Re: Civiltà Ebraica

Inviato da  edo il 9/11/2010 8:11:01
L’ “Olocausto” fra Storia e Politica
di Norman Finkelstein* - 08/11/2010



1967, “nasce” l’industria dell’Olocausto Prima di tutto vi ringrazio per avermi invitato, questo è il mio primo viaggio in Italia e fra le tante città che ho visitato, Roma è stata la prima nella quale ho provato la sensazione di voler
restare e vivere, perché è una città davvero speciale. E penso che mi piacerebbe anche ritirarmi a Teramo.
L’argomento di cui vorrei parlare oggi è l’industria dell’olocausto, un termine col quale intendo quelle organizzazioni, istituzioni o singole persone ebree americane, che hanno sfruttato la terribile sofferenza degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale per scopi politici ed economici.
La mia esposizione è divisa in due o forse tre parti: vorrei parlare delle origini dell’industria
dell’olocausto, dell’ideologia dell’industria dell’olocausto, e dell’uso dell’industria dell’olocausto
per sottrarre denaro all’Europa.
La prima cosa da ricordare è che negli Stati Uniti non c’è mai stata alcuna discussione
sull’olocausto nazista tra il 1948 e il 1967, nessun contributo originale nella vita intellettuale e
politica americana. Ad esempio, fino agli anni Settanta non era mai stato tradotto Primo Levi, e a
fino a quel momento erano stati pubblicati in inglese, sull’argomento, solo uno o due libri di
carattere storico. L’olocausto è diventato oggetto di discussione nella vita pubblica negli Stati Uniti
solo dopo la guerra arabo-israeliana del giugno 1967.
La prima e ovvia questione da porsi è quale sia stato il motivo dell’assenza di un dibattito
prima della fine degli anni Sessanta. La risposta, altrettanto ovvia, è che subito dopo la fine della
seconda guerra mondiale gli Stati Uniti avevano instaurato un’alleanza politica con la Germania
occidentale, e la Germania occidentale mal avrebbe sopportato una simile discussione. D’altro
canto, in quel periodo le élites degli ebrei americani si attestavano in genere sulle linee delle élites
della società americana, e dunque anch’esse non parlavano dell’olocausto, perché se lo avessero
fatto, questo sarebbe sembrato un tentativo di minare l’alleanza tra gli Stati Uniti e la Germania
occidentale. Nei fatti, in quel periodo gli unici a parlare dell’olocausto nazista erano di sinistra,
perché allineati all’Unione Sovietica, e l’Unione Sovietica era contraria all’alleanza tra la Germania
occidentale e gli Stati Uniti: cosicché, parlando dell’olocausto nazista, la sinistra avrebbe raggiunto
l’obiettivo di minare l‘alleanza tra la Germania occidentale e gli Stati Uniti, così come voleva
l’Urss.
Questa era più o meno la fotografia della situazione prima del giugno del ’67. In seguito, dopo
la guerra del giugno 67, accaddero due cose importanti nella società americana. Il primo
cambiamento rilevante fu che Israele divenne il più importante alleato americano in Medio Oriente.
Il secondo, visto che Israele era diventato il più importante alleato degli USA in Medio Oriente, che
gli ebrei americani diventarono proisraeliani. Prima della guerra del giugno del 1967 l’olocausto era
stato raramente menzionato nella vita americana, così come Israele, e in entrambe i casi
essenzialmente per la stessa ragione: gli ebrei americani erano preoccupati che se fossero stati
troppo pro Israele avrebbero potuto urtare la posizione dominante nella società americana. Dopo il
giugno del ’67, essendo ormai Israele il principale alleato degli americani nel Medio Oriente,
diventava possibile essere filoisraeliani, perché se a questo punto eri pro Israele eri anche pro Stati
Uniti, dal momento che Israele stava combattendo per difendere gli interessi americani in Medio
Oriente. Ecco dunque che dopo il 1967 gli ebrei americani diventano fortemente proisraeliani e
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scoprono e usano l’olocausto nazista come arma per difendere Israele da qualsiasi atteggiamento
critico.
La questione diventava a questo punto come utilizzare l’olocausto come scudo protettivo di
Israele, in un momento in cui le lezioni che si potevano trarre dall’olocausto potevano diventare
armi critiche nei confronti dello stesso Israele. Questa è una domanda cruciale, e posso spiegarla
con un esempio personale: entrambi i miei genitori erano sopravvissuti all’olocausto nazista, ed
erano rimasti segnati così profondamente da questa loro esperienza durante la seconda guerra
mondiale, da provare un profondo senso di identificazione con la sofferenza dei palestinesi. E
allora, come poteva l’olocausto diventare un’arma per difendere Israele?
