Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  prealbe il 25/9/2007 1:43:35
Guglielmo
Citazione:
Allora, dato che questo è il tuo pensiero, la discussione per me potrebbe anche chiudersi qui.

Insomma, di avere da te una risposta sulla questione del “riferimento solo a significati noti e comuni” ecc. ecc. non c’è proprio verso, eh?

Citazione:
Ma sono bastardo dentro e passo ad altro argomento collaterale.

Avanti.

Citazione:
Correttissimo quando affermi che "viaggia sulle corde del sentire più che del pensare". Ma, per quel che ne so, scorretto quando affermi che "c'è l'individuo nella comunità".

Probabilmente c'è nella comunità che tu hai in testa. Ma solo in quella. Perché nelle comunità esistite nel periodo storico cui fai riferimento, l'individuo era di là da venire, come concetto. Non per nulla Arturo mi ha fatto la stessa obiezione ed ho risposto a lui come rispondo a te: noi, che viviiamo in una società ed abbiao un'idea di "individuo", non riusciamo - se on con estrema fatica - a metterci nei panni di un contadino del 1400. Nelle comunità del passato l'individuo non esisteva proprio né in quanto soggetto di diritti, né in quanto bersagli di doveri. Essere fuori dalla comunità non significava essere un esule, significava non essere.

Naturalmente, Guglielmo, capisci da te che l’inesistenza del concetto di una cosa e l’inesistenza della cosa stessa, non è la stessa cosa.

Fuori dallo scioglilingua: un conto è non avere cognizione concettuale, mentale, di qualcosa che ci riguarda; un altro e del tutto diverso conto è non esprimere quel qualcosa. Ad esempio, non avere cognizione del proprio cervello non significa non pensare. Non è la cognizione che determina l’espressione. La cognizione riguarda l’aspetto mentale, la speculazione. E non necessariamente la speculazione su un aspetto di sé stessi ne migliora l’espressione; anzi, talvolta - spesso - la ostacola.

Va da sé, conseguentemente, che non pensare a sé stessi come individui non impedisce (anche perché è impossibile) di esprimere la propria individualità.

Citazione:
Ora, quando mi chiedi precisazioni sui termini, posso pure mettermi d'impegno e fornirtele.

Ecco, bravo. Fai uno sforzo anche tu. Mica solo io.

Citazione:
Ma, in cambio, mi spieghi come fai a mettere assieme "l'individuo che nella comunità c'è", il fatto che "non c'è sottomissione", e i calci nel culo di alcuni tuoi post orsono?

Si. In cambio, si.

Citazione:
Posso capire che in una comunità di villaggio del 1200 se il fabbro se ne andava era un bel casino per tutti. Ma se adesso tu te ne vai (o io) non cambia proprio nulla, se non marginalmente. A te sembrerà una cosa terribile, ma a me non tanto. Mi importa di vivere una vita buona, una buona vita, non di cambiare il mondo.

Esatto! Che tu (o io o praticamente chiunque altro) ci sia o non ci sia, faccia bene o faccia male o non faccia niente del tutto è, di fatto, socialmente irrilevante. Oggi vige il limbo sociale. Uno spazio indifferenziato in cui si è si liberi di andare in qualunque direzione (1) ma, essendo tutto indifferenziato, non si può neanche essere certi di starsi effettivamente muovendo, figuriamoci poi di arrivare da qualche parte. Si è liberi di andare a spasso tutta la vita in un deserto: una bella soddisfazione, diciamocelo! Magari un po’ noioso, alla lunga.

Citazione:
Comunque, se mi consenti una digressione filosofica, il buon vecchio Socrate (Gorgia, 482b-e) diceva: "Io credo che sarebbe assai meglio che fosse scordata e stonata la mia lira e che stonato fosse il coro da me istruito e che la maggior arte degli uomini non fosse d'accordo con me e che dicesse il contrario di ciò che dico io, piuttosto che essere io che pure sono uno solo in disaccordo ed in contraddizione con me stesso".

Ah, la filosofia!

Citazione:
Perché, nel momento in cui la volontà della comunità e quella dell'individuo si contrappongono, all'individuo non resta altro da fare che convincere o persistere. Poiché, se tu sei convinto che la scelta degli altri è un male, non puoi aderirvi. La pena sarebbe quella di vivere in eterno con un malfattore, te stesso, perennemente al tuo fianco. Shakespeare, nel "Re Lear", è stato un maestro esemplare di questo meccanismo.

E chi dice il contrario? L’individuo farà le sue mosse, e la comunità pure.

Citazione:
Il diritto alla secessione è fondamentale. E' il diritto di dire "No" ad Hitler (non mi tirare in ballo Paxtibi, te lo chiedo in anticipo). Il diritto di Gandhi di dire che la violenza è idiota, fino a fare lo sciopero della fame non contro gli inglesi, ma contro il suo stesso popolo per far cessare le violenze tra hindu e mussulmani. E' il diritto di gridare che "il re è nudo". O di fermare un carro armato standogli semplicemente davanti.

E chi dice il contrario?

Citazione:
Se non vedi queste cose, prodotto dell'individualità, e vedi solo il male, ho poche speranze di dialogo.

Le vedo, Guglielmo, le vedo. Ma non le ritengo esattamente lo standard dell’espressione individuale.


Prealbe


1 - In realtà non è affatto così: moltissime direzioni ci sono precluse comunque, ma ci piace pensare diversamente. Fa più contemporaneo.

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