Re: Civiltà Ebraica

Inviato da  edo il 17/11/2010 8:59:54
PEZZI DI CORPO E BIO-PIRATERIA
Postato il Martedì, 16 novembre @ 18:10:00 CST di davide

Israele / Palestina DI NANCY SCHEPER-HUGHES
counterpunch.org

Nota editoriale - Nancy Scheper-Hughes è docente di Antropologia all’Università di California, Berkeley, dove dirige il programma di dottorato in medicina e società. Dal 1996 è coinvolta in ricerche attive sul campo del traffico globale di organi e ha seguito il movimento di corpi, parti umane, medici specializzati in trapianti, pazienti, intermediari e venditori di reni e la pratica del prelievo di organi e tessuti in diversi Paesi – dal Brasile, Argentina e Cuba, alla Moldavia, Israele e Turchia, all’India, Sudafrica e negli Stati Uniti. È cofondatrice di Organs Watch, un centro indipendente di ricerca e documentazione sui diritti del malato presso l’Università di California, Berkeley.

Quello che segue è il suo dettagliato rapporto sul prelievo di tessuti, pelle, ossa e organi condotta per molti anni presso l’Istituto Nazionale di Medicina Legale “L. Greenberg” di Israele, conosciuto anche come Istituto “Abu Kabir”, sotto l’egida del suo precedente direttore e attuale capo patologo, il dott. Yehuda Hiss. Molto prima che Donald Boström aprì la strada alle accuse sul traffico di organi dai Palestinesi nel tabloid svedese Aftonbladet nell’agosto 2009, attirando pesanti “accuse del sangue” [NdT], la dott.ssa Scheper-Hughes aveva già intervistato il dott. Hiss e aveva su nastro l’intervista che forma parte del presente resoconto.



La dott.ssa Scheper-Hughes sostiene che il suo proposito è di confutare le controverse affermazioni ufficiali del Ministero della Salute e delle Forze Armate israeliane per cui, pur ammettendo la possibilità che presso l’Istituto Nazionale di Medicina Legale ci possano essere state delle irregolarità, esse sono terminate da tempo. Ad oggi, lei afferma, essi non hanno riconosciuto, punito o corretto i diversi abusi, passati e presenti, dei diritti umani in campo medico avvenuti nell’Istituto Nazionale di Medicina Legale. Mentre molte delle accuse sono ampiamente conosciute, la deposizione del tenente colonnello Chen Kugel, membro della riserva delle Forze Armate israeliane e patologo statale, non è mai stata resa pubblica in inglese e le sue accuse sono conosciute solo all’interno di Israele. La dott.ssa Scheper-Hughes ha invitato il dott. Kugel a parlare pubblicamente su questo negli Usa il 6 maggio 2010.

Ci sono tre azioni legali in corso in Israele al momento riguardanti l’Istituto di Medicina Legale e il dott. Hiss. Due riguardano i presunti abusi contro i corpi senza vita di cittadini israeliani. Il terzo riguarda Rachel Corrie, una cittadina statunitense uccisa a Gaza nel 2003 mentre protestava contro la demolizione di case. Le trascrizioni dei procedimenti processuali dimostrano che l’autopsia di Corrie fu condotta in violazione di un ordine di un tribunale israeliano che imponeva la presenza di un rappresentante dell’ambasciata Usa. Queste trascrizioni dimostrano anche che il dott. Hiss ha ammesso di aver preso dei campioni dal corpo di Corrie senza che i suoi familiari ne fossero a conoscenza. Il dott. Hiss ha anche testimoniato di non sapere dove siano attualmente tali campioni. Per quanto riguarda quest’aspetto, il dott. Kugel asserisce che gli abusi nell’Istituto continuano tutt’oggi.

L’articolo di Scheper-Hughes si prende cura di notare la descrizione che il dott. Kugel fornisce del suo ex mentore, il dott. Hiss, quella di un uomo che vedeva se stesso come disposto ad assumersi grossi rischi personali e professionali “per servire un nobile fine... per aiutare le vittime degli attacchi terroristici”, con le sue azioni “come se fossero qualcosa di sublime, o anche eroico, come un moderno Robin Hood”. Alexander Cockburn e Jeffrey St. Clair, curatori di www.counterpunch.org

Nel luglio 2009, fui identificata come l’informatore nell’arresto, da parte di agenti del FBI del New Jersey, di un trafficante di organi di Brooklyn, un rabbino ortodosso, Isaac Rosenbaum (nella foto) [1] [2], del quale diversi anni prima avevo scoperto le non ortodosse attività commerciali mentre investigavo su una rete internazionale di trapianti illegali, i loro intermediari, avvocati, cercatori di reni, agenti assicurativi e di viaggio, addetti alle case segrete, e “baby sitter” che badano ai “turisti del trapianto” internazionali, malati e ansiosi. La particolare rete criminale, nella quale Rosenbaum aveva un piccolo ruolo, aveva origine in Israele, attraverso una “società” intestata da un famoso boss del crimine, Ilan Peri, che nel corso degli anni aveva fatto loschi affari con i trapianti e trafficato con i trapianti di reni e aveva collegamenti in Turchia, Moldavia, Ucraina, Brasile, Germania, Sudafrica, Filippine, Cina, Kosovo, Azerbaijan, Colombia e Stati Uniti. [3]

Gli arresti, in mezzo a sparatorie nelle sale operatorie, di due dei soci di Ilan Peri – il dott. Zaki Shapira, già membro del Centro Medico “Rabin”, e Petach Tikva, israeliano, e il suo socio turco dott. Yusuf Sonmez – in un ospedale privato di Istanbul nel 2007 [4] hanno reso incerto il Ministero della Salute di Israele, il quale, fino allora, aveva permesso che i fondi per i malati israeliani (assicurazioni mediche) rimborsassero i trapianti con donatori viventi all’estero, e molti di essi avevano fatto traffici dai Paesi dell’ex Unione Sovietica. I venditori di reni catturati durante la sparatoria turca, tuttavia, erano due palestinesi, Omar Abu Gaber, di 42 anni, e Zaheda Mahammid, di 26 anni. I destinatari degli organi erano un uomo israeliano di 68 anni, Zeev Vigdor, e un giovane sudafricano, John Richard Halford, che sono stati ripresi dalla televisione turca mentre venivano trasportati in barella fuori dalle sale operatorie e portati in un altro ospedale prima di essere riportati a casa senza i trapianti che avevano tanto desiderato.

Dopo il suo rilascio da una prigione tedesca nel 2007, Peri è tornato in Israele, dove è stato indagato per frode fiscale, [5] detenuto, ma rilasciato perché le leggi israeliane sul trapianto di organi non erano chiare rispetto alla legalità del “procacciarsi” trapianti all’estero usando donatori pagati. Nel 2008, due nuove leggi sono state approvate dal Parlamento israeliano (Knesset): una che spianava la strada per l’applicazione dei criteri di morte cerebrale in modo da soddisfare gli ultraortodossi, e l’altra che metteva al bando l’acquisto, la vendita e il commercio di organi per trapianti. [6] Il Ministero della Salute non rimborsa più i trapianti all’estero salvo che essi siano legali. Peri continua a organizzare viaggi per trapianti, ma oggi, egli sostiene, usando solo donatori di organi deceduti e percorsi legali.

Al suo culmine (1997-2007), la rete di traffico di organi che organizzava viaggi per trapianti in Israele rappresentava un piano multimilionario (in dollari) ingegnoso e estremamente lucrativo che riforniva qualche migliaio di pazienti in Israele ed ebrei della diaspora in tutto il mondo con gli organi “nuovi” e i trapianti di cui avevano bisogno. Con l’arresto di Rosenbaum, i media statunitensi si sono subito interessati alla trama del traffico di trapianti con base in Israele, quando è stato provato un collegamento con ospedali nella città di New York.

Il Commissario alla salute di New York e il FBI, che io avevo allertato anni prima riguardo alla banda per trapianti di Rosenbaum, ha dichiarato che la notizia è priva di attendibilità. Come potrebbero pazienti e venditori di reni di due diversi Paesi essere fatti entrare clandestinamente in ospedali per trapianti illegali? Come potrebbero superare la burocrazia richiesta per ogni operazione di trapianto? Suonava come una vecchia credenza, una leggenda urbana o un’accusa del sangue contro chirurghi ebrei e i loro pazienti. E quello era il peggior sospetto.

Sebbene il sistema giudiziario penale si rifiutasse di credere alla storia che gli avevo fornito, i trapiantisti che lavoravano negli ospedali negli Usa che erano stati avvicinati da Ilan Peri e dai suoi soci, compreso Isaac Rosenbaum, sapevano che era vera e sapevano che alcuni loro colleghi erano complici nella violazione delle norme sui trapianti, che potevano andare dalla violazione della Legge Nazionale sul Trapianto di Organi (NOTA) nella compravendita di organi, a frode, truffa, riciclaggio di denaro, corruzione, complicità col crimine organizzato e traffico di esseri umani. Il caso Rosenbaum, ancora in preparazione, sarà il primo procedimento giudiziario federale statunitense per crimini legati al traffico di organi. [7]

La storia di Aftonbladet fa breccia

Poi, nell’agosto 2009, un’altra storia di traffico di organi fa breccia, una che collega il traffico di organi Usa-Israele da parte di Rosenbaum e il riciclaggio di denaro con accuse molto più vecchie di furto di organi e tessuto dai corpi di “terroristi” e lanciatori di sassi palestinesi in seguito all’autopsia presso l’Istituto Nazionale di Medicina Legale israeliano di Abu Kabir, un sobborgo di Tel Aviv. Queste accuse, che risalivano ai primi anni ’90, sono state riciclate dal giornalista Donald Boström su un tabloid di sinistra, Aftonbladet, il 17 agosto 2009. [8]

Intitolata ”I nostri figli depredati per i loro organi”, la storia di Boström era caratterizzata da un mix di accuse di furto di organi, connessioni apparentemente casuali e retorica politica. L’informazione era basata sulla ricerca di Boström in Israele e nei Territori occupati durante la prima Intifada, e sul suo premiato libro, Inshallah, [9] pubblicato nel 2001, nel quale Boström per la prima volta aveva parlato delle accuse di manipolazione di corpi e furto di organi e tessuti dai corpi di palestinesi portati all’Istituto di Medicina Legale di Abu Kabir per eseguire l’autopsia. L’articolo di Boström suggeriva che sui corpi dei palestinesi erano stati compiuti prelievi come “bottino di guerra”.

La storia di Aftonbladet, subito tradotta in ebraico e in inglese, ha creato un fuoco di proteste, compresi una causa per calunnie da parte di un gruppo di avvocati specializzati di New York e il boicottaggio delle industrie svedesi. Boström è stato etichettato come antisemita e la storia che lui “aveva ripescato dalla fogna” fu etichettata come una deprecabile “accusa del sangue” contro Israele e gli ebrei nel mondo.

Io lessi queste notizie con crescente terrore. Come Boström, una volta durante una visita di ricerca in Israele nel 2003 ero stata accolta da uno sgradevole titolo e paginone (“Nuova accusa del sangue nella televisione francese – Israele ruba reni a bambini orfani in Moldova”) sul Makor Rishon, un tabloid di destra. [10] Il servizio prendeva in esame il documentario televisivo della durata di un’ora della cineasta Catherine Bentellier, I reni valgono tanto oro quanto pesano. Nel 2001 io avevo viaggiato con la cineasta in Moldova, dove avevamo fatto alcune interviste nei villaggi devastati dai trafficanti di organi, che avevano individuato alcuni giovani uomini e li avevano portati clandestinamente in Turchia, Ucraina, Giorgia pagandoli, talvolta costringendoli, per fornire reni ai pazienti israeliani in attesa di trapianto. L’imputazione di ”accusa del sangue” era accompagnata da incisioni medievali e una foto poco chiara di me mentre accarezzavo la mano di un orfano moldavo nel suo lettino.

Per quanto riguarda “l’accusa del sangue” svedese contro l’Istituto Nazionale di Medicina Legale di Abu Kabir, la questione principale, che non fu sollevata nella valanga di articoli, editoriali e rubriche di notizie pubblicate in Israele, Europa e Stati Uniti, era una semplice domanda: “La storia del furto di organi era vera?” E c’erano delle motivazioni per collegare il furto di tessuti dai defunti all’organizzazione di viaggi per trapianti illeciti a pazienti israeliani? C’erano delle motivazioni per collegare una storia all’altra?

Presentazione del dott. Yehuda Hiss

Io sapevo la risposta. Nel luglio del 2000, mentre studiavo l’aumento dei viaggi per trapianto organizzati da intermediari del crimine in Israele, avevo registrato un’intervista al direttore dell’Istituto Nazionale di Medicina Legale d’Israele, il dott. Yehuda Hiss, ad Abu Kabir, nella quale lui apertamente e liberamente aveva parlato dell’”informale” procacciamento di organi e tessuti dai corpi dei morti portati all’Istituto per esami e autopsie. Hiss descrisse un tipo di consenso “presunto”, inventato da lui e non condiviso con alcuno eccetto, per esempio, i suoi studenti di medicina, tirocinanti e specializzandi. Egli ha perseguito una tranquilla politica di aggressivo prelievo di tessuti, ossa, pelle e organi, come si dice per il bene superiore del proprio Paese, un Paese in guerra, e per il bene dei suoi compatrioti. Il prof. Hiss, considerato un eroe da molti israeliani e dal New York Times grazie i suoi servigi per la nazione in quanto manipola corpi uccisi da terroristi e uomini-bomba, considerava patriottico il proprio comportamento. Egli, nella sua mente, era non tanto “al di sopra della legge”, in quanto egli rappresenta la legge, una legge più alta, la sua legge, supremamente distaccata, razionale e scientificamente e tecnicamente corretta. Il Paese era in guerra, ogni giorno si versava sangue, i soldati venivano bruciati e ancora gli israeliani si rifiutavano di offrire i tessuti e gli organi necessari. Così lui in prima persona avrebbe risolto i problemi.

