Re: Anarchia

Inviato da  bandit il 19/11/2006 15:26:23
"Capiamoci. Se io e te vogliamo scambiarci le figurine dei calciatori, il problema non si pone: ma una rondine non fa primavera (te l'avevo già detto fuori di questo topic). Se, invece, si tratta di un'operazione che coinvolge l'utilizzo dei mezzi di produzione in maniera intensiva, la faccenda va oltre le nostre singole persone ed i nostri desideri sono mediati nella progettazione del piano complessivo della produzione. Alla fine, è assai probabile che i beni arrivino: molto più probabile che nello stato presente delle cose, dove solo poche persone possono decidere dell'utilizzo di tali mezzi. Ma, mi pare, a te interessa una libertà astratta: a me, che si giunga alla maggior soddisfazione possibile per tutti."
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però la domanda non era "se la rinuncia allo scabio diretto riguarda tutti ma proprio tutti gli scambi", bensì
"chi e come ci impedisce, a me e alla mia controparte, di esercitare quella libertà di scambio diretto dei beni"
quindi la domanda è ancora aperta; semmai, dalla tua precisazione nasce una ulteriore domanda:
chi stabilisce quali siano gli scambi ammissibili e quelli non.
[i mezzi non sono "di produzione" per volontà divina, dipende dall'utilizzo.
utilizzo intensivo o moderato, ancora, sono variabili da riempire e poi da controllare].
non è per nulla astratta la libertà che interessa a me. credo di aver fatto esempi molto concreti.
la "maggior soddisfazione possibile per tutti" è un obiettivo apprezzabile, tuttavia siccome la strada che tu indichi richiede un bel sacrificio (rinuncia alla libertà dello scambio diretto e altre), solo il singolo può valutare se il gioco per lui valaga la candela.

"Non proprio... La "rinuncia" principale è quella della proprietà privata dei mezzi di produzione, del denaro come equivalente generale, della gerarchia, ecc. Certo, in pura teoria, da un lato ci potrebbe essere chi vive (nella maggior parte dei casi) sotto padrone, usa il denaro, accetta di essere povero, vive nel continuo terrore delle crisi economiche e della disoccupazione e, dall'altro, chi mette in comune i mezzi di produzione, opera secondo il principio comunista "da ognuno secondo le sue possibilità", ad ognuno secondo i suoi bisogni": ma, da un lato, si dovrebbe vivere letteralmente in due territori diversi, dall'altro, non so quanto durerebbe la prima società se i suoi membri inferiori avessero la possibilità di spostarsi nell'altra..."
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perchè mai territori diversi ? dove sarebbe la incompatibilità ? lo ripeto: se sei libero puoi disporre della tua libertà e puoi rinunciare a parte di essa per determinati (o attesi) benefici: non è altro che un "di cui" della libertà contrattuale, che dentro al liberismo ci sguazza. in senso lato, è uno scambio anche quello di partecipare al tuo sistema.
se poi il tuo modello dimostrasse davvero di funzionare bene, perfetto, attirerebbe molte persone, e altre ancora lo replicherebbero.
problemi zero, finchè l'adesione e tutte quelle rinunce sono una scelta volontaria.
e la "prima società", quella liberale, continuerebbe a vivere anche nel caso estremo in cui tutte le persone partecipassero al tuo sistema, perchè rappresenterebbe semplicemente la possibilità di uscire dai vincoli assunti e tornare ad esercitare libertà più allargate. mentre, naturalmente, cesserebbe di esistere nel momento in cui il tuo modello non lasciasse vie d'uscita.

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