Aggiornato: 9/3/2008 5:16
Sono certo di non sapere
Iscritto: 31/10/2005
Da:
Inviati: 3121
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Quest'articolo riassume alla perfezione il mio pensiero sull'argomento. Può sembrare scontato per delle persone aperte concordare con l'articolo, ma per quel che riguarda la mia esperienza personale la maggioranza, comprese le persone che stimo di più, è favorevolissima alle cosiddette quote rosa...

Fernanda
Inviato: 9/3/2008 9:24  Aggiornato: 9/3/2008 9:24
So tutto
Iscritto: 30/8/2005
Da:
Inviati: 30
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Io sono d`accordo con Florizel che ha centrato il punto di quella che io considero "la rivoluzione incompiuta" Vero che partendo dalla oppressione di genere si arrivava ad individuare l`oppressione di tutti.Vero che mettere in discussione "la qualita` della vita"avrebbe coinvolto tutta la societa`Qualcosa che il mondo della politica non era certo disposto ad accettare. Io capisco che qualcuno possa avere fiducia nelle quote rosa. Io per esperienza personale non ci posso credere piu`Conosco troppo bene il meccanismo che macina anche le intenzioni migliori. Redazzucco mi spiace contraddirti (non piu`di tanto )ma non considero l`oppressione della famiglia come un fatto personale.La famiglia come istituzione ,e` il primo nucleo della societa`e come tale e` intoccabile per chi non desidera che la societa` cambi.Mettere in discussione la famiglia significa mettere in discussione la societa`.Per questo i cattolici si preoccupano tanto di difenderla. Cari saluti a tutti fernanda.

Skafloc
Inviato: 9/3/2008 9:44  Aggiornato: 9/3/2008 9:44
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/3/2006
Da: ROMA
Inviati: 188
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
Mettere in discussione la famiglia significa mettere in discussione la societa


A me sembra che la famiglia possa costituire un punto fermo in qualunque tipo di società.
Il problema semmai nasce quando qualcuno pretende di dare della famiglia una definizione univoca e intoccabile.

Riguardo la parità dei diritti, io ho sempre ritenuto che il vero obiettivo non dovrebbe essere tanto la parità dei sessi ma piuttosto la valorizzazione delle differenze.
Per spiegarmi con un esempio banale mi sta bene che alle donne sia consentito fare pugilato (per dirne una) o lavorare in miniera, ma considero un vero risultato che alla donna che lavora sia consentito assentarsi per allattare il figlio, magari alloggiato nell'asilo nido aziendale.

Le cose urgenti vanno fatte con calma
Freeman
Inviato: 9/3/2008 9:53  Aggiornato: 9/3/2008 10:08
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 31/7/2006
Da: NiggahCity
Inviati: 2092
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
skafloc
Citazione:

Mettere in discussione la famiglia significa mettere in discussione la societa

A me sembra che la famiglia possa costituire un punto fermo in qualunque tipo di società.
Il problema semmai nasce quando qualcuno pretende di dare della famiglia una definizione univoca e intoccabile.

Esatto. La famiglia di per sé è neutra (grossolanamente, potremmo definirla un'aggregazione spontanea di individui): il problema è che qualcuno si arroga il diritto di dirci come dovrebbe essere organizzata la famiglia, ossia di dirci cosa è famiglia e cosa non lo è, e non consente alla stessa di "auto-organizzarsi" secondo le proprie necessità/volontà. Secondo proprie regole, insomma.

"Non siamo noi a trovare la Verità. È la Verità a trovare noi. Dobbiamo solo prepararci. Si può invitare un ospite che non si conosce? No. Ma si può mettere la casa in ordine, così che, quando l'ospite arriva, si è pronti a riceverlo e a conoscerlo".
fiammifero
Inviato: 9/3/2008 10:56  Aggiornato: 9/3/2008 10:56
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
La famiglia di per sé è neutra (grossolanamente, potremmo definirla un'aggregazione spontanea di individui):

forse nela preistoria,ma poi è stata codificata e strutturata per fini socio-politici-religiosi e fatalmente è diventata un prigione fino a quando si è permesso alla donna di scegliere il marito ed è prevalso il "sentimento" anzichè l'eternazione della casata,della classe sociale ecc.ecc.
No la famiglia è stata per la donna un prigione ed anche una gabbia mentale,ecco perchè il femminismo non ha portato veri cambiamenti nella mentalità delle persone.
Sono state ottenute solo formali "emancipazioni" ma nella sostanza hanno vinto consolidati schemi mentali ,ruoli imposti da millenni di condizionamenti,ipocrisie e tabù sessuali.
Si da il caso che siamo noi donne ad educare i futuri uomini,e se non abbiamo noi il coraggio di rompere con i ruoli,come possiamo rivendicare parità?
Con il "femminismo" si è ottenuta solo la contrapposizione,la divisione e non l'unità di intenti,così proprio come vuole il potere.

