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  To the Austrian Guys

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  •  sick-boy
      sick-boy
To the Austrian Guys
#1
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/10/2006
Da Leith
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Ciao a tutti, come va?

Beccatevi l'ultimo articolo di Fini*

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/18/gli-italiani-e-la-poverta-nata-dalla-ricchezza/119306/

Inoltre scatta il meccanismo dell’emulazione, dell’invidia, su cui del resto si basa l’intero nostro modello di sviluppo. Raggiunto un obiettivo bisogna inseguirne immediatamente un altro e poi un altro ancora – a ciò costretti dall’ineludibile meccanismo produttivo, che ci sovrasta – e, sempre inappagati, non possiamo mai raggiungere un momento di equilibrio, di quiete, di serenità. Ludwig von Mises, il più estremo ma anche coerente teorico dell’industrial-capitalismo, rovesciando venti secoli di pensiero occidentale e orientale, ha affermato: “Non è bene accontentarsi di ciò che si ha” . Ha interpretato lo spirito del tempo coniugato con le esigenze del sistema. Ma poiché “ciò che non si ha” non ha limiti abbiamo creato il meccanismo perfetto dell’infelicità.

Sì avete letto bene. Finché erano dei fessacchiotti (economicamente parlando) alla Lino Rossi o dei comunisti...va beh. Ma ultimamente...prima Blondet con Hayek, poi Barnard, ora Fini. Non dico che siano dei campioni di liberalismo, ma citarmi PROPRIO gli austriaci e PROPRIO come se fossero i padri della moderna economia mainstream...

Cazzo è, un complotto?


*Il cui problema è il non voler accettare di essere un vecchio che, come tutti i vecchi, guarda con nostalgia ai tempi in cui era giovane
Inviato il: 19/6/2011 10:54
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  •  LuisPiz
      LuisPiz
Re: To the Austrian Guys
#2
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 2/5/2011
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Citazione:

sick-boy ha scritto:
Ciao a tutti, come va?

Beccatevi l'ultimo articolo di Fini*

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/18/gli-italiani-e-la-poverta-nata-dalla-ricchezza/119306/

Inoltre scatta il meccanismo dell’emulazione, dell’invidia, su cui del resto si basa l’intero nostro modello di sviluppo. Raggiunto un obiettivo bisogna inseguirne immediatamente un altro e poi un altro ancora – a ciò costretti dall’ineludibile meccanismo produttivo, che ci sovrasta – e, sempre inappagati, non possiamo mai raggiungere un momento di equilibrio, di quiete, di serenità. Ludwig von Mises, il più estremo ma anche coerente teorico dell’industrial-capitalismo, rovesciando venti secoli di pensiero occidentale e orientale, ha affermato: “Non è bene accontentarsi di ciò che si ha” . Ha interpretato lo spirito del tempo coniugato con le esigenze del sistema. Ma poiché “ciò che non si ha” non ha limiti abbiamo creato il meccanismo perfetto dell’infelicità.

Sì avete letto bene. Finché erano dei fessacchiotti (economicamente parlando) alla Lino Rossi o dei comunisti...va beh. Ma ultimamente...prima Blondet con Hayek, poi Barnard, ora Fini. Non dico che siano dei campioni di liberalismo, ma citarmi PROPRIO gli austriaci e PROPRIO come se fossero i padri della moderna economia mainstream...

Cazzo è, un complotto?


*Il cui problema è il non voler accettare di essere un vecchio che, come tutti i vecchi, guarda con nostalgia ai tempi in cui era giovane


Vabe'... Barnard e Blondet... non mi sembrano proprio due esperti della materia. Il primo soprattutto le spara talmente grosse che prenderlo sul serio è un insulto all'umana decenza.
Direi che il più "estremo" era sicuramente Rothbard. Quindi partiamo già male.
Se poi Fini, da giornalista navigato, mettesse la fonte della frase di Mises non sarebbe male. Magari calata in un certo contesto il suo significato complessivo cambia.
Inviato il: 19/6/2011 12:34
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Re: To the Austrian Guys
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/4/2009
Da Freedonia
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Non credo sia un complotto, se uno è fessacchiotto prima lo rimane anche dopo. A parte il fatto che l'accozzaglia di parole lanciate nella mischia non fanno altro che urlare disperatamente la necessità di un aiuto ulteriore alla friggitrice del McDonlad, si saltano allegramente altri problemi che hanno caratterizzato gli anni precedenti e quelli successivi; dove eventi puntualmente organizzati dai ritardati a cui piace pianificare centralmente hanno dato origine ai più grossi casini mai ideati da mente umana.

