WARNING: in questo thread si parla di Cibo e Sesso. Vietato l'Ingresso a Minori & Anoressici

Inviato da  ElwoodBlue il 28/7/2008 10:26:41
E’ tempo di vacanze!
Io le vacanze le vedo come riposo, ma poi a volte succede che esagero e il riposo si trasforma in ozio. E l’ozio porta con sé dei pensieri, per l’appunto, oziosi. Robe inutili che servono solo a riempire il tempo in attesa che l’ozio faccia il suo vero dovere – che è quello di figliare vizi.
Uno di questi pensieri mi ha incuriosito per buona parte del pomeriggio..

Chissà come fanno all’amore i debuncheri?
Proprio tecnicamente intendo.
Son pensieri che possono angosciarti l’esistenza, o quantomeno una mezza giornata.
A letto sono rigorosamente ortodossi come nei loro siti?
Si condannano all’ergastolo alla posizione del missionario, magari con qualche variazione sul tema, tipo che ogni tanto si grattano la schiena, o nell’intimità si concedono qualche libertà in più?

E le loro donne, sono anch’esse pallide e rigorose debunchere che si depilano l’inguine a forma pentagonale sperando che il missile (pardon, l’aereo) faccia il proprio dovere e nel mentre calcolano rigorosamente l’angolo e la velocità d’impatto?
Nel buio delle loro camere all’occorrenza criticano i loro uomini con discorsi tipo “caro, 4 giorni fa hai fatto di meglio utilizzando la south path” e constatano eventuali disastri assumendo che il pisello del loro uomo abbia avuto un crollo verticale gravitazionale?
Oppure li incitano dicendo “guarda che tu la collinetta non è che la devi evitare così accuratamente, sai? Anzi, meglio se ti ci trattieni un po’!” e magari si tatuano sulla coscia qualche lampione abbattuto per facilitare il partner?

Forse sono solo donne normali, disperatamente innamorate e mortalmente annoiate, rassegnate ogni volta che propongono qualche piccola stravaganza sessuale a sentirsi rispondere cose tipo “va bene, ma puoi dimostrarlo?” oppure “prima di fare questa cosa puoi mettermi il link, che controllo?”

Hanno il massimo della mia solidarietà, ma…
.. questo apre immediatamente nuovi spazi per altre domande oziose.

Per esempio, chissà come ha fatto il debunchero del caso a sedurre la donna che ha deciso di trascorrere un pezzo della propria vita (o anche tutta) a stirare le di lui camicie.

Le ha parlato delle statistiche del CICAP e dell’impossibilità logica dell’esistenza degli ahimè esistenti cerchi nel grano? L’ha intortata con le temperature di fusione dell’acciaio garantendole però che i limiti di deformabilità sono più ampi? Si è vantato che lui le torre gemelle le poteva abbattere anche da solo e con meno di 21 ore di simulatore di volo?
Eh, sono misteri questi che nessun debunchero debunchererà – e sui quali nessun complottista complottisticherà (tranne me, ovvio, ma solo per un po’).

Io ho l’assurda idea (molto complottista, me ne rendo conto) che anche un debunchero modello una volta che si è liberato per un po’ dalle cortissime catene e dagli strettissimi guinzagli delle varie Versioni Ufficiali (esiste una VU per tutto) possa battere tre volte i tacchi delle proprie scarpette rosse e tornare nel mondo reale per essere di nuovo una persona normale, come voi e me.

Probabilmente anche loro avranno utilizzato il cibo come strumento di seduzione, cucinando personalmente qualcosa di sfizioso per colei che in quel momento rappresenta il massimo dei desideri – e senza dubbio rispettando rigorosissimamente la ricetta, ci mancherebbe altro..

Perché il cibo E’ uno strumento di seduzione. Uno strumento potente.
Gli spagnoli addirittura usano lo stesso verbo, comer, per indicare sia il mangiare che il far l’amore..
A volte una besciamella fatta alla perfezione può riuscire laddove neppure il quarto mazzo di rose è riuscito, e un dentice al forno su letto di asparagi e patate preparato dalle vostre dolci – o callose – manine può far crollare il più ostico dei perizomi.