Il dogma dell’ “unicità” e “incomparabilità” dell’olocausto
La risposta a questo interrogativo sta a mio avviso nei due dogmi basilari che stavano
diventando all’epoca parte dell’industria dell’olocausto: il primo dogma, che credo tutti voi in
questa sala conosciate, è che l’olocausto è stato un evento unico nella storia. L’argomento con cui
qui vi state confrontando recita che voi non potete comparare l’olocausto nazista a nessun altro
orrore nella storia. Ora, questo dogma dell’incomparabilità è un controsenso per uno storico.
Chiunque abbia frequentato dei corsi di storia delle scuole superiori sa che l’abc del fare storia è il
comparare e confrontare. Per esempio un assunto tipico nelle classi di storia delle scuole è
comparare e confrontare la rivoluzione francese con quella russa, o comparare e confrontare la
monarchia francese con quella inglese. Qualsiasi persona razionale deve perciò concludere che se si
assume la non comparabilità come dogma, diventa impossibile parlare di storia. Inoltre, la pretesa di
non comparare è anche un abominio morale, perché fondamentalmente sta a significare che nessuno
nella storia del mondo ha sofferto come gli ebrei.
Quindi la domanda è: se questa dottrina del non comparare è priva di valore dal punto di vista
storico e un abominio dal punto di vista morale, perché persiste? La risposta ovvia è che essa è
fondamentalmente un’arma ideologica. Perché se tu affermi che qualcuno ha sofferto e soffre
terribilmente, e in modo irripetibile, allora ciò vuol dire che questo qualcuno ha uno speciale diritto
morale che gli deriva proprio dalla sua sofferenza. Ecco dunque che uno storico americano ha
potuto scrivere che l’unicità della sofferenza degli ebrei dà forza morale ed emotiva alle
rivendicazioni di Israele nei confronti delle altre nazioni. Questo a mio modo di vedere è il vero
obbiettivo della dottrina dell’unicità: preservare Israele dalle critiche nei confronti dei suoi crimini,
per i quali, se non vi fosse stato l’olocausto, sarebbe chiamato a difendersi.
Il secondo dogma fondamentale dell’industria dell’olocausto è la convinzione che l’olocausto
sia stato il culmine, il risultato finale di un eterno e irrazionale odio contro gli ebrei. Questo
particolare dogma era l’essenza del libro di Daniel Goldhagen - I volenterosi carnefici di Hitler -
che pretende di provare che l’olocausto nazista era il risultato di questo eterno e irrazionale odio
tedesco contro gli ebrei. Come il primo dogma, anche questo è privo di fondamento dal punto di
vista storico, in quanto non c’è nessuna prova che tutti i tedeschi dall’inizio dei tempi abbiano
cercato di sterminare gli ebrei. Ma come il primo, anche questo dogma è politicamente molto utile
dal punto di vista politico, nella misura in cui afferma che tutto il mondo cerca di assassinare gli
ebrei senza che questo abbia nulla a che vedere con ciò che gli Ebrei hanno fatto. E quindi diventa
possibile concludere che l’odio e il risentimento diretto contro gli Ebrei o contro Israele non hanno
nulla a che fare con ciò che realmente gli Ebrei e Israele fanno.
L’argomentazione va dritta all’obbiettivo più o meno in questo modo: uno, l’olocausto nazista
fu il risultato dell’azione comune dei cattivi gentili che odiavano gli Ebrei; due, l’olocausto nazista,
l’uccisione degli ebrei fu un evento irrazionale. Dunque, l’odio contro gli Ebrei è irrazionale.
Dunque, tutto l’odio riversato contro Israele non ha nulla a che fare con ciò che gli Ebrei hanno
sempre fatto.
Vi faccio due esempi al proposito, tratti dagli scritti di Weizmann, la voce più autorevole per
l’industria dell’olocausto. Un suo argomento tipico è che per circa duemila anni il popolo ebraico ha
vissuto sull’orlo dell’estinzione, che gli Ebrei siano stati sempre sotto minaccia, col rischio di essere
uccisi: per cosa? Per nessuna ragione. E’ questo un argomento chiave che viene usato per difendere
Israele: esso pretende che il motivo che spinge gli arabi e i non arabi ad attaccare Israele è
semplicemente il fatto che essi odiano gli ebrei. Ecco quel che scrive Weizmann:
“a causa di ciò che siamo e di ciò che la nostra patria Israele rappresenta, il cuore delle
nostre vite, il sogno dei nostri giorni, quando i nostri nemici cercheranno di distruggerci, lo
faranno cercando di distruggere Israele; ed essi cercheranno di distruggere Israele distruggendo
noi. Possiamo mai garantire che anche se rinunciamo ai nostri territori staremo al sicuro? No,
non lo possiamo garantire. Possiamo garantire che se siamo moralmente nel giusto, non ci
saranno più nazisti nel mondo? No, non lo possiamo garantire. Ciò che siamo, ciò che abbiamo
rappresentato nei secoli, è stato un deterrente per i nostri nemici: infatti quanto più abbiamo amato
la vita e quanto più abbiamo amato la giustizia e la dignità umana, tanto più siamo stati
perseguitati”.
