Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  prealbe il 9/11/2007 8:05:08
Citazione:
Anni '80 - Anni '90 ...
Beh... sta a te raccontarmi le enormi differenze che trovi... Io ne trovo poche, a parte la Rete, e quella non credo si possa ancora classificare tra le "istituzioni" del Sistema.

Il modo di vivere e' stato cambiato, ed e' stato cambiato per abbassare il livello culturale. Non e' stata una scelta libera ma vincolata a cio' che il sistema ha avuto bisogno di far affermare tra le popolazioni.

Cazzo, pensa a come sono stati ridotti i giovani in questo periodo storico, qui, in Italia:
con la massima affermazione della rete come mezzo culturale, il precariato sta devastando ogni possibilita' di costruirsi una propria esistenza. Un'esistenza che con i mezzi a disposizione di molti, potenzialmente ha infinite possibilita' di affermarsi.
Il precariato, costituito in gran parte dalla forza attiva del paese, e' annientato sotto i colpi dell'instabilita' sociale costruita ad Hoc per loro. Tutto il resto della popolazione e' troppo vecchia per constrastare il sistema, troppo giovane, troppo ricca (o abbastanza ricca) o troppo collusa.
Chi potrebbe usare i mezzi a disposizione per cambiare le cose non puo' perche' e' stato reso inerme dal bisogno quotidiano. Con loro, tutti coloro siano legati alle stesse speranze.

I giovanissimi sono riprogrammati facilmente da propaganda televisiva e moda (Modelli di omologazione formatisi proprio negli anni ottanta...) e se non stimolati dai loro cari, incastrati anche loro in questa societa' al ribasso culturale ma perche' con meno possibilita' di sfruttamento dei mezzi a disposizione, i giovani e giovanissimi cosi' rimangono, perche' costretti a scegliere tra un numero ridicolo (sia per quantita' che per qualita') di alternative.
Il fatto che potrebbero essere illimitate, queste alternative, ti dice niente sul "cui prodest"?

Ogni popolazione riconducibile ad uno stesso gruppo sociale ha il "suo" programma, stilato in un ottica di controllo (prevalentemente...).
Il controllo lo si fa con la cultura. Va da se' che, chi controlla su vasta scala, ha dalla sua la cultura, e sa benissimo che il suo nemico no.1 e' l'acculturamento di chi e' controllato.

Non sostengo che ogni persona sia nel suo profondo forzatamente BUONA, sono convinto del fatto che la maggior parte lo sia:
altrimenti perche' affannarsi ad attuare una strategia di controllo cosi' aggressiva? Perche' mentire?
E' la "Menzogna" stessa che trovi ovunque (istituzionalmente e a livello globale) che mi "spiega" la sua essenza. Il suo scopo.
Ovvero, rendere "brutta" cio' che se fosse "bella" sarebbe unita e organizzata:
La Massa.
E' una delle lezioni piu' antiche sul controllo : Dividi Et Impera.

mc, a me va più o meno tutto bene quello che scrivi, ma mi sembra (perdonami) che hai una sola canzone in repertorio e la canti in ogni occasione, che c’entri o meno. Ho capito. Ci sono dei gruppi di potere che condizionano (in senso ampio) la cultura e dunque le scelte della popolazione creando così le condizioni per il conseguimento dei loro obiettivi. D’accordo. Ci sto. Tutto vero.

Quello che trovo assolutamente errato l’ho già espresso (e quindi lo copio/incollo; mi si perdoni la pigrizia):
Citazione:
Pensare la situazione come se l’identità della popolazione sia equivalente ad una palla tenuta a forza sotto la superficie dell’acqua - e che quindi possa riemergere sostanzialmente integra e invariata non appena cessi la forza che la costringe - è una stupidaggine. L’identità - collettiva, ma anche individuale - é semmai più simile ad una spugna, e quindi assai sensibile a ciò in cui é immersa, che assorbe e di cui si riempie. E nessuno - neanche i qui presenti, per quanto svegli e acuti - é immune. Qualche post fa, in questa stessa discussione, ho paragonato il contesto sociale ad un brodo in cui si cuoce: ogni ingrediente che vi cuocia – per quanto all’origine del tutto estraneo - ne assume in qualche misura l’aroma e il sapore, e cambiarglieli, laddove non sia semplicemente impossibile, di sicuro non è impresa facile.

Questo per dire che non si può più, a questo punto, distinguere così nettamente fra – diciamo – noi e Loro, con Loro cattivi e noi buoni (o semplicemente estranei alla situazione oppure superficialmente coinvolti) perché “non è quello che vorremmo veramente. Mi ri-cito:
Citazione:
Benone. Favorisce tutto ciò. E non si tratta di effetti che svaniscono con uno schiocco di dita. E neanche con una secchiata d’acqua. E neanche con una raffica di ceffoni. In molti casi sono effetti, a livello individuale, permanenti. Punto e basta.

Quindi, i motivi che hanno portato le persone allo stato attuale possono essere quelli che si vuole, e d’accordo; ma adesso le persone (moltissime) sono così (cioè convintamene coinvolte nel mondo miserello che Fini configurava). E anche quelle non partecipi intellettualmente, quelli “svegli” come te , lo sono psicologicamente, in misure più o meno ampie e prevalentemente inconsapevoli. Condividono, diciamo, lo “spirito dei tempi”. Tutti quanti.

Ciò non significa che siamo “persi” per sempre; significa che dobbiamo farci carico realisticamente della situazione in tutta la sua complessità, senza illuderci sulla nostra verginità personale (estesa immaginariamente alla categoria di persone che prediligiamo: i proletari, i lavoratori, i poveri, gli immigrati, le donne, i tifosi o chi vogliamo noi).

Questo è quanto e giustifica pienamente quanto scritto da Fini.

Ora, io non sono in grado di scrivere “Fave.” più chiaramente di così; per cui, se adesso intendi ripetere nuovamente la canzoncina sui Loro cattivi e noi buoni e innocenti, non insisto oltre.


Prealbe


P.S. Ai lettori silenziosi: qualche ulteriore voce nella discussione - che continua a sembrarmi di un qualche interesse e non banale - sarebbe la benvenuta.

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