Da qui l’illuminazione.
Se persino qualche debunchero è riuscito (statisticamente parlando) a convincere qualche ignara fanciulla a concedergli un sorriso preparandole una ricettina terra terra, senza fantasia e seguendo alla lettera le istruzioni del ricettario, forchettone in una mano e cronometro centesimale nell’altra..

..chissà che idee effervescenti invece saranno venute negli anni alle genti estrose che orbitano attorno a questo forum?

Dalle idee ai fatti a volte basta il tempo di una notte insonne.
L’idea di questo thread è nata come allegro e scanzonato luogo di scambio dove postare ricette trovate, ricette inventate (e preferibilmente anche assaggiate), variazioni di ricette, cocktails, vini & liquori, aneddoti & consigli, allestimenti della tavola e tutto quello che vi viene in mente che riguardi i sapori, gli odori e i colori dell’eros in cucina.
Ovvero tutte le malizie che noi maschietti usiamo quando invitiamo una fanciulla a cena (pensando ossessivamente ai progetti sul dopocena) o che voi ragazze usate quando volete prenderci per la gola ma senza che si vedano sul collo i lividi delle ditine…

Un po’ la versione luogocomunesca (luogocomunista? luogocomunale? luogocomunarda?) del fantastico “Le Ricette Immorali” di Vasquez Montalban – libro che inventa ricette assurde e che invece di abbinarci un vino ad ogni piatto abbina un preciso tipo di partner e di rapporto.

Se invece volete scrivere qualcosa che riguardi la cucina e non l’eros..
va bene lo stesso


Inizio io con un consiglio e una ricetta un po’ invernale

Consiglio:
Se invitate a cena a casa vostra una ragazza laziale e per farle un complimento spiritoso e un po’ malandrino avete intenzione di aprire una bottiglia di Passerina del Frusinate, NON FATELO.
Può capitare che si offenda, si alzi, se ne vada e che non la risentiate mai più.
Esattamente come è capitato a me qualche tempo fa.
E la ragazza non era neppure laziale: era di Lucca!


ZUPPA DI CIPOLLE (QUASI) ALLA FRANCESE


ABSTRACT:
Questo piatto ha un costo talmente basso che è ideale nei cenoni o nei pranzoni con parecchie persone. Nel mio caso è partito tutto da là.
Solo con il passare del tempo e l’affinarsi della ricetta ha iniziato a rivelare doti di gentilezza e garbo assolutamente insospettabili, al punto da essere apprezzato (e molto) anche dalle ragazze (praticamente tutte) che odiano la cipolla.

Esiste una leggenda che dice che il vero segreto per fare una buona zuppa di cipolle è avere un ottimo brodo di carne. Ogni ottimo brodo di carne contiene necessariamente della gallina, pezzi di manzo, qualche osso e brandelli di carne di qualunque suino si trovi per caso a passare per casa, odori e quant’altro.
Bene, questa cosa è FALSA. Fate dell’ottimo brodo di carne se volete cuocere i tortellini e magari bevete di nascosto quello che avanza, anche freddo, anche rubato dai piatti degli altri commensali. Per i tortellini il brodo serve corposo e sapido.
Ma per questa zuppa di cipolle il brodo invece serve LEGGERO.
E’ per questo che il brodo di dado può essere considerato una soluzione valida.

Altra leggenda che circola è che la zuppa di cipolle è indigeribile e lascia aliti pestilenziali, e che quindi è un piatto che sta al sesso più o meno come l’onestà sta a Berlusconi.
Balle.
Non solo questa zuppa la digerite facilmente, ma alcune mie amiche sposate sono venute a chiedermi la ricetta con gli occhi che sbrilluccicavano dichiarando che i loro mariti dopo un paio di piatti di zuppa avevano funzionato sessualmente come non mai.
Io ho sempre proposto loro uno scambio a mio avviso equo: la ricetta completa in cambio di due o tre ore di selvaggio sesso extraconiugale.
Che dire. Tutte hanno accettato il patto, ma nessuna l’ha rispettato.
Una volta avuta la ricetta si sono volatilizzate con la velocità del lampo. Ma che dico lampo, di più! Sono sparite con la velocità del lampone!
(Una menzione d’onore va comunque alla mia amica Anna, che avendo completamente travisato il senso della cosa una volta avuta la ricetta se n’è andata di corsa a cercare un paio di senegalesi e poi mi ha chiamato dispiaciuta scusandosi per non averli trovati..)

