Il cellulare permette sia di ascoltare tutte le conversazioni anche da "inattivo" (cioè mentre non si telefona), e funge da radiofaro quando il cellulare è semplicemente acceso, perchè il cellulare comunica con la cella più vicina la propria posizione.
Il fatto che serva una telefonata è l'ennesima STRONZATA che i media ti devono dire per non scoprire l'altarino.
Cioè, quando qualcuno chiama il tuo cellulare mandano forse la chiamata in tutto il mondo? O anche solo in tutta italia? Ovviamente no, la mandano verso le celle nella zona in cui il tuo cell ha detto che ti trovi.

Ricapitolando: abbiamo in tasca un segnalatore di posizione ed un microfono aperto, e siccome non potevano obbligarci ce l'hanno venduto.

Ricordate la vicenda clamorosa della presentazione delle liste per le elezioni regionali del PdL a Roma? Ricordate Alfredo Milioni? Dopo una prima reazione di uomini del PdL che si dolevano per gli incredibili errori di Milioni e degli altri, arriva in contrordine compagni: è attentato alla democrazia. Manifestazioni di piazza, la Polverini che grida di violenze contro gli incaricati della presentazione delle liste perpetrati nientedi meno che da alcuni esponenti radicali;

l’insigne statista che mirabilmente guida l’Italia ad accusare la sinistra anti-democratica; stampa e TV a reti unificate. Ricordate anche la leggina ad listam ovviamente illegittima e fatta tanto per non perdere le cattive abitudini da bananocrazia? Ecco. Da quella vicenda sortirono alcune denunce presentate da Milioni e co. contro alcuni esponenti radicali e contro il dott. Durante, magistrato a capo dell’Ufficio elettorale, “colpevole” di aver disposto un cordone dei carabinieri nei locali del tribunale con il risultato di non consentire agli incaricati del PdL di presentare le liste.

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I magistrati perugini infatti, avendo ordinato l’acquisizione dei tabulati telefonici riferibili al telefono cellulare di Milioni hanno accertato che costui negli orari in cui sosteneva di essere rimasto nei locali adibiti alla consegna delle liste, in realtà si muoveva fin verso Pineta Sacchetti. Da tutt’altra parte di Roma ed ovviamente in luogo diverso dal tribunale.

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Se ci fosse un minimo di decenza, la schiera un po’ cialtrona di coloro che in pura e perfetta malafede all’epoca si arrampicavano sugli specchi strappandosi i capelli per l’offesa recata alla democrazia, dovrebbero altrettanto accoratamente chiedere scusa per aver ingannato i cittadini elettori. Se non fossimo in una bananocrazia affetta da monopolio mediatico, gli informatori artefici di fondi, articoli, titoli a tutta pagina e tutti regolarmente indignati, con la stessa enfasi dovrebbero pubblicare una rettifica.

Siamo più che sicuri che non accadrà nulla del genere in un paese abitato da gente dalla memoria corta e dai pochi scrupoli etici. Abbiamo ritenuto di citare la notizia solo perché ci teniamo a distinguerci ed a non passare per degli imbecilli.