Re: SCAPAC 4 - Omeopatia

Inviato da  Davide71 il 5/10/2009 12:41:48
Ciao a tutti: ripropongo un saggio da me scritto parecchio tempo fa, nel 2001 (più o meno...)

Introduzione: le considerazioni seguenti sono frutto di riflessioni a seguito di un fatto grave che mi ha coinvolto. Il tono di queste riflessioni può apparire offensivo per qualcuno, e me ne scuso in anticipo. In realtà vorrei delle risposte chiare (non sono un esperto) come penso di esserlo stato io.
Ringrazio anticipatamente per ogni contributo.

L’assurdità della medicina omeopatica.

La contestazione della medicina omeopatica viene portata avanti dai fautori della medicina ufficiale sulla base di considerazioni di natura chimica riassumibili nella impossibilità che un principio attivo possa svolgere efficacemente la sua azione se diluito nelle proporzioni infinitesimali tipiche della preparazione dei medicinali omeopatici.
Tuttavia questa critica implica l’assunzione di un punto di vista meccanicista che tutti i fautori della medicina omeopatica contestano a priori, per cui non sarà mai possibile convincere un loro assertore con un ragionamento del genere.
Ricordo infatti per chi non lo sapesse che secondo quest’ultimo l’efficacia del rimedio omeopatico deriva appunto dal processo di diluizione, effettuato in una maniera particolare definita ‘succussione’: consiste in una serie di scuotimenti a cui è sottoposto il contenitore del composto diluito.
Le spiegazioni che vengono date dell’efficacia di questo metodo sono varie, e ciò non depone molto a loro favore:
1)la succussione consente al diluente di ‘ricordare’ (è il termine correntemente utilizzato) la ‘traccia psichica’ del diluito.
2) la succussione crea uno stato di agitazione molecolare nel composto, che avrebbe proprietà terapeutiche.
Il composto così ottenuto può essere a sua volta diluito, con lo stesso procedimento, e questa operazione (diluizione per successione) può essere ripetuta anche molte volte, senza ridurre l’efficacia terapeutica del prodotto, anzi persino aumentandola.
Intendiamoci: è pur vero che una pentola d’acqua con un pezzo di pollo al suo interno assume il gusto del pollo dopo lunga bollitura, quand’anche il pezzo di pollo fosse infine tolto; questo fenomeno viene ampiamente utilizzato dalla natura e dall’ingegno umano molto prima che gli scienziati moderni gli dessero il nome di osmosi.
Tuttavia gli antichi come i moderni sapevano che una maggiore diluizione comportava una riduzione dell’efficacia del composto ottenuto (in questo caso brodo di pollo…), e questo fenomeno ampiamente assodato viene dagli omeopati completamente ignorato. L’esempio del brodo di pollo non è fuori luogo: se gli omeopati fossero in grado di moltiplicare l’efficacia del brodo di pollo tramite la diluizione essi avrebbero trovato il sistema di sfamare l’umanità intera con un solo pezzo di pollo!
In matematica, se un teorema conduce ad una conclusione assurda, il teorema viene rigettato. Io spero che funzioni così anche in medicina.
Mi si permetta inoltre di porre un’altra questione.
Supponiamo che una azienda farmaceutica omeopatica non effettui affatto le operazioni sopra descritte: per esempio invece di effettuare tre operazioni di diluizione al 10 per cento ne faccia una sola all’uno per mille: come potrebbe essere scoperta? In nessuna pubblicazione omeopatica ho letto della possibilità di inviare un medicinale omeopatico ad un laboratorio di analisi il quale sia in grado di accertare che tale medicinale sia stato preparato seguendo la procedura descritta che, ripeto, è essenziale per garantire la sua efficacia.
Io non chiedo che questo laboratorio sia un laboratorio chimico, perché evidentemente l’efficacia del medicinale omeopatico non è verificabile chimicamente, ma chiedo che comunque sia un laboratorio dove le proprietà di tale rimedio possano essere certificate.
Un laboratorio del genere esiste? Le sue procedure sono note?
In sostanza le loro affermazioni non si basano su di alcunché di scientifico né prendono come riferimento un qualche fenomeno esperibile (ancorché privo di spiegazione scientifica), ma vengono accettate con una facilità quasi sospetta dai loro (molti) fautori; ma su questo punto ritorneremo.