Ma dalle parole che escono dall'articolo al tizio non frega un cazzo dei problemi, altrimenti ci avrebbe detto come una moneta sonante ed un calcio nei maroni ai banchieri centrali (tanto per citarne due a caso) avrebbero potuto mandare affanculo gran parte dei parassiti che oggi abitano i posti più felici del mondo e che fanno i loro porci comodi aiutando i loro "amichetti", impoverendo il mondo. Visto che si parla di Mises facciamo una citazione coi controcoglioni sull'argomento "povertà":

Citazione:
[...] La vera guerra alla povertà fu la rivoluzione industriale e l'industrializzazione delle industrie moderne. All'inizio del diciannovesimo secolo scarpe e calze erano beni di lusso per la maggior parte delle persone nell'Europa continetale; non erano articoli di uso quotidiano. E la condizione di queste persone non era migliorata dalla tassazione, che prendeva il denaro o le scarpe dal ricco e le dava al povero. Fu l'industria delle calzature, non le ricchezze del governo, che migliorò la condizione dei poveri, che realizzò un cambiamento rivoluzionario nelle condizioni delle persone. (estratto da Ludwig von Mises on Money and Inflation: A Synthesis of Several Lectures)


Invece ci si limita ad una citazione buttata lì, tanto per creare l'ennesimo mostro capitalista.

Ma se non interviene il governo, ovviamente, come li risolviamo i problemi? Perché come si evince anche dai commenti certa gente proprio non vuol capire come determinati cretini fanno soldi sfruttando la loro demenza, dato che viene citato un certo Samuelson per cui il modello di pianificazione economica dell'Unione Sovietica sarebbe stato il futuro.

Roba che al solo udire, la tomba di Mises sprofonda nella terra per allontanarsi il più possibile da questa discarica a cielo aperto.
Inviato il: 19/6/2011 13:26
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  •  Davide71
      Davide71
Re: To the Austrian Guys
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 8/7/2006
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Ciao a tutti:

[rimosso]

Tuttavia trovo il fatto che citi Mises una mezza vittoria. Significa che tutti gli sforzi fatti dagli Austriaci per mettere in discussione il paradigma attuale hanno almeno avuto il risultato di far sapere che esiste una Scuola Austriaca di Economia!

Comunque la povertà di oggi non è affatto povertà materiale, ma povertà di idee e di prospettive. I giovani non sanno più cosa fare della loro vita perché:

1) sono allevati come piante d'appartamento;

2) la loro istruzione non ha affatto lo scopo di prepararli al mondo del lavoro, ma di assicurare il posto di lavoro ad una massa di clienti ignoranti e parassiti;

3) la struttura finanziaria del mondo moderno è creata appositamente per trasferire ricchezza dai figli ai genitori, (oltre ché dal Terzo Mondo al Primo): i figli si troveranno a pagare un debito insostenibile...

4) trovare lavoro è molto più difficile adesso che allora; allora guadagnavi poco, lavoravi molto e i diritti e la 626 non sapevano neanche cosa fosse; ma lavoravi. Oggi un giovane NON LAVORA, ma se lavora guadagna poco, lavora molto, e i diritti e la 626 non sa cosa siano! Per carità, salvo i raccomandati, i super intelligenti e quelli che grazie a Dio se la sanno cavare nella vita...

5) poichè i loro figli non possono lavorare, s'importano frotte di extra comunitari allevati, loro sì, come dei guerrieri Apache, per fare i lavori che sono necessari e mantenere questa generazione di parassiti. Pare infatti che essi, in certe regioni, paghino più tasse degli Italiani per paura di perdere il permesso di soggiorno!

