Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  Calvero il 4/6/2011 12:43:19
I concetti espressi da Santaruina sono indispensabili a comprendere quale dovrebbe essere il naturale movente a spingere gli uomini a voltare le spalle all'ipocrisia del sistema elettorale. E comunque se per il Referendum, come dice Pike, questa sarebbe l'eccezione che conferma la regola, non mi sento di fare un distinguo tale. Tutto ciò che concerne la scelta di un uomo quando si avvicina ad una cabina elettorale è comunque un momento in cui l'uomo si concede a un tipo di gioco. In analogia, come recita la battuta di un Film: comunque è lo stesso fottuto campo da gioco .

Mi sento vicino al suo pensiero [di Santaruina] ma nello stesso tempo mi è difficile spiegare dove mi separo da esso. Io, ad esempio, sono assolutamente CONTRO la pena di morte e questa scelta non l'ho mai vissuta ragionando o valutando l'utilità.

A differenza di Santaruina, credo, io non ho sentimenti di compassione verso il genere umano, né verso il prossimo, e sono divergente da ogni pensiero che faccia riferimento o si ispiri alla filantropia.

Io sono giudice ogni momento della mia esistenza e della realtà che mi circonda. E trovo degradante ogni forma di autorità e ogni forma di gerarchia, sia essa umana, sia essa spirituale (anche se per la "spiritualità" è una contraddizione in termini, poiché appena la spiritualità rende conto ad una gerarchia non può più ritenersi tale).

Trovo valida e approvo la linea che segue Makk;

Trovo valido e comprendo il pensiero di Pike che "risolve" l'equazione rivelando come un certo pragmatismo possa essere la scintilla comunque di un atto e un atteggiamento corroborante al cambiamento;

Sinceramente tornando a quella che, come dice Pike, NON è un esasperazione, cioè all'esempio della Pena di morte... il mio pensiero lo trovo fermo e irremovibile: - io comunque NON andrei a votare. Se pur questo è un tema per me importantissimo. Trovo ridicolo e patetico che quello che l'uomo deve comprendere da solo e con amore debba essere raggiunto comunque attraverso un imposizione e una maggioranza, anche se "democratica".

Io ritengo che uccidere possa essere lecito (e non solo per difesa o per evitare un danno assai più grave) e se dovessi farlo non mi sentirei di dover rendere conto né a un Dio, né ad un aula di Giustizia. Se lo riterrò opportuno lo farò e basta. Quello che non rientra nell'accettabile è che la decisione di una Morte possa essere istituzionalizzata, valutata, ed eseguita attraverso una sovrastruttura. Trovo degradante e incivile l'esistenza stessa delle Carceri, figuriamoci la Pena di morte. La Vita per me è solamente una questione personale.

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