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Economia : Valore e Scambio: tre diversi approcci
Inviato da Ashoka il 13/9/2007 9:40:00 (7794 letture)

"I Cartaginesi raccontano anche questo, che vi è una regione della Libia e uomini che la abitano, al di là delle colonne d’Ercole. Quando siano giunti tra questi e abbiano scaricato le mercanzie, dopo averle esposte in ordine lungo la spiaggia risalgono sulla nave e alzano una fumata. Allora gli indigeni vedendo il fumo vanno al mare e poi in sostituzione delle mercanzie depongono oro e si ritirano lontano dalle merci. E i Cartaginesi sbarcati osservano e se l’oro sembra loro degno delle mercanzie lo raccolgono e si allontanano, se invece non sembra degno, risaliti sulla nave di nuovo attendono; e quelli, fattisi avanti, depongono altro oro, finché li soddisfino. E non si fanno torto a vicenda, perché né essi toccano l’oro prima che quelli l’abbiano reso uguale al valore delle mercanzie, né quelli toccano le merci prima che gli altri abbiano preso l’oro" (Erodoto, Storie IV, 196)

Il racconto di Erodoto illustra ciò che gli antichi intendevano per scambio equo: una lenta e silenziosa trattativa in cui entrambe le parti offrivano le loro mercanzie sino a che non veniva trovato un accordo.

Ma come determinare il valore di queste mercanzie? Oppure dell'oro che veniva offerto in cambio? Esiste un criterio oggettivo per determinare dall'esterno quando uno scambio è equo?

Sin dall'antichità filosofi ed economisti hanno cercato di rispondere a queste domande formulando diverse “teorie del valore”.

Esaminiamo le tre più importanti.

Aristotele, Marx ed il valore oggettivo

Nelle sue opere Aristotele sostiene che ogni bene (una casa, una misura di grano, un letto) ha un suo valore proprio ed oggettivo e quando si effettua uno scambio equo non si fa altro che pareggiare i valori dei beni tramite delle semplici equivalenze.

“Siano A una casa, B dieci mine, C un letto. A è la metà di B, se la casa vale cinque mine, o se è uguale a cinque mine. E il letto è la decima parte, C è un decimo di B. E' chiaro pertanto quanti letti costituiscono l'equivalente di una casa, cioè cinque. [..] Infatti non fa nessuna differenza o avere cinque letti in cambio di una casa o pagarli quanto valgono cinque letti.”
(Aristotele, Etica Nicomachea, V,8)

I pilastri di questa teoria sono quindi due:

- ogni bene è dotato di un “valore” che è oggettivo e misurabile

- uno scambio equo avviene solo tra mercanzie di pari valore

Per il filosofo greco non vi sono dubbi che il valore delle merci scambiate sia uguale: afferma infatti che “non vi sarebbe scambio se non vi fosse uguaglianza, né uguaglianza se non vi fosse commensurabilità”. Tuttavia, sempre Aristotele, nota che ”è impossibile che cose tanto diverse siano commensurabili”.

Cos'è questo “valore” che rende rapportabili tra loro una casa e cinque letti? Che cos'è che li renderebbe uguali?

Aristotele non indaga oltre e parla di un generico “bisogno”. Gli economisti classici (Smith, Ricardo e soprattutto Marx) invece individueranno questo principio comune nel “lavoro”.

Il filosofo tedesco, infatti, riprende le argomentazioni di Aristotele e le approfondisce nel primo libro del Capitale in cui afferma:

”Prendiamo poi due merci: p. es. grano e ferro. Quale che sia il loro rapporto di scambio, esso è sempre rappresentabile in una equazione, nella quale una quantità data di grano è posta come eguale a una data quantità di ferro, p. es. un quarter di grano = un quintale di ferro. Che cosa ci dice questa equazione? Che in due cose differenti, in un quarter di grano come pure in un quintale di ferro, esiste un qualcosa di comune e della stessa grandezza. Dunque l'uno e l'altro sono eguali a una terza cosa, che in sé e per sé non è né l'uno né l'altro. “ (Marx, Il Capitale, Cap. I)

La “terza cosa” sarebbe quel principio che permetteva la “commensurabilità” di cui parlava Aristotele.. Questo qualcosa, il valore di scambio, deve essere indipendente dalle qualità “fisiche” delle merci, che sono ovviamente molto diverse. Secondo Marx “rimane loro soltanto una qualità, [comune a tutte le merci scambiate e cioé] quella di essere prodotti del lavoro”.

Ricapitolando, per Marx due merci vengono scambiate quando hanno pari valore e quest'ultimo è determinato dalla quantità di lavoro necessario a produrle. Nell'esempio precedente se cinque letti venivano scambiati con una casa era perché “contenevano” la stessa quantità di valore, ovvero le stesse ore di lavoro.

Critiche alla concezione di valore oggettivo

Le critiche che si possono fare a questa teoria sono molteplici e ne verranno presentati solo alcuni esempi.

Innanzitutto si estromette dal processo di scambio quello che è l'attore principale, cioè l'uomo, ed il suo giudizio di valore, che è prettamente soggettivo:

Che differenza c'è, in termini di “valore-lavoro” tra la pallina da baseball con cui Barry Bonds ha realizzato il record di fuoricampo della MLB ed una pallina da baseball qualunque? Nessuna.

Eppure, se messa all'asta, la prima potrebbe essere venduta ad un collezionista per centinaia di miglia di dollari; meno se le accuse a Bonds di aver utilizzato steroidi verranno provate.

Eppure è solo una palla da baseball indistinguibile dalle altre!