Purtroppo la povertà negli anni Cinquanta era materiale; oggi la povertà è intellettuale e morale, ed è molto peggio. Tanto più che da essa deriverà quella materiale, ma con una differenza. Senza ricchezza intellettuale e morale non esiste nessuna possibilità di uscire dalla povertà materiale!

Quello che mi fa imbestialire di tutti questi giornalisti è l'incapacità di guardarsi dentro e chiedersi: "Dove abbiamo sbagliato?" Tutto quello che fanno è dire: "Guarda che generazione imbelle e cinica", come se fosse spuntata dalla terra come i funghi!

[rimosso]
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Non date le perle ai cani e ai porci perchè non le mangeranno e vi si rivolteranno contro.
Inviato il: 19/6/2011 14:04
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  •  Calvero
      Calvero
Re: To the Austrian Guys
#5
Sono certo di non sapere
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Davide credo tu non sappia di chi tu stia parlando, questo è evidente da come hai generalizzato sul personaggio e di come hai applicato alla carlona i cardini del suo pensiero.

Non che in questa tua riflessione non hai detto cose sensate, anzi. Ma stai dando una lettura bambinesca del pensiero/personaggio "Fini". Non è corretto.
_________________
Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
Inviato il: 19/6/2011 14:46
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: To the Austrian Guys
#6
Dubito ormai di tutto
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Da Leith
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Tuttavia trovo il fatto che citi Mises una mezza vittoria. Significa che tutti gli sforzi fatti dagli Austriaci per mettere in discussione il paradigma attuale hanno almeno avuto il risultato di far sapere che esiste una Scuola Austriaca di Economia!

A me è venuto il dubbio, che mi rendo conto essere parecchio paranoico, di una vocina suggeritrice in non totale buona fede (più d'una, sparse qua e là).

Del tipo, in redazione:

"Hey ho letto l'ultima bozza del tuo articolo, sai come potresti chiuderlo? Citando Mises!"
"Chi???"
"Dai, il ferocissimo teorico del capitalismo!"
"Mai sentito a dire il vero"
"Leggi qui"
(a quel punto basta prendere un'opportuna citazione, un paio di link adeguati a Mises.org et voilà! Fini si autoconvince... non che ci capisca un beneamato di economia, beninteso)

-------

Il primo soprattutto le spara talmente grosse che prenderlo sul serio è un insulto all'umana decenza.

Vero. Epperò anche lui, possibile che tra tutti proprio con Hayek (coluichenoncontauncazzo) se la sia presa? Che sfiga!

------

Lezik, bellissima la citazione, tra le mie preferite. Il problema è che, nella melassa buonista attuale dire "comunque era meglio per un bambino lavorare in fabbrica che morire di fame in campagna" ti condanna all'esilio. Proprio non c'è modo di far passare il concetto. Sentono "bambini" e "lavorare" e vanno via di testa.
Inviato il: 19/6/2011 15:18
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  •  Davide71
      Davide71
Re: To the Austrian Guys
#7
Dubito ormai di tutto
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Ciao Calvero:

ho tagliato la testa e la coda del mio post.
Spero così di essere più corretto.
In effetti non valeva neanche la pena di commentarlo quell'articolo.
Stupido io ad abboccare!
Parlare di Mises in quel modo sarebbe come dire che tutto quello che sta succedendo in Libia è colpa del Che Guevara perché lui era un grande sostenitore delle rivoluzioni armate.
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Inviato il: 19/6/2011 22:44
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  •  Calvero
      Calvero
Re: To the Austrian Guys
#8
Sono certo di non sapere
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@ Davide

.. appena commento l'articolo, magari espongo meglio ciò che intendo.