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
fiammifero
Inviato: 9/3/2008 11:03  Aggiornato: 9/3/2008 11:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: Breve storia del femminismo italiano
autorimosso perchè doppio

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
LoneWolf58
Inviato: 9/3/2008 11:06  Aggiornato: 9/3/2008 11:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 12/11/2005
Da: Padova
Inviati: 4861
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
Fernanda Inviato: 9/3/2008 9:24:54
...
La famiglia come istituzione ,e` il primo nucleo della societa`e come tale e` intoccabile per chi non desidera che la societa` cambi.Mettere in discussione la famiglia significa mettere in discussione la societa`
...
Poche parole per mettere in discussione il futuro della società e per far capire la reticenza a voler accettare i cambiamenti già avvenuti nel concetto di famiglia inserendoli nel contesto sociale e non emarginandoli.

La storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete. (Paul Morand)
Il problema, però, è che ci sono degli idioti che continuano a credere che la storia non si ripeta. (LoneWolf58)
Teardrop
Inviato: 9/3/2008 15:05  Aggiornato: 9/3/2008 15:05
So tutto
Iscritto: 19/10/2006
Da:
Inviati: 26
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
Il vecchio codice Rocco qualificava lo stupro come semplice “offesa al pudore“, e quindi non perseguibile in sede penale.


per precisione:
la violenza carnale era un delitto contro la morale pubblica, che giustamente è stato riqualificato come delitto contro la libertà personale.
era comunque un delitto e in quanto tale perseguibile penalmente.

T.

Fernanda
Inviato: 9/3/2008 19:26  Aggiornato: 9/3/2008 19:26
So tutto
Iscritto: 30/8/2005
Da:
Inviati: 30
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Per il codice Rocco esisteva un reato contro la "morale" e il buon costume"La modifica riconosce la validita` della "persona"come parte lesa. Chiaramente "delitto contro la persona" e non reato verso un concetto indefinibile che lasciava ampio spazio alle interpretazioni e alla quantificazione della pena .Se si considera poi ,che i processi avvenivano regolarmente a porte chiuse non si potevano conoscere le modalita` dell`interrogatorio e la validita` delle eventuali circostanze attenuanti. Le pene risultavano sempre piuttosto irrisorie e con la possibilita `di essere sostituiite da un`ammenda come risarcimento danno.Se cosi` non fosse stato non sarebbe certo stato necessario lottare per una modifica. fernanda

florizel
Inviato: 9/3/2008 19:40  Aggiornato: 9/3/2008 19:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Redazzucco

Citazione:
Io ritengo che il movimento femminile riflettesse anche, inevitabilmente, i temi più ampi che riguardavano “tutti”, ma non per questo ne è stato l’origine: fu il sessantotto politico – di portata molto più vasta – a permettere uno spazio iniziale di manovra al femminismo, e non viceversa.


Massimo, non intendevo affermare che le tematiche trattate dal ’68 siano scaturite dalle teorie femministe, ma sicuramente è stato allora che si affermarono alcune elaborazioni di genere che si ampliavano e si distaccavano rispetto alle precedenti, contrassegnando un passaggio determinante a fare del ’68 ciò che è stato.
E forse è più corretto parlare di “qualità” della protesta femminista, piuttosto che di attribuzioni cronologiche.

Le rivendicazioni pre ’68 proponevano in sintesi solo l’adeguamento al “sistema” vigente, ed il “diritto” di farne parte “in quanto donne”. Quelle “lotte” si limitarono ad affermare una “soggettività” femminile all’interno di un dato sistema sociale, e sortirono l’effetto di consolidarlo, e con esso gli stessi stereotipi maschili.
Questo è quello che ho definito “libertà DI”, e non sono certa che si possa attribuire a quelle rivendicazioni la definizione di “femminismo”, sarei piuttosto orientata a dare loro l’ambigua definizione di “conquiste sociali”. Conformi allo status quo, diversamente dalla “novità” del ’68.

Nel contesto del ’68, la messa in discussione di una realtà “oggettiva” e lesiva per entrambi i generi non fu prerogativa femminile, ma è imprescindibile considerare la “sterzata” che potenzialmente il “riscatto” di genere diede alla critica del sistema: ne percepì e denunciò la natura patriarcale, oltre che autoritaria, come quella della “famiglia” (fatte salve tutte le dovute distinzioni sul termine) che ne era emanazione. Ed è evidente che, contrariamente a prima, contenesse dentro di sé l’intento di scardinare quei modelli maschili che altrimenti sarebbero stati percepiti solo inerenti alla sfera “sociale”.

Citazione:
quella che tu chiami “oppressione della famiglia”, io ritengo che sia una questione personale. Mi pare che di poter dire che ci siano moltissime persone che la famiglia la desiderano e la vivono in maniera positiva, e non riesco comunque a vedere “il sistema” che si è sostituito a questa “oppressione”, anche perchè casomai la contiene.


