Re: Il tempo esiste?

Inviato da  gandalf il 11/6/2007 21:46:36
Ciao Kirbmarc

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Si continua a parlare del fatto che i fotoni possono attraversare l'intero universo in un istante e che il loro tempo interno è "fermo"...

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Ma non dovrebbe essere fermo il tempo che io misuro dal mio sistema di riferimento??

Mi sembra che tu abbia delle idee un pò confuse.
Chiarisci la questione: il tempo nel mio sistema di riferimento scorre. Che sistema stai prendendo un considerazione? Io che osservo il fotone, un sistema solidale al fotone o il sistema solidale al fotone che osserva me?
Per me che osservo il fotone, questo si muove con velcità c, quindi non è di sicuro "istantaneamente dappertutto".Il tempo nel mio sistema di riferimento (che supponiamo inerziale) scorre eccome.
Anche per un sistema solidale al fotone il "tempo" scorre.
E' nel CONFRONTO fra i due sistemi che al sistema "eterno" il fotone appare eterno, in quanto il suo "orologio" appare bloccato (è il limite del fatto che rispetto a me ,supposto fermo, chi si muove ha un orologio più lento,ovvero "invecchia" di meno).
Ovvero il paradosso è dato dal CONFRONTO fra i due sistemi.
Confronto che però avviene solo (a quanto ne sappiamo) entro il limite della velocità della luce.
Quindi per avere informazioni sul fotone "scappato",ovvero sulla particella/onda che mi ha "oltrepassato" ,dovrei "inseguirlo" alla sua stessa velocità, mettendomi quindi in una situazione di inerzialità al fotone stesso (e risolvendo il paradosso).
Optando invece per una serie infinita di osservatori, questi per potere concludere che il fotone è eterno dovrebbero potere comunicarsi le osservazioni.
Comunicazione che in questo ambito può avvenire con velocità inferiore (al limite uguale) a quella del fotone stesso, facendo dunque cadere di nuovo il paradosso,in quanto mentre la stazione A comunica alla B il fotone è già arrivato (supponendole ad intervallli regolari) alla C, ecosì via.
Ovvero sarebbe impossibile concludere che il fotone è etrnno, in quanto ad un certo punto uscirebbe dalle nostre osservazioni e non sarebbe più possibile il confronto fra il mio orologio e quello del fotone, "scavalcando" così il paradosso.




A questo ti ho risposto nel riassunto…..



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L'analogia del fotone senza tempo può suggerire la possibilità di affrontare (non risolvere) il più grande mistero della nostra esistenza, quello della nostra coscienza o nostra "anima". La sua natura non è accessibile a esperimenti fisici, non è soggetta alle leggi della fisica, a misurazioni o temporalizzazioni. Essendo immateriale e senza massa, può essere senza tempo come un fotone muovendosi alla velocità della luce in un istante (nel suo tempo proprio) atrraverso l'immensità dello spazio. Per mera suggestione di un miestero insolubile - può essere che l'anima immortale, l'unità individula edella coscienza, può muoversi nell'infinito dello spazio e del tempo dopo aver lasciato un corpo, per trovarne un'altro e cooperare con esso, come i fotoni che vengono assorbiti trasmettendo la propria energia? Non lo sappiamo; la natura della coscienza, dell'anima rimane l'ultimo mistero, nonostante il fatto che la coscienza per noi sia una incontestabile realtà attraverso la quale noi percepiamo il mondo che ci circonda."

Tutto questo parte dal presupposto che questa anima ESISTA.
I fotoni sono rilevabili (anche molto facilmente), l'"anima" metafisica per nulla. Una bella differenza,direi.


Mi dispiace di avere tradotto soul con anima ….
Kirb, lascia perdere l’anima (che so che ti da fastidio e che non si può dimostrare) e soffermiamoci sulla coscienza (che esiste anche se pure lei non la si può dimostrare senza essere in qualche modo autoreferenziali e Godel non gradirebbe….…)



Citazione:

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Per tornare a nostre espressioni quotidiane anche lì troviamo riferimenti alla luce: quando uno muore si dice che “si è spento”, come se la nostra vita fosse una luce che rischiara le tenebre del nulla. Quando un bambino nasce si dice che la mamma “ha dato alla luce un figlio”. Quando si vuole capire meglio una cosa si chiedono “delucidazioni” o “lumi”….