PS

Un Saluto a Sick che si è fatto vivo

alla sua
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Inviato il: 19/6/2011 23:16
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  •  sick-boy
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Re: To the Austrian Guys
#9
Dubito ormai di tutto
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Inviato il: 19/6/2011 23:34
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: To the Austrian Guys
#10
Dubito ormai di tutto
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Et voià, sputtanamento completato

http://www.keinpfusch.net/2011/06/economia-strudel.html

Incipit:

Una nube di idioti, tra cui la rinomatissima (per le cazzate che dice) scuola Austriaca (prima gli stessi idioti erano fanatici della scuola di Chicago, poi dopo una serie di figure di merda hanno dovuto cambiare nome) sta continuamente ammorbando i commenti di questo blog nella speranza di pubblicizzare le cazzate che scrivono riguardo le farlocchissime teorie che la scuola stessa propugna. Cosi', spiego come mai sia una gigantesca montagna di merda, semplicemente mostrando come, nei fatti, TUTTI i loro presupposti siano FALSI.

Il primo tra i presupposti dei liberisti moderni e americanoidi in genere, presupposto sbagliato nei fatti, e' che per un qualche motivo lo stato sia un surplus in un'economia che, essendo "naturale" ovvero fondata su fatti naturali, potrebbe mantenersi meglio SENZA stato.

Sinora ho sempre elencato sistematicamente tre fatti che contestano questa visione, ma ora credo sia il caso di scendere nei dettagli per spiegarli meglio. In definitiva, cioe', non solo l'economia non e' "naturale" o insita nell'individuo, ma e' un PRODOTTO dell'esistenza DELLO STATO. L'economia e' un sottoprodotto dello stato, puo' esistere SOLO tramite e grazie allo stato, e NON puo' esistere in NESSUN modo senza.


no words...

(non capisco cosa aspetti Uriel ad ascendere in Cielo...)
Inviato il: 28/6/2011 23:50
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: To the Austrian Guys
#11
Dubito ormai di tutto
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Di fatto,poi, Uriel non confuta niente, si limita a vomitare qualche cattiveria e ad usare lo straw man del "se non ci fosse lo Stato arriva il mafioso di turno e ti fa fare quello che vuole lui". Anche ammettendolo per semplicità di argomentazione, e quindi richiedendo che lo Stato tuteli proprietà privata e contratti.. non ha confutato nulla sulla moneta. Leggere per credere.

A parte gli adoratori che già si stanno masturbando sul post, ovviamente.
Inviato il: 29/6/2011 0:02
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Re: To the Austrian Guys
#12
Dubito ormai di tutto
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Citazione:
Di fatto,poi, Uriel non confuta niente, si limita a vomitare qualche cattiveria e ad usare lo straw man del "se non ci fosse lo Stato arriva il mafioso di turno e ti fa fare quello che vuole lui". Anche ammettendolo per semplicità di argomentazione, e quindi richiedendo che lo Stato tuteli proprietà privata e contratti.. non ha confutato nulla sulla moneta. Leggere per credere.


Chissà perché non mi sorprende che non abbia parlato della Free Banking Era negli Stati Uniti nel 1800.
Inviato il: 29/6/2011 0:28
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  •  Davide71
      Davide71
Re: To the Austrian Guys
#13
Dubito ormai di tutto
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Ciao a tutti,

questa è la rielaborazione di una lettera che ho scritto al sito Usemlab per sottolineare alcune difficoltà nell'affrontare la Scuola Austriaca di economia.
Una delle difficoltà a cui però non ho accennato è l'esistenza di un movimento libertario radicalmente anti statalista che si rifà alle sue tesi. Io vorrei che si facesse una netta distinzione tra tale movimento e le tesi della Scuola Austriaca. Il primo è un programma politico, la seconda una teoria razionale. La Scuola Austriaca, in sè, ha solo dimostrato l'estrema pericolosità di uno Stato socialista, che porterebbe a distruggere il libero mercato. Le alternative fanno parte del dibattito che anima gli Austriaci, e alcune le condivido, altre no.

