Re: Il Peccato di Hubris

Inviato da  Notturno il 1/9/2010 11:57:41
Citazione:

Questa è una lettura di primo livello.
In realtà il loro (di Adamo ed Eva - ndr) peccato è aver capito che esiste una conoscenza diversa e più profonda, che viene negata all'uomo per poterlo sottomettere più facilmente.


Concordo. E' quello il senso.

Il loro peccato è consistito nell'aver denegato l'autorità e la supremazia a Dio.

Ambire alla Conoscenza significava portarsi allo stesso livello di Dio.

E per questo sono stati puniti.

Il fatto che la Bibbia sia (o possa essere) una raccolta, una summa rielaborata di storie pre-esistenti è cosa che ritengo estremamente probabile. Ma non sposta il problema.

Che continua a essere questo: perché il "sentirsi uguali a Dio" si deve considerare peccato?

Perché l'ambizione di un uomo di evolversi, di conoscere e scoprire l'ignoto, di superare i propri limiti, dovrebbe generare sensi di colpa e provocare l'ira degli dei?

Che senso ha, per l'uomo, fissarsi confini nella conoscenza, fondare nuove "colonne d'Ercole" nella sua storia di evoluzione e di aumento smisurato di potere?

Redna ha inteso che io volessi limitare la mia indagine a Dante o a Ulisse e ai loro tempi, ma non è così.

Al contrario, è proprio ai nostri giorni che guardo. Forse i miei esempi erano fuorvianti, in questo senso.

Per farne altri più vicini a noi (ma anche meno "nobili") prendiamo l'album Titanic", di De Gregori e la canzone "I muscoli del Capitano" (peraltro splendida!) o "La Torre di Babele" di E. Bennato.

Tutti e due rappresentano l'uomo come tronfio e pieno di sé, mentre si avvia alla distruzione.

"Guarda i muscoli del capitano, tutti di plastica e di metano.
Guardalo nella notte che viene, quanto sangue ha nelle vene.
Il capitano non tiene mai paura, dritto sul cassero,
fuma la pipa, in questa alba fresca e scura che rassomiglia un pò alla vita.
E poi il capitano, se vuole, si leva l'ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa,
c'è sempre uno che gli risponde.
Ma capitano non te lo volevo dire,
ma c'è in mezzo al mare una donna bianca,
così enorme, alla luce delle stelle,
che di guardarla uno non si stanca.

Questa nave fa duemila nodi, in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La nave è fulmine, torpedine, miccia,
scintillante bellezza, fosforo e fantasia, molecole d'acciaio,
pistone, rabbia, guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce, in questa croce di Novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo.
E il capitano disse al mozzo di bordo
"Giovanotto, io non vedo niente.
C'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente".


Ci crediamo così forti e cazzuti, ma stiamo andando verso il disastro.

Ebbene, se questo fosse un richiamo all'irresponsabilità di chi cavalca la tecnologia ma distrugge l'ambiente e il pianeta, come un palestratissimo e decerebratissimo Hulk, allora potrei anche sottoscrivere questa sorta di "warning".

Ma se, al contrario, fosse un ulteriore richiamo all'inanità degli sforzi dell'uomo di sollevarsi al di sopra della sua condizione attuale, allora sarebbe un'ulteriore evocazione del peccato di Hybris.

E, in questo caso, continuerei a chiedermi: perché quest'auto-limitazione?

E la successiva domanda continuerebbe ad esser questa: Come mai una concezione così ossequiosa dell'Autorità alligna anche tra noi, che, al contrario, siamo abituati a discutere qualsiasi "versione ufficiale" ci venga propinata come "Vera" e "Perfetta"?

Dovremmo essere abbastanza adusi a mettere in discussione il Potere e le sue presunte "Verità", eppure alcuni di noi continuano a manifestare quell'atteggiamento quasi di "immiserimento" dell'uomo stesso.

Faccio un esempio pratico: nella discussione sui trapianti (non voglio ritornarci qui, per carità! Mi serve solo come spunto di riflessione) qualcuno sosteneva che i trapianti sono una sorta di "aberrazione" di una presunta legge naturale, per cui se qualcuno vi ricorre, poi dopo vive poco e male e, di conseguenza traspare (diciamo "velatamente") il messaggio: "Che senso ha tentare di violare le leggi della Natura? Chiniamo il capo, sottomettiamoci a queste leggi, quand'anche comportino la massima conseguenza per noi, la morte."

Ma che cazzo di logica è mai, questa?

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