Re: Amnistia per i rei: ...e alle vittime cosa resta?

Inviato da  Nero il 29/12/2005 16:28:00
Il problema dell'amnistia, e di altri provvedimenti di clemenza è molto serio e si ripropone periodicamente.

Premetto che le critiche ai radicali non sono del tutto giuste, perché se non altro, loro sono coerenti.
Infatti, quando l'ultimo Papa, il Magno, fece visita al Parlamento e parlò di provvedimenti d'amnistia, vi fu tutto un coro di "si può fare" "vedremo" "è cosa buona e giusta" e altre leccate trasversali sia dai partiti che si richiamano ai valori cattolici, sia dagli altri con radici laiche.
Promesse non mantenute.

Ciò premesso, il problema è lo scontro tra il principio della certezza della pena, essenziale come deterrente e quello di provvedimento sia umanitario, sia pratico, considerando lo stato delle carceri italiane.

I problemi, però, sono maggiori e coinvolgono non soltanto il sistema penitenziario, ma anche quello giuridico, inteso come magistratura e come legge penale.

E' statisticamente provato che la maggior parte dei reati (quasi sempre minori, ma che riempiono le carceri) è compiuto da extracomunitari. Il problema è politico, quindi, perché si tratta di stranieri.
Non si può non riconoscere che gli extra sono spesso rei non in quanto tali, ma in quanto emarginati e disadattati.


Qui si dovrebbe aprire una parentesi e spendere qualche parola sullo strano connubio che unisce, intorno agli extracomunitari, da un lato le forze imprenditoriali che hanno interesse a questa importazione-lavoro, dall'altro le forze umanitarie, cattoliche e antagoniste che teorizzano l'apertura delle frontiere e la libertà d'immigrazione.

Che la pena non rieduchi, almeno nelle carceri italiane, penso che nessuno lo dubiti.
Le carceri, oggi, svolgono la sola funzione di isolare gli elementi giudicati pericolosi, dalla società.
Altra precisazione: purtroppo non isolano solo le persone giudicate, ma anche quelle in attesa di giudizio e ciò tocca un aspetto che, in Italia, ha raggiunto vertici d'inciviltà.

Occorrerebbe quindi una riforma completa e radicale, che parta dalla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e quelli inquirenti e si concluda con un nuovo concetto di espiazione della pena.

Sono d'accordo sul lavoro dei detenuti, anche se vi sono molti problemi, in pratica, per organizzarlo.
Non occorre che il lavoro abbia delle finalità esclusivamente economiche (visto i tempi) ma enormi sarebbero i problemi di controllo. Forse su qualche isola di non piccole dimensioni, senza sbarre, per i reati non molto gravi.... A trovarla però. Poi i parenti si lamenterebbero per la distanza e la difficoltà delle visite, ecc.
E' veramente un mondo molto complesso.

Valete

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