In secondo luogo se le merci si scambiano attraverso il loro valore-lavoro non ha alcun effetto, nella determinazione dei prezzi, l'interazione tra domanda ed offerta ma ogni giorno assistiamo al contrario. Marx tenta di giustificare la variazione di prezzo in questo modo:

”La grandezza di valore di una merce rimarrebbe quindi costante se il tempo di lavoro richiesto per la sua produzione fosse costante. Ma esso cambia con ogni cambiamento della forza produttiva del lavoro. La forza produttiva del lavoro è determinata da molteplici circostanze, e, fra le altre, dal grado medio di abilità dell'operaio, dal grado di sviluppo e di applicabilità tecnologica della scienza, dalla combinazione sociale del processo di produzione, dall'entità e dalla capacità operativa dei mezzi di produzione, e da situazioni naturali. P. es. la stessa quantità di lavoro si presenta in una stagione favorevole con 8 bushel di grano, in una situazione sfavorevole solo con quattro.”

Se però la produttività rimane costante (vengono prodotti sempre 8 bushel di grano) ma cresce la sua domanda, per l'effetto ad esempio di un aumento della popolazione, non si spiegano, con questa teoria, le variazioni di prezzo del grano relativamente agli altri beni, la cui domanda è rimasta costante (ad esempio gli aratri).

Infine Marx sostiene che nello scambio vi sono due fattori:

la motivazione dello scambio, cioè per consumare il bene che riceverò, ovvero quello che Marx chiama “valore d'uso”
il rapporto di scambio (5 letti per una casa) che è dato invece dal valore-lavoro

In poche parole se voglio comprare un panino è perché ho fame ma il prezzo che sono disposto a pagare (ovvero il valore di scambio con gli altri beni e con la moneta) è determinato solo dal lavoro necessario a produrlo.

Questo ci conduce alla situazione assurda in cui se il negoziante fissa per un panino un prezzo maggiore del suo valore-lavoro, gli avventori si rifiutano di acquistarlo (pur avendone la possibilità economica!) fino al punto di morire di fame.

Insomma il mondo descritto da Marx è un mondo fittizio popolato di automi che mettono ogni giorno a repentagli la loro vita, non la realtà.

La teoria neoclassica, il valore soggettivo e l'utilità marginale

Nella teoria neoclassica, invece, è l'individuo ad esprimere il giudizio di valore, che pertanto diventa soggettivo e lo fa ricorrendo al concetto di utilità.

Gli uomini, si dice, desiderano acquisire i beni per consumarli e soddisfare i propri bisogni. Ad esempio compriamo un panino perché abbiamo fame, ma potremmo preferire un hamburger oppure, se siamo vegetariani, optare per un'insalata.

E' quindi l'individuo a dare valore alle cose in base alle sue preferenze ed alla situazione in cui si trova: difficilmente daremo lo stesso valore ad un gelato in inverno ed in estate!

Il giudizio di valore, inoltre, non si esprime soltanto riguardo la categoria generale (preferisco l'acqua alla coca cola per dissetarmi) ma anche riguardo quantità differenti dello stesso bene: è la cosiddetta legge dell'utilità marginale decrescente.

Gli economisti neoclassici sostengono che ogni unità addizionale dello stesso bene/servizio che consumiamo ci fornisce una quantità di utilità inferiore alla precedente.

Se John è affamato otterrà molta utilità dal mangiare un bel panino. Se ne avrà a disposizione un secondo sarà contento e lo mangerà volentieri, ma traendone meno soddisfazione rispetto al primo e così via per ogni panino addizionale.

John ovviamente preferirà sempre avere più panini a disposizione ma ogni panino extra aggiungerà meno utilità al totale.

Se introduciamo il concetto di valore soggettivo e di utilità marginale ecco che lo scambio (e la nozione di scambio equo) diventa qualcosa di molto diverso rispetto alla formulazione classica.

Proviamo a vedere un esempio.

Marco e Luca collezionano figurine di calciatori e sono entrambi arrivati ad un passo dal completare il loro album: a Marco manca la figurina di Ibrahimovic ed a Luca quelle di Ronaldo e Del Piero.

Fortunatamente entrambi hanno un po' di figurine doppie e Marco si trova proprio a possedere in copia multipla sia Ronaldo che Del Piero, mentre Luca ha un Ibrahimovic extra che è disposto a scambiare.

Lo scambio avviene.

Poiché ora sia Marco che Luca possono completare la loro collezione, entrambi preferiscono la situazione attuale a quella precedente e sono convinti di averci guadagnato.

Non si ha più uno scambio equo quando vengono trattate merci di pari valore ma quando entrambe le parti valutano di più ciò che ricevono rispetto a ciò che danno in cambio.

Homo oeconomicus e critica alla teoria neoclassica del valore

Secondo la teoria neoclassica l'individuo cerca di massimizzare la sua utilità ma, ovviamente, ha un vincolo di bilancio da rispettare. Poiché ogni unità addizionale di un certo bene (il secondo panino) conferisce meno utilità rispetto a quella precedente il nostro homo oeconomicus sarà disposto a spendere di meno per acquistarla.

Di fronte a diversi beni che hanno lo stesso prezzo agirà in modo razionale ed opterà per l'acquisto di un'unità di quello che gli conferisce un'utilità maggiore e così via.

Si può quindi stabilire un criterio per raggiungere l'utilità massima: spendere i propri soldi in modo che l'utilità marginale dell'ultimo euro che state per spendere sia la stessa per ogni bene che potete acquistare.

In altre parole avete speso bene ed in modo razionale i soldi che avevate ed ora non c'è modo di aumentare ulteriormente la vostra utilità spendendo il poco che vi è rimasto nel portafoglio.

Ma se l'uomo marxiano era completamente avulso dalla realtà anche l'homo oeconomicus, questo calcolatore perfetto e pienamente consapevole dei suoi bisogni, è un qualcosa che difficilmente si trova in natura.

Inoltre si è parlato del concetto astratto di utilità, questa quantità che aumenta e diminuisce consumando i beni, ma non si è ancora spiegato bene come e perché consumare qualcosa ci porti beneficio.

Come si può infatti parlare di utilità che un bene ci offre senza ragionare dello scopo per cui lo consumiamo? Questo è l'approccio della scuola Austriaca di economia.

La teoria dell'utilità marginale secondo la dottrina austriaca

Gli economisti austriaci incentrano il loro studio sull'azione dell'uomo intesa come comportamento intenzionale: ogni individuo, in sintesi, utilizza i mezzi che ha a disposizione per cercare di raggiungere i propri obiettivi.