L’intervista registrata era una pistola fumante, ma io ebbi paura delle conseguenze indesiderate nel renderla pubblica. Il nastro stette, più o meno intoccato, nei miei archivi per dieci anni. Ma ora era necessario chiarire. Prima di farlo, però, volevo dare al prof. Hiss una possibilità di spiegare, o anche correggere, ciò che aveva ammesso nell’intervista del 2000. Prima di partire per un viaggio di ricerca nel settembre-ottobre 2009, accompagnata da Dan Rather e dalla sua squadra per un reportage sulla rete criminale costruita attorno al traffico di organi in Turchia, Moldova e Israele, presi contatto con Yehuda Hiss in Israele (attraverso uno dei miei numerosi assistenti alla ricerca in Israele) chiedendogli un seguito di intervista.

Il Ministero della Salute si oppose alla sua iniziale accettazione. Fu proposta un’intervista privata a casa sua, ma Hiss (e i suoi avvocati) volevano esaminare in anticipo tutte le questioni che avrei voluto sollevare. Poi il Ministero della salute negò del tutto a Hiss il consenso di parlare con me, in ogni circostanza. Mentre venivano intervistati riguardo agli effetti dei cambiamenti delle leggi e delle procedure sui trapianti, molti colleghi medici e trapiantisti di Tel Aviv e Gerusalemme spesso interloquivano con riferimenti sprezzanti alla “spregevole accusa del sangue dei media svedesi”, anche se essi erano pienamente a conoscenza - e sapevano che lo ero anch’io – del fatto che nella storia del tabloid di Boström era implicito un vero scandalo medico e politico di proporzioni internazionali. Io compresi il loro nervosismo sull’argomento, ma non che negassero un fatto conosciuto che veniva manipolato per diventare uno strumento di politica globale del governo israeliano.

Poco prima di tornare negli Stati Uniti, incontrai Meira Weiss, un’illustre antropologa già docente presso la Hebrew University, e Chen Kugel, M.D., un patologo legale che aveva lavorato nell’Istituto fianco a fianco col suo mentore, Yehuda Hiss. Sia Weiss, sia il dott. Kugel mi esortarono a scrivere una smentita di quelli che in Israele gridavano “al lupo al lupo” e usavano l’”accusa del sangue” per costringere i loro critici a tacere. Weiss mi ha ricordato l’intervista registrata fatta nel 2000 al dott. Hiss, poiché lei stessa l’aveva organizzata ed era presente mentre aveva luogo, ed era scioccata quanto me della sfrontatezza e arroganza delle rivelazioni di Hiss. Chen Kugel, un ufficiale militare della riserva e già patologo legale presso l’Istituto, era d’accordo che la verità doveva essere detta alla comunità globale, sebbene forse non da loro. Entrambi avevano già patito abbastanza poiché costretti a lasciare il loro lavoro.

La mia intervista con Yehuda Hiss presso l’Istituto era avvenuta più o meno nelle seguenti circostanze. Nel luglio 2000, dopo tre anni nel progetto Organs Watch, mi fu dato un file e una foto da un avvocato israeliano per i diritti civili, Lynda Brayer, nella sede della sua organizzazione a Betlemme. La Società di St. Yves è stata creata per fornire assistenza legale alle famiglie palestinesi, i cui parenti avevano subito la demolizione delle loro case, trasferimenti coatti e altri abusi. L’organizzazione a quell’epoca rappresentava la famiglia di Abdel Karim Abdel Musalmeh, che era stato ucciso con un colpo alla testa l’8 novembre 1995 da un tiratore scelto delle forze armate israeliane. Il singolo proiettile che uccise Abdel è chiaramente indicato nella foto, che faceva parte della cartella dell’autopsia. Un ordine militare di demolizione della casa di Musalmeh a Beit Awa, un villaggio fuori Ebron, aveva preceduto la sua uccisione da parte delle forze armate israeliane come “persona ricercata in fuga”. Gli avvocati stavano discutendo il caso per permettere alla casa di restare in piedi, in modo che la vedova di Abdel e i loro sei figli non rimanessero senza casa. Come se l’omicidio e l’esproprio non fossero abbastanza, il corpo di Musalmeh fu restituito alla moglie ridotto a brandelli. Il rapporto autoptico attribuiva la morte a un colpo di fucile alla testa. Perché allora il corpo aveva subito una dissezione totale e la cornea e la pelle erano state rimosse? Fui d’accordo nell’esaminare la faccenda.

Quando condivisi per la prima volta questa informazione e la cruda fotografia con Meira Weiss, lei mi rassicurò che a quell’epoca nell’Istituto non venivano prelevati organi o tessuti. Lei aveva assistito a centinaia di autopsie – di israeliani, arabi, arabi-israeliani, immigrati russi, stranieri e palestinesi. Quando i corpi venivano aperti e gli organi esaminati, essi venivano restituiti ai corpi, eccetto che per piccoli campioni di tessuto necessari per l’esame legale nei laboratori sopra l’obitorio. Weiss aveva notato che vi erano delle procedure non conformi ai codici internazionali di etica e alle leggi dello Stato, né con gli Accordi di Helsinki del 1975 sull’uso dei soggetti umani. [11] Vi erano atti di devianza da parte di alcuni membri dello staff. I tatuaggi, per esempio, talvolta venivano rimossi con un coltello dai corpi dei nuovi immigrati in Israele, prevalentemente russi e ucraini, sempre sospettati di non essere abbastanza ebrei. I tatuaggi li smascheravano, così erano trattati con ostilità. Il pene poteva essere circonciso, post mortem, senza che i parenti lo sapessero o consentissero. I corpi di ebrei e musulmani erano trattati in maniera diversa. I palestinesi portati in seguito ad uno scontro erano soggetti a un’autopsia completa, richiesta per fornire informazioni all’Autorità Palestinese. Dall’altro lato, i corpi dei soldati israeliani venivano rispettati, e le autopsie erano spesso discrete e parziali.

Le accuse riguardanti l’Istituto di Medicina Legale

L’Istituto Nazionale di Medicina Legale di Abu Kabir, un sobborgo di Tel Aviv, è il deposito nazionale di Israele dei corpi dei morti che devono essere identificati, esaminati e ai quali va fatta l’autopsia. Ha due scopi: da un lato, come istituto scientifico affiliato alla Scuola di Medicina Sackler (Università di Tel Aviv), attraverso il quale essa gestisce un laboratorio di genetica sullo stato dell’arte. Dall’altro lato, l’Istituto è controllato e strettamente supervisionato dalla chevra kadisha – l’organizzazione religiosa ortodossa che ha un monopolio virtuale su tutte le sepolture in Israele, eccetto che per i militari. L’Istituto è un’organizzazione civile che lavora sotto il controllo del Ministero della Salute. Dall’altro lato, esso è un braccio della polizia di sicurezza e dei militari.