Di recente ho letto "Che cos'è il denaro" di Gary North. Esso, assieme al prossimo libro che, ti dirò, m'interessa di più ("La tragedia dell'euro", di prox pubblicazione), fa parte di una linea editoriale che privilegia una lettura "Austriaca" della realtà attuale, su cui non ho nulla da obiettare. Io non conosco "La tragedia dell'euro", ma tutti i libri sul tema che ho letto danno tante conoscenze per scontate. Magari è solo mia ignoranza, ma ho l'impressione che non esista nel panorama editoriale italiano nessuna pubblicazione che affronti in maniera moderna e accessibile le tematiche della Scuola Austriaca. Il libro di Huerta de Soto è molto completo, ma rappresenta già qualche cosa di molto avanzato. Manca qualche cosa di teorico a livello introduttivo.Una cosa del tipo "Austrian Economics for dummies" per intenderci. Una cosa del tipo che, se qualcuno mi chiedesse un testo di economia, glielo potrei proporre con la certezza di dargli qualche cosa di utile.
Si potrebbe anche continuare a proporre libri sul modello di quello di Andrea (come livello di preparazione necessario per affrontarlo), e cercare mediante essi di portare la gente a leggere poi "Prevedibile e Inevitabile", seguendone tutte le indicazioni bibliografiche per farsi una panoramica sufficientemente completa di quanto essa afferma. Un ulteriore livello di approfondimento sarebbe poi quello di seguire le lezioni di Huerta de Soto o leggere Von Mises e via discorrendo. Ma é secondo me fondamentale attirare l'attenzione su di essa mostrando come spieghi in maniera chiara cose per le quali le altre scuole brancolano nel buio. Che è poi il filo conduttore di tutto lo sforzo editoriale di Usemlab.