Ovviamente ci sono delle priorità da rispettare e quindi l'azione dell'individuo sarà volta a soddisfare prima i bisogni che sono reputati più urgenti (come mangiare, bere, etc.) e poi via via tutti gli altri, ordinati secondo l'importanza a loro attribuita.

Secondo questa interpretazione il panino fornisce utilità a John perché soddisfa il suo bisogno di nutrirsi: un secondo panino potrà servire ancora a questo scopo, anche se i morsi della fame sono già stati placati, ma sicuramente dopo un po' John avrà la pancia piena e passerà ad altro.

Consideriamo ora la seguente situazione:

Paolo il pizzaiolo ha prodotto quattro pizze. Queste ultime sono le risorse che ha disposizione (i suoi mezzi) per riuscire a raggiungere i suoi obiettivi.

Ipotizziamo che la sua priorità più alta sia avere qualcosa da mangiare e che quindi conserverà una delle pizze appena sfornate per raggiungere questo obiettivo. Il secondo obiettivo di Paolo è dissetarsi con una bottiglia di birra ed è fortunato perché riesce a trovare qualcuno d'accordo a scambiarla con lui in cambio di una pizza. Il nostro pizzaiolo utilizzerà la terza pizza come mezzo per raggiungere il suo terzo obiettivo, che è comprarsi una maglietta, mentre con l'ultima pizza cercherà di ottenere un cappello nuovo.
Osserviamo innanzitutto che, mentre per raggiungere il primo obiettivo Paolo può servirsi dei suoi prodotti (le pizze), per gli altri è costretto ad effettuare degli scambi: la pizza viene scambiata con una bottiglia di birra.

Ciò che dà valore ad un bene è quindi la sua particolare attitudine a soddisfare il fine che si sta perseguendo: diamo valore ad una fetta di pizza quando il nostro scopo è sfamarci, ad una bottiglia d'acqua quando vogliamo dissetarci e così via.

Parafrasando Machiavelli è il fine che ci fa dar valore ai mezzi.

Concentriamoci ora sulle risorse a nostra disposizione: le pizze.

Innanzitutto bisogna osservare che le pizze sono “intercambiabili” tra loro. Paolo le ha appena sfornate tutte e quattro ed ancora non sa quale mangerà, quale verrà scambiata per la birra, quale per la maglietta e quale per il cappello; sa soltanto che quelle quattro pizze gli permetteranno di raggiungere quei quattro obiettivi.

Non potendo distinguere tra le diverse pizze Paolo dovrà attribuire a ciascuna uno stesso valore soggettivo: lo possiamo constatare tutti i giorni quando entriamo in un negozio ed osserviamo che gli stessi articoli hanno tutti lo stesso prezzo.

Quant'è questo valore che Paolo attribuisce alle singole pizze?

Abbiamo visto che quando effettuiamo uno scambio valutiamo di più ciò che riceviamo rispetto a ciò che abbiamo dato.

Poiché Paolo ha mangiato la pizza evidentemente preferiva sfamarsi rispetto al conservare la pizza intera. Allo stesso modo possiamo affermare che preferiva una bottiglia di birra, la maglietta ed il cappello alle tre pizze che ha scambiato per ottenerli.

Il valore attribuito alle pizze dipende quindi dall'ultimo obiettivo (comprarsi il cappello) che è stato raggiunto tramite il loro impiego.

La quarta ed ultima pizza a disposizione di Paolo, che viene impiegata per raggiungere questo fine è chiamata unità marginale oppure unità al margine e dal momento che soddisfa il bisogno meno importante diciamo che offre il beneficio minore.

Consideriamo ora la situazione in cui Paolo riesca solo a preparare tre pizze. Questa volta il nostro pizzaiolo sarà in grado di soddisfare solo i primi tre obiettivi e quindi l'unità marginale sarà la terza, quella che gli permette di comprare una maglietta. Dal ragionamento precedente possiamo dedurre che le pizze avranno per Paolo il valore dell'ultimo fine soddisfatto (comprarsi la maglietta), quindi un valore superiore a quello del caso precedente.

Generalizzando possiamo affermare che quando il numero di pizze offerte diminuisce (da 4 a 3) l'importanza dell'unità marginale aumenta (da “comprarsi il cappello” a “comprarsi una maglietta”) e viceversa.

L'utilità marginale non è quindi, per gli economisti austriaci, un'aggiunta all'utilità totale dell'individuo ma piuttosto il valore del fine marginale (l'ultimo in ordine di importanza che viene soddisfatto).

Ashoka

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
Infettato
Inviato: 13/9/2007 13:22  Aggiornato: 13/9/2007 13:22
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/11/2006
Da: Roma
Inviati: 1499
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
L'utilità marginale non è quindi, per gli economisti austriaci, un'aggiunta all'utilità totale dell'individuo ma piuttosto il valore del fine marginale (l'ultimo in ordine di importanza che viene soddisfatto).

Il problema contemporaneo molto diffuso è che, il valore del fine marginale è, generalizzando, troppo alto.

Il consumismo di "stronzate materiali e non" impera, boh forse sono troppo pessimista.

L'articolo di Marco mi sprona a pensare questo:

la perdita dei valori... chi come il sottoscritto ha figli sa bene di cosa parlo, ora mi fermo, non vorrei aver dato all'articolo una chiave di lettura sbagliata.

Roberto

Infettato dal morbo di Ashcroft
---------------------------------------------
Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
Linucs
Inviato: 13/9/2007 16:24  Aggiornato: 13/9/2007 16:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Il problema contemporaneo molto diffuso è che, il valore del fine marginale è, generalizzando, troppo alto.