L’Istituto, poi, è sia un tradizionale obitorio medico-legale, sia, ufficiosamente, la fonte primaria israeliana di tessuti, ossa e pelle necessari per trapianti, chirurgia plastica, ricerca e insegnamento medico. Il traffico illecito di organi, tessuti, ossa e lo stoccaggio di parti del corpo assortite presso l’Istituto è quello che gli antropologi chiamano pubblico segreto, qualcosa che ogni membro della “cricca” conosce, ma che non viene mai discusso e certamente mai ammesso a chi è esterno alla “cricca”. Infatti, le accuse e le indagini ufficiali sul traffico di organi e tessuto all’Istituto di Medicina Legale, iniziate nel 1999, sono in corso ancora oggi. Yehuda Hiss è stato, di tanto in tanto, il centro della pubblica indagine. È stato citato in giudizio ed è stato decorato. È stato sia rimproverato sia ricompensato, è stato licenziato dalla sua posizione come direttore dell’Istituto ed ha avuto un nuovo titolo, patologo anziano, con uno stipendio più alto.

Le accuse a Hiss di confisca di organi, tessuti e altre parti corporee risalgono al novembre 1999, con un reportage investigativo sul quotidiano di Tel Aviv, Ha’ir, il quale affermava che, sotto la direzione di Hiss, agli studenti di medicina era permesso fare pratica sui corpi mandati all’Istituto di Abu Kabir per un’autopsia, e che parti del corpo venivano portate altrove per trapianti e altri usi medici senza il consenso dei familiari interessati. Nel 2000, il quotidiano Yediot Aharonot pubblicò un listino prezzi per le parti del corpo che Hiss aveva venduto a ricercatori universitari e scuole mediche. Un comitato di esperti legali internazionali fu designato dal Ministero della Salute per investigare sulle procedure dell’Istituto. L’indagine si completò dopo due anni, durante i quali, secondo l’ex assistente e protetto di Hiss, Chen Kugel, molte prove furono distrutte. Tuttavia, secondo Kugel, Hiss aveva ancora in suo possesso una notevole collezione di parti di corpi ad Abu Kabir, quando il tribunale israeliano ha ordinato una ricerca nel 2002. Il sito Israel National News a quell’epoca affermava: “Negli ultimi anni, sembra che i responsabili dell’Istituto abbiano dato migliaia di organi per ricerche senza consenso, e nel frattempo hanno tenuto un ‘deposito’ di organi ad Abu Kabir.” Hiss fu ammonito, ma gli fu consentito di continuare le sue attività, che egli difendeva come necessarie per la medicina, per la difesa dello Stato di Israele e per il progresso della scienza.

Nel 2005, emersero nuove accuse di traffico di organi ad Abu Kabir e Hiss ammise di aver rimosso delle parti da 125 corpi senza autorizzazione. In seguito ad un patteggiamento con lo Stato, il procuratore generale ha deciso di non procedere nella causa penale, Hiss ha ricevuto soltanto un ammonimento e ha continuato come patologo capo ad Abu Kabir, cioè il capo ufficiale dei patologi di Israele. La raccolta illegale di corpi fu contemporaneamente proibita e tollerata. Infatti, Hiss era la risposta dello Stato alla cronica scarsità di tessuti e organi. Egli si rendeva conto della necessità prodotta dalla profonda riluttanza culturale delle famiglie a manomettere i corpi dei morti, che permetteva a lui di superare un confine e fare come voleva con i corpi affidatigli.

L’intervista al dott. Hiss.

Quando incontrai il prof. Hiss per la prima e, come si dimostrò, unica volta, scoprii che il patologo è un uomo formidabile, spaventoso, brillante. Immigrato in Israele dalla Polonia, con degli occhi azzurri mozzafiato, il corpo snello e un atteggiamento teso, estremamente vigile e aggressivo, è un uomo che cattura l’attenzione. L’intervista ha avuto luogo il 21 luglio 2000 nell’ufficio di Hiss nell’Istituto, alla presenza di un membro dello staff e di Meira Weiss. Penso che fossimo tutti colpiti dalle sue rivelazioni. Hiss permise che l’intervista fosse registrata, ma parte della nostra conversazione era confidenziale e il registratore era spento in quei momenti. Quella che segue è la trascrizione ridotta del nastro, col taglio di alcune digressioni.

YH - Mi chiamo Yehuda Hiss. Sono uno specialista in medicina legale. Qui facciamo medicina legale, così come patologia anatomica. Io pratico entrambe. La questione principale, qui, in confronto agli altri Paesi, è che [in Israele] abbiamo solo un Istituto [di medicina legale] per tutto il Paese. Ed è molto convenientemente situato al centro di Israele, in modo che il grosso della popolazione è situato molto vicino a noi... Ci sono altri venti centri medici in vari luoghi, ognuno col suo reparto di patologia: ma in Israele si fanno molte poche autopsie complete.

Ho iniziato il mio tirocinio in patologia anatomica nel 1974, a Sheba (Tel Hashomer). Avevamo solo tre specializzandi e facevamo circa 850 autopsie complete [ogni anno]. Oggi, ci sono 6-8 specializzandi e l’ospedale che ospita gli specializzandi in patologia anatomica è tre volte più grande, ma gli specializzandi oggi fanno solo 40-50 autopsie [l’anno] perlopiù incomplete. Questo è come stanno andando le cose nello Stato di Israele. Ne facevamo 800 l’anno 25 anni fa con meno specializzandi, e solo 40-50 l’anno oggi con molte più risorse. Questo è l’unico luogo in Israele dove si fanno autopsie complete.

Ora, riguardo alla questione del prelievo di tessuti – è strano. Non solo qui, in Israele, ma ovunque tutto dipende dall’approccio personale dei responsabili della patologia o del prelievo di organi. Nel mio caso, quando ero specializzando a Tel Hashomer – un ospedale collegato alle Forze Armate israeliane – potevamo collaborare con l’esercito e fornire l’esercito stesso con pelle da trapiantare per le vittime di ustioni, e, di tanto in tanto, ci potevano chiedere una cornea. Così io potevo essere coinvolto, poiché ero il responsabile, con altri due, e provvedevamo noi.

NS-H – Perché cornee ai militari ?

YH – Forse per delle ferite. Forse era più facile [per i militari] fare questa richiesta a noi e, una volta che avevamo ottenuto il consenso – la famiglia era d’accordo – durante l’autopsia, potevamo prendere un po’ di pelle e le cornee. Per l’autopsia, dovevamo sempre chiedere il consenso della famiglia, salvo che non fosse un ordine del tribunale [un caso criminale].

NS-H – C’è qualche resistenza, qui in Israele, nei confronti dell’autopsia – sia da parte degli ebrei sia degli arabi?

YH – Sì. Facevamo tutto molto informalmente: non chiedevamo mai il consenso delle famiglie.

Poi abbiamo iniziato a prelevare le cornee per diversi ospedali israeliani, inizialmente per Tel Hashomer, perché lì avevo amici che mi conoscevano bene. Gliel’ho suggerito in vari incontri. Ero stupito perché nessuno era mai venuto da noi a chiedere. Perché non vieni da noi? Dissi loro come funzionava al Case Western Reserve Hospital [di Cleveland]. Così, da allora cominciarono a venire dagli ospedali di Gerusalemme e Tel Aviv. Tra noi e i nostri colleghi di vari reparti tutto veniva fatto in via amichevole. Sentivo fortemente che queste cornee sarebbero dovute andare ai pazienti degli ospedali pubblici e non alle cliniche private. Non eravamo pagati per il prelievo, ma ci venivano fatte alcune donazioni di apparecchiature di cui avevamo bisogno.

