Re: Stupro:l'ultimo obbrobrio

Inviato da  florizel il 23/2/2006 15:40:41
Citazione:
la "maturità sessuale" della ragazza non è usata per "riparametrare" il concetto di stupro dicendo che stuprare una donna matura è meno grave, ma è usata per affermare che il consenso dato da una persone con molte esperienze è un consenso più maturo rispetto a quello "medio".


Si sta dando per scontato che quello fosse un “consenso”.
E lo si sta strumentalizzando per pronunciarsi circa l’entità dello “stupro”,finendo per definirlo “minore” relativamente a chi lo subisce.

Abbiamo detto che la cdc non “fa” le leggi,ma sicuramente delinea un orientamento.

La ragazza di mestiere non faceva la “tecnica” del sesso,Lupetto,e con questa sentenza lo è diventata di fatto.

Citazione:
Io posso dare il mio consenso pieno e consapevole anche per un atto "innaturale"


Cioè,nella fattispecie,la ragazza avrebbe dato il suo consenso allo stupro,passando dall’accettazione di un rapporto tipico,ad uno orale.

Citazione:
Con questi discorsi stiamo entrando dentro l'officina dei giuristi e ci stiamo sporcando con l'olio degli ingranaggi processuali.


Con questi discorsi stiamo invece dimostrando che la cdc sentenzia a prescindere dalla condizione di vita “intera” della ragazza,e tale sentenza va a parare solo sul meccanismo degli stessi ingranaggi.

Citazione:
Tutte le sentenze possono sembrare assurde fuori dal loro ambito funzionale.


Esatto:funzionalità a cosa?
Se mi rispondi “funzionale” al caso,ti rispondo che non è così.
Se mi rispondi “funzionale” all’ingranaggio giuridico,posso essere d’accordo.

Citazione:
I giudici emettono sentenze che possono sembrarci giuste o ingiuste


La Legge è LEGGE.
Uguale per tutti,come il potere.

Questo forum di “libera” informazione si sta trasformando in un’aula di tribunale,proprio mentre sono le stesse modalità usate in essa ad essere messe in discussione.

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Quello che sto cercando faticosamente di mettere in evidenza qui,è quanto,talvolta,la “legge” (nel senso giuridico del termine),giudicando in base all’errore o alla stigmatizzazione di un’espressione,di un fatto, o di uno stato d’animo,o in base ad un episodio circostanziato alla sua contingenza,prescinda completamente da un’altra Legge,quella che dimora nell’individuo,nell’essere senziente,che proprio nell’elaborazione dell’errore e della sofferenza potrebbe trovare la strada da percorrere per la sua liberazione.

La norma giuridica stabilisce in base ad un procedimento quasi “meccanicistico”,che non può tenere conto,per sua natura,delle variazioni e del significato intero di un’esperienza.

Con questo non sto sostenendo che un reato non debba essere punito e che le circostanze non debbano essere vagliate,ma semmai che “punizione” e “circostanze” debbano configurarsi all’interno di un’analisi più svincolata dall’aderenza alla “normativa” stessa,indagando sulle cause primarie del fatto,che per me vanno ben oltre il fatto in sé.

Per fare questo,per affrontare questo tipo di discussione,ci tocca (eh,si) aprire la mente a 360°,e tentare di smontare tutto il puzzle di una teoria del “reato” e del giudizio ad esso collegato.
I cui pezzi vanno tra loro ad incastro,ma spesso manca la coerenza dell’immagine risultante.

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Tutto il ragionamento ti apparirà un po’ contorto,forse.
Ma “l’informalità” del forum ed il carattere “speculatorio” e non “restrittivo”di LC paiono consentire tali “voli pindarici”,permettendoci di non essere qui “solo” dottori,giudici,artigiani,medici,avvocati,idraulici,insegnanati,fiorai,cuochi o quant’altro,ma soprattutto individui “interi”,integri nel nostro diritto di considerare la vita umana e sociale in tutti i suoi aspetti.





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