L’ultima frase è, credo, la più importante. Weizmann sostiene che più siamo buoni, più ci
odiano. Così se oggi i Palestinesi o gli Arabi provano odio contro Israele, l’unica spiegazione
possibile è che Israele si è comportata in modo meraviglioso.
Dovrei aggiungere che questa dottrina, se è molto distruttiva per i Palestinesi, può diventarla
anche per gli Ebrei: essa infatti predica la totale irresponsabilità morale. Essa sostiene che non si è
responsabili per l’ostilità che si provoca con le proprie azioni. Il che significa che se la gente prova
odio o risentimento contro qualcuno, questo fatto non può in nessun modo essere messo in relazione
con ciò che questo qualcuno ha compiuto. Il risultato è l’assenza di limiti e l’irresponsabilità delle
proprie azioni.
Eccoci dunque all’ultima parte di questa mia conferenza, che riguarda il modo in cui questa
assenza di limiti e irresponsabilità abbia condotto l‘olocausto nazista nel racket dei ricatti. Il
martellamento continuo nei confronti dell’Europa da parte dell’industria dell’olocausto, per quello
che viene chiamato risarcimento, ha avuto come effetto la diffusione dell’antisemitismo e la
negazione dell’olocausto. Vorrei farvi brevemente due esempi, utili per la discussione che mi
piacerebbe poi sviluppare con voi.
Chi provoca l’antisemitismo
Il primo esempio riguarda ciò che è successo alle banche svizzere. All’inizio, alla metà degli
anni 90, l’industria dell’olocausto lanciò tre accuse contro le banche svizzere. La prima era che
dopo la seconda guerra mondiale i banchieri svizzeri avrebbero negato ai sopravvissuti e ai loro
eredi l’accesso ai conti bancari; la seconda era che i banchieri svizzeri avrebbero distrutto i registri
dei conti egli Ebrei; la terza che i banchieri svizzeri avrebbero sottratto miliardi e miliardi di dollari
appartenenti agli Ebrei, e da questi depositati in Svizzera durante la seconda guerra mondiale.
Nel maggio del 1996 venne quindi istituito un Comitato di Ebrei e Svizzeri con il compito di
investigare su queste accuse. Ma ancor prima che esso potesse redigere un proprio rapporto sui
risultati delle proprie indagini, l’industria dell’olocausto avanzò la pretesa che le banche svizzere
pagassero il denaro rivendicato e, nel 1998, attraverso vari tipi di ricatto, costrinse la Svizzera a
pagare 1,25 miliardi di dollari. Alcuni mesi dopo, anzi un anno dopo, il Comitato rese pubbliche i
risultati della propria indagine, grazie alla quale – si deve peraltro ricordare che a suo interno
c’erano Ebrei provenienti dagli Stati Uniti e Israele – si poteva concludere che: punto 1, non c’era
alcuna prova che dopo la seconda guerra mondiale i banchieri svizzeri avessero negato ai
sopravvissuti ebrei e ai loro eredi l’accesso ai conti; punto 2 – con riferimento alla seconda accusa –
non c’era alcuna prova che i banchieri svizzeri avessero distrutto sistematicamente i registri dei
conti degli ebrei; punto 3, c’erano le prove che la pretesa esistenza di miliardi di dollari nei conti
ebrei in Svizzera era completamente infondata.
La più grande autorità vivente sull’olocausto nazista è, senza eccezioni, è lo storico Raul
Hilberg. E Hilberg, già nel ‘97, usava le parole “ricatto” ed “estorsione” per descrivere quello che le
organizzazioni ebraico-americane stavano facendo. Egli affermò che tutte le pretese di miliardi di
dollari degli ebrei nei conti delle banche svizzere erano pura follia. Ricordò fra l’altro: “Io ero un
membro della classe media austriaca prima della seconda guerra mondiale, e mio padre non ha mai
avuto un conto bancario in Austria, figuriamoci un conto corrente in Svizzera!” Evidentemente si
ritiene che ci si possa far credere che tutti gli ebrei dei piccoli villaggi dell’Europa orientale, tutti,
avessero un conto corrente svizzero e una Mercedes!
Il caso delle banche svizzere provocò un’ondata di antisemitismo in Svizzera. Ma quando le
fu chiesta ragione di questo fatto, l’industria dell’olocausto rispose che non poteva essere stata lei la
causa dell’antisemitismo, e che invece erano gli antisemiti a causare l’antisemitismo!