Un’altra considerazione che normalmente viene presentata a sostegno della fallacia del metodo omeopatico è l’assenza di prove sperimentali definitive. Normalmente la risposta a questa obiezione passa attraverso la presentazione di prove sperimentali da essi considerate serie.
Questo spinge un profano come me a pensare che non ci sia grande accordo nello stabilire quando un esperimento nel campo della medicina sia da considerare ‘serio’ e ‘definitivo’ e quanto in realtà nell’interpretare i dati di un esperimento entrino molte considerazioni estranee alla ricerca scientifica. Questo è un tema scottante che non mi dispiacerebbe venisse affrontato.
La terza grossa fonte di discussione è fra coloro che asseriscono di aver ricevuto dei danni dalla medicina ufficiale e di avere tratto beneficio dai medicinali omeopatici e coloro che sostengono che ciò è dovuto all’effetto placebo.
Poiché quest’ultimo presenta degli aspetti misteriosi,stupefacenti (per non dire miracolistici) non può essere utilizzato per dimostrare alcunché. Sarebbe come dire che gli elfi non esistono perché in realtà sono marziani…
In compenso si può fornire un elenco di persone che non hanno tratto giovamento da tali rimedi…
Tuttavia se vogliamo sostenere, come io credo, l’assoluta inefficacia del metodo omeopatico dobbiamo innanzitutto prendere atto delle critiche che la medicina alternativa pone alla medicina ufficiale, e renderci conto che molte persone seguono la prima non perché soddisfatti dalle premesse teoriche della stessa, ma perché convinti delle critiche giustissime alla seconda.
Viviamo infatti in un’epoca in cui i filosofi sono molto bravi nel criticare le vecchie teorie, ma non lo sono altrettanto a proporne di più valide.
Per quanto riguarda l’omeopatia, esaminiamo le più importanti:

essi ritengono che la medicina ufficiale combatta i sintomi della malattia e non la malattia stessa: nella misura in cui ciò succede la critica è giustissima.
Recentemente ho sentito alla televisione un medico affermare di non eccedere, durante l’influenza, con i farmaci antinfluenzali, perché così facendo si prolunga la malattia. Questo succede perché i sintomi sono associati alla reazione alla malattia, più che alla malattia stessa. Abbattendoli si limita la capacità dell’organismo di combattere il male di cui è afflitto. Questa considerazione non trova molto spazio nelle pubblicità dei farmaci, per le solite meschine considerazioni che le muovono, ma sarebbe interessante sapere quanto costa alla collettività l’abuso di farmaci…
Quello dell’influenza è solo un esempio, potremmo parlare delle pillole per dimagrire, dormire, non deprimersi, rinvigorire i muscoli, abbellire la pelle, e quant’altro; tutti palliativi che nascondono un disagio profondo, piuttosto che affrontarlo, e contro il quale è giusto porsi un problema di coscienza.
Tuttavia non vi è nulla nelle premesse teoriche su cui si basa la medicina ufficiale che impedisca di affrontare questa questione, e se ciò non viene fatto è perché si è venuto a creare un’alleanza perversa tra industria farmaceutica e consumatori.
I primi si riempiono le tasche, i secondi ‘risolvono’ i loro problemi senza sforzo.
Però gli omeopati non sono affatto al riparo da questo pericolo, ma per spiegare il perché occorre leggere le considerazioni che seguono.
Essi ritengono che l’omeopatia si basi su di un principio che la medicina ufficiale non prende assolutamente in considerazione: quello per il quale ‘il simile cura il simile’; definiscono pertanto la medicina ufficiale ‘allopatica’.
Ricordo che secondo l’omeopatia se una sostanza provoca un determinato sintomo in una persona, in piccole quantità lo cura. Gli omeopati ritengono che la medicina ufficiale ignori del tutto questo principio, e che si ostini a combattere il sintomo con il suo opposto; da ciò deriva il termine ‘allopatica’ (il prefisso ‘allo’ indica ‘contrario’).
Tutta la medicina alternativa contesta alla medicina ufficiale una certa ristrettezza di vedute e a questo proposito il movimento ‘new age’ ha costretto la classe medica ad ampliare i propri orizzonti, e ciò è indubbiamente un bene.
Tuttavia questa critica è decisamente sbagliata: la medicina ufficiale utilizza sovente il principio omeopatico, senza tuttavia farne un principio universale.
Alcuni rimedi, come per esempio mettere un uomo febbricitante sotto le coperte (al caldo), somministrare dei purganti in certi casi di avvelenamento, rispondono allo stesso principio.
Tuttavia la sua più spettacolare applicazione è costituita dai vaccini, che hanno costituito uno dei più grossi successi della medicina ufficiale. A questo punto si potrebbe persino accusare la medicina omeopatica di una certa ristrettezza di vedute, perché non considera la possibilità di applicare il ‘principio allopatico’ per curare i malati…
Non solo, ma il principio omeopatico dà una grande importanza ai sintomi piuttosto che alla malattia, per cui agli assertori dell’omeopatia possono essere mosse le stesse critiche di ‘eccessiva attenzione ai sintomi’ che vengono rivolte ai medici.
Essi ritengono che la medicina ufficiale non prende assolutamente in considerazione il fatto che le persone sono diverse le une dalle altre.
Anche questa è una critica che la medicina alternativa muove alla medicina ufficiale e, nella misura in cui ciò avviene, è sicuramente giustificata. Tutte le varie forme di medicina alternativa normalmente suddividono le persone in varie categorie (gli antichi parlavano di 4 temperamenti…) e adattano la propria cura alla persona che hanno di fronte. Anch’io ritengo che una certa capacità di penetrazione psicologica da parte del medico sia auspicabile se non necessaria, e che la somministrazione di una cura debba tenere conto di molti altri fattori, oltrechè la malattia di cui uno è affetto. Tuttavia questo problema è molto meno grave di quello che loro fanno intendere.
Questo perché una persona si ammala di quelle malattie che sono richiamate dalla sua stessa natura.
Insomma la cirrosi epatica verrà molto più facilmente ad un alcolizzato, e sarà ben difficile che il diabete possa colpire un uomo senza disordini alimentari. Difficilmente un’atleta sarà obeso, e gli esempi possono continuare all’infinito. Questioni come l’alta pressione o la bassa pressione sono chiaramente legati alle caratteristiche psicologiche del soggetto, al punto che il termine ‘iperteso’ e ‘ipoteso’ sono diventati due categorie psicologiche. Io sono convinto che un medico serio sa valutare se il soggetto diabetico che ha di fronte lo è diventato per abuso di farmaci o per abusi alimentari, e saprà comportarsi di conseguenza. E sicuramente tratterà in maniera differente un maschio adulto, un bambino, una donna incinta, un anziano e via discorrendo.
Si può sempre obiettare che esistono purtroppo dei medici poco seri; però è altrettanto vero che anche la categoria dei medici alternativi annovera degli individui perlomeno sospetti…
A mio parere la medicina è un’arte molto difficile, e le stesse università, secondo me, sfornano troppi medici perché tutti siano validi. Dato che nella medicina ufficiale esiste una certa selezione e un lungo apprendistato, e dato che neanche questo garantisce al cento per cento di trovarsi di fronte un buon medico, figuratevi cosa ne penso personalmente delle altre categorie di medici…