Serpico
Inviato: 13/9/2007 16:29  Aggiornato: 13/9/2007 16:33
Ho qualche dubbio
Iscritto: 6/9/2006
Da:
Inviati: 57
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Condivido Linucs



P.S. ( chiedo un sondaggio al post )Sondaggio

Infettato
Inviato: 13/9/2007 16:42  Aggiornato: 13/9/2007 16:42
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/11/2006
Da: Roma
Inviati: 1499
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Ho dato il mio punto di vista ma posso aver interpretato male come ho già scritto, date anche voi il vostro così forse potrei capire ( non è obbligatorio).

Cia

Infettato dal morbo di Ashcroft
---------------------------------------------
Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
tccom
Inviato: 13/9/2007 16:57  Aggiornato: 13/9/2007 17:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 3/11/2005
Da: civitavecchia
Inviati: 903
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
forse vuole dire che si da troppo valore alle cose inutili?
e si che basterebbe leggere tutte le righe....

@infettato: sono daccordo con te...a questo punto viene spontaneo chiedersi, perchè?
ma la questione è vecchia e il perchè, lo sappiamo.
Ci si potrebbe quindi chiedere "come hanno fatto" ad imporre una..."marginalità di questo tipo" se me la passi...ma sappiamo anche questo
A sto punto la vera questione resta: ce ne libereremo mai? oppure ci si può convivere e magari viverla senza sentirsi frivoli?
...oggi filosofeggio gratis...sarà ch'è giovedddì.
sayonara

...gli Stati Uniti non ci hanno guadagnato nulla dall'11 settembre (c'è bisogno di dirlo?)...[].... Ragioniamo: chi ci guadagna quando piove? i produttori di ombrelli. Da questo si deduce che i produttori di ombrelli controllano la pioggia.
BlSabbatH
Inviato: 13/9/2007 21:55  Aggiornato: 13/9/2007 22:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
A sto punto la vera questione resta: ce ne libereremo mai?

la politica dei biocarburanti messa a punto dall'amministrazione bush sta portando il pizzaiolo a sfornare sempre meno pizze... per lo meno ci sarà minor pubblicità, fermare la fame è un bisogno che non deve essere indotto artificialmente

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
winston
Inviato: 13/9/2007 22:30  Aggiornato: 13/9/2007 23:29
Mi sento vacillare
Iscritto: 30/10/2005
Da: Eurasia
Inviati: 392
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
..............un risultato: il banco vince.


















.
"La filosofia è un tentativo straordinariamente ingegnoso di pensare erroneamente."

Un commento riduttivo, ma detto da B. Russell aiuta a superare l’inibizione di fronte alla teoria, il che porta ad abbozzare dei fattori probabilmente imprevisto dai Maestri nel formulare i loro parametri. Tanto per abbozzarne qualcuno... “in economia”:

-la capacità della produzione di stimolare bisogni inesistenti: con le figurine di Marco e Luca chi lucra davvero è la Panini: si consuma per produrre.

-lo svilirsi, quale “valore di scambio” fattore lavoro, 1 a 4 fra acquisto e vendita:

es. 1: raddoppio di prezzo ad ogni passaggio (via grossista /dettaglio) dalla produzione al consumo,

es. 2: l’operaio percepisce 10/ora, ma paga la “manodopera” d’officina 40/ora.

-la frode di un sistema fondato sul debito: moneta ex nihilo, riserva frazionale, casta, scherani e vampiraggio.

"Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro" Orwell, 1984
shm
Inviato: 14/9/2007 0:10  Aggiornato: 14/9/2007 0:10
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 17/8/2007
Da: perugia
Inviati: 1802
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
,,, il terzo elemento è il denaro.

Ciò che è del denaro: il signoraggio delle banche.

Fosse per me tornerei al baratto, senza internet!

saluti
Stuarthwyman
http://bugietotali.blogspot.com/

“Se un ebreo ortodosso mi considera "immondo" o mi saluta per primo per non dover essere costretto a rispondere al mio saluto, la cosa non preoccupa più di tanto.” (John)
9/11 anomalies
maurixio
Inviato: 14/9/2007 0:25  Aggiornato: 14/9/2007 0:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/4/2007
Da:
Inviati: 333
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
"il sazio non crede a quell'altro che sta a digiuno"??'

LaoTzu
Inviato: 14/9/2007 9:09  Aggiornato: 14/9/2007 9:09
Mi sento vacillare
Iscritto: 1/2/2006
Da: Prefettura di Ku stato di Chu provincia di Henan o forse Gouyang in Anhui o forse ...
Inviati: 672
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
L'utilità marginale più elevata si ha, cuocendo anche in maniera approssimativa e frettolosa la 5^ pizza e lanciandola in faccia a chi di dovere.


Sto quieto a non far nulla, arriva la primavera e l'erba cresce rigogliosa.
FOTO
ilberneri
Inviato: 14/9/2007 12:16  Aggiornato: 14/9/2007 12:18
Ho qualche dubbio
Iscritto: 16/3/2006
Da: Coimbra
Inviati: 238
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
Gli economisti austriaci incentrano il loro studio sull'azione dell'uomo intesa come comportamento intenzionale: ogni individuo, in sintesi, utilizza i mezzi che ha a disposizione per cercare di raggiungere i propri obiettivi.


Citazione:
Ovviamente ci sono delle priorità da rispettare e quindi l'azione dell'individuo sarà volta a soddisfare prima i bisogni che sono reputati più urgenti (come mangiare, bere, etc.) e poi via via tutti gli altri, ordinati secondo l'importanza a loro attribuita.


Ashoka,
dall'introduzione che fai alla teoria dell'utilità marginale secondo la dottrina austriaca mi sembra di capire, ma forse sbaglio, che la teoria austriaca basi i propri studi su un concetto di azione dell’uomo che parte da dei presupposti:
1) identifica il comportamento effettivo con il comportamento razionale
2) cerca di specificare la natura del comportamento razionale dell’attore attraverso il principio razionalità intesa come massimizzazione dell’interesse personale

E’ probabilmente un buon approccio per cercare di capire una realtà troppo complicata dove per capirne qualcosa è necessario idealizzare alcune delle sue componenti. Ma come ogni approccio è bene sempre specificarne le condizioni che lo rendono applicabile, ovvero i suoi presupposti.
Questo approccio ad esempio nega all’etica un ruolo nell’effettiva presa di decisioni
Qui mi fermo, dopo aver lanciato il sasso nel laghetto, spero di aver alzato almeno qualche ondina.........