Tutto quello che veniva fatto qui era estremamente informale. Non abbiamo mai chiesto il consenso delle famiglie. Ma il prelievo veniva fatto solo dai corpi per cui le famiglie accordavano un’autopsia. Non avremmo mai compiuto prelievi nel caso di obiezioni all’autopsia.

NS-H – La legge lo permette?

YH – La legge richiede il consenso per l’autopsia, ma non per il prelievo. L’ho letto nei libri di diritto... Ci fu un’appendice alla legge nel 1981, secondo la quale si dovrebbe chiedere il consenso della famiglia – per l’autopsia... Eravamo liberi di prelevare pelle dalla parte posteriore delle gambe. Prendevamo la cornea. Non avremmo preso cornee da quei corpi per i quali sospettavamo che i familiari potessero voler aprire le palpebre. Ci sono alcune famiglie ortodosse e alcune orientali [arabe] che aprono le palpebre e vi gettano sopra della sabbia. Sapevamo quali evitare. E avremmo chiuso e incollato le palpebre e coperto ogni posto dal quale avevamo rimosso qualcosa. E, in maniera simile, avremmo preso [pelle] soltanto dalla parte posteriore delle gambe. All’inizio degli anni ’90, abbiamo iniziato a prendere delle ossa lunghe dalle gambe. Poi ci chiesero valvole cardiache, e ne abbiamo fornite un po’, a causa della mancanza di collaborazione tra noi e i maggiori reparti toracici. Poi, a partire dal 1995, abbiamo iniziato a farlo in maniera più formale. Veniva fatto in base ad una certa lista di priorità, stabilita da vari centri medici e specifici reparti. Fu fatta come un qualcosa di semilegale. A quel punto, avremmo informato il Ministero della Salute. Prima di quell’epoca [1995], era solo tra me/l’Istituto e i vari reparti e centri medici – in maniera informale. Dopo, decidemmo che avrebbe dovuto essere fatto attraverso il Ministero della Salute.

NS-H – Voi dipendete dal Ministero della salute, ma eravate liberi di fare molto senza alcuna interferenza da parte loro?

YH – Sì, esatto, ma ci sono cose che davvero dovrebbero essere fatte con alcune istruzioni e attraverso il Ministero della Salute. Ciò non fu chiaro per molti anni.

NS-H – In alcuni Paesi dell’America Latina l’IML [Istituto di Medicina Legale] è sotto l’autorità della polizia, ma in altri, come Cuba, dipende dal Ministero della Salute. Nel vecchio Sudafrica, dipendeva dalla polizia militare – e qui?

YH – L’indipendenza è molto importante. Questa istituzione è stata fondata nel 1954 sotto gli auspici della Hebrew University di Gerusalemme. Poi, nei primi anni ’70, venne a dipendere dal dipartimento di polizia. Poi, nel 1975 o ’76, passò alle dipendenze del Ministero della Salute. Attualmente facciamo parte del Ministero della Salute e il direttore generale del Ministero è il nostro superiore, ma di fatto siamo completamente indipendenti. Fino a pochi anni fa, tutti i centri medici dipendevano dal Ministero della Salute, ma verso la fine degli anni ’90 sono diventati indipendenti. Ce ne sono ancora pochi direttamente alle dipendenze del Ministero della Salute. Da allora, c’è più interesse per quello che facciamo qui e per le nostre capacità [di prelevare tessuti] e quindi c’è più richiesta e crediamo che dovrebbe essere regolata. Vogliamo che sia ufficializzata anche per i diversi costi che sono richiesti per il prelievo di pelle e cornee, ossa, valvole polmonari e così via... Ma fino a quel momento, questo era soltanto tra noi e i diversi ospedali che servivamo, ma vogliamo che su ciò ci sia un po’ di controllo.

NS-H – Come venivano stabiliti i prezzi?

YH – Nel 1996 abbiamo fatto una lista dei diversi servizi medici che fornivamo, una lista di centinaia o migliaia di shekels – c’erano spese delle quali volevamo rientrare. Noi vorremmo collaborare solo con ospedali pubblici. In un’occasione, circa dieci anni fa, ci fu il caso di un responsabile di un reparto che usò una o due cornee donate all’ospedale da un Istituto di patologia – e lui le usò per i suoi pazienti privati. Questo è il solo caso che conosco – nel quale il tessuto donato per un uso generale è stato usato privatamente. Dal 1998, a causa della pubblica pressione, c’è stata una forte diminuzione di autopsie, e siamo stati costretti a chiedere il consenso di tutti i familiari per le autopsie e per i prelievi o per le dissezioni o per il tirocinio di militari che studiano medicina. Tutto ciò perché è andato sui giornali a lamentarsi che suo figlio, morto durante il servizio militare, era stato usato per sperimentazione medica e tirocinio. Nel Paese ha fatto scalpore e i permessi per le autopsie sono diminuiti. Da allora – circa due anni fa [1998] – ci è stato detto di chiedere il consenso per qualunque cosa. [Questo è un riferimento al defunto sergente Zeey Buzaglo della brigata Golani, che è stato ucciso in un incidente durante un’esercitazione nell’aprile del 1997. Quando suo padre, il dott. Haim Buzaglo, un pediatra, venne a vedere il corpo di suo figlio, notò che era stato danneggiato nell’Istituto – NS-H].

NS-H – Perché i militari [sono coinvolti]?

YH – C’è un rapporto particolare che lega l’Istituto e l’esercito a causa dell’attuale situazione politica in Israele. Tutti gli israeliani sentono che noi abbiamo l’obbligo di fornire aiuto in qualche modo, e poiché tutti noi abbiamo servito nell’esercito, abbiamo tutti una partecipazione personale nell’esercito anche dopo. Siamo tutti connessi all’esercito. E, a causa di questo, lo diamo per scontato. Non chiediamo mai. Pensavamo che cooperare fosse parte del dovere di tutti gli israeliani.

YH [indicando dei dati dei suoi archivi] – Guardi, ecco i dati. Tra gennaio e aprile abbiamo ricevuto 705 corpi. 500 di questi non erano adatti per prelievi. O perché i corpi erano troppo decomposti, o a causa di infezioni. Solo 175 erano adeguati per fare prelievi. Abbiamo chiamato tutti e 98 hanno rifiutato. Per dodici non siamo riusciti a trovare il familiare più vicino. Solo 65 di loro hanno dato il consenso. Così, possiamo dire che abbiamo un tasso di accettazione inferiore a un terzo.

Quando non riusciamo a trovare il familiare più vicino, per legge non facciamo prelievi. Originariamente, la legge richiedeva soltanto che noi informassimo la famiglia dell’intenzione di compiere un prelievo. Ora, non soltanto informiamo, ma dobbiamo chiedere il consenso. Così, a causa di questo brutto episodio, la reazione valica il Parlamento e la legge del Paese.

[Qui NS-H spiega come in alcuni Stati degli Usa, come la California, ci sia il consenso “presunto” per il prelievo di cornee, ma la maggior parte della popolazione ne era totalmente ignara. La legge era più o meno tenuta segreta.]

