Re: piacere, sono LIBERO

Inviato da  infosauro il 26/9/2012 23:22:23
Sallusti deve andare in carcere per diffamazione o, meglio, per non aver controllato quello che ha scritto un suo giornalista. Ora si sta levando un coro di voci a sentenziare che la legge è ingiusta e danno la loro solidarietà al suddetto, anche se nessuno sa cosa meriterebbe veramente vista la carriera del losco figuro.
D'accordo, la solidarietà per qualcuno che va ingiustamente in prigione ci può anche stare, ma la domanda sorge spontanea: sbaglio o in Italia si mettono in prigione anche dei ragazzi sorpresi con qualche grammo di sostanze proibite? Quella legge non va rivista? La solidarietà in quel caso non è politicamente corretta?

Qui sotto riporto la notizia dal sito:
http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201209262103-ipp-rt10306-sallusti_vado_in_carcere_napolitano_esaminera_la_sentenza
"Roma, 26 set. - Dal Quirinale si fa presente che il presidente esaminera' con attenzione la sentenza adottata oggi dalla quinta sezione penale della corte di Cassazione relativa alla posizione del direttore del Giornale.
La sentenza ha reso definitiva la condanna a 14 mesi di reclusione per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti.
Per il giornalista, dunque, si aprono ora le porte del carcere: la Suprema Corte ha rigettato il suo ricorso, condannandolo anche a pagare le spese processuali e a rifondere quelle sostenute dalla parte civile in questa fase di giudizio, per complessivi 4.500 euro. I supremi giudici hanno invece disposto un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Milano per il cronista Andrea Monticone. Al centro del processo gli articoli, ritenuti diffamatori nei confronti del giudice tutelare di Torino Giuseppe Cocilovo, pubblicati sul quotidiano Libero nel 2007 e riguardanti il caso di un aborto di una ragazza tredicenne. L'accusa per Sallusti era quella di diffamazione aggravata in relazione ad un corsivo, firmato con lo pseudonimo 'Dreyfus'.
I giudici della quinta sezione penale di piazza Cavour, presieduti da Aldo Grassi, hanno dunque confermato la sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Milano nei confronti di Sallusti il 17 giugno 2011: 14 mesi di reclusione, senza condizionale. In primo grado il direttore del Giornale era stato invece condannato a 5mila euro di multa. Il collegio della Suprema Corte non ha evidentemente condiviso le conclusioni esposte oggi, nella sua requisitoria, dal pg Gioacchino Izzo: quest'ultimo, infatti, pur ritenendo Sallusti responsabile del reato contestatogli, aveva sollecitato un nuovo processo d'appello per valutare la concessione delle attenuanti generiche. Questo avrebbe portato a uno sconto di pena per il giornalista e anche, probabilmente, ad evitargli il carcere.
SEVERINO, NON COMMENTO SENTENZA MA NORMA VA CAMBIATA "Prendo atto della decisione della Corte di Cassazione. Non conosco il merito della vicenda e ho troppo rispetto delle sentenze per poter fare commenti". Cosi' il ministro della Giustizia, Paola Severino. "In merito al profilo normativo - sottolinea la guardasigilli - confermo quanto oggi detto in Parlamento sulla necessita' di intervenire al piu' presto sulla disciplina della responsabilita' per diffamazione del direttore responsabile, omogeneizzandola agli standard europei che prevedono sanzioni pecuniarie e non detentive". ORDINE GIORNALISTI: INTIMIDAZIONE A MEZZO SENTENZA "Un'intimidazione a mezzo sentenza, un'intimidazione a tutti i giornalisti". Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, commenta cosi' la decisione della Corte di Cassazione di confermare la condanna a Sallusti. "Le norme sosterranno pure la decisione - osserva Iacopino - ma la conseguenza e' devastante per la liberta' di stampa. Ogni organo di informazione vivra' questa decisione come una intimidazione. E il costo maggiore lo pagheranno i cittadini che avranno una informazione ancora meno libera". "Mai avremmo immaginato di vedere che in Italia, Paese che continua a vantarsi di essere la culla del diritto, si va in galera per una opinione che l'interessato nega perfino di aver espresso - attacca Iacopino -. E resta quella domanda: come e' possibile che per lo stesso reato si passi da 5.000 euro di multa a 14 mesi carcere in due gradi di giudizio? La Corte Costituzionale ha scritto che la liberta' di informazione e' 'la pietra angolare' del nostro sistema democratico. Da oggi si sentono preoccupanti scricchiolii".
FNSI: SENTENZA SCONVOLGENTE, SIAMO TUTTI SALLUSTI "E' una sentenza sconvolgente, ci sentiamo tutti Sallusti". E' il primo commento all'AGI di Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa. SALLUSTI: ANDRO' IN CARCERE, NO MISURE ALTERNATIVE Ai suoi collaboratori il direttore del 'Giornale' ha comunicato che e' intenzionato ad andare in carcere. Ritiene una "sentenza politica" il verdetto pronunciato dalla Cassazione e non vuole chiedere misure alternative alla galera. La sentenza sara' esecutiva tra trenta giorni.
CASSAZIONE, NOTIZIA PUBBLICATA DA 'LIBERO' ERA FALSA La notizia pubblicata dal quotidiano 'Libero' nel febbraio del 2007, per la quale Alessandro Sallusti e' stato oggi condannato in via definitiva per diffamazione, era "falsa". A sottolinearlo e' proprio la Suprema Corte in una nota diramata dopo la lettura del dispositivo su Sallusti. In attesa del deposito delle motivazioni, che avverra' nelle prossime settimane, piazza Cavour ritiene "opportuno precisare aspetti della questione" sulla base di quanto emerso dalle sentenze di merito. La giovane di cui si parlava nell'articolo "non era stata affatto costretta ad abortire - scrive la Cassazione - risalendo cio' ad una sua autonoma decisione, e l'intervento del giudice si era reso necessario solo perche', presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest'ultimo la decisione presa".
Inoltre, la "non corrispondenza al vero" della notizia, che era stata pubblicata il giorno prima dal quotidiano 'La Stampa', continua la Corte, "era gia' stata accertata e dichiarata lo stesso giorno 17 febbraio 2007 (il giorno prima della pubblicazione degli articoli incriminati sul quotidiano 'Libero' da quattro dispacci dell'agenzia Ansa e da quanto trasmesso dal tg regionale e dal radio giornale, tant'e' che il 18 febbraio 2007, tutti i principali quotidiani tranne 'Libero' ricostruivano la vicenda nei suoi esatti termini)". Dalle sentenze di merito, poi, continua la Cassazione, emerge la "non identificabilita' dello pseudonimo 'Dreyfus' e, quindi, la diretta riferibilita' del medesimo al direttore del quotidiano" che era appunto Sallusti."

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