"l'utopia esiste, è radicata nello spirito degli uomini.Credo che sempre di più il capitalismo le sue logiche appaiano inutili.Il mio cervello,il mio sapere,i miei desideri non hanno più bisogno di un padrone:io, individuo lavoro nella mia autonomia
maurixio
Inviato: 14/9/2007 14:00  Aggiornato: 14/9/2007 14:00
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/4/2007
Da:
Inviati: 333
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Potrei anche decidere di restare ignorante in fatto di economia teorica, ma vorrei approfittare del fatto che il post ha anche, ma forse sopratutto una funzione didattica, ed allora vorrei chiedere se non sia soltanto una questione di come sia posto il problema. Parlando di utilità marginale, mi sembra un controsenso definire un bene sia utile che marginale allo stesso tempo, un bene o è utile o è marginale, e noi sappiamo che un bene marginale potrebbe essere un'opera d'arte che non viene analizzata in termini economici correnti, al limite come un bene affettivo o emozionale, insomma non quotato secondo il tempo di lavoro o dei materiali impiegati.
Ps l'unica cosa che ho capito nel link "situazione" è che la maggior parte delle persone ritengono l'argomento troppo tecnico a che invece non lo è, forse è importante saperne di più. ciao

Ashoka
Inviato: 14/9/2007 15:30  Aggiornato: 14/9/2007 15:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 11/7/2005
Da:
Inviati: 3660
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
1) identifica il comportamento effettivo con il comportamento razionale
2) cerca di specificare la natura del comportamento razionale dell’attore attraverso il principio razionalità intesa come massimizzazione dell’interesse personale


Massimizzazione dell'interesse personale? E dove l'ho scritto.

Ho parlato di fini da raggiungere (mangiare, bere, vestirsi) ordinati secondo delle priorità (prima trovo come mangiare e bere e poi penso a vestirmi) e di come il valore al mezzo impiegato dipenda dal fine che si vuole raggiungere (dai valore alla pizza perché vuoi mangiare)

Cosa massimizzi? Cosa c'entra “l'interesse personale” ? Dov'è la razionalità?

Io posso decidere di mangiare dei funghi avvelenati per sfamarmi. E' razionale?

Citazione:
Questo approccio ad esempio nega all’etica un ruolo nell’effettiva presa di decisioni
Qui mi fermo, dopo aver lanciato il sasso nel laghetto, spero di aver alzato almeno qualche ondina.........


E perchè mai? L'etica si occupa della “scelta dei mezzi”, cosa di cui non ho parlato.

Certamente se hai fame puoi:

A) aggredire un uomo che ha appena comprato un panino e mangiartelo
B) comprare un panino

Perché uno sceglie B rispetto ad A è questione di etica. Spiegare perché dai più valore ad una pizza quando hai fame rispetto a quando sei satollo no.

Ciao,

Marco

Ashoka
Inviato: 14/9/2007 15:37  Aggiornato: 14/9/2007 15:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 11/7/2005
Da:
Inviati: 3660
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
Parlando di utilità marginale, mi sembra un controsenso definire un bene sia utile che marginale allo stesso tempo, un bene o è utile o è marginale, e noi sappiamo che un bene marginale potrebbe essere un'opera d'arte che non viene analizzata in termini economici correnti, al limite come un bene affettivo o emozionale, insomma non quotato secondo il tempo di lavoro o dei materiali impiegati.


Innanzitutto ciao

L'aggettivo “marginale” è utilizzato con il significato di “al margine”. Nell'esempio delle 4 pizze dei quattro obiettivi realizzati, quello di riuscire a comprare il cappello era l'ultimo in ordine di importanza che veniva realizzato.

Il concetto di importanza è messo in termini relativi: per Paolo era più importante prima sfamarsi, poi bere, poi vestirsi ed infine comprare il cappello. Sicuramente avrà anche altri obiettivi oltre a quelli elencati ma non riusciva a realizzarli con le risorse in suo possesso.

Il concetto di “marginale” non ha nulla a che fare con tempo di lavoro e i materiali impiegati ma viene determinato dalla scala di valutazione soggettiva dell'individuo (motivo per cui i collezionisti pagano fior di quattrini le opere d'arte). A parità di risorse io potrei comportarmi in modo diverso da Paolo e preferire acquisire un buon libro rispetto ad un cappello.

cuca
Inviato: 14/9/2007 17:17  Aggiornato: 14/9/2007 17:17
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/3/2007
Da:
Inviati: 167
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Ciao Marco, tu scrivi:

"Parafrasando Machiavelli è il fine che ci fa dar valore ai mezzi".

Perdonami, ma la tua parafrasi mi pare un po' libera: prima, infatti, bisognerebbe intendersi su quale sia il fine. Mi auguro che, in generale, non si tratti di un dettaglio, perché neppure per Machiavelli lo era.

cuca

Ashoka
Inviato: 14/9/2007 17:25  Aggiornato: 14/9/2007 17:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 11/7/2005
Da:
Inviati: 3660
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
Perdonami, ma la tua parafrasi mi pare un po' libera: prima, infatti, bisognerebbe intendersi su quale sia il fine. Mi auguro che, in generale, non si tratti di un dettaglio, perché neppure per Machiavelli lo era.


Dai era una parafrasi messa in un contesto

Per fine si intende appunto.. lo scopo per cui si fa un'azione.

Compri il panino x mangiarlo, il vestito per metterlo, etc.

Il significato è quindi che non è il panino che ha valore in sé ma sei tu a dare valore al panino quando il tuo scopo è mangiare.

X Machiavelli il fine era il mantenimento dello Stato ed il contesto è completamente diverso.