Qui mi sembra che fai un pò di confusione. Lo "spegnersi" del morire storicamente e filologicamente non deriva da un riferimento alla luce, ma al fuoco (l'ignis, associato allo spirito come "fuoco del cuore" -in pratica la temperatura corporea, che nel morto si abbassa).
Dare alla luceo venire alla luce sono semplici osservazioni empiriche: dal buio placentale il bambino esce e aprendo gli occhi rileva la luce.
"Lumi" e "delucidazioni" sono metafore, che partono dal fatto emprivo che senza la visione l'orientamento spaziale (per noi esseri umani) è decisamente difficile.
Insomma, i tuoi collegamenti fra luce e vita nel pensiero coimune mi paiono grandemente forzati.


Erano spunti, mica uno studio etimologico e lessicale…. Facevo notare come al concetto di luce e di tenebra siano, in maniera atavica e ancestrale, collegati concetti di vita, morte, bene e male, ecc…. Vorrei comunque far sommessamente notare che la luce è la base su cui si fonda tutto il ciclo biologico, dalla fotosintesi in avanti…. Noi mangiamo fondamentalmente dei fotoni………..


Citazione:


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A che velocità viaggia un pensiero?

Che cosa intendi? Se intendi la velocità delle operazioni cerebrali è di sicuro limitata, dell'ordine di un decimillesimo di quella della luce.



Non intendo la velocità di reazione a uno stimolo (intellettuale o fisico che sia). In quel caso è facile, hai un inizio e una fine ma parti sempre da uno stimolo esterno, non ottieni la velocità intrinseca della trasmissione neurale…. Il puro pensiero, a-causale, quello che ti fulmina mentre pensi ad altro, quello che ti coglie come il ricordo del tutto inavvertitamente mentre sei intento ad altro…… quello non è così facile da misurare perché non ha un inizio facilmente determinabile, non ha un’origine…….




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Noi siamo la nostra coscienza? O il nostro essere la travalica?

A tale proposito ti faccio due citazioni. La prima è (ahimè,un bruttissimo vizio) un'autocitazione:
"Uscire da se stessi" "trascendersi" è un assurdo ,perchè quello che la coscienza fa è: 1) elaborare(non semplicemente percepire!)esperienze. 2)riflettere su sè stessa,ovvero "specchiarsi" atrraverso un mezzo (colluquio,interazione,preghiera...etc) e percepire uno "strato" un livello di sè. Per "trascendersi" bisognerebbe "delimitarsi" ,ovvero "comprendersi completamente". Per potersi concepire"completamente" bisognerebbe inserire quel "completamente" all'interno di un"sistema" superiore. Ma questo vuol dire che questo "sistema" dovrebbe essere superiore a noi stessi, ovvero per "comprendersi completamente" (e quindi limitarsi,uscire da sè stessi) sarebbe necessario diventare più grandi di sè stessi, e il processo riprenderebbe (ovvero,essendo diventati questo "di più", si sarebbe capito quello che si era prima, ma non si sarebbe capito il "di più"...bisognerebbe di nuovo ampliare il "sistema", e conseguentemente ricominciare la stessa sequenza...)"
La seconda è di una fonte decisamente più nobile del sottoscritto,ovvero Douglas Hofstadter "L'errore più grave che si commette nell'analisi "pop" della coscienza è considerare solo il contenuto e non il contenente, ovvero solo i singoli pensieri e non l struttura semantica (la "rete") che li produce. D'altro canto, la rete, se priva di contenuti (sia interni che esterni) non esiste, in quanto non è un fatto a sè ma l'inieme delle unioni e della connssioni fra i fatti.
Con una metafora, potremmo dire che quando si sila un filo da una rete di pescatori la rete rimane, ma se si sfilano tutti fili anche l rete non c'è più. Perciò non siamo in nostri pensieri, ma senza i nostri pensieri non esistiamo."



Paradossi nella definizione della coscienza….. Paradossi nella definizione del tempo per la luce…… 2 indizi archiviati!!

A parte le battute è vero ciò che osservi, la definizione del concetto di coscienza è autoreferenziale, ciò ammettendo che andare oltre la coscienza significhi entrare in una supercoscienza (ovvero in una progressione verso l’infinito…) Ma se fosse il contrario? Se cioè il trascendere la propria coscienza fosse annullarne le percezioni che ne derivano? In fondo è ciò che da migliaia di anni le filosofie orientali insegnano e raccomandano: la rinuncia all’Io, lo sgretolarsi dell’individualità…… Se così fosse (e il SE è grande) il tuo paradosso ne verrebbe automaticamente disinnescato…Annullare la propria coscienza per trascendere se stessi…… Mistici e sciamani lo fanno da millenni….

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