Re: oscuramento e manipolazione

Inviato da  florizel il 25/1/2010 18:50:34
Credo che siamo arrivati ad un punto critico della discussione.

In primo luogo, perché ad ogni osservazione si aprono inevitabilmente altri orizzonti che sono difficili da condensare in un’unica argomentazione riguardante il solo gesto di un ragazzo col passamontagna in testa mentre cerca di far fronte al momento di aggressione che vive.

In secondo luogo, perché mi rendo conto del paradosso che si viene a creare cercando di coniugare il proprio imput personale di riscatto con la lotta degli altri.

Parlo di paradosso perché anche ritenendo fondamentale tendere a non farsi speculari al sistema, se ciò si assesta su dimensioni che difficilmente aderiscano alla realtà delle cose, si rischia di essergli poi funzionali, sottraendosi al contatto con essa, e di conseguenza non incidendo su di essa.

Lo porto scritto nella mia firma che la vera libertà sta nel rifiuto della “cura” fornita dallo stesso sistema che ci nuoce, ma questo non vuol dire spingersi fino all’astrazione, rifiutando insieme alla specularità anche la possibilità di cambiare le cose.

Esiste un punto di congiunzione tra la prefigurazione nelle nostre vite dell’ideale che ci muove e la capacità che essa possa coinvolgere quanti più individui possibili, sempre che concordi sul fatto che l’uomo, da solo, NON può definirsi libero. Almeno finchè questa libertà non trova modo di realizzarsi all’interno di un contesto in cui possa esprimersi.
Altrimenti quella libertà rischia di restare un’enunciazione di principio.

Voglio dire: facile sentirsi liberi da soli, ma la vera libertà si misura nel rapporto con l’esterno, e nella capacità di difenderla ed alimentarla in relazione a ciò che potrebbe svuotarla, o demolirla...
Altrimenti è il trionfo della teoria sull’azione, individuale e comune.
Più che di pragmatismo, parlerei di VITALE inevitabilità della concretezza, se non si vuole finire con il rischio di provocare ulteriori frammentazioni, o propugnare ulteriori sette.

Che sono cosa differente dalle “libere” comunità.

Cerco comunque di dare delle brevi risposte al tuo commento, partendo da questo:

Citazione:
l'uomo è arrivato a tutto ciò in quanto ha perso l'abilità di essere magnificamente egoista.

Invece trovo che il gesto di Giuliani lo sia stato, forse per gli stessi motivi che adducevi nei tuoi commenti iniziali: poiché la violenza non è (quasi mai) la Forza, la stessa violenza che lui ha messo nel gesto difensivo era solo la sua forza, non quella delle moltitudini, né il suo gesto coincideva con una strategia messa a punto più generale.
E non è vero che

Citazione:
Il mondo non cambierà lottando contro il Sistema.. se ce lo vogliamo mettere in testa bene, altrimenti nuovi cretini moriranno. Non è questione di essere isolati.


È vero piuttosto che qualcosa cambia se si lotta PER, non solo contro.
Se si è in grado di prefigurare e di unire il fine ed i mezzi.
Ed è perché si è persa la capacità di immaginare organicamente ad un’altra realtà possibile, e di elaborare un percorso collettivo unitamente a quello individuale, che si sono venute a creare delle dinamiche che hanno isolato quei gesti speculari al sistema.
Concordo con te, quindi, quando dici che

Citazione:
.... sono le scelte della quotidianità a modificare il mondo. Non le lotte….
… Ormai siamo al punto paradossale del dovere ammettere che solo le frasi più utopiche avranno senso e logica per un futuro migliore. Questa realtà cambierà soltanto al nostro cambiamento. Ove lasceremo per terra le armi che gli altri usano. ...


Mi trovi d’accordo.
Ma io rifiuto l’ iconografia della “lotta” per come ci viene “passata” dai suoi detrattori e mediatori; è vero che la “lotta” è (anche) nelle scelte quotidiane; ma soprattutto in quanto le scelte quotidiane riescono a legare con un progetto più generale.
Se l’individuo ha un valore in sé, esso può manifestarsi e dispiegarsi solo nelle relazioni che egli vive e crea.
Altrimenti non sarà un “unico”, ma un “solo”.

Citazione:
sarà proprio grazie ai gesti cretini di quelli come Giuliani che accadrà, che danno l'opportunità allo status quo di controllarci ancora meglio.

Un gesto simile può contribuire al controllo, ma oggi non è esso a determinarlo.
Gli obiettivi dello “status quo” sono ben altri, che non la sola repressione.

E' quella diavoleria dell’intero apparato propagandistico e mediatico di cui dispone quello che chiamiamo "il sistema", sistematicamente (appunto) applicato ed affinato nella costruzione di una realtà quasi parallela, che sostituisce e “filtra” le coercizioni e le oppressioni quotidiane, a determinare il controllo, e non solo: anche l'induzione alla "scelta" di sottomersi ad esso.

Un gesto “violento”, e per di più isolato, all'ideologia del dominio gli fa un baffo.
Seppur magnificamente egoista, qualunque gesto che produca ed incrementi la stessa frammentazione delle relazioni tra individui messa a punto dal sistema, può fare gli stessi danni. Se non peggiori.

Alla prossima. Ciao.

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