”Faccia adunque un principe conto di vincere e mantenere lo stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati (Cap. XVIII)

LaoTzu
Inviato: 15/9/2007 9:01  Aggiornato: 15/9/2007 9:01
Mi sento vacillare
Iscritto: 1/2/2006
Da: Prefettura di Ku stato di Chu provincia di Henan o forse Gouyang in Anhui o forse ...
Inviati: 672
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
”Faccia adunque un principe conto di vincere e mantenere lo stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati (Cap. XVIII)


Linucs direbbe vi ricorda qualcuno !?

Sto quieto a non far nulla, arriva la primavera e l'erba cresce rigogliosa.
FOTO
Bambooboy
Inviato: 15/9/2007 13:26  Aggiornato: 15/9/2007 13:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 27/12/2006
Da:
Inviati: 535
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
e intanto...oggi 15 set 07...

"Crisi mutui, panico dei correntisti
a rischio la quinta banca inglese"

gente in coda fuori dalla banca a ritirare i propri risparmi dalle mani degli avidi truffatori...e la banca, senza + contante.....andrà giu'!

evvai con la caccia al tiranno!!!!!!

Linucs
Inviato: 15/9/2007 13:27  Aggiornato: 15/9/2007 13:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
1) identifica il comportamento effettivo con il comportamento razionale
2) cerca di specificare la natura del comportamento razionale dell’attore attraverso il principio razionalità intesa come massimizzazione dell’interesse personale


Ancora qua siamo?

Questo approccio ad esempio nega all’etica un ruolo nell’effettiva presa di decisioni

...diosànto...

Pappa
Inviato: 17/9/2007 18:59  Aggiornato: 17/9/2007 18:59
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/12/2006
Da:
Inviati: 113
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Marx

Citazione:
Che cosa ci dice questa equazione? Che in due cose differenti, in un quarter di grano come pure in un quintale di ferro, esiste un qualcosa di comune e della stessa grandezza.


Il tempo che serve a produrli e la difficoltà/tempo del lavoro che serve a produrli.

Citazione:
Ricapitolando, per Marx due merci vengono scambiate quando hanno pari valore e quest'ultimo è determinato dalla quantità di lavoro necessario a produrle.


No. Nella teoria marxiana c'è la "trasformazione da valori in prezzi". Nel mercato, che Marx assimila al capitalismo, i prezzi non eguagliano i valori. Questo perchè in ogni settore c'è una diversa produttività ma nel mercato vi è un unico tasso di profitto e nei diversi settori differenti rapporti capitale/lavoro. Quindi passando il capitale dai settori in cui c'è meno profitto a quelli in cui c'è più profitto, si crea un tasso unico di profitto uguale in tutti i settori e ciò porta a far si che i prezzi differeiscano dal valore-lavoro astratto.

Citazione:
Che differenza c'è, in termini di “valore-lavoro” tra la pallina da baseball con cui Barry Bonds ha realizzato il record di fuoricampo della MLB ed una pallina da baseball qualunque? Nessuna.


Beh quella pallina è stata usata in una finale da un campione che ha fatto un fuori campo, si potrebbe dire, seguendo Marx, che in quella pallina è incorporato il lavoro che ha impiegato quel campione a diventare tale, gli allenamenti, lo sforzo fatto nella partita. Infatti la stessa pallina se non è stata utilizzata dal campione pr fare il fuoricampo varrà quanto una qualsiasi altra pallina, perchè non avrà incorporato il lavoro del campione.

Citazione:
La grandezza di valore di una merce rimarrebbe quindi costante se il tempo di lavoro richiesto per la sua produzione fosse costante. Ma esso cambia con ogni cambiamento della forza produttiva del lavoro.


Citazione:
Se però la produttività rimane costante (vengono prodotti sempre 8 bushel di grano) ma cresce la sua domanda, per l'effetto ad esempio di un aumento della popolazione, non si spiegano, con questa teoria, le variazioni di prezzo del grano relativamente agli altri beni, la cui domanda è rimasta costante (ad esempio gli aratri).


Citazione:
Questo ci conduce alla situazione assurda in cui se il negoziante fissa per un panino un prezzo maggiore del suo valore-lavoro, gli avventori si rifiutano di acquistarlo (pur avendone la possibilità economica!) fino al punto di morire di fame.


Assolutamente no, come ho spiegato sopra la teoria marxiana del valore dice che i prezzi non rappresentano il valore-lavoro astratto, quindi la gente non muore di fame.

Non dico che la teoria della trasformazione dei valori in prezzi sia giusta, ma sto dicendo che voi dite che Marx sostiene che se il prezzo è maggiore del valore lavoro nessuno compra, ed invece non lo sostiene, questo indica una lettura superficiale della teoria marxiana...

Citazione:
Insomma il mondo descritto da Marx è un mondo fittizio popolato di automi che mettono ogni giorno a repentagli la loro vita, non la realtà.


Come sopra

Marginalisti

Citazione:
John ovviamente preferirà sempre avere più panini a disposizione ma ogni panino extra aggiungerà meno utilità al totale.


Si, ma il prezzo del panino non dipende SOLO dalla sua benedetta utilità.

I prezzi relativi dipendono anche dalla quantità di tempo e di lavoro che si impiega a produrli. Una casa, un panino.
Se produrre case fosse così semplice come produrre un panino o una biglia, costerebbero sicuramente di meno.

C'è la domanda e c'è l'offerta, si esiste anche l'offerta, che è determinata da una certa produttività media che differisce da settore a settore e di bene in bene.

Austriaci

Citazione:
Gli economisti austriaci incentrano il loro studio sull'azione dell'uomo intesa come comportamento intenzionale: ogni individuo, in sintesi, utilizza i mezzi che ha a disposizione per cercare di raggiungere i propri obiettivi.


Citazione:
Parafrasando Machiavelli è il fine che ci fa dar valore ai mezzi.


Citazione:
L'utilità marginale non è quindi, per gli economisti austriaci, un'aggiunta all'utilità totale dell'individuo ma piuttosto il valore del fine marginale (l'ultimo in ordine di importanza che viene soddisfatto).


