Re: quando finirà la libertà anche su internet?

Inviato da  clausneghe il 25/4/2007 20:50:54
I Cinesi non scherzano nemmeno loro...


Copia-incolla da Cdchisciotte




Il presidente Hu Jintao: «Ripulire la rete da contenuti malsani, renderla socialista». Con Google e Yahoo complici, il brutto è che si può fare

L'attacco è frontale e lo scontro è tra titani. Da una parte la Cina, dall'altra internet così come lo conosciamo, cosi come è e forse potrebbe non essere più.
Hu Jintao ha parlato chiaro dinnanzi al Politburo del partito comunista cinese e ha ribadito quanto espresso già in altre occasioni: bisogna ripulire internet dai contenuti «malsani» e renderlo consono agli ideali socialisti. Il comunicato ufficiale della riunione dei vertici cinesi segna una tappa decisiva nel tentativo di addomesticare il medium più libertario che esista. «L'amministrazione di internet (in Cina ndr) deve indirizzarsi verso la avanzata cultura socialista e favorire la propaganda». Facilmente smascherato il termine socialismo di qualsiasi connotato libertario (come purtroppo accade in Cina), la posizione dell'esecutivo non lascia spazio a dubbi ma, se non bastasse, il comunicato prosegue chiarendo definitivamente che «le unità culturali di internet devono coscienziosamente assumersi la responsabilità di incoraggiare lo sviluppo di un sistema ideologico basato sui valori socialisti».
Rispetto ai precedenti appelli sulla necessità di purificare il web - gli ultimi rilanciati dal presidente Jintao solo lo scorso gennaio - di nuovo ci sono i toni sempre più decisi e dettagliati. E preoccupanti, perché nonostante la natura intrinsecamente democratica e decentralizzata dell'infrastruttura fisica della rete e del protocollo tcp/ip, tecnicamente i desideri di Jintao sono realizzabili. Come spiega il massimo esperto italiano di reti Maurizio Décina, la cosa è possibile: «Basta bloccare i punti d'accesso nazionali che re-indirizzano il traffico interno verso l'estero (i Nap)» e gli effetti sono devastanti perché «se inibiscono l'accesso modificando i Dns elimineranno dai browser anche molti altri siti». La stessa cosa che si è rischiata in Italia nel tentativo di combattere la pedopornografia.
La partita è tutta da giocare e se si annuncia difficilissima. I precedenti scontri verificatisi all'ombra della muraglia sono terminati con il successo delle imposizioni governative. Il governo ha finora disposto della rete nazionale come meglio ha voluto grazie alla comprensibile complicità degli internet service provider (Isp) cinesi e anche, cosa meno prevedibile, dei grandi colossi del web. Persino le due aziende che più di tutti hanno beneficiato della rete aperta e libera e con essa sono diventati veri e propri colossi non hanno saputo resistere alle richieste del partito comunista cinese. Google e Yahoo! lo scorso anno hanno accettato di rimuovere link e pagine indesiderate al regime, creando directory di ricerca diverse per chi cerca dentro o fuori i confini di Pechino.
Il motivo della mancata opposizione di Google e Yahoo! è esso stesso motivo di alarme, per il gran numero di utenti ondine che la Cina già assicura e che sta crescendo a ritmi impressionanti, secondi forse solo a i ritmi con cui avanza il Pil. Nel 2006 gli internauti sono aumentati di 26 milioni, raggiungendo un totale di quasi 140 milioni; per i prossimi due anni l'incremento dovrebbe essere ancora maggiore e per le Olimpiadi 2008 non è azzardato immaginare 200 milioni di utenti che si connetteranno al web tramite Isp locali. Molti di più di quanti saranno connessi negli Stati uniti e in Europa. Una realtà non proprio risibile. Google e Yahho! non sono riusciti a rinunciare a un mercato così vasto in nome della libertà di espressione, e difficilmente lo faranno tutti quelli che da internet sperano di cavare dei soldi.
Se il piano di ammaestramento del web riuscirà la maggior parte dei suoi utenti potrà vedere solo quello che il governo vuole. Non era mai successo e non è una bella cosa per nessuno. Anche perché i cinesi sono quelli che meno si preoccupano di fare scelte politicamente poco corrette e poco gradite ma non sono gli unici a sentire questi pruriti liberticidi. Dall'altra parte dell'Oceano Pacifico sono in molti a preferire un web controllabile, anche se le richieste finora sono state giustificate con l'appello alla sicurezza nazionale (Freedom Act) o al buon costume (leggi contro la pornografia e la pedofilia).
Finora al controllo del regime cinese erano sfuggiti, tra mille peripezie, solo qualche blog e poco altro, indispensabile comunque ad assicurare agli utenti locali una minima fonte di controinformazione. Ora anche questi dovranno chiudere.

Gabriele De Palma
Fonte: http://www.ilmanifesto.it/
Link: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/24-Aprile-2007/art

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