Re: i vicini di casa

Inviato da  baciccio il 21/3/2010 2:47:07
Propongo alla riflessione di tutti alcune parole di Andrea Carancini, che nel suo blog, scrive :
[...]"Una parte di questa intervista venne citata in un articolo apparso nel 2003 sul Guardian. Ecco la traduzione di quanto sicuramente detto da Van Creveld:

“L’Iran non potrà mai venire minacciato nella sua stessa esistenza. Israele sì. In realtà, una tale minaccia potrà diventare persino più grande dell’attuale intifada. Questa, almeno, è l’opinione pessimista di Martin Van Creveld, professore di storia militare alla Hebrew University di Gerusalemme. “Se continuasse ancora a lungo”, ha detto, “il governo israeliano perderebbe il controllo della popolazione. In campagne come questa, le forze anti-terrorismo perdono, perché non vincono, e i ribelli vincono non perdendo. Considero una totale sconfitta israeliana come inevitabile. Questo comporterà il crollo dello stato e della società israeliani. Distruggeremo noi stessi”.

“In questa situazione, ha proseguito, sempre più israeliani guarderanno al “trasferimento” dei palestinesi come l’unica salvezza; ricorrere ad essa diventa sempre “più probabile” ogni giorno che passa. Sharon vuole cavalcare il conflitto e sa che nient’altro avrà successo.

“Ma il mondo permetterebbe una tale pulizia etnica? “Questo dipende da chi la attuerà e da quanto sarà veloce. Possediamo diverse centinaia di testate atomiche e di missili e possiamo lanciarli contro obbiettivi in tutte le direzioni, forse anche a Roma. La maggior parte delle capitali europee sono obbiettivi della nostra aviazione militare. Fatemi citare il Generale Moshe Dayan: “Israele deve essere come un cane pazzo, troppo pericoloso da infastidire”. Considero tutto ciò senza speranza, a questo punto. Dovremo cercare di impedire che le cose arrivino a tanto. Ma le nostre forze armate non occupano la tredicesima posizione al mondo, ma piuttosto la seconda o la terza. Abbiamo la capacità di trascinare il mondo con noi. E posso assicurarvi che sarà ciò che accadrà prima che Israele affondi””.

Secondo Richard Silverstein, quest’ultimo testo direbbe cose molto diverse dal precedente e la reputazione di Van Creveld rimarrebbe “intatta”: dal suo punto di vista le idee del professore non sarebbero in alcun modo assimilabili a quelle di un personaggio come Benny Morris, lo storico israeliano apologeta della pulizia etnica dei palestinesi compiuta dalle forze israeliane nel 1948, la tristemente nota Nakba.

Il punto di vista di Silverstein è stato reiterato da una delle commentatrici del suo post: Van Creveld sarebbe stato colpevolizzato come apologeta delle cose che ha detto (come il messaggero ritenuto responsabile del messaggio) mentre è semplicemente un’analista che valuta con lucidità le forze in campo.

In realtà, Van Creveld non è un semplice studioso: apprendiamo infatti che l’illustre cattedratico “è stato consulente dei ministri della difesa e delle forze armate di vari Stati, fra cui USA, Canada e Svizzera” e che è “uno dei due soli civili mai invitati a parlare alla riunione dello Stato Maggiore di Israele”

Dell’elite politico-militare israeliana Van Creveld quindi non è solo un osservatore ma anche un esponente di spicco, che butta il sasso:

“Sharon vuole cavalcare il conflitto e sa che nient’altro avrà successo”

e nasconde la mano:

“Dovremo cercare di impedire che le cose arrivino a tanto”.

A me, questo “realismo”, questa “lucidità” di analisi fa venire in mente qualcosa di già sentito. Rileggiamo un attimo le sue parole:

“Considero una totale sconfitta israeliana come inevitabile. Questo comporterà il crollo dello stato e della società israeliani. Distruggeremo noi stessi. In questa situazione, sempre più israeliani guarderanno al “trasferimento” dei palestinesi come l’unica salvezza, ricorrere ad essa diventa sempre “più probabile” ogni giorno che passa”.

Tutto ciò mi richiama, per assonanza, un altro “realismo”, quello espresso circa 2.000 anni fa dall’elite ebraica dell’epoca:

“I pontefici e i Farisei radunarono pertanto il Sinedrio, e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo [Gesù] opera molti miracoli. Se lo lasciamo fare tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e distruggeranno la nostra città e la nostra nazione». Allora uno di essi, di nome Caifa, che in quell’anno era sommo sacerdote, disse loro: «Voi non capite nulla e non riflettete che val meglio che per il popolo muoia un solo uomo, e non perisca l’intera nazione».

Quanto al paragone fatto da Silverstein (Van Creveld non è “un altro Benny Morris”) occorre distinguere: se infatti, in relazione alla (presunta) minaccia iraniana, la valutazione di Van Creveld è ben più sensata di quella di Morris, riguardo alla questione palestinese la posizione di Van Creveld risultò, all'epoca della seconda Intifada, addirittura più oltranzista di quella di Morris (per Morris, nel Gennaio del 2004, il “trasferimento” dei palestinesi sarebbe stata un’opzione giustificata soltanto da “circostanze apocalittiche che potrebbero verificarsi tra cinque o dieci anni”, mentre per Van Creveld l’”apocalisse” si stava già profilando nel 2002.

Ma, a ben vedere, è il progetto sionista in quanto tale ad essere apocalittico, più che le minacce esterne di volta in volta presentate come tali; è stato proprio Benny Morris a dirlo nel 2004:

“Tutto il progetto sionista è apocalittico. Vive in un ambiente ostile e in un certo senso la sua esistenza è irragionevole. Non era ragionevole che andasse in porto nel 1881, o che avesse successo nel 1948 o perfino adesso. Eppure è arrivato sin qui. In un certo senso è un miracolo…Sì, penso ad Armageddon (il giorno del giudizio, la catastrofe finale). È possibile. Entro i prossimi vent’anni ci potrebbe essere una guerra atomica qui”.

In conclusione, anche se l’intervista di Martin Van Creveld circolata nei giorni scorsi non fosse autentica è però sicuramente veridica (a differenza dei mitici “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, né autentici né veridici. In questo caso, la sostanza non cambia, né riguardo all’intervistato né, soprattutto, alla questione di fondo: le forze armate israeliane sono la seconda o terza potenza del mondo, tengono sotto tiro la maggior parte delle capitali europee e sarebbero pronte a scatenare l’apocalisse nucleare se la natura razzista e discriminatoria dello stato “ebraico” rischiasse di franare."

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=5630&post_id=162198