YH – Sì, questa è stata la nostra politica per molti anni, e poi un caso, un brutto scandalo, e per noi è tutto finito. Adesso, i giovani medici militari non possono più avere il tirocinio di cui hanno bisogno e, quando vengono mandati in Libano o nei territori palestinesi – e ci sono ferite, devono intervenire senza un tirocinio appropriato, così che, di fatto, fanno sperimentazione sui soldati vivi. Questo è dove ci ha portato tutto ciò. Nessuna esperienza preventiva, nessun tipo di tirocinio col corpo umano. Devono fare pratica [chirurgia] sui cani – ma mai sugli esseri umani! Questa è un’assurdità! Non vorrei che nessuno praticasse su di me una tracheotomia o colostomia senza alcuna precedente esperienza o tirocinio. Lei lo vorrebbe? Oggi, fanno un tirocinio virtuale su corpi computerizzati e così via, ma non è la stessa cosa.

NS-H – Allora non ci sono imprese biotech che vogliono il vostro materiale?

YH – In Israele, il 100% della pelle prelevata va alla banca della pelle dell’ospedale Hadassah, anche se loro devono ripagarla. Logisticamente, noi siamo soltanto collegati con Hadassah.

Da circa sei mesi, abbiamo un nuovo collaboratore che lavora giù con noi, una specie di assistente all’obitorio, e lui preleva pelle, ossa, cornee e ossa. Prima di lui, c’era solo un accordo con l’esercito – di solito ci mandavano un chirurgo plastico ogni settimana, che veniva qua per prelevare la pelle per la banca di Hadassah. Questo è durato per molti anni. Più di 12 o 13 anni. Dal 1987-1988, ogni due settimane, un chirurgo plastico veniva qua per prelevare la pelle. Ma ora non abbiamo più questo rapporto diretto con l’esercito a partire da quest’ultimo scandalo. Ora abbiamo il nostro assistente di obitorio, che è pagato per prelevare al nostro posto tutta la pelle, ossa, cornee, ecc. di cui abbiamo bisogno. Ci aiuta anche in altre attività.

NS-H – Quando chiedete il consenso, qualcuno dice che potete prendere questo e non quell’organo?

YH – Alcuni dicono di non toccare il cuore o il cervello – alcuni hanno paura che tu possa voler prendere la pelle. Ma non è come quando spelli un coniglio o cose del genere e noi diciamo che no, non è lo stesso – è una cosa delicata, non c’è sangue – non sbucciamo la pelle. Non è come scalpare una persona. Togliamo solo uno strato superficiale – dalla schiena e dalle gambe. E diciamo anche loro che prendiamo solo un tessuto sottile [dall’occhio] e non il globo oculare.

Per adempiere le leggi sia ebree sia musulmane che riguardano la disposizione del morto, tutto viene fatto immediatamente. Qui iniziamo a lavorare alle 6 di mattina. Per le 7 abbiamo l’intera lista di tutti i corpi che stanno per arrivare in quel giorno. Solo su alcuni di essi sarà fatta l’autopsia. E poi questa persona che è qui redige una lista che contiene cosa sarà fatto a chi. E poi ci mettiamo al telefono.

NS-H – Ci sono tecniche particolari per presentare questa richiesta ai familiari?

Membro dello staff – Dobbiamo saper riconoscere la gente.

YH – Sì, ma non fa per me. Dall’inizio, io dico: “Per favore non fatemelo fare! Non riesco a parlare alla gente di queste cose.” Non ho questa pazienza.

Membro dello staff – A lui piacciono i morti. Ma non i vivi! [risate]

YH – Sì, sono passato alla medicina legale da quella clinica perché volevo i pazienti già azzittiti! Così, diciamo che lo fa X – ma lei è troppo impegnata – e, in realtà, abbiamo bisogno di un assistente sociale per fare questo...

NS-H – Vengono prese altre parti del corpo – come le ghiandole pituitarie?

YH – Quando ero uno specializzando, prendevamo le ghiandole pituitarie. Oggi esistono sostituti chimici, ma quando facevo tirocinio, mi precipitavo al refrigeratore per depositare le ghiandole pituitarie in una bottiglia con acqua. Le raccoglievo – certo, naturalmente! Anche piccole ossa dell’orecchio interno – sono molto adatte per alcune procedure chirurgiche. Lo facevamo più o meno un paio di volte l’anno.

NS-H – Alcune di queste piccole ossa sono state usate per il tirocinio degli astronauti della NASA in preparazione di viaggi spaziali, con quali effetti sul bilancio? E cosa mi dice delle vendite internazionali?

YH – Si possono comprare cornee dalla Russia a 300 $ l’una, penso... A Mosca puoi trovare un rene per 20.000 $ e una cornea per pochi dollari, perché a loro di fatto non importa... Durante ogni autopsia, loro prendono quello che vogliono, ed hanno un’enorme scorta di organi ai quali possono ricorrere. Loro hanno pelle e cornee. In alcuni grossi centri medici in Russia, è possibile trovare reni freschi che prendono dagli incidenti automobilistici – e in Turchia altrettanto. Quindi, in entrambi i luoghi è possibile avere un trapianto per soli 20.000 $ - reni inclusi – perché ne hanno una scorta. Lo so perché facevo parte di un’organizzazione che procurava trapianti e lo abbiamo studiato. È molto economico. Là viene fatto bene da chirurghi molto bravi. Infatti, in Russia c’è un surplus di reni. Hanno un surplus perché là meno persone possono permettersi un trapianto.

NS-H – Ci sono alcuni dubbi riguardo all’uso degli standard internazionali per determinare la morte cerebrale in Russia.

YH – Sì, talvolta i nostri chirurghi accompagnano i nostri pazienti israeliani in Russia ed eseguono l’operazione lì con il rene di un russo. Alcuni portano i trapiantisti fuori da Israele...

NS-H – Sì, il turismo del trapianto, se n’è parlato sui giornali.

YH – Esatto. Vanno là una volta al mese per pochi giorni ed eseguono cinque o sei operazioni, e il paziente torna qui per rimettersi.

NS-H – La commissione medica etica dell’Università di California, San Francisco, ha deciso che la gente che vuole violare la legge e andare in Cina o nelle Filippine per ricevere un trapianto, al rientro non avrà le cure successive – potranno andare in un’istituzione privata.

YH – In Israele molte cose vengono fatte su base personale e attraverso conoscenze... Penso che in Israele tutto dovrebbe essere il più equo possibile. Non si dovrebbe dipendere dalle conoscenze o dalla ricchezza. Se soltanto la pubblicità e i media persuadessero la popolazione israeliana a donare gli organi delle persone decedute per trauma... [e anche se non c’è niente nella legge del talmud contro il prelievo di organi dai morti], una famiglia religiosa troverebbe un rabbino d’accordo con loro. Io provo a dire loro quanto è importante donare, ed essi rispondono: “Ho bisogno di parlarne col mio rabbino” – e nove volte su dieci tornano con una risposta negativa. Quella è la risposta che loro vogliono...

Il dott. Chen Kugel, l’informatore.

