Re: L' angolo delle cose che non si sa se ridere o piangere

Inviato da  ivan il 15/9/2010 18:37:12
Io per mia fortuna in piazza non c'ero.

Ma il punto non è questo.

Il punto è un altro, è il punto è la serietà.

Quando gli americani lasciarono il Vietnam, la tv mostrò la scena del soldato che portava in salvo la bandiera: saluto alla bandiera, presa della medesima, bandiera riposta con cura e riportata indenne in patria.

Negli USA l'inno nazionale poi è cosa sacra.

Bè, cosa vediamo nel belpaese ?

Scene come questa: http://www.repubblica.it/online/politica/tricolore/tricolore/tricolore.html

Dicono qui:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/13/caccia-al-tricolore/60295/

Citazione:

Denunciati per il tricolore

Passeggiare con il Tricolore è rischioso, può apparire come una provocazione politica, può essere considerato un gesto offensivo rispetto alle idee del secondo partito di governo, il partito che esprime il ministro degli interni.

Sembra incredibile ma può capitare, girando sul territorio nazionale con la bandiera del proprio paese sulle spalle, di venire bloccati, identificati e forse denunciati dalla polizia, di essere minacciati e insultati in ogni modo da patrioti di una nazione inesistente: la “Padania”,

Questo ci è capitato ieri, domenica 12 settembre, a Venezia, in una bella giornata di sole, punteggiata dal verde delle bandiere e delle casacche dei tifosi leghisti, giunti da tutto il nord Italia per la rituale celebrazione del “dio Po”.

Sul palco Umberto Bossi e i principali leader del partito secessionista. Ai balconi di Venezia decine di bandiere tricolore, a ripetere il gesto famoso della signora Lucia, veneziana sensibile al valore dell’unità nazionale.

Eravamo una decina: con noi Marco Gavagnin, consigliere comunale a Venezia per la lista civica a cinque stelle, e l’amico Paolo Papillo, del blog Informazione dal Basso. Sbarcati a Venezia, abbiamo acquistato una bandiera da un venditore ambulante che ce ne ha regalata una seconda.

Dopodiché ci siamo incamminati verso Riva dei Sette Martiri (patrioti giustiziati mentre gridavano “Viva l’Italia Libera!”), dov’era in programma la manifestazione leghista, ad angolo con via Garibaldi. A un certo punto siamo stati bloccati da un plotone di poliziotti e carabinieri. Motivo? Grave rischio di disordini a causa della nostra “provocazione”.

Intanto erano partiti gli insulti del popolo verde, proprio mentre gli amplificatori diffondevano la voce roca (e le parole poco comprensibili) del capo. “Comunisti di merda” è stato l’epiteto più gentile. Alcuni ci gridavano “froci” e “culattoni”. Un tipo inneggiava: “Forza Paraguay!”. Poi sono partiti i coretti da stadio: “Padania! Padania!”. Per loro il Tricolore è “da buttare nel cesso”, come insegna il grande leader, perché “l’Italia non è mai esistita e mai esisterà”.

Soltanto il cordone di polizia ha scongiurato il rischio dell’aggressione fisica da parte di questi individui fanatizzati, incattiviti da decenni di violenta demagogia. Siamo stati tutti identificati, noi, non i linciatori. E poi allontanati tra due ali di folla inferocita.

Insomma, a 150 anni dall’Unità d’Italia e 65 dalla Liberazione, gli italiani restano da fare. Certi giorni viene il dubbio che sia troppo tardi.


Ancora:

Da http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/14/non-tireremo-il-presidente-napolitano-per-la/60459/

Citazione:


Non tireremo il presidente Napolitano per la giacchetta (ci mancherebbe altro), ma c’è una domanda che vorremmo, molto rispettosamente, che prendesse in considerazione. Quante altre scuole dello Stato italiano, pagate con i soldi degli italiani subiranno, dopo quella di Adro, l’onta dei simboli col Sole delle Alpi impressi ovunque (banchi, cestini dei rifiuti, zerbini, tavoli, cartelli, finestre) prima che qualcuno pretenda dal sindaco leghista, magari con l’ausilio della forza pubblica, il rispetto dell’articolo 5 della Costituzione italiana: “La Repubblica è una e indivisibile”? Qualcuno, Presidente, dirà alla signora Gelmini che un ministro dell’Istruzione (una volta pubblica) non può trasmettere al suddetto sindaco il suo “vivo apprezzamento personale” per quella scuola marchiata ma definita “modello di riferimento? Vero che la ministra ha poi ritirato la mano definendo “folkloristico” il primo cittadino (si fa per dire) dello sfortunato comune bresciano.

Eppure, signor Presidente, sono almeno vent’anni che tutte le mattane leghiste vengono così definite: folkloristiche. Un alibi, soprattutto, per quella sinistra a cui conviene far finta di non vedere i manifesti padani della razza. E i ministri padani che dalle stanze del governo alacremente lavorano per la secessione padana. Mentre intitolano le scuole padane e insultano il tricolore. Lei, Signor Presidente, che rappresenta l’unità nazionale, non si sente ribollire il sangue?

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