Re: Anarchia

Inviato da  prealbe il 27/2/2008 15:49:48
Sick-boy
Citazione:
Questo può essere ottimo per descrivere la natura umana, ma come può costituire in alcun modo una scelta? Intendo la critiche che l'Anarchia fa al sistema mi paiono tutto tranne che infondate, anche un pragmatico come te dovrebbe, IMO, tenerne conto quando si tratta di effettuare scelte (mi scuso se non riesco ad essere più preciso). Esattamente come si tiene conto, come hai scritto, della pratica di qualche millennio, si dovrebbe farlo delle critiche fondate di cui gli anarchici parlano, anche nell'immaginare - ognuno come gli pare e anche per pura speculazione - un possibile modello sociale ideale. Io per esempio, vedo tale modello come società coese fatte di individui responsabili senza la necessità di alcuno stato centrale, costituzioni ecc.. Tale modello è quanto di più lontano dalla realtà esista, ma passando ad un piano pragmatico non vedo come, anche in un tempo infinito, esso si possa realizzare essendo la tendenza dello Stato moderno contraria (la pervasività cui si accennava). Se mi si chiedesse come realizzare l'Anarchia non lo saprei proprio dire, l'idea stessa è contraddittoria (nessuno può realizzare l'anarchia); molto più semplice dire cosa NON si deve fare. Non per questo il ragionamento è scorretto.

Intanto, se un ragionamento non si basa sulle caratteristiche reali dell’oggetto che intende analizzare, è scorretto per definizione. Se io, per dire, fissando come “più giusto” il parametro della “solidità” e trascurando le leggi dell’aerodinamica, almanaccassi seriamente di costruire un deltaplano in muratura, capisci da te che questo sarebbe si solido ma non più un oggetto utile per volare (dunque non un deltaplano, in realtà). Ovviamente, in relazione ad un oggetto concreto certe incongruenze emergono più facilmente che quando si tratta di cose concettuali. Per questo sarebbe bene - per non fare solo chiacchiere a vuoto - tenere attentamente conto (e obiettivamente, magari) dei precedenti storici.

Poi: l’anarchia mette al centro della propria costruzione teorica il concetto di libertà individuale (con i corollari noti), di cui fa il bene assoluto che prevale su ogni altro principio. Ma non sta scritto da nessuna parte (non certamente nell’esperienza, né storica né in quella di tutti i giorni) che la libertà individuale - nei termini radicali in cui viene postulata - sia la cosa cui l’uomo tenga di più (e neanche che sia ciò che più di ogni altra lo soddisfi). A me pare piuttosto che l’uomo tenda a vincolarsi intimamente con ciò che lo circonda (persone e cose, quest’ultime sia concrete sia astratte) fino a percepirsi lui per primo come parte di un insieme (1); così come vedo che nei rapporti umani l’asimmetria (di cui la gerarchia è una logica e giusta conseguenza) è la norma assoluta, e non subita e accettata ma proprio riconosciuta come perfettamente naturale (come tra l’altro è).
A fronte di ciò io mi domando perché mai si dovrebbe prendere per buono un principio che con tanta evidenza cozza con le caratteristiche note dell’essere umano.

Ora, quando tu parli di “società coese fatte di individui responsabili senza la necessità di alcuno stato centrale, costituzioni ecc.” mi pare sorvoli diversi aspetti. Intanto che un contesto sociale non si forma con la ricetta della libera adesione (non è il Club Méditerranée; l’interpretazione “contrattualistica” dei gruppi sociali è una semplice allucinazione); ma, quand’anche fosse, mi sembra che presupponga un gruppo di soli “adulti e vaccinati”, cosa che, ancora una volta, nella realtà non è; i gruppi sociali sono formati da individui in ogni fase del loro sviluppo personale, di età come psicologico, culturale, intellettuale e quant’altro. Ipotizzare che tutto ciò produca una spontanea armonia fra le parti senza la minima necessità di alcuna “pezza d’appoggio” impersonale e super partes (o percepita come tale) quali le leggi (non ha nessuna importanza se nella forma scritta oppure orale, come tradizioni piuttosto che come codici) è un altro elemento di ostinata negazione della natura umana. E infatti si vedono ipotizzare fantasiosi “superamenti di sé stesso” da parte dell’uomo (che evidentemente così com’è non va bene; quindi deve cambiare, questo rozzo bipede, per adeguarsi ai superiori princìpi dell’anarchia...).

Recuperando il tuo post precedente:
Citazione:
Inoltre (per quanto questo sia molto molto più utopico) una sorta di stato con adesione strettamente volontaria e possibilità di recedere sarebbe già una forma di anarchia (a meno che la scelta non sia ridotta a quale stato aderire...meglio che niente comunque). Quest'ultima cosa è per rispondere alle tue obiezioni sulla tendenza umana a costituire forme statali: magari è pure vero (magari invece sono imposte dall'alto) ma ti sembra giusto imprle a tutte? Il discorso è di principio, ma cosa c'è di male?

Sulla “possibilità di recedere”: ma (senza polemica) che vuol dire? Prendiamo un individuo che è nato e cresciuto in un contesto, a cui è legato da mille vincoli personali (ambientali, culturali, famigliari, affettivi, ecc. ecc.); che vuol dire “recedere” per questo tizio? Trasferirsi nella comunità accanto? Adottare un codice di comportamento completamente slegato dagli altri membri del gruppo? Cambiare shampoo e pettinatura (scherzo, ovviamente)? Come si attuerebbe, concretamente, questo “recedere”?

Per quanto riguarda poi il tasto “imporre a tutti” qualcosa, continuo a dire che un gruppo sociale, per essere tale e funzionare, deve basarsi su una interpretazione delle cose sostanzialmente univoca e condivisa dai suoi membri. Se questo aspetto, che è il vero collante sociale, viene a mancare, viene essenzialmente a mancare il gruppo stesso; si avrà a quel punto semplicemente un certo numero di individui che condividono un territorio (e, a questo proposito, faccio notare en passant che diversi autori hanno evidenziato con chiarezza come individualismo e statalismo - e mercato, per la gioia di grandi e piccini - vadano a braccetto, siano intimamente connessi e si alimentino l’un l’altro; meditate, gente, meditate.).

Si potrebbe aggiungere e approfondire molto, ma per adesso mi sembra sufficiente questo. A te la palla.


Prealbe


1 - Non solo come parte di un insieme, ovviamente, ma comunque la sua appartenenza ad un dato contesto rimane per lui un elemento sostanziale (cosa vera anche oggettivamente, tra l’altro).

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