Come si può leggere dalla trascrizione, Hiss ha prontamente ammesso il prelievo non consensuale, informale di tessuti, pelle, ossa e organi per soddisfare le necessità del Paese. Fin quando nell’Istituto di Medicina Legale non è arrivato lui nel 1987 come capo patologo non venivano prelevati organi o tessuti. Lui ha spiegato al suo staff che questa era una pratica comune ovunque nel mondo, negli Usa, nella Case Western Reserve, dove aveva studiato, e in altri istituti legali che aveva visitato. Si trattava di un “consenso presunto”, senza il sostegno della popolazione o della legge. Sebbene ciò fosse in violazione delle leggi sulla donazione di tessuti e organi, Hiss pensava che potesse essere giustificata per un Paese straziato dalla guerra e traumatizzato come Israele. Hiss ammetteva che il prelievo di organi e tessuti era “informale” e che la sua legalità era poco chiara. Dalla sua prospettiva come patologo di Stato, l’attenta rimozione di alcuni organi, di cui il deceduto non avrebbe mai sentito la mancanza e la famiglia non avrebbe mai dovuto sapere, arrecava un piccolo danno. Gli studenti di medicina nel loro tirocinio militare venivano portati nell’obitorio dopo che Hiss e il suo team completavano le loro autopsie legalmente autorizzate, per essere istruiti sulla rimozione di organi.

Dopo che il mio nastro fu divulgato in Israele, il 19 dicembre 2009, dalla TV israeliana Channel 2, funzionari governativi hanno ammesso per l’esercito e per il Ministero della Salute che organi e tessuti sono stati raccolti dai corpi dei morti palestinesi e israeliani fino alla fine degli anni ’90, ma che la pratica è finita nel 2000. Il dott. Hiss, tuttavia, ha pubblicamente negato tutto ciò che è sul nastro – incluso ciò che mi ha detto. Oggi, afferma di negare tutto – l’immagazzinamento di parti di corpi, la falsa testimonianza e la raccolta di organi. Nega tutto. Egli afferma che tutto è stato fatto secondo la legge e che le famiglie hanno acconsentito ai prelievi per i trapianti. Non sono stati presi organi per studio, sostiene, assolutamente nessuno.

Chen Kugel, il non annunciato e originario (anonimo fuori da Israele) informatore riguardo l’Istituto di Medicina Legale, ha affermato che la situazione era molto peggiore di quella ammessa da Yehuda Hiss in questa intervista con me del 2000. Le osservazioni di Kugel rappresentano un racconto in prima persona da parte di un ufficiale militare e patologo legale. Quando egli è tornato in Israele per lavorare nell’Istituto di Medicina Legale nel 2000, dopo diversi anni passati negli Usa, dove aveva lavorato in diversi ospedali e programmi di medicina legale, sostiene di essersi immediatamente reso conto che qualcosa fosse terribilmente sbagliata. Ha tentato di parlare del problema con tre medici specializzandi, e insieme con loro di avere un incontro col direttore. Kugel era il portavoce e disse a Hiss che era sbagliato raccogliere organi e tessuti senza consenso e che “anche testimoniare il falso in tribunale non va bene”. Questo incontro non ebbe seguito, così il gruppo scrisse una lettera di reclamo al Ministero della Salute, rilevando le illegalità. Il Ministero reagì alacremente: mandò via i tre specializzandi e punì Kugel, il quale, come ufficiale militare che lavorava per le forze armate israeliane, non poteva essere licenziato. Allora si rivolsero ai media e raccontarono l’intera storia su cosa stava esattamente accadendo.

Kugel: “Gli organi erano venduti a chiunque”

Infatti, secondo Kugel, “Gli organi erano venduti a chiunque; chiunque volesse organi doveva solo pagarli.” Mentre pelle, valvole cardiache, ossa e cornee venivano rimosse e usate per i trapianti, gli organi solidi – cuori, cervelli, fegati – “venivano venduti per ricerche, presentazioni ed esercitazioni degli studenti di medicina e chirurghi.”

Per questi organi c’era un prezzo, basso - 300 $ per un femore, per esempio – e se un cliente avesse voluto tutti gli organi da un corpo, si poteva organizzare, non il corpo intero, ma la rimozione e vendita di tutti gli organi da un corpo, ha affermato Kugel, per circa $ 2.500.

In mezzo alla violenta indignazione suscitata dagli informatori, Hiss ha intrapreso la sua personale campagna mediatica e ha tentato di convincere il pubblico che tutto quello che è stato fatto era per un nobile fine, aiutare le vittime ferite a causa degli attacchi terroristici e i malati. Egli ha presentato la sua condotta, per dirla con le parole del dott. Kugel “come qualcosa di sublime o anche eroico, come un moderno Robin Hood. Che prende dai morti e dà alle vittime innocenti.”

“Allora, a chi venivano presi gli organi?”, ha chiesto Kugel in maniera retorica. La risposta è che li prendevano da chiunque, dagli ebrei ai musulmani, dai soldati ai lanciatori di pietre, dai terroristi e dalle vittime degli uomini bomba suicidi, dai turisti ai migranti. C’erano solo due considerazioni – la condizione fisica del corpo e dei suoi organi e l’abilità di nascondere quello che stavano facendo.

La maggior parte delle vittime del prelievo illegale di organi, secondo il dott. Kugel, non erano nemmeno sottoposte all’autopsia, ma semplicemente al prelievo. Nascondevano il danno mettendo tubi, occhi di vetro, manici di scopa, carta igienica e calotte di plastica per crani per coprire il luogo dove era stato rimosso il cervello, ecc. L’Istituto, ha detto Kugel, contava su un fatto: che la maggior parte degli israeliani non vede il corpo dei loro morti, salvo una volta per verificare che è quello giusto. Il corpo è avvolto in un sudario, oppure potrebbe essere avvolto in teli di plastica in attesa dell’impresa di pompe funebri. In quel caso, lo staff avvertiva gli addetti alla sepoltura, poco istruiti, di non aprire il telo perché il corpo era contaminato da una malattia infettiva. Era più difficile prelevare organi dai soldati perché i loro corpi erano controllati dai militari, che era più difficile ingannare. “Ma gli organi venivano presi dai soldati”, ha affermato Kugel. Era più facile prendere tessuti e organi dagli immigrati recenti, e, non c’è bisogno di dirlo, più di tutti era facile dai palestinesi. Questi avrebbero attraversato di nuovo il confine e, “se c’erano delle proteste provenienti dai loro familiari, loro sono nemici, quindi, naturalmente, stavano mentendo e nessuno li avrebbe creduti.”

