Re: "Dall'uccidere gli animali all'uccidere gli uomini il passo è piccolo" L. Tolstoj

Inviato da  migiu2 il 26/7/2006 11:35:36
Citazione:

Ramingo ha scritto:

La soia,da sola,abbiamo visto che fa male.



Scusa? Dalle conclusioni del testo che segue non mi sembra risulti che faccia male.

Ho una proposta: lasciamo perdere la soia, tanto se non la si mangia non muore nessuno. Puntiamo sul grano kamut che è molto ricco di proteine oppure, rimanendo nell'ambito dei legumi, anche le lenticchie si difendono bene! Sembra che sulla faccia della terra esista solo la soia!! Ah beh..sì! Dimenticavo: alle mucche di allevamento piace molto ...e la loro carne sarà tenera e saporita...


Soia, questa sconosciuta


La letteratura medico scientifica nel campo della nutrizione non è priva di contraddizioni, e la soia non può certo costituire l’eccezione. La ricerca clinica sui rapporti tra soia e salute include molti settori, tra i quali il cancro, la malattia coronarica, l’osteoporosi, le funzioni cognitive, i sintomi della menopausa e la funzionalità renale, ma molti di questi dati sono ancora conflittuali o inconsistenti [Messina_2002a].

Nella Biblioteca Medica Internazionale (Pubmed), disponibile on-line, sotto la voce “soia” sono classificati, a giugno 2005, 6.636 articoli medico scientifici (ben 515 sono stati pubblicati negli ultimi 6 mesi), dei quali 503 sono rassegne e 2.979 sono studi sull’animale. Rispettivamente 147, 161 e 110 articoli affrontano temi di “sicurezza”, “benefici” e “riduzione del rischio”, mentre la chiave “rischio” utilizzata isolata, lista 604 articoli ma appare scarsamente informativa, in quanto include articoli che affrontano sia i rischi legati all’utilizzo della soia che gli effetti della soia sulla riduzione del rischio di svariate patologie (prevalentemente vascolari, tumorali e dell’osso). Molti articoli sugli effetti della soia a carico di vari organi sono condotti sull’animale. Ad esempio, gli effetti della soia sull’”osso” sono affrontati in 273 articoli, di cui 16 sul topo e 60 sul ratto, mentre quelli sulla tiroide sono affrontati in 65 articoli, di cui 39 condotti sull’animale.
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Commenti
La variabilità dei risultati che derivano dagli studi clinici sulla soia può avere differenti spiegazioni. La diversa composizione dei vari prodotti a base di soia utilizzati nelle differenti ricerche può sicuramente essere uno dei motivi che spiega questa variabilità: è ovvio come differenze nella composizione chimica dei vari prodotti a base di soia possano essere responsabili di notevoli differenze nella loro attività biologica. Se chiaramente gli isoflavoni privati della componente proteica presenti negli integratori differiscono da quelli contenuti nei prodotti proteici a base di soia, pure gli integratori possono differire notevolmente tra loro nel profilo degli isoflavoni e i prodotti proteici essere molto differenti tra loro nel contenuto di isoflavoni.

Inoltre, la letteratura suggerisce che la lavorazione industriale della soia alteri la struttura delle proteine e i prodotti della sua digestione intestinale nell’uomo. Prodotti parziali della digestione della proteine della soia, i peptidi, possono essere assorbiti ed esercitare degli effetti in vivo, e sono quindi da aggiungere alla lista dei componenti della soia dotati di attività biologica. E’ quindi importante stabilire come la trasformazione industriale sia in grado di alterare l’attività biologica delle proteine della soia, e distinguere tra studi clinici che hanno utilizzato le proteine della soia trasformate dall’industria alimentare da quelli che hanno utilizzato i cibi tradizionali a base di soia.

Esiste inoltre una variabilità nell’azione della flora intestinale sugli isoflavoni, che può condizionare la quantità ed il tipo di isoflavoni presenti nei tessuti tra individuo e individuo, ma soprattutto solo il 30-50% della popolazione adulta possiede i batteri intestinali in grado di convertire l’isoflavone della soia daidzeina nell’isoflavone equolo, la cui produzione è vantaggiosa in quanto composto dotato di molteplici azioni.

Gli isoflavoni sono poi convenzionalmente considerati gli estrogeni delle piante, in quanto sono in grado di legarsi ai recettori per gli estrogeni. Deve però essere chiaro come gli effetti biologici complessivi degli isoflavoni siano marcatamente differenti da quelli degli estrogeni, e comprendano anche importanti effetti non-ormonali [Messina_2004].

