Re: Verità per Aldro

Inviato da  florizel il 23/9/2010 4:00:42
Nel farsi del dibattito con Vendemmiati sono emersi alcuni interrogativi cui ancora mancano risposte esaustive, dai risvolti inquietanti; come ad esempio il motivo per cui gli agenti di una volante che era a fine turno (il turno sarebbe terminato alle 6 del mattino) si siano “esposti” a quelle modalità di “fermo” agghiaccianti e foriere di strascichi, invece di ammanettare il fermato, fare un giro di telefonate per accertarne le generalità, e stendere rapporto.

Perché i 54 colpi, tra cui alcuni che hanno addirittura spezzato i manganelli, inferti con una violenza tale da presupporre motivazioni diverse dal “semplice” ordine pubblico e dalla difesa da un individuo in stato confusionale?

http://www.youtube.com/watch?v=ht_bNiYlCkc

Perché, se fosse stato vero che Federico si trovava in uno stato particolare dovuto all’uso di droghe, non è stata mai chiamata l’ambulanza dagli agenti, come deontologicamente previsto in questi casi?
Per questo motivo, l’accusa di uso di droga rivolta a Federico dagli agenti durante il processo, ha costituito per essi un’aggravante, tanto che i loro legali si sono visti costretti ad un’altra strategia di difesa.

Ancora: perché gli agenti, che dissero di aver dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso in seguito alle presunte colluttazioni con Federico non si sono fatti ricoverare ed hanno rifiutato di fare il prelievo per le prime cure, come riportato dai referti?

Perché, in seguito alla vicenda, la polizia ha fatto visita a possibili testimoni del fatto che avevano i balconi che danno sulla strada dove sono avvenuti i fatti?

Perché l’Ispettore della DIGOS Nicola Solito, amico di famiglia degli Aldrovandi, che diede personalmente notizia della morte del ragazzo ai genitori, sparisce dalla loro vita? E perché, a detta dello stesso Vendemmiati, Solìto ha voluto che lo staff di produzione dell’opera chiedesse autorizzazione al ministero dell’interno per presenziare alla proiezione del film-documentario?

“Federico presentava i segni di asfissia perché gli stavano sopra dopo una colluttazione prolungata che lo aveva messo in agitazione aumentando la sua fame d'aria.
Ma i quattro sarebbero stati troppo presi a pestarlo per accorgersi che chiedeva aiuto e rantolava.
Quella che nella versione ufficiale fu definita "resistenza all'arresto" era solo «una disperata ricerca d'aria».
Una condotta, quella degli agenti, «dissonante dagli standard dell'agente modello» che dovrebbero assicurare l'incolumità personale del cittadino «salvo la ricorrenza di stato di necessità o legittima difesa».”


Queste, e molte altre domande e scambi di opinioni, hanno animato l’incontro con Filippo Vendemmiati.

Ma un’impressione su tutte è prevalsa, almeno per me e per quanti, in quella sede, hanno espresso un punto di vista più ampio, non limitato cioè al singolo caso: l’impressione che possa essere proprio la “fiducia” (in qualche modo anche iconograficamente indotta) nelle forze dell’ordine e nei corpi di polizia di stato ad alimentare un’idea di impunità quasi intoccabile, l’impressione che a forza di considerare deontologicamente e professionalmente “inidoneo” il comportamento di “alcune mele marce” si corra il rischio di non ipotizzare l’esatto opposto, cioè la funzionalità del metodo repressivo in rapporto a questi tempi di restrizione degli spazi del diritto civile; anche di fronte a fatti palesi come l’omertà mafiosa e la copertura di interi apparati di corpi dello stato, che in questo ed altri casi di morti per mano poliziotta hanno mentito, fatto muro, difeso, depistato, deposto falsa testimonianza, prevale la percezione del "caso isolato" e dell'evento fortuito.

Il caso di Federico Aldrovandi non è un caso isolato. Aldo Bianzino, Marcello Lonzi, Nicky Aprile Gatti, Riccardo Rasmann, Stefano Cucchi, Gabriele Sandri, Giuseppe Uva, Carlo Giuliani, come prima di loro Serantini, Pinelli e molti altri, aspettano ancora giustizia.

“La giustizia diventa ingiustizia”.

I genitori di Federico, Patrizia e Lino insieme con il fratello Fabio, stanno per costituire un’associazione.

http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

“L’associazione servirà per cercare di costruire un futuro senza i pericoli che abbiamo incontrato, un futuro per i nostri figli rimasti, per ribadire che la responsabilità è individuale e che le istituzioni sono state tradite come noi da chi ha commesso i reati.
E servirà soprattutto per essere un riferimento se dovessero ancora accadere tragedie simili.
Mettendo questa esperienza, che mai avremmo voluto, a disposizione di chi si sente disperato e isolato come siamo stati noi all’inizio…

… Abbiamo percorso tutta l’Italia per parlare direttamente con la gente, abbiamo speso tutta la nostra energia, oltre a molti soldi in consulenze e spese processuali. Gli ultimi 5 anni sono stati questo, ogni giorno, ogni momento.”


Ecco. Forse parlare, smettendo di farsi parlare addosso ma soprattutto nella mente da voci insidiosamente “rassicuranti”, potrebbe essere un buon inizio per chiunque abbia a cuore l’esercizio della memoria e della coscienza.

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=2264&post_id=176090