Quello che Kugel ha trovato sorprendente è stato soprattutto la violenta indignazione riguardo all’articolo di Boström, mentre c’era abbondanza di dettagli sulla stampa israeliana riguardo l’Istituto, le cui faccende erano discusse animatamente da commissioni, che hanno trovato evidenti prove di illegalità, nonostante i tentativi di distruggerle. Dopo che questi fatti furono scoperti, ci sono voluti due anni affinché il giudice, o il responsabile della speciale inchiesta, decidesse se Hiss dovesse essere citato o no. Poi ci sono voluti due anni affinché la polizia iniziasse una seria indagine. Il risultato finale è stato la rimozione di Hiss da direttore dell’Istituto, ma, come scritto prima, trattenuto come patologo anziano con un aumento di stipendio. Kugel è stato licenziato dal suo posto perché, durante le indagini, ha parlato con uno dei testimoni che avevano seppellito le prove – parti di corpi umani – e questo fatto è stato interpretato come un’interferenza col processo. È stato censurato e messo sulla lista nera dell’insegnamento di tutte le università israeliane eccetto una. Per il dott. Kugel il principale problema non ha niente a che vedere con la scienza: è stato per la mancanza di rispetto, l’incetta di campioni dei corpi, la trasformazione dell’Istituto in una fabbrica di corpi. La condotta dell’Istituto è stata motivata dal denaro, dal potere e dal paternalismo autoritario del genere che dice: “Noi sappiamo cosa è bene per te, noi decidiamo cosa deve accadere a te, la persona che non sa niente. Decidiamo noi.” E quello è il motivo per cui è accaduto, e il dott. Kugel sostiene che accade ancora.


Rachel Corrie


Domande sull’autopsia di Rachel Corrie

Il 14 marzo 2010, il Tribunale del distretto di Haifa ha sentito i testimoni nella causa civile che la famiglia della defunta cittadina statunitense Rachel Corrie, pacifista a Gaza, ha intentato contro lo Stato di Israele per la sua uccisione illegale a Rafah, Gaza. Corrie, una studentessa universitaria statunitense e attivista per i diritti umani, il 16 marzo 2003 è stata schiacciata a morte da un bulldozer Caterpillar D9R. Durante l’udienza, il dott. Hiss, che aveva condotto l’autopsia di Rachel Corrie su richiesta dei militari israeliani, ha ammesso di aver violato un ordine di un tribunale israeliano che imponeva la presenza di un funzionario dell’ambasciata Usa come testimone. Hiss ha dichiarato che la sua politica era di non ammettere, durante l’autopsia, nessun osservatore che non fosse medico o biologo. Hiss ha ammesso di aver trattenuto campioni di tessuti e organi del corpo di Corrie per esami e sperimentazioni senza informare la famiglia. Hiss non era certo del fatto che i campioni fossero stati seppelliti con altri campioni di corpi provenienti dall’Istituto. I genitori di Corrie, Cindy e Craig, sono stati sconvolti da queste agghiaccianti ammissioni e davvero non sanno come utilizzarle e come dovrebbero procedere, se procedere. Mi hanno detto che cercano la verità, solo la verità e chiedono un simbolico risarcimento per danni di $ 1. Impedire che accada ad altri, affermano, è più importante del denaro.

Per finire, cosa collega la storia di Yehuda Hiss presso l’Istituto di Medicina Legale con Isaac Rosenbaum e la rete internazionale di trafficanti di organi in Israele? Forse soltanto il triste fatto che l’isteria per la scarsità di organi – qualsiasi cosa evochi quella frase agghiacciante – hanno portato sia agli abusi medici sui cadaveri sia gli abusi medici di chi era coinvolto nel traffico del turismo dei trapianti da Israele alle città di New York, Filadelfia e Los Angeles, tra le altre. Quando il dott. Zaki Shapira ha cominciato a drizzare le antenne riguardo ai venditori di reni nei primi anni ’90 per soddisfare le esigenze dei suoi pazienti bisognosi di trapianto nell’ospedale Bellinson di Tel Aviv, li trovò a portata di mano, i lavoratori ospiti palestinesi. I palestinesi erano, mi disse a Bellagio nel 1996 in una conferenza sul traffico di organi, “predisposti” a sacrificare i loro organi. O, forse, a essere sacrificati. Funziona in entrambi modi.

Nancy Scheper-Hughes è l’autrice di numerosi libri sulla povertà e sulla salute, compreso Death without Weeping: the Violence of Everyday Life in Brazil – secondo CounterPunch tra i cento migliori libri non di narrativa pubblicati in lingua inglese nel XX secolo. Si può prendere contatto con lei scrivendo a: nsh@berkeley.edu

Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/hughes10252010.html
25.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIUSEPPE FOLLINO

Note

[1] N. Mozgovaya, US Professor is whistleblower in Rosenbaum arrest, Haaretz, 26 July, 2009. http://www.haaretz.com/hasen/spages/1102799.html.
[2] M. Daly, Anthropologist's ‘Dick Tracy moment’ plays role in arrest of suspected kidney trafficker, New York Daily News, 24 July 2009.
[3] Nancy Scheper-Hughes, 2008, “Illegal Organ Trade: Global Justice and the Traffic in Human Organs” in Living Donor Organ Transplants, a cura di Rainer Grussner, M.D. e Enrico Benedetti, MD, New York, McGraw-Hill; N. Scheper-Hughes, 2006, Kidney bKin: Inside the Transatlantic Kidney Trade, Harvard International Review (winter) 62-65; N. Scheper-Hughes, (2004) Parts Unknown: Undercover Ethnography in the Organ Trafficking Underworld, Ethnography 5(1): 29-73; N. Scheper-Hughes, 2000, The Global Traffic in Organs, Current Anthropology (4192): 191-224
[4] Israeli doctor said detained in Turkey for illegal organ transplants. Three other Israelis said detained, including 2 alleged kidney donors and a recipient; 15 people held, Haaretz News Service, 1 gennaio 2007
[5] In diversi dettagliati scambi di mail (2006-2008) con un avvocato penalista (che ha chiesto di restare anonimo) ho appreso che il governo di Israele ha deciso di perseguire i crimini internazionali dei trapiantisti e trafficanti che operano fuori di Israele tramite indagini per frode fiscale.
[6] http://www.health.gov.il/transplant/about_adi.html “Knesset approves new organ donation law”,
http//www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3523461,00.html
[7] United States District Court of New Jersey: criminal complaint: United States of America v. Levy Izhak Rosenbaum, : Mag. No. 09-3620 a/k/a “Isaac Rosenbaum”, luglio 2009
[8] Una traduzione in inglese dell’articolo di Donald Boström può essere trovata all’indirizzo: http://www.aftonbladet.se/kultur/article5691805.ab
[9] Donald Boström, 2001. Inshallah: konflikten mellan Israel och Palestina, Stockholm, Ordfront.
[10] Zeev Galilee, 2003. First Source (Makor Rishon) – “Pangs of Conscience” (Musar Klayot) New Blood Libel on French Television: Israel Steals Kidneys of Orphan Children in Moldavia, 24 ottobre 2003.
[11] Meira Weiss, comunicazione personale e giornale letto durante la conferenza di Organs Watch sulla lotta al traffico di organi e tessuti, Università di California, Berkeley, 7 maggio 2010
Per la registrazione dell’intervista a Hiss andare su nhnotes.html

[NdT] L'accusa del sangue è un'accusa antisemita diffusa a partire dall'XI secolo, secondo la quale gli ebrei userebbero sangue umano per motivi rituali. Durante il Medioevo si consolidò la leggenda in base alla quale gli Ebrei uccidevano i bambini cristiani durante le feste della Pasqua ebraica, con un rito particolare per utilizzarne il sangue.

VEDI ANCHE: ISRAELE AMMETTE IL FURTO DI ORGANI

GILAD ATZMON - L'IDF: IL TRITA ORGANI D'ISRAELE

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