Essi ritengono che i farmaci della medicina ufficiale siano velenosi, mentre i rimedi omeopatici sono del tutto sicuri.
Hanno perfettamente ragione; qualunque cosa abbia un effetto sull’organismo, se preso in dosi massicce (che in alcuni casi sono comunque molto piccole) diviene un veleno. Sono solo le cose che non hanno alcun effetto sull’organismo che non sono velenose neanche in dosi massicce…
E questo è proprio il caso dei rimedi omeopatici!
Tuttavia ho a volte l’impressione che i farmaci moderni siano esageratamente efficaci, al punto da essere mal tollerati dall’organismo. Quelle che sto facendo adesso sono considerazioni da ‘consumatore’ e non da competente, ma mi chiedo se la lunga lista di effetti collaterali che costituisce una buona parte del foglietto illustrativo potrebbe essere ridotta se si utilizzassero principi attivi meno potenti…
Queste considerazioni riflettono chiaramente le mie convinzioni in merito all’efficacia della medicina omeopatica; il procedimento da me adottato è stato semplicemente quello di ritorcere le loro critiche contro di loro, adottando dei ragionamenti che secondo me sono alla portata di tutti. Non mi dispiacerebbe che con ragionamenti altrettanto semplici loro riuscissero a spiegare il perché i rimedi omeopatici funzionano anche se privi di principi attivi.
Io sostengo che la medicina omeopatica, assieme ad altri suoi derivati moderni, abbia un infondatezza teorica di fondo che è molto più grave delle lacune della medicina ufficiale.
Ci tengo a precisare che le mie riserve nei suoi confronti non si estendono a tutte le vie che prende il vasto labirinto della medicina alternativa, che non conosco, ma si riferiscono esclusivamente all’efficacia dei rimedi omeopatici.
A questo punto dobbiamo ritornare alle ragioni per le quali molte persone traggono giovamento dalla medicina omeopatica dopo aver subito danni da quella ufficiale.
Per farlo m’immagino la seguente storiella.
Una signora va dal medico con un forte mal di testa. Il medico, che non sa assolutamente nulla delle cause che possono averlo provocato, le prescrive un forte antidolorifico. Il caso vuole che essa non lo tolleri, e oltre al mal di testa soffre di forti nausee. Un’amica le propone di farsi visitare dal suo omeopata (uomo in perfetta buona fede e desideroso di fare del bene), il quale le dice un sacco di cose giustissime sulla pericolosità dei farmaci, sui rischi di uno stile di vita sbagliato, e via discorrendo. Infine le prescrive un rimedio del tutto innocuo (ma per lui efficacissimo), e dopo qualche giorno il mal di testa le è passato. Chi dei due è un cattivo medico?
E’ assurdo dire che queste persone approfittano della credulità della gente, perché molte delle cose che dicono sono giuste e per le altre sono in buona fede. E’ troppo facile pensare che oggi la gente pretende di curarsi da sola, quando poi non sa di chi fidarsi. E’ molto comodo parlare di ‘una nuova moda’ spuntata dal nulla quando in realtà questa è una reazione ad un’incapacità, da parte della medicina ufficiale di svolgere il proprio mestiere.
Secondo me la medicina moderna dorme sugli allori di alcuni spettacolari successi (gli antibiotici, i vaccini, le operazioni chirurgiche sotto anestesia in ambiente asettico, ma non solo) e sulla preparazione professionale dei medici, formidabile; tuttavia non è stata in grado di affrontare una precisa esigenza della società moderna. Mi riferisco alle cosiddette malattie del benessere, cioè quelle derivanti dall’inquinamento, da uno stile di vita disordinato, dalla grande disponibilità di beni potenzialmente dannosi. In questo settore la medicina alternativa, che pesca nel vasto repertorio delle tradizioni antiche, segna dei punti; essa fornisce non solo pillole, ma una nuova filosofia di vita, per la quale la gente è disposta a fare dei sacrifici in cambio di una prospettiva di buona salute.
Può darsi però che l’opposizione che si è venuta a creare tra le due forme di medicina sia soltanto apparente: la cosiddetta medicina alternativa è una forma di filosofia ‘epicurea’ che ha lo scopo di rendere l’uomo cosciente delle esigenze del suo corpo e di vivere in armonia con esso, mentre la medicina ufficiale interviene nelle situazioni di crisi.
Se ho ragione diventa molto importante, per la medicina alternativa, fornire una spiegazione esauriente delle proprie tecniche, perché esse si basano essenzialmente sul funzionamento del corpo umano. Non è altresì importante che una persona sia addentro ai misteri della medicina, poiché ( e lo auguro a tutti) la malattia non è un fenomeno frequente.
Per fare un paragone ritengo necessario imparare a guidare bene una macchina, per non guastarla e per non incorrere in incidenti (e per non far male a nessuno…), e sapere quali sono le operazioni di manutenzione necessarie per mantenerla in efficienza,anche se non si è capaci ad eseguirle. Non è altrettanto necessario imparare a ripararla.
Io non sono un medico né ho competenze profonde in materia; conosco solo a grandi linee la medicina omeopatica per cui mi si accuserà facilmente di non sapere di cosa sto parlando. Ma io so che nessuna scienza si può basare su dei principi assurdi, ed è proprio questa assurdità che contesto all’omeopatia.
Davide

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