Questo è un esempio di quello di cui parlavo poco fa, e cioè il fatto che l’irresponsabilità
morale alla fine può essere molto distruttiva - credo - anche per gli ebrei.
Il “negazionismo” e l’infinita avidità dell’industria dell’olocausto
Passiamo ora al secondo esempio, e cioè al caso degli industriali tedeschi. Anche in questo
caso, l’industria dell’olocausto prima ha fabbricato pretese, e poi è ricorsa al ricatto per estorcere
denaro.
L’industria dell’olocausto ha cominciato a pretendere che ci fossero centinaia e centinaia di
migliaia di sopravvissuti dell’olocausto nazista, che non ricevettero il risarcimento dalla Germania.
Ricordo che mia madre era solita dire che se tutti quelli che avevano dichiarato di essere dei
sopravvissuti all’olocausto fossero stati effettivamente tali, i nazisti non avrebbero ucciso nessuno.
Questo vuol dire che siamo di fronte a un terribile esempio di negazione dell’olocausto. Perché se tu
pretendi di aumentare il numero dei sopravvissuti, alla fine diminuisci il numero delle vittime:
questo fa l’industria dell’olocausto, quando pretende che ci siano centinaia e centinaia di migliaia di
sopravvissuti dei campi di concentramento e dei campi di lavori forzati dopo la seconda guerra
mondiale.
Ora, alcuni mi accusano di essere un negazionista dell’olocausto, o un visionario, ma io dico
esattamente quello che credo: e cioè che la vecchia convenzionale tesi circa quello che è successo
sia quella veritiera. La vecchia convenzionale tesi sosteneva che l’olocausto nazista era stato una
sistematica industria della morte degli ebrei, efficiente come una catena di montaggio. E che solo
poche persone al maggio 1945 erano sopravvissute ad essa: circa centomila, come dicono i migliori
storici. Il che vuol dire che oggi i sopravvissuti ebrei ancora viventi sono circa dieci o ventimila.
Ora, senza esagerazioni, la pretesa corrente dell’industria dell’olocausto è che ci sono circa un
milione di sopravvissuti oggi ancora viventi, e che al 2035 ne saranno ancora vivi circa diecimila.
A questo punto capite bene cosa vuol dire tutto questo: i miei genitori erano sopravvissuti
all’olocausto nazista ed io già li ho persi entrambi. Se guardate alle tabelle delle assicurazioni, io
non sarò più vivo nel 2035. Ma l’industria dell’olocausto, nella sua infinita avidità e
irresponsabilità, afferma che 10.000 ebrei sopravvissuti ai lager saranno ancora vivi nel 2035.
Il doppio furto dell’industria dell’olocausto
L’ironia finale di tutto ciò è che l’industria dell’olocausto pretende che tutto il denaro così da
essa raccolto sia destinato alle vittime dell’olocausto. Ma come voi potrete leggere nella prefazione
all’edizione tedesca del mio libro, i sopravvissuti dell’olocausto hanno intentato causa contro
l’industria dell’olocausto, perché non hanno mai avuto un centesimo di quel denaro. Così c’è un
doppio ladrocinio: un furto contro i governi europei, e un furto contro le vittime viventi
dell’olocausto nazista.
Vorrei a questo punto finire con una nota personale. La Germania ha pagato per il
risarcimento, dalla fine della guerra fino ad ora, 60 miliardi di dollari agli Ebrei. Adesso ricordate
quello che ho detto prima: tutti gli storici più seri dicono che i sopravvissuti ebrei ai lager sono in
realtà pochi: quindi, se la Germania ha pagato 60 miliardi di dollari e se i sopravvissuti sono pochi,
se ne dovrebbe dedurre che ciascun sopravvissuto sia stato generosamente compensato per le sue
sofferenze. In realtà, per fare un esempio che conosco da vicino, mia madre, che è stata nel campo
di concentramento di Maidenek e poi in due campi di lavoro forzato dal settembre del ‘39 fino a
maggio del ‘45, per tutto questo periodo di sofferenza ha ricevuto complessivamente 3500 dollari.
E’ difficile che voi possiate incontrare un sopravvissuto che non avversi l’industria dell’olocausto
per lo sfruttamento che essa fa dell’olocausto nazista. In effetti, sono convinto che l’olocausto
nazista è usato a livello politico per perseguitare i palestinesi, a livello morale per sminuire la
sofferenza degli altri popoli, e sul piano economico per alimentare il racket del ricatto.
Per tutte queste ragioni, è ora di chiudere l’industria dell’olocausto.
*Conferenza di Norman Finkelstein all’Università di Teramo

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