Re: Il cibo dell uomo

Inviato da  migiu2 il 21/9/2008 12:53:16
Citazione:

florizel ha scritto:

Eticamente, io credo nella “collaborazione” tra individuo ed animali: togliere latte alla mucca, o uova alle galline, per il mio fabbisogno alimentare non lo vivo come un sopruso, SE a quegli animali riservo un trattamento dignitoso, fornendogli al contempo una condizