Re: Verità per Aldro

Inviato da  carloooooo il 4/2/2008 9:08:36
Sempre per la serie 'il Corriere non smetterà mai di stupirci', ecco cosa ha pubblicato ieri, con tanto di titolone gigante alle pagine 20 e 21:

Uno squillo nell’alba di Federico
Il caso di Ferrara

La storia che sto per raccontare è triste, avvilente, urtante; eppure, nella sua sinistra negatività, se si avrà voglia di seguirmi fino in fondo, essa può risultare rincuorante. Almeno dal punto di vista basilare per una società civile: quello che afferma il principio di verità e giustizia..

E' la storia di un ragazzo, bello è dir poco a guardarlo nelle foto dei giornali, fermato da una pattuglia della polizia all’alba di due anni fa presso casa, a Ferrara, e assurdamente morto in quella circostanza. Un ragazzo di diciotto anni compiuti da un mese, studente in un istituto per periti elettrotecnici, alto, riccioli neri, sportivo, disposto, per non gravare troppo sulla famiglia, a distribuire nel tempo libero pizze in giro per la città. Un confortante esempio di gioventù, in questi nostri giorni di disperato bisogno di futuro.

I francobolli all’Lsd
Certo, Federico Aldrovandi, la sera usciva con gli amici e come molti dei suoi coetanei, giusto per non essere dameno, non mancava d’impasticcarsi. Quella notte, in trasferta a Bologna, dove aveva ballato in un centro sociale, pare avesse leccato - così riferiscono i cronisti - un paio di francobolli all’Lsd, oppure assunto dell’ecstasy. Di ritorno in auto a Ferrara già oltre le 5, si era fatto lasciare dagli amici nei pressi dell’ippodromo, piuttosto distante da casa sua. Dicono facesse sempre così, che preferisse andare un po’ a piedi nella fresca aria di fine notte, forse per smaltire gli ultimi effetti dello stupefacente. Quella mattina, era il 25 settembre 2005, una domenica, Federico stava dunque andando verso casa. Ma è conveniente usare il condizionale perché tutto, da quel momento, è oscuro, indecifrabile, contraddittorio, per certi versi irreale. Secondo quanto dichiarato in un primo tempo dai poliziotti che intervennero, il ragazzo dava in escandescenze, sbattendo la testa contro i pali della luce. Sarebbe stata una donna, alle 5.47, a chiamare il 112, il centralino del pronto intervento dei carabinieri. Ma i carabinieri non sarebbero intervenuti perché quella zona di Ferrara sarebbe di competenza della polizia (immaginate un caso d’urgenza? Voi che telefonate e dall’altra parte vi dicono che non è di pertinenza dei carabinieri ma della polizia? No, non lo si può credere, ma questa è un’altra storia…). Chiarite le competenze, intervenne, dunque, una pattuglia della polizia. Due agenti che — è la versione della Questura — si sarebbero trovati davanti a un energumeno in preda a chissà quali furori, scalciante e urlante. Dico subito che Federico Aldrovanti risultò essere cintura marrone di karate, particolare aggravante per lui, ma che, viste come sono andate le cose quella mattina, ora appare soltanto grottesco. Arrivarono, chiamati, i rinforzi: un’altra volante dalla quale scesero altri due poliziotti, uno dei quali donna. Il ragazzo - sempre dalle dichiarazioni degli agenti - si sarebbe comportato da indemoniato, sferrando calci, urlando. Alla fine, dopo lunga colluttazione, sarebbe stato messo faccia a terra e ammanettato. Basta? Sì, basta. Ma lo studente, «vestito come uno dei centri sociali», non parla più, non si muove più. Sembra svenuto o addirittura - ma chi lo avrebbe detto? - morto. [continua]

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Questo il commento della madre nel blog:

Inaspettatamente due pagine del Corriere di oggi parlano di UNO SQUILLO NELL’ALBA DI FEDERICO. La firma è di Matteo Collura, scrittore. Il suo ultimo libro si chiama ‘Il suono della morte’. Grazie… ringrazio davvero tanto chi parla di Federico, la coscienza di quel che è accaduto è la prima delle forme di giustizia.

Carlo

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