Si. Per avere una birra scambia una pizza... e scambia una pizza per avere una casa? e perchè no? perchè la domanda è diversa o perchè l'offerta, cioè il tempo che ci vuole e il lavoro (compreso quello per costruire/acquistare tutti i materiali) è soprattutto differente??

Perchè quest'accanimento sulla domanda, quando esiste anche l'offerta, che ha dei vincoli storici?? (Per vincoli storici intendo produttività in un determinato momento storico)

La domanda è essenziale, e in questo il libero mercato, per la formazione dei prezzi relativi. Ma nel formare i prezzi relativi l'influenza dell'offerta non è indifferente.

<----->

Inoltre s'è fatto un esempio in una real exchange economy, quindi vengono tralasciate quelle forze che potrebbero non portare alla piena occupazione in condizioni di totale lasser faire

P.s. Non sono marxista, ma ho voluto mettere in evidenza alcune frasi infelici di Ashoka sulla teoria, perchè inesatte.

Linucs
Inviato: 17/9/2007 20:47  Aggiornato: 17/9/2007 20:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Beh quella pallina è stata usata in una finale da un campione che ha fatto un fuori campo, si potrebbe dire, seguendo Marx, che in quella pallina è incorporato il lavoro che ha impiegato quel campione a diventare tale, gli allenamenti, lo sforzo fatto nella partita. Infatti la stessa pallina se non è stata utilizzata dal campione pr fare il fuoricampo varrà quanto una qualsiasi altra pallina, perchè non avrà incorporato il lavoro del campione.

Ciò non è del tutto esatto. O meglio, è parziale.

Mi spiego.

Seguendo Marx, nella pallina è "incorporato" il lavoro del campione, tuttavia da un attento esame fisico della pallina non ci sarà verso di dimostrare che questa sia cambiata fisicamente per "incorporare" del lavoro.

Secondo però l'interpretazione aristoteliana, il valore della pallina equivale perfettamente quello del denaro - il prezzo - quindi è oggettivo.

Seguendo ancora Auriti, il valore della pallina viene dal fatto che l'accettiamo in cambio di una considerevole somma di denaro sborsata, quindi è soggettivo.

Come si spiega tutto ciò?

Semplice: osservando la pallina causiamo un collasso della funzione del valore che risiede (potenzialmente illimitato) nel piano astrale. Tale valore è alimentato dai sogni di ogni bambino che desidera diventare un campione di baseball. Osservando la pallina del campione, i bambini del mondo spostano il valore delle palline astrali (che è uguale per tutte, perché siamo tutti uguali) su quell'unica pallina (i valori dunque si sommano), lasciando le altre "impoverite". Ecco perché non tutti possono diventare campioni di baseball. Ecco perché la disuguaglianza sociale esiste per natura nel mondo fisico, e va rimossa con apposite leggi e tutele.

Segue logicamente che il lavoro del campione di baseball osservato produca un mutamento marxiano nella pallina, aumentandone il valore intrinseco; d'altra parte un albero che cade nella foresta non fa rumore, quindi il campione non sarebbe stato un campione se nessuno l'avesse osservato, ergo il campione è diventato tale grazie ai bambini che sognavano di diventare campioni, i quali quindi meritano il 90% del suo reddito.

Ma come potevano i bambini sognare di diventare campioni senza aver mai visto prima un campione? E come poteva il primo campione diventare tale senza che nessuno sapesse com'è fatto un campione, non avendone mai osservato uno? Avrebbero potuto scambiarlo per un ghepardo zoppo!

Dunque non è solo il campione che crea la pallina vincente, ma è la pallina vincente che crea il campione, creando un'inversione di causalità da cui si evince l'ovvio: secondo Stiglitz non è infatti il bambino ad osservare la pallina ed il campione, ma la pallina ad osservare entrambi. Essa non è infatti limitata dalle asimmetrie dell'informazione tipiche del mercato poiché può accedere all'Akasha e alla consapevolezza steineriana della Madre Terra.

Cosa accadrebbe se l'umanità dovesse scomparire tutta a causa dei grandi mutamenti climatici di origine umana, quelli che hanno anche spazzato via i dinosauri? Semplice: per la natura olografica dell'universo, la pallina potrebbe osservare se stessa e determinare finalmente il proprio valore.

Finalmente il mondo sarebbe libero.


Paxtibi
Inviato: 17/9/2007 21:28  Aggiornato: 17/9/2007 21:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Cosa accadrebbe se l'umanità dovesse scomparire tutta a causa dei grandi mutamenti climatici di origine umana, quelli che hanno anche spazzato via i dinosauri? Semplice: per la natura olografica dell'universo, la pallina potrebbe osservare se stessa e determinare finalmente il proprio valore.

Mi stai dicendo che, al di là dell'illusione olografica, siamo una sola entità con la pallina di Barry Bonds la quale è in realtà l'origine del continuum ragion per cui dobbiamo rinunciare al profitto e vestirci con sacchi di juta e riunirci in un campo a forma di diamante per attendere la venuta del Grande Pitcher?

Ma è fantastico!


PS: le mazze le porti tu?

cuca
Inviato: 17/9/2007 23:05  Aggiornato: 18/9/2007 0:03
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/3/2007
Da:
Inviati: 167
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Ciao Linucs, sono stanco e ho fatto una fatica bestiale a leggere quello che hai scritto: comunque complimenti.

Ho unico dubbio.

Mi suona un po' strano interpretazione aristoteliana: non sarà più corretto aristotelica?

Colgo l'occasione per augurarti con simpatia una buona notte!

cuca

Pappa
Inviato: 18/9/2007 10:56  Aggiornato: 18/9/2007 10:58
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/12/2006
Da:
Inviati: 113
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Vabbè Linucs ha sbroccato....

Per riportare la discussione fuori dalle facili battute inviterei Linucs a leggere questa pagina Carchedi
della critica della circolarità fatta dai neoclassici alla teoria del valore lavoro di Marx e il nuovo approccio di Carchedi, Freeman ed altri del teomporal single system interpretation, che in 30 anni non ha ricevuto ancora una confutazione.
Certo si può anche sbeffeggiare una teoria in modo superficiale invece di andare in fondo....