Il problema che molti hanno nello studio della Scuola Austriaca è affrontare certi suoi argomenti che sembrano assurdi:
1) ritornare alla moneta metallica.
Quello che bisogna che la gente capisca è che questo mezzo ha lo scopo di impedire ai banchieri di fare il bello e il cattivo tempo con i nostri soldi. Gli economisti pensano che, essendo ora impossibile ritornare indietro, sia inutile proporre tale tesi. In realtà serve a capire il livello di perversione dell'economia moderna. Inoltre dobbiamo prevedere che, all'orizzonte, si possono profilare alternative ben "peggiori" del ritorno al sottostante proprio a causa di un sistema finanziario ipertrofico e perverso, per cui sarebbe ora di rivalutare questa manovra di politica economica.
2) non matematizzare l'economia.
Anche in tal caso si vuole combattere la pretesa di comprendere l'economia possedendo un gran numero di dati, oltre che evitare di ridurre gli esseri umani a numeri. Gli economisti sostengono che le uniche teorie degne di questo nome sono quelle che possono essere dimostrate mediante dati. Perciò l'economia austriaca non può essere dimostrata e va perciò relegata nella narrativa esoterica. Bisogna far loro capire che non è così. I dati oggi disponibili sono tutti manipolati, se non fittizi, o comunque gli si può far dire tutto e il contrario di tutto. Io ho preso come esempio il PIL, che conosciamo tutti, ma gli esempi in realtà non si contano.
3) ritornare al libero mercato.
Bisogna che la gente sappia che noi non stiamo affatto vivendo nel libero mercato. Tutti sono terrorizzati da libero mercato semplicemente perché sono convinti che i problemi che hanno sono dovuti a quello, ma in realtà i loro problemi sono dovuti a manovre politiche che, quando falliscono, mucchi di commissari politici travestiti da giornalisti ed economisti si affrettano a considerare "crisi del libero mercato", ma sono tutte balle! Di nuovo, gli economisti affermano che, visto che non si può tornare al libero mercato sul modello austriaco è inutile parlarne. In realtà il mondo moderno resiste (anche alla tentazione di atomizzare il resto del pianeta) anche grazie agli ultimi scampoli di libero mercato che l'economia moderna ha lasciato sussistere...
4) combattere il socialismo.
Molti pensano che questo non è un problema delle democrazie occidentali perché pensano che esse siano "democrazie liberali" in cui vige il libero mercato. Perciò le tesi della Scuola Austriaca sono inutili e non vanno studiate. In realtà gli Stati moderni sono solo ad un passo dall'essere regimi comunisti, solo che le strutture centralizzate che li governano vengono tenute al riparo dagli elettori. Insomma la gente non vota i consigli di amministrazione delle grandi banche e neanche delle multinazionali, ma esse hanno un potere enorme. Adesso io mi sono guardato bene dall'affermare che "sarebbe meglio che i CdA delle banche siano eletti dai cittadini" perché la situazione non migliorerebbe affatto, ma occorre che sia chiaro che le banche e tutta l'immenso apparato che sta loro dietro non sono più entità "economiche", ma un'altra cosa. La cosa buffa è che, se non avessimo tutta una sovrastruttura di nozioni particolari, ce ne accorgeremmo da soli!
5) combattere lo Stato assistenziale.
Questo fatto costituisce l'ostacolo per molti più serio, ma vale la pena insistere sugli aspetti più perversi dello Stato assistenziale moderno. Io ho concentrato la mia attenzione sul sistema pensionistico centralizzato, cercando di spiegare quanto esso costituisca una spinta irresistibile verso lo Stato totalitario. In America non esiste formalmente un sistema pensionistico pubblico paragonabile al nostro, ma in realtà si può verificare con facilità che le conseguenze di un trattamento pensionistico della popolazione su scala globale sono le stesse. Figuriamoci se gli economisti hanno il coraggio di dire qualcosa di men che elogiativo sul punto! Diciamolo noi...
Insomma la Scuola Austriaca permette di vedere l'aspetto negativo di tante cose che oggi sono considerate come il segno di un'evoluzione di cui siamo orgogliosamente fieri, e questo dà molto fastidio. Se non sbaglio, ancora adesso certe questioni sono state affrontate (con rigore scientifico, si badi bene) solo da Hayek! più di 50 anni fa!
Un aspetto della produzione di matrice austriaca che io trovo criticabile è il fatto che essa polemizzi sovente con gli economisti ufficiali, tutti di impostazione neoclassica, finendo per dare l'impressione di essere solamente un'eresia in seno alla "grande tradizione classica". In realtà essa si distingue dalla tradizione classica, ma soprattutto Neoclassica, per tutta una serie di caratteristiche sulle quali sarebbe ora più che mai necessario concentrare la propria attenzione. Per esempio quando gli Austriaci affermano che il denaro "fiat" distorce la struttura dei tassi d'interesse attraverso una sua riduzione artificiale, seguendone i meccanismi di trasmissione, non nego che i loro ragionamenti abbiano una certa validità, ma:
1) negano il fatto che non si può realmente sapere cosa succede introducendo liquidità "fiat", ma sicuramente succedono dei danni;
2) trascurano il fatto che le banche, introducendo liquidità fittizia si approprino di tutto il valore da essa generato in futuro, oppure ne scarichino le perdite sulla collettività;
3) decidano chi si arricchisca oppure no;