Quando dico “oppressione della famiglia” non mi riferisco alle normali divergenze, verificabili in qualsiasi contesto umano, o alle sue componenti affettive ed emotive.
Mi riferisco alla “famiglia” come nucleo umano in cui si riflettevano dinamiche che esponenzialmente ricadevano soprattutto sulle donne, come l’autoritarismo, appunto, e di cui gli uomini non sempre si rendevano coscienti.
Non dimenticare che tu sei un “uomo”, e che quello che a te sembra un percorso scontato e dovuto, per molte di noi è costato sacrifici e amarezza. Nonostante tutto l’amore che si potesse provare per genitori e fratelli, per mariti e per figli.

La “sostituzione” del sistema alla famiglia si è verificato nel momento in cui si è svuotata la famiglia anche delle connotazioni più positive, sto parlando di una pervasività dello stesso sistema all’interno di relazioni affettive che oggi hanno del rivoluzionario. Che paradosso.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Teardrop
Inviato: 10/3/2008 0:00  Aggiornato: 10/3/2008 0:00
So tutto
Iscritto: 19/10/2006
Da:
Inviati: 26
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Fernanda, tutto quello che vuoi...
ma era un delitto, anche se la pena finiva per essere irrisoria.

la parte in cui affermi che non fosse perseguibile in sede penale è scorretta.

mi sfugge invece la parte sulla ammenda in funzione di risarcimento del danno.

T.

LoneWolf58
Inviato: 10/3/2008 0:29  Aggiornato: 10/3/2008 0:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 12/11/2005
Da: Padova
Inviati: 4861
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Citazione:
Autore: Teardrop Inviato: 10/3/2008 0:00:36

Fernanda, tutto quello che vuoi...
ma era un delitto, anche se la pena finiva per essere irrisoria.
Si più o meno come se qualcuno dopo che ti pesta per bene procurandoti lesioni... viene processato perchè gli schiamazzi disturbano la gente...
Se ti pare normale...

La storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete. (Paul Morand)
Il problema, però, è che ci sono degli idioti che continuano a credere che la storia non si ripeta. (LoneWolf58)
Redazione
Inviato: 10/3/2008 7:17  Aggiornato: 10/3/2008 7:17
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Fernanda quindi dovrebbe cambiare la frase “non era perseguibile per legge” con “non veniva perseguito per legge”, il che è mille volte peggio. Bene o male la mancanza di una legge ti offre un alibi per compiere certe azioni, mentre la sua sistematica, mancata applicazione rende lo stato complice di tali azioni, se non addirittura “istigatore”. (Il messaggio implicito è “fai pure, tanto io da quell’occhio non ci vedo”).

Lonewolf ha fatto l’esempio degli schiamazzi, ma a me viene piuttosto in mente il Cardinale Stepinac, di Zagabria, che dava ai soldati Ustasha (cattolici) l’assoluzione preventiva per le stragi di protestanti che si avviavano a compiere ogni giorno.

apemaia
Inviato: 10/3/2008 12:53  Aggiornato: 10/3/2008 12:53
So tutto
Iscritto: 16/8/2006
Da: Barletta
Inviati: 11
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Commento breve il mio.Già 30 anni fa,mia madre che risiede in Olanda(sono olandese)mi diceva sempre...Le donno si sono emancipate,ma gli uomini?
Vedendo le battaglie giocati "sporchi"di oggi,sull'aborto,mi sembra di tornare indietro di diecine di anni.Vedo anche una giovane generazione di donne,poco consapevole...anzi più ignorante di quelle di 40 anni fa,per quello che riguarda gli anticoncezioni...la educazione sessuale tuttora fa salire un rossore di vergogna in una qualsiasi insegnante di scuola elementare o medie inferiore.
Poi diciamo pure,veramente bisogna dissepelire gli stessi slogan di tanti anni fa,in una società che sta facendo passi indietro,sotto il punto di vista di tanti diritti conquistati?

Non guardare le stelle...perchè voresti tornare li.
Fernanda
Inviato: 10/3/2008 18:01  Aggiornato: 10/3/2008 18:01
So tutto
Iscritto: 30/8/2005
Da:
Inviati: 30
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Piccola precisazione per TREARDROP. Per il codice rocco la violenza sessuale era "reato" non "delitto". La differenza sta proprio nel fatto che ,come "reato" si puo risolvere con pena pecuniaria CIAO fernanda.

Teardrop
Inviato: 10/3/2008 23:28  Aggiornato: 10/3/2008 23:28
So tutto
Iscritto: 19/10/2006
Da:
Inviati: 26
 Re: Breve storia del femminismo italiano
Fernanda non capisco perchè ti incaponisci.
credimi, prima di postare ho rispolverato il codice rocco e ho controllato.

era un delitto.

T.


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