Infine, esiste nella letteratura scientifica una mancanza di standardizzazione nella nomenclatura dei prodotti a base di soia il cui effetto viene analizzato, che rende quasi impossibile confrontare tra loro i vari studi. Vi sono inoltre differenze sostanziali ben intuibili tra studi in vitro, su colture cellulari, con modelli animali, e studi sull’uomo. Va poi precisato che i risultati di studi sulle popolazioni Asiatiche, che utilizzano cibi tradizionali a base di soia, non possono essere comparati con quelli di studi clinici sull’uomo o peggio sull’animale, che generalmente utilizzano integratori o isolati di soia. Infine, molti dati sono basati su studi modelli animali di malattia, che non possono essere equiparati con malattie che spontaneamente insorgono nell’uomo [Erdman_2004].

Conclusioni
L’enorme mole di articoli pubblicati annualmente in letteratura sulla soia e i suoi derivati rende difficile anche per gli studiosi specializzati in questo campo della nutrizione riuscire a sintetizzarne i risultati e fornirne un’interpretazione prospettica. E’ quindi necessaria una grande cautela quando si voglia analizzare questi dati in termini di rapporto rischio/beneficio per la salute, soprattutto quando essi siano utilizzati per scopi informativi o educativi.

Anche se sono necessari ulteriori studi clinici randomizzati a lungo termine per valutare l’efficacia dell’utilizzo della soia per l’uomo, per quanto riguarda la sicurezza si può affermare che questa è sicuramente già supportata dalla lunga storia di utilizzo di questo cibo da parte delle popolazioni Asiatiche e dalla letteratura già esistente nel campo della nutrizione umana. Mancano invece ancora dati definitivi e inequivocabili sugli effetti della soia sulla salute, che pongano come outcome eventi importanti come le fratture e gli eventi coronarici: la maggior parte degli studi in questo campo è infatti ancora prevalentemente composta da piccoli studi clinici a breve termine, mentre studi clinici più vasti sono tuttora in corso [Messina_2004].

Gli studiosi di Nutrizione Vegetariana consigliano di consumare una dieta variata che includa cibi appartenenti a tutti 5 i gruppi alimentari vegetali: cereali; legumi, frutta secca e altri cibi ricchi proteine; verdura; frutta; cibi grassi. La soia va collocata nel gruppo alimentare dei legumi, di cui viene consigliato un minimo di 5 porzioni al giorno. Va notato che 1 porzione di fagioli di soia secca sono circa 30 grammi e che 1 porzione di tofu e tempeh sono circa 70 grammi, mentre 1 porzione di proteine di soia (“analoghi della carne”) sono 30 grammi scarsi [Messina_2004b].

Il legume soia, in tutte le sue forme e preparazioni, va consumato alternandolo con gli altri legumi, molti dei quali appartenenti alla tradizione italiana: tutti i tipi di fagioli (borlotti, lamon, cannellini, dall’occhio, neri messicani, rossi, pavone, corona, bianchi di Spagna), i piselli, tutti i tipi di lenticchie (rosse, Castelluccio, giganti), le fave, le cicerchie, i ceci, i lupini e i fagiolini.

Inoltre, anche per la soia vale il principio che tutti i cibi vegetali sono tanto più salutari quanto più vengano consumati vicino al proprio stato naturale: ciò significa che è preferibile utilizzare i fagioli di soia cotti piuttosto che tofu e tempeh, ma anche che è preferibile utilizzare tofu e tempeh piuttosto che l’isolato proteico di soia o gli hamburger vegetali.

In sintesi, un consumo limitato di soia, quale si realizza rispettando le dimensioni di una porzione e la variabilità di assunzione dei cibi vegetali che appartengono al suo stesso gruppo alimentare, non può essere considerato dannoso e potrebbe invece esercitare degli effetti favorevoli sulla salute. Le popolazioni asiatiche consumano in media 10 grammi di proteine di soia al giorno, e questo quantitativo può essere ottenuto semplicemente con l’assunzione di 30 grammi di fagioli di soia secchi, poco più di 80 grammi di tofu bianco o 12 grammi di isolato proteico. Non ci sono al momento evidenze che supportino un rapporto rischio/beneficio favorevole legato ad assunzioni più elevate di soia e suoi derivati o men che meno di integratori.

Anche per la soia valgono comunque i principi della moderazione e della varietà più che quelli della praticità e della rapidità di preparazione del piatto, che possono rendere la scelta di alimentarsi di cibi vegetali estremamente vantaggiosa per la salute.










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