Re: Quello che non vi dicono sui terremotati abruzzesi

Inviato da  florizel il 7/7/2010 11:46:09
Davide71
Citazione:
un amico ha inoltrato questa mail, ma non so dirvi fino a che punto è attendibile.


E' attendibilissima, e non solo viene riportata su youtube, ma anche nel coraggioso articolo di Doriana Goracci su Reset Italia, che controlla la veridicità delle fonti.

"Occorre pensare non a quello che è successo, ma a quello che sta accadendo ORA all’Aquila. A questo dovete pensare.
Si chiedeva stamattina il mio amico Enrico: “come vi sentireste se aveste una malattia curabilissima ma il vostro medico vi dicesse che la cura costa troppo e quindi dovete morire? Lo so, la domanda è brutale, ma credo vi faccia capire come ci sentiamo noi aquilani.” L’ho ripostato sul mio stato, chiedendo risposte e commenti, pur sapendo come sarebbe andata (0 commenti) .

A noi ora ci stanno uccidendo con interventi che hanno il sapore dell’elemosina e non ci permettono di programmare nulla del nostro futuro.

La città è già scesa in piazza, il 16 giugno, compatta, da destra a sinistra, Curia inclusa, 20.000 persone hanno sfilato compatte in città e sull’autostrada e i tg nazionali ci hanno ignorato (come si fa ad ignorare 20.000 persone che occupano un’autostrada???).

Domani in migliaia saremo a Roma a protestare, di nuovo tutti, dai sindaci ai comitati, da destra a sinistra, semplici cittadini e organizzazioni, Curia, Ateneo, Confindustria, sindacati ed associazioni di categoria.
Saremo la mattina a montecitorio e il pomeriggio in senato, e forse ci oscureranno ancora."


E allora, se i TG oscurano, la Rete cerca di accendere i riflettori sulla SCOMODA caparbietà e determinata ostinazione degli abruzzesi a non accettare nè bavagli, nè catene, nè elemosina.

Ancora grazie a quanto circola in Rete, Laura Tarantino riporta altre testimonianze di quello scempio che è stato fatto in Abruzzo e a L'Aquila, e non si tratta SOLO del sisma.

"Settanta mila persone stanno di merda. Senza casa, senza la città, senza tessuto sociale, senza gli uffici. Molti di noi non rientreranno nella loro casa, se non tra molti anni (me compresa). Molti di noi non ci rientreranno più, perché la casa l’hanno già perduta, o perché gliela stanno per abbattere.

Tutti noi non rivedremo la città ricostruita prima di sette, otto anni, almeno. Le persone anziane rischiano di non rivederla mai più.
Tra parentesi: non viene neanche data comunicazione ai proprietari che le case vengono abbattute, ci si aspetta che siano loro ad informarsi...

... A fronte di questa drammatica situazione, qual è la risposta del Governo per rilanciare l’economia? Ad esempio quella di richiedere ai residenti dei quarantanove comuni del “cratere”, a partire da gennaio 2010, la restituzione dell’Irpef non versata a seguito del terremoto, da effettuarsi al 100% in ventiquattro rate. Per darvi un parametro di confronto, nei paesi colpiti dal terremoto dell’Umbria, l’Irpef non venne versata per ventiquattro mesi, e viene restituita adesso, dopo dieci anni e più, al 40% e in centoventi rate (situazione analoga si verificò per gli alluvionati in Piemonte).

Cosa passa invece dai mezzi di comunicazione “istituzionali”?
Passa la voce di un Presidente del Consiglio che grida al miracolo per la costruzione di alloggi per circa tredici mila persone, quando allo stato attuale solo il 54% delle abitazioni fuori del centro storico è agibile.
Se la stessa percentuale fosse valida anche per il centro storico i conti sono presto fatti: circa trentacinque mila sfollati (tralasciamo, poi l’incresciosa situazione del centro storico di cui posso dare testimonianza diretta: del nostro futuro. A tutt’oggi non sappiamo nulla, nulla di nulla al di là di poche parole del premier: «nel centro storico il tempo sarà contato non in mesi ma in anni»). E basta. Questo è il suo miracolo.

E ad agosto il premier vuole prendere casa all’Aquila per seguire i lavori di queste casette perché, parole sue, «l’occhio del padrone, come si dice, sappiamo cosa produce» : padrone? Padrone? siamo noi i padroni della nostra città, caro premier.

Racconto queste cose, fuori dal “cratere” e la gente sembra non credermi. Abbiamo tutti la sensazione di essere stati abbandonati.
Ma anche qui, tranne in rare eccezioni, le informazioni sulla situazione dei terremotati continuano ad essere condivise solo dai terremotati stessi. E così continuiamo a parlarci addosso.
E il resto d’Italia continua a non sapere niente. "

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