Credo che la chiave seduttiva di questo piatto fondamentalmente stia nel sollievo.
Immaginate: la ragazza entra, sorride, si siede e vi chiede cosa c’è per cena. Quando fra le altre cose dite le parole “zuppa di CIPOLLE” ci sono molte probabilità che iniziate a vedere il terrore serpeggiare nei suoi occhi. Al momento che verserete la zuppa nella sua scodella avrà già maturato un piano d’azione: assaggiarne una mezza cucchiaiata per educazione e giocherellare un po’ con il resto fino a quando non arriva la portata successiva. Tenterà persino di convincervi a versarle solo il brodo e non le fette di cipolla per paura che il vapore le appuzzi i capelli.
Non cedete.
Dopo il primo cucchiaio l’espressione di vago disgusto tenderà a sostituirsi con una di stupore. Non si aspettava che quella brodaglia viola con tutto quel pepe fosse una roba delicata. Darà una chance a una seconda cucchiaiata d’istruttoria e lo stupore diventerà meraviglia: cazzo, è davvero delicata. Alla terza cucchiata arriva finalmente il sollievo, costituito dall’assoluta certezza che anche l’alito non ne risentirà. L’ultimo timore è spazzato via e l’umore s’impenna.
A quel punto spolvererà rapidamente il suo piatto, e se non ci state attenti ne prenderà un po’ anche dal vostro.
La stessa cosa funziona anche a parti invertite ma con una dinamica più semplice.
Quando il ragazzo sente la parola “CIPOLLE” cercherà di mascherare la propria delusione (“cazzo, ha fatto le cipolle. Non me la dà nemmeno stasera”). Dopo la prima cucchiaiata dirà “buona!” e verso la quarta inizierà a razionalizzare che quella sbobba non appuzza l’alito, e forse si tromba lo stesso! Hurrà!
Di nuovo, il sollievo.

N.B. Le dosi all’incirca sono per quattro. Accompagnare con un rosso gustoso ma giovane. No barriques, pochi tannini. Impedire quindi con il massimo della risolutezza che il vino lo porti l’ospite: facile che lo porti sbagliato. Fategli portare il dolce.

Ingredienti:

cipolle rosse 600 gr
burro 60 gr. almeno
zucchero 1 cucchiaino
vino rosso 2 bottiglie (un BUON vino, non troppo invecchiato)
farina 1 cucchiaio scarso
brodo leggero 1,5 l brodo di carne. (Va benissimo il brodo di dado)
baguette 1
pecorino dolce 300 gr.
Cognac
pepe nero
sale

Attrezzi

1 Affettatrice o 1 coltello affilato (ed eventualmente robot da cucina)
1 Coltello seghettato da pane
1 Cucchiaio
1 Cucchiaino
1 Bicchiere
1 Pentola
1 Casseruola


Tempo necessario: 2 ore (*)