4) visto che comunque cercano di garantire i ritorni difficilmente investano in attività rischiose, ma preferiscano attività "sicure" (cioè nelle quali i rischi li corrano gli altri, in particolar modo i contribuenti); tanto per fare degli esempi:
a) il debito pubblico;
b) le guerre;
c) la costituzione di monopoli con eventuale codazzo di fallimenti di aziende sane che non possono competere con uno stronzo che produce sotto costo finanziato con pezzi di carta; i prezzi aumenteranno poi quando il monopolista avrà sbaragliato la concorrenza e aumentato i prezzi di conseguenza;
tutte questioni che hanno la stessa importanza della distorsione dei tassi d'interesse, ma che un economista Neoclassico è impostato scientificamente per non accorgersene!
Insomma bisognerebbe spiegare ai Neoclassici che, quantunque esistano degli aspetti dell'economia Neoclassica sicuramente positivi, essa è studiata apposta per impedire loro di accorgersi di verità fondamentali, e chi se ne frega che non sono "scientifiche".
Un'altra polemica, questa volta con i Sindacati, è quella che mira a giustificare il profitto dell'imprenditore con il meccanismo delle scelte intertemporali. Di nuovo, non che sia del tutto sbagliato, ma bisogna prima di tutto ribadire che, in un libero mercato, se il profitto di un imprenditore fosse ingiustificato apparirebbe un altro imprenditore che produrrebbe a prezzi più bassi. Questa la prima cosa. Dopo di ché bisognerebbe chiedersi se in un vero libero mercato sarebbe possibile che un imprenditore raccogliesse cifre allucinanti per mettere in piedi un'industria di massa oppure se questo è reso possibile da un sistema finanziario assai distante dalle regole del libero mercato! Una volta chiarito che, in molti casi l'industria non è un ente economico ma politico, allora si può anche dedurre che tutti i prezzi sono distorti, che nessuna razionalizzazione permetterà mai di ricondurli al loro ipotetico "valore reale" e che perciò una vertenza sindacale è un sistema come un altro per "simulare il libero mercato" e ottenere prezzi e salari su cui almeno c'è un qualche accordo.
Bisogna ricordare che nel vero libero mercato i prezzi si formano in base ad un accordo, perché tutti sono liberi di scambiare oppure no. Noi lo sappiamo bene, ma certe cose a loro vanno ricordate continuamente.
In definitiva secondo me la parte più bella della Scuola Austriaca è proprio quella in cui si oppone radicalmente a quella Neoclassica, come il bianco con il nero, e secondo me bisognerebbe proporre qualcosa che lo ribadisca. Ricordo infatti, che una volta chiarite certe importanti premesse, il rigore concettuale della Scuola Austriaca è indiscutibile, e questo è un grande vantaggio rispetto ad altre impostazioni ( di sinistra...) che si leggono sovente, sui libri e su Internet.
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Inviato il: 29/6/2011 11:15
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  •  audisio
      audisio
Re: To the Austrian Guys
#14
Sono certo di non sapere
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Ho sempre stimato Fini...
Inviato il: 30/6/2011 16:17
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  •  audisio
      audisio
Re: To the Austrian Guys
#15
Sono certo di non sapere
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@ Davide71:
vabbè, degli austriaci ricordo sostanzialmente due cose:
Adolf Hitler e le autostrade, le uniche in Europa (Est compreso)
peggiori delle nostre.
La migliore invidia parecchio la Salerno-Reggio Calabria.
Sono un popolo sostanzialmente ottuso...
Inviato il: 30/6/2011 16:21
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  •  audisio
      audisio
Re: To the Austrian Guys
#16
Sono certo di non sapere
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@ Sick-boy:
hai usato un'evidente scorrettezza, dando per scontato che
in campagna si moriva e in fabbrica si lavorava.
Quando spesso, in realtà, in campagna si viveva e bene e in fabbrica
si moriva.
Non ti viene in mente che da sempre si cerca di strozzare
finanziariamente i contadini per procurarsi braccia a buon mercato
per l'industria?
E comunque, Fini non parlava di storia ma del presente.
E' indubbio che la frase di Von Mises è una gran cazzata soprattutto
perchè intesa in termini esclusivamente di beni fisici mentre è ora che
l'economia faccia un salto paradigmatico e cominci a prendere in
considerazione anche i beni intangibili che hanno un rapporto con la
felicità molto più stretto.
La mentalità dell'imprenditore medio, ossia il cercare di comprare più
ville, yacht e macchinoni possibile a chi vogliamo farla risalire se non
a questi beceri profeti dell'egoismo individuale?
Inviato il: 30/6/2011 16:31
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: To the Austrian Guys
#17
Dubito ormai di tutto
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hai usato un'evidente scorrettezza, dando per scontato che in campagna si moriva e in fabbrica si lavorava.

Mannò, non estremizzare quella frase. Volevo solo dire, con essa, che certi discorsi non si possono nemmeno fare. Anche nei casi in cui sarebbero del tutto corretti.

Per quanto riguarda la situazione delle campagne inglesi tra il 600 e l' 800 è un discorso molto complesso, che parte dalla recinzione delle terre e l'abolizione di alcune servitù che esistevano da millenni a favore di un concetto leggermente tendenzioso di proprietà privata. Non mi sembra la sede.
Inviato il: 1/7/2011 18:18
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