Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  shampoo il 30/8/2007 22:45:09
Seguo da tempo questo forum, ma non ho mai postato anche perchè, dall'esterno, quello che si percepisce, è più una gara a chi ha ragione che non un luogo di discussione; tra le altre cose, leggo spesso e volentieri le notizie e i commenti fatti dai partecipanti e mi addentro spesso nel forum traendone la maggior parte delle volte un arricchimento per le mie conoscenze e spesso anche per il mio modo di vedere i fatti e gli argomenti che vengono discussi: del resto anche lurkare un forum è una buona euristica per questi scopi, a volte.
Questa volta però, dopo aver seguito abbastanza pedissequamente questa discussione, mi viene voglia di fare questo intervento, forse poco costruttivo ed edificante a dire il vero, ma certi interlocutori stanno facendo di tutto per abbassare il livello della discussione stessa, soprattutto quando si arrocano sulle proprie posizioni, senza avere la minima consapevolezza di quello che stanno dicendo; del resto, offese, attacchi ad personam e la lotta per la supremazia della prorpia posizione come fosse una questione di vita o di morte sembrano permeare la condotta di certuni qua dentro. Soprattutto mi fa bollire il sangue una affermazione del genere non corroborata da nulla che non sia pura e semplice saccenza:


Citazione:

prealbe ha scritto:

Se la piantassimo con questa simpatica fola della diversità radicale fra gli esseri umani? Gli esseri umani sono assai più simili che dissimili. Fisicamente e psicologicamente. In caso contrario un sacco di professioni (fra cui lo psicologo) che hanno come oggetto proprio l'uomo sarebbero implicitamente basate sul nulla. Cosa che, dall'esperienza (intesa come preferisci tu), non sembra proprio.


Io dico, se la piantassi tu una buona volta e riuscissi a inglobare nelle tue ferree premesse quelle degli altri?
Lo psicologo, caro mio, lavora proprio perchè gli essere umani sono più dissimili che simili, checchè ne possa pensare tu: non ho dati nè link, mi spiace, mi baso sull'epistemologia della scienza psicologica, sull'esperienza mia e dei miei maestri. Si impara dalle differenze mio caro, perchè queste sono fonte di apprendimento e di crescita, di cambiamento (che in psicologia è un po la "guarigione" in medicina) e si cerca di comprendere il come e non tanto il perchè ci siano queste necessarie e fondamentali differenze che sono il succo centrale dell'individualità di ognuno in base alla quale poi egli costruirà una propria esperienza basata su significati individuali e poi collettivi, in prima istanza la propria esperienza, esattamente come la intende Guglielmo, toh guarda!

Poi dopo, non mi dilungo oltre perchè, a complemento di quanto detto da Sentiero, ci vorrebbero competenze sia di tipo cognitivo sia di tipo emotivo per portare avanti una discussione in toni seri e sufficientemente ponderati come Guglielmo tenta invano di fare, ma non avendo una controparte con medesimo intento, il tutto rimane utopico e impossibile, sostanzialmente. La competenza cognitiva fa si che abbiamo capito cosa l'altro intende, lo rielaboriamo e poi eventualmente replichiamo avendo chiaro però in testa un corpus quanto meno organico da cui far scaturire i concetti che poi appaiono sullo schermo, a volte con orrore dei più quando tale facoltà non viene esercitata a livello sufficiente; la comptenza emotiva invece permette di far si che si possa mantenere un certo tono che non infici le reazioni e le risposte date agli interlocutori.

Come osservato da Paxtibi precedentemente, Prealbe ha bisogno di gregari che nulla aggiungono alla discussione se non brevi e aleatorie elucubrazioni parassitarie di concetti già espressi da altri, ma almeno poi hanno l'onestà intelettuale di autodefinirsi "dementi" quando oltre a sbagliare nei contenuti sbagliano pure il destinatario cui si vogliono riferire coi loro tentativi di ironia e sarcasmo che naufragano miseramente, come il tentativo di far sentire in minoranza chi la pensa in maniera differente, o meglio, chi la pensa in una maniera e porta argomenti e ragionamenti per far continuare una discussione che oramai ha raggiunto toni quantomeno surreali.

Caro Prelabe, ti scandalizzi tanto per l'analogia sè-corpo? Vedi, al di là di tutte le ideologie che si possono estrapolare e al di là della tua estrema difficoltà di astrazione di concetti e di metafore da cui nemmeno i salti mortali riuscirebbero, per tua stessa ammissione, a scrollarti, mente e cervello sono una cosa sola, sono due termini, due significanti qualitativi di uno stesso significato, o se vuoi, due livelli differenti dell'organizzazione umana, ma tale distinzione la facciamo per amore di chiarezza espositiva o per migliore definizione di un contesto se ci si muove all'nterno di ambiti dove difficilmente i significati sono condivisi. Ma, la persona e per esteso la personalità, è un organismo complesso che si forma grazie a differenti livelli di organizzazione, dal biologico, allo psichico, fino al sociologico, ma con combinazioni assolutamente peculiari tali per cui, ognuno ha una propria indipendenza ontologica rispetto a tutto il resto, sulla quale puoi si possono instaurare tutte le influeze sociali che ti pare, che possono essere accettate oppure, con un po di coraggio, lasciate da parte prendendo così altre strade, quelle più funzionali per noi stessi, che non significa giuste o maggiormente condivise, ma funzionali al nostro benessere.
Se tu ti ammalassi di una malattia grave e potenzialmente mortale, come un cancro (cosa che a me è capitata e che al di là del tono di questo mio intervento, non ti sto augurando di certo nè mai mi sognerei di farlo), probabilmente non staresti a fare tante sottili distinzioni tra il sè e il tuo corpo, a meno che tu non abbia disturbi nella percezione dei loro confini; ma non è necessario arrivare a questi livelli per percepire la propria unicità che sta alla base di un processo chiamato ontogenesi. Questa è una delle cose che più mi ha fatto infuriare e forse sono io qui a non avere sufficienti competenze emotive, ma usare un condizionale ogni tanto o un secondo me e lasciare stare un po di più il sarcasmo o le prese in giro verso i parenti defunti di altre persone ecco, questo sarebbe più che auspicabile! Secondo me.

Citazione:

Davvero non so come si possa scrivere con serietà una cosa del genere e aspettarsi di essere considerato controparte nella discussione.

Per quanto riguarda l'intelligenza dell'osservazione: per il fatto che tutti noi percepiamo certe frequenze luminose e non altre, questo significherebbe che abbiamo un "sistema di interpretazione della realtà condiviso"?!? Non avremo - semmai - un sistema di percezione della realtà condiviso?!? E l'interpretazione non riguarderà i significati che verranno attribuiti poi a tali percezioni?!?

O seriamente tu fino ad ora hai capito che per "sistema di interpretazione della realtà condiviso" io intendessi il concordare sulle impressioni sensoriali che ci dicono che il rosso é rosso, il blu é blu, l'acqua è bagnata e il fuoco scotta?

Sono semplicemente esterrefatto. Non ho parole.

Avevo avuto l'impressione di un altro livello di discussione.


Prealbe



Davvero, dopo aver avuto una "controparte" così (ecco che si ritorna, anche a livello prettamente terminologico alla storia della battaglia e non più della discussione, che torno a dire, essere tale finchè ci si sforza di comprendere il punto d vista altrui cercando di modificae le proprie premesse...il non riuscirci è un buon indice patognomonico di "forte individualismo" alla faccia di tutto quano detto nel corso della discussione) mi chiedo come sia possibile arrivare a fare delle affermazioni tanto offensive.
Fino ad ora ho visto alcune persone persone, tra cui Guglielmo, argomentare, approfondire e rendere ragione, anche con esempi e conferendo loro una certa valenza empirica e ricadute applicative nella realtà delle proprie posizioni e altre, come quello che muove simili offese, che ha riempito pagine e pagine di semplici accozzaglie di concetti fumosi e aleatori, simile a un composto magmatico, come di fatti sembra sia la sua disposizione d'animo in discussioni come questa e in altre.
Onestamente sono io a non avere parole per la facilità con cui personaggi del genere perdono le staffe e tacciano di inutilità le argomntazioni altrui fino a rimanerne esterefatte: a me fai rimanere esterefatto tu e sei pure riuscito a farmi intervenire! Pensa te quanto siamo dissimili e quanti elementi presumibilmente stanno alla base della nostra differenza nel concepire un argomento tanto permeante la personalità stessa di noi individui come appunto quello che Guglielmo sta trattando e tu e pochi altri state vanificando invece, a mio modesto parere.

Primo e ultimo intervento di sicuro, ma la piega che stava prendendo la discussione e la presunzione di portare delle certezze sempre e comunque, anzichè provare a chiedere e capire perchè una persona arrivi ad affermare qualcosa su cui non siamo d'accordo mi ha davvero stupito negativamente.


Ah poi, edit del giorno dopo: tutte le relazioni, sia quelle terapeutiche dato che qua c'è qualcuno cui piace tirare fuori la figura dello psicologo e affini, sia quelle che caratterizzano altre esperienze e altri domini della vita come ad esempio il rapporto con un figlio (generare un figlio non è molto difficile, essere buoni genitori e sviluppare la genitorialità invece lo è un po di più) sono incontri tra due individualità a se stanti, peculiari e uniche.
Anche il ricorso alla biologia e all'apparato percettivo non è una cavolata, ma ha un suo senso ben preciso: gli schizofrenici per esempio esperiscono delle percezioni che vengono chiamate allucinazioni, ma che per loro sono reali e studi di neuroimmagine hanno evidenziato che uno schizofrenico che sente le voci presenta una attivazione delle aree uditive pari a quella che determinerebbe uno stimolo uditivo reale ed esistente per tutti, ma non per questo la voce che io non sento non è reale per lo schizofrenico e ogni paziente vive la propria esperienza di "malattia" in modo specifico, come un modo di stare al mondo che poi sta al singolo individuo sentire come egodistonico e disfunzionale o meno, prima che al contesto sociale in cui egli è inserito, che poi ovviamente darà direttive e farà pressione nella direzione della "norma" e dell'uniformarsi ad essa.
Quindi, se si vuole fare sarcasmo o ironia, io mi preoccuperei prima di capire se sono in grado di farne, prima cioè di usare questi concetti come schermi per muovere attacchi: mai sentita cosa più saggia di quella di paragonare l'esprienza ad una lanterna dietro la schiena, che mi illumina il camino fatto ma non mi dice nulla sulla possibile scelta e sull'intraprendere nuove strade, almeno a parer mio (Diogene aveva altri scopi, infatti la lanterna la teneva davanti.....).
Ci sono, come detto molti concetti come "merito" "razza" "famiglia" "stato" ecc ecc che io non so se definirei vuoti, ma per lo meno declinabili e passibili di assumere significati molto diversi in base ai contesti cui ci si riferisce...utilizzarli alla bene e meglio serve solo a fare casino

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=3723&post_id=98474