Se tu dici che DEV'ESSERE LACUNOSO, spero che non sia riferito almeno a queste situazioni.
Intuisco che forse ti riferisci ad una sorta di "elasticità" che consentirebbe di procedere secondo le esigenze per come vanno via via formandosi, l'esempio è quello da te stesso riportato circa il numero di persone che da aumentano nelle tendopoli da un giorno all'altro;
spero che tu ti riferisca a questo, ed esclusivamente a questo.
Ed anche in questo caso, l'esperienza della PC dovrebbe rendere prevedibili tali eventualità.
Ecco, non so se il fatto che il controllo centrale sia meglio definito corrisponda esattamente al miglioramento del sistema operativo. La perplessità sta nel fatto che un controllo molto centralizzato può restringere il campo di libere iniziative di chi si trova sul posto; quanto al tipo di miglioramento, scusa ma le notizie che arrivano dai diretti interessati fanno fatica ad emergere dal mainstream.
In particolare, proprio quelle relative alla vita nelle tendopoli:
"Ho avuto difficoltà a fare entrare in tendopoli amici che venivano a trovarmi da fuori - racconta un ragazzo -, come possiamo sentirci a casa se accadono cose simili?"
Miglioramento=controllo militarizzato?
Insomma, non è che il "miglioramento" della PC consiste unicamente nei poteri attribuiti a bertolaso?
Tutto il resto, dice il sindaco del capoluogo abruzzese devastato dal sisma del 6 aprile, Massimo Cialente, "è solo una presa in giro con cui finiremo di costruire nel 2034".
Non ci crede, alle promesse senza copertura finanziaria: "Lo chiedo al governo - dice - e se non è in grado intervenga il parlamento: ci diano una mano a fare subito cassa. Nel decreto del 28 aprile i soldi per ricostruire l'Aquila non ci sono; e siccome lo sappiamo tutti che lo Stato non li ha, l'unica via è fare quello che il Paese fece nel '94 per l'alluvione del Piemonte. Si può fare un'una tantum, magari una tassa da restituire nel tempo. Lo so che mettere le mani in tasca agli italiani è difficile e impopolare, ma sono convinto che il Paese sia pronto". Cialente oggi sarà a Roma, per chiedere in commissione al Senato una "modifica radicale" del decreto che "taglia fuori gli enti locali". Non è solo questione di denaro e poteri pubblici: "Quel decreto - dice - rischia di generare una colossale speculazione immobiliare. Il ruolo di Fintecna è sempre più oscuro, e non vado oltre. Rilevando gli immobili diventerà il primo azionista del Comune".
Vie di fuga impraticabili, piano di decongestionamento dell'area disatteso, abusivismo edilizio e il più grande ospedale del Mezzogiorno, quasi ultimato, tagliato a metà dalla zona rossa. A sette chilometri dal Vesuvio. I cittadini vesuviani continuano a sfidare il vulcano che guarda minaccioso Napoli e così anche buona parte delle loro istituzioni. "Si muore con l'esplosione delle bombe, con le alluvioni: noi qui abbiamo il Vesuvio e ce lo teniamo."
Vulcanismo successivo al 1631
Dopo l'eruzione del 1631 e fino al 1944 il Vesuvio è stato caratterizzato da attività a condotto sostanzialmente aperto. In questo periodo sono stati distinti 18 cicli stromboliani, separati da brevi periodi di assenza di attività, mai superiori a 7 anni e ciascuno chiuso da violente eruzioni dette eruzioni "finali". Internamente a ciascun ciclo si sono verificate frequenti eruzioni prevalentemente effusive, dette eruzioni "intermedie". L'eruzione del 1906 (eruzione "finale") rappresenta la manifestazione più violenta dell'attività del Vesuvio nel '900. L'eruzione del 1944, una eruzione "terminale" a carattere sia esplosivo che effusivo (eruzione mista), è stata l'ultima in ordine di tempo ed ha segnato il passaggio del vulcano ad uno stato di attività a condotto ostruito.
da una testimonianza dell'ufficiale dei servizi segreti inglesi, Norman Lewis, (Naples '44, Eland Books, 1978), a Napoli in quei giorni:
"19 marzo Oggi il Vesuvio ha eruttato. E' stato lo spettacolo più maestoso e terrribile che abbia mai visto (...). Il fumo dal cratere saliva lentamente in volute che sembravano solide. Si espandeva così lentamente che non si vedeva segno di movimento nella nube che la sera sarà stata alta 30 o 40 mila piedi e si espandeva per molte miglia. (...)
Di notte fiumi di lava cominciarono a scendere lungo i fianchi della montagna. (...) Periodicamente il cratere scaricava nel cielo serpenti di fuoco rosso sangue che pulsavano con riflessi di lampi. (...)
22 Marzo (...) In seguito alle notizie che San Sebastiano stava per essere spazzata via dal corso della lava e che Cercola era minacciata, sono stato mandato per fare un rapporto su quanto avveniva. (...)
Io ero proprio sotto la grande nube grigia piena di rigonfiamenti e protuberanze come un colossale pulsante cervello. Raggiunta S. Sebastiano, sembrava incredibile che tutta quella gente potesse aver voluto vivere in tal posto. La città era costruita all'estremità di una lingua di terra fin ad ora rispamiata dal vulcano, ma completamente circondata dai tremendi campi di lava lasciati dall'eruzione del 1872, anzi proprio in una valle fra di esse.(...)
Qui, in mezzo a questa "terra di nessuno" del vulcano, qualsiasi dilettante avrebbe predetto la distruzione della città con matematica certezza, ma apparentemente nessun cittadino di S. Sebastiano ne avrebbe mai ammessa la possibilità. Il legame con la città è una questione di fede religiosa. Gli edifici sono stati costruiti solidamente per resistere nei secoli (...) Tutte le finestre guardano ad ovest, alle verdi vallate verso Napoli, e le case hanno il retro verso il grigio, eterno cono del vulcano (...).
All'ora del mio arrivo la lava stava scivolando tranquillamente lungo la strada principale e, a circa 50 iarde dal fronte di questa massa debordante, una folla di diverse centinaia di persone, per la maggioranza vestite di nero, era inginocchiata in preghiera (...). Di tanto in tanto un cittadino più arrabbiato afferrava uno stendardo religioso e lo agitava con furia verso il muro di lava, come a scacciare gli spiriti maligni dell'eruzione. (...)
Una casa lentamente aggirata e poi sovrastata dalla lava scomparve intatta dalla vista e seguì un debole, distante scricchiolio mentre la lava cominciava ad inghiottirla. (...) Un certo numero di persone reggeva, a fronteggiare l'eruzione, immagini sante e statue fra cui quella dello stesso S. Sebastiano
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