Re: messaggi subliminali sull

Inviato da  Tuttle il 12/3/2011 17:02:03
Citazione:
la necessità di continuare ad esprimere la propria arte, poiché sperimentarne gli effetti ha prodotto dei risultati, in termini di soddisfazione e di autostima… Cosa diversa da chi, spinto dalla necessità di lavorare e fare un lavoro per cui non si sente “tagliato”, non può fare… e finisce per atrofizzare un’eventuale predisposizione artistica


Non so FLorizel. Mi sembra comunque un assunto troppo "facile".

Fra l'altro, credo, abbiamo due concetti di "arte" differenti. Almeno da come ne parli, a me pare tu identifichi l'artista come, appunto, una persona con una capacità. Una specie di "eccellenza". Per me non è questo. Questo identifica il musicista, o il pittore. O lo scrittore. Ovvero, colui che realizza un prodotto del settore denominato "arte". Che sia commerciabile o meno poco conta.

Per diventare musicisti basta andare al conservatorio.

Per dipingere basta farsi l'accademia.

Per scrivere basta studiare un po, ma nemmeno tanto...etc..etc..

Io parlo di "vocazione". Quello che James Hillman definisce daimon. Un germe che nasce con noi (e potenzialmente è dentro ognuno di noi), che DEVE essere curato, coltivato, alimentato e cresciuto. Qualcosa che non ha bisogno di benessere, denaro, gratificazione o altro per crescere. La vocazione ha solo bisogno di esistere in quanto tale.

Il mestiere è solo uno strumento per tenersi in vita. Non un fine, ma un mezzo. La vocazione non la si aliena ne la si uccide (non senza farsi molto ma molto male), a meno che (come dice benissimo MAKK) non sia qualcosa d'altro.

Credo di averti già consigliato la lettura del Codice dell'anima di Hillam. Ho un deja VU.

La sua visione (che è anche più o meno la mia) è che le brutture dell'uomo vengono dal NON seguire questa vocazione, piuttosto che dall'azione livellante ed aberrante che un qualsiasi mestiere porta con se.

Per questo, quando descrivete l'uomo come una trasfigurazione del cio che fa, compreso l'"artista"*, mi girano un po le balle. Perché credo sia un errore profondo e che sta alla base di una serie infinita di infrastrutture mentali che molti si sono costruiti per sentirsi migliori di altri, semplicemente perché diversi a livello di "struttura". Ma quanta di questa struttura è innata e quanto è stata portata dagli eventi della nostra vita?

* dalle mie parti, nei paesi interni della Sardegna, si definisce "artista" colui che non c'ha voglia di lavorare, fai te...

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