Sta di fatto che la cosa che accomuna le merci prodotte dall'uomo è il tempo e la fatica che ci vuole per produrle. Che poi ognuno dia un valore soggettivo al tempo e al lavoro è altra cosa.
Fatto sta che un ingegnere chiede uno stipendio più alto di uno spazzino proprio perchè, anche se lavora 5 ore al giorno (come lo spazzino), egli si fa pagare in più la sua professionalità e consocenza che ha coltivato in 15 anni di studi e specializzazioni ed esperienza lavorativa.
Che poi tra diversi ingegneri ci siano diversi stipendi dipende dalla domanda relativa, che però dipende sempre dal fatto che quello che prende di più avrà una maggiore esperienza (avrà ad esempio fatto lavori importanti, un ingegnere che ha progettato un grattacielo avrà più esperienza di uno che ha progettato scantinati) e se la farà pagare.
Insomma io sono disposto a spendere di più perchè mi aspetto una prestazione migliore, ed il tizio se la fa pagare di più perchè per farla meglio di tutti gli altri ha dovuto studiare di più, impegnarsi di più, eccetera.

Inoltre potresti obiettare che per la produzione di merci ci sono i beni capitali oltre al lavoro. Certo, le imprese con più alto valore aggiunto sono di solito le imprese più capitalintensive (meccanica avanzata, automobili). Per Marx il capitale consiste in lavoro passato, sia per produrli, sia quello dell'aumento di produttività meno ciò che serve a rinnovarlo e per la manutenzione.

Certo è una teoria singolare perchè prende il lavoro astratto (inteso come sforzo di mente e muscoli indipendentemente dalla specificità del lavoro) come misura del valore, e si potrebbe obiettare che ognuno dà un diverso valore al tempo e intensità di lavoro che dovrebbe esserne la misura.

Però prendere in giro con superficialità una teoria è una cosa poco seria. Può servire solo a fare proselitismo.

Linucs
Inviato: 18/9/2007 13:44  Aggiornato: 18/9/2007 13:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Però prendere in giro con superficialità una teoria è una cosa poco seria. Può servire solo a fare proselitismo.

Hai senz'altro ragione: non intendevo infatti proporre un'attenta, acuta e dotta analisi bensì distrarmi cinque minuti dall'intento (sempre più pressante) di uscire di casa e rompere la testa con una mazza da baseball (in topic) ai quattro maiali che lanciavano bottiglie contro il muro, nonché agli altri maiali secondo cui "dovevo" a queste "persone" "solidarietà e welfare".

Il forte sospetto è che, al di là delle differenze teoriche e filosofiche d'interesse a chi se ne cura, se qualcuno non smette molto presto di rubare potrebbero esserci... problemi. Di questo passo l'unica "regressione" sarà quella verso i Balcani.

cuca
Inviato: 18/9/2007 21:22  Aggiornato: 18/9/2007 21:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/3/2007
Da:
Inviati: 167
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Rinucs scrive:
<<non intendevo [...] proporre un'attenta, acuta e dotta analisi bensì distrarmi cinque minuti dall'intento (sempre più pressante) di uscire di casa e rompere la testa con una mazza da baseball [...] ai quattro maiali che lanciavano bottiglie contro il muro, nonché agli altri maiali secondo cui "dovevo" a queste "persone" "solidarietà e welfare".

Il forte sospetto è che [...], se qualcuno non smette molto presto di rubare potrebbero esserci... problemi. Di questo passo l'unica "regressione" sarà quella verso i Balcani>>.

Ciao Linucs, senti, in che senso "potrebbero esserci... problemi? Alludi o inferisci? Sei per caso in possesso di particolari informazioni?

Quanto poi al "rompere la testa con una mazza da baseball [...] ai maiali" (poco importa il loro numero: è questione di un attimo passare da quattro a quattrocento fino a quattromila e più), non mi pare la soluzione adeguata.
Ammesso (e non concesso) che vi sia un vuoto da colmare, non lo riempi con una mazza da baseball o lo riempi solo nell'istante in cui la mazza viene a trovarsi nello spazio di quel vuoto.
Qualora invece la mazza permanga nel vuoto, trattasi di sicura sventura: o fisica o psicologica.

Ma, perdona la domanda, donde nasce codesto stile? Suvvia!
È proprio questo passo che deve essere abbandonato.
Lasciamo le mazze da baseball ai giocatori di baseball, i maiali agli allevatori e i Balcani sulle carte geografiche.

Vi sono tanti modi per sbracare il confine, ma nessuno avviene senza parole, comprese le tue.

Purtroppo le parole segnano non solo i colpevoli, ma anche gli innocenti: e alla fine, davanti al disastro, non se ne hanno più, di parole.

Buona serata.

cuca

bandit
Inviato: 18/9/2007 22:15  Aggiornato: 18/9/2007 22:15
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 28/11/2005
Da:
Inviati: 1649
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
"Sta di fatto che la cosa che accomuna le merci prodotte dall'uomo è il tempo e la fatica che ci vuole per produrle"
++++++++++
più che accomunarle a me pare che le differenzi.

a parte questo..una macchina incorpora una tot quantità di lavoro, ma dopo un incidente quanto vale ?

Pappa
Inviato: 19/9/2007 9:48  Aggiornato: 19/9/2007 9:48
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/12/2006
Da:
Inviati: 113
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
Citazione:
a parte questo..una macchina incorpora una tot quantità di lavoro, ma dopo un incidente quanto vale ?


Beh quanto vale una macchina prodotta che non sia in grado di muoversi...chi te la produce te la da che cammina e senza graffi.

Infettato
Inviato: 15/4/2010 13:42  Aggiornato: 15/4/2010 13:50
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/11/2006
Da: Roma
Inviati: 1499
 Re: Valore e Scambio: tre diversi approcci
sbagliato posto

Infettato dal morbo di Ashcroft
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Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard

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