Re: Razionalismo.

Inviato da  a_mensa il 9/9/2010 8:33:07
Carissimi Red_knight e SecondLife
Non sapete quanto questo dibattito sul razionalismo mi sia utile nel mio percorso spirituale, e, dato che ne siete i principali attori, vi dedico questo mio, forse pensando che possa esservi utile in qualche modo.
Ho trovato stupenda la metafora di Red dell’armadio rivisitato, e mi ci sono riconosciuto, almeno in uno dei passi di questa mia evoluzione.
Quando entrai in IBM, a 22 anni, ero appassionato di meccanica, elettronica, ecc… un po’ tutte le materie tecniche. Mi ci trovavo bene perché intuivo quelle che diventeranno conoscenze, facendo paragoni da una materia all’altra. L’elettrotecnica sembra disegnata dall’idraulica, il magnetismo ha le stesse formule dell’elettricità statica, e via discorrendo …. Sovente avevo solo da verificare se quanto intuivo in una materia, sulle basi delle conoscenze di un’altra, erano corrette.
Iniziando a lavorare mi trovai a sbattere il naso con la matematica booleana, con la logica.
Partecipai al corso sul primo grosso computer del tempo, e li ebbi una infarinatura, sul come funzionasse una di quelle macchine costosissime.
Mi colse a quel punto la strana idea di poter prevedere le uscite del lotto, analizzando la storia delle estrazioni precedenti, potendo contare sulla potenza elaborativa del computer.
Pensare di apprendere prima un linguaggio, pur semplice come l’assembler, mi sembrò troppo dispendioso, e così cominciai a scrivere un programma in linguaggio macchina.
Mano mano che procedevo, approfondivo sempre più l’abitudine a leggere, ricercare in altre istruzioni quanto mi occorresse ed alla fine il “Principle of Operation” la bibbia del computer in cui è minuziosamente descritto tutto cosa deve fare, per me non aveva più alcun mistero.
Un anno a scrivere un programma che poi non ho avuto nemmeno modo di girare, ma avevo acquisito una padronanza nella conoscenza del linguaggio macchina che cambiò la mia vita lavorativa.
Ero infatti diventato uno dei pochi, se non l’unico con discrete conoscenze dell’hardware, che però si poteva leggere un dump di memoria come il giornale.
Questo mi aprì strade insperate, in quanto il mio metodo di lavoro nella ricerca dei guasti sui computers non era più limitata alla stringata conoscenza data dai corsi, ma io sapevo cosa DOVEVA fare il computer, e se doveva farlo doveva anche esserci dei circuiti che glielo facessero fare.
Era quindi una ricerca attiva, non passiva. Un errore poteva esser causato da uno delle migliaia di circuiti, ma solo un circuito in errore, poteva dare SOLO quell’errore. Praticamente inventavo ogni volta un computer in grado di sbagliare in quello specifico modo, invece di seguire la strada a ritroso.
Solo che in quel modo io ci arrivavo in un’ora mentre i colleghi ci arrivavano forse, se non sbagliavano strada, in un giorno.
E questo fatto mi diede una certa fama, molte soddisfazioni, e anche risultati economici non indifferenti.
Divenni specialista dopo 7 anni di lavoro (credo uno dei più giovani) e venni proiettato dall’ASG (area support group) a livello prima europeo , poi mondiale. Sovente ero chiamato a risolvere problemi sulle macchine nuove, di cui non avevo mai bisogno di seguire corsi, proprio perché il mio riferimento era sempre “cosa deve fare la macchina” che per grande , nuova e veloce fosse, doveva comunque essere in grado di farlo.
E questo mi portò anche così a combattere anche contro errori di design della macchina stessa, a discutere con i progettisti delle macchine stesse, ed indicare loro il come evidenziare, e in quali condizioni, la macchina sbagliava, e non perché guasta, ma per errore di progettazione.
Tutto questo per far capire quanto l’attitudine ad una analisi logica, dettagliata e minuziosa, fosse pane giornaliero per i miei denti. Pensare a quale “logica” dovesse rispondere un computer per sbagliare in un certo modo e solo quella particolare operazione, era uno sforzo di fantasia non indifferente, ma soprattutto, solo chi avesse maturato una esperienza come quella che involontariamente mi ero dedicato a maturare, potesse fare.
Quindi una razionalità ai limite della paranoia, oltretutto premiata, esaltata dal mondo esterno che ne approfittava alla grande (ero il pirla che a volte gioiva più per un riconoscimento pubblico che per un aumento di stipendio).
Poi lo stress dovuto ai frequenti viaggi (ho rifatto un passaporto per aver esaurito le pagine per i visti), proiblemi di famiglia e altro, mi portarono a uscire dall’IBM per l’Amdahl, prima , la Memorex poi, dove potevo svolgere attività simile ma meno da piccione viaggiatore.
Andato in pensione, la mente si trovò disoccupata. Bello lavorare il legno, dedicarmi all’orto, ma gli ingranaggi mentali scalpitavano, per cui pian piano mi dedicai a quella “ripulitura dell’armadio” così mirabilmente descritta da Red.
Solo che completata l’opera, l’armadio era vuoto. Era restato solo più uno scheletro.
Freddo, debole, inutile. Avevo bisogno di rimetterci qualcosa dentro, di utilizzarlo, di sentirmi vivo come persona, avevo sempre disdegnato le passioni, le emozioni forti come qualcosa di irrazionale, ma ora ne sentivo il bisogno.
Volevo sentirmi vivo, e per quanti tentativi facessi, continuavo alla fine a scartare ogni pensiero che non rispondesse alle caratteristiche di logicità e razionalità, che erano diventate più un limite che un aiuto.
Un grosso aiuto lo ebbi quando mi presentarono il loan (credo si chiamino così quegli indovinelli al limite del non senso delle filosofie yoga o giù di li) dell’anatroccolo.
“c’è un anatroccolo in una bottiglia. Come puoi fare per estrarlo, senza ucciderlo e senza rompere la bottiglia ?”. buffo no ? già …. Ma chi ce l’ha messo dentro ?
Ecco, lo scoprire che occorresse fare anche dei passi indietro, quando la strada appariva senza vie d’uscita, fu una piccola illuminazione, per me.
E fu allora che cominciai a rivalutare intuito, emozioni, ecc… tutto ciò che avevo scartato come illogico e irrazionale, ma che potevano riempire la vita.
E qui sono all’oggi, al domandarmi se la logica sia poi oggettiva o soggettiva, quale sia l’equilibrio tra l’accettare o no stimoli che non siano perfettamente filtrati dalla razionalità, ecc…
Avevo aperto un 3d , “logica questa sconosciuta” dietro una speranza non formulata di ricevere un aiuto in questo mio travaglio, e forse non mi ero reso conto nemmeno io che era una richiesta di aiuto.
Solo mi irritava l’arroganza e la supponenza di pispax, che forse anche a ragione, demoliva via via le mie riflessioni, forse per sua caratteristica, ma sicuramente non capendo che quanto esprimevo erano più dubbi che affermazioni. Tranciarle con “ cazzate” “stupidaggini” e termini simili non mi ha aiutato.
Sicuramente le vostre pacate discussioni mi stanno aiutando molto di più
E per questo vi ringrazio.

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