1) Aprire una bottiglia di vino, accendere il forno intorno ai 150 gradi, mettere al fuoco l’acqua per il brodo.
2) Dopo circa un’oretta pelare le cipolle e tagliarle a fette sottili cercando di mantenere gli anelli interi. Il sistema migliore è un’affettatrice, o in alternativa un coltello e tanta fortuna. Si possono anche tagliare a metà e affettarle con un robot da cucina, ma in questo modo si perde quel bell’effetto psichedelico dei cerchi viola (**) sul formaggio bianco..
3) Fondere il burro nella pentola, unire le cipolle e lo zucchero, mescolare, salare un po’.
4) Coprire e cuocere a fuoco dolce per una ventina di minuti, mescolando spesso. Le cipolle devono dorare solo leggermente. Preparare il brodo se si usa quello di dado, altrimenti accertarsi che il brodo di carne preparato prima sia giunto a ebollizione.
5) Cospargere le cipolle con la farina e mescolare bene, quindi unire il brodo,mescolando e facendo attenzione che la farina non faccia grumi.
6) Portare a bollore a fuoco vivace; aprire la seconda bottiglia di vino.
7) Nel frattempo tagliare la baguette a fette sottili e metterle a tostare in forno. Tagliare il pecorino dolce a fette sottili e togliere la buccia.
8) Quando il tegame avrà raggiunto il bollore coprire e cuocere a fuoco basso per un po’ (circa 15/20 minuti).
9) Aspettare che il pane sia tostato e la cottura della zuppa ultimata sorseggiando il vino della bottiglia n.1 (che nel frattempo avrà preso aria) e rubacchiando un po’ di formaggio. Visto che in questa fase non occorre mescolare se siete soli potete anche leggere qualcosina, se siete già due e la situazione lo consente potete persino spingervi a un leggero limonare.
10) Togliere il tegame dal fuoco, regolare di sale (se serve anche di zucchero) e aggiungere una generosa manciata di pepe un’altrettanto generosa annaffiata di cognac
11) Mettere i crostini di pane nelle scodelle con sopra il formaggio e versare la zuppa
12) Mangiare. Se nel frattempo la bottiglia di vino n.1 è finita, la bottiglia n.2 dovrebbe già essere al punto giusto.


Note & Possibili Varianti

• (*) Se per arieggiare il vino si usa un decanter il tempo di preparazione si dimezza.
• (**) Io uso le cipolle rosse perché mi piace il colore. In realtà vanno bene di qualunque colore siano, anche se il sapore cambierà un po’.
• solo dalla seconda volta in poi sarete in grado di sapere se la generosità del cognac e del pepe nero era giusta, scarsa o eccessiva. Io il cognac lo verso direttamente dalla bottiglia (e tendo ad eccedere, ma nessuno finora se n’è mai lamentato), quindi non sono in grado di dare una misura adeguata in bicchieri o frazioni. Giusto per regolarsi la ricetta originale per queste dosi prevedeva tre assolutamente insufficienti cucchiai di cognac. Vanno quantomeno raddoppiati o triplicati. Inutile dire che usare un cognac pregiato per questa preparazione è deprecabile: con il calore la parte alcolica evapora rapidamente e ogni tipo di raffinato retrogusto viene sopraffatto dalla dolce rustichezza delle cipolle. Meglio usare cognacchi che stiano nella parte alta della fascia bassa, tipo lo Stravecchio. La stessa cosa vale per il formaggio. E’ difficile stabilire a priori quanto ne utilizzerete per il piatto e quanto ne mangiucchierete nella preparazione. Ma con 3 etti dovremmo starci dentro.
• DIFFIDA: viene fatta FORMALE DIFFIDA dall’utilizzo di gruyere o di emmenthal, qualunque cosa dicano le ricette “originali”. Al momento il miglior risultato ottenuto è stato con un pecorino dolce a grana morbida e compatta. Non dimentichiamo che questa in origine è una ricetta medioevale toscana, così come la besciamella e il papero al melarancio, quindi l’abbinamento dei sapori ha più senso di quanto sembri a prima vista.
• Per avere una zuppa ancora più digeribile bisogna prepararla il giorno prima. Quando è fredda va eliminato tutto lo stearato bianco (cera) che si è rappreso in superficie, riscaldarla di nuovo subito prima di cena et voila!
• Secondo Curnonsky, un celebre gastronomo francese degli anni ‘60, la zuppa va servita senza cognac, con poco pepe e filtrando il brodo senza mettere nel piatto le cipolle – che vanno gettate. Ma va anche detto che il mondo intero si è chiesto per anni cosa ci avesse trovato sua moglie in un uomo così insipido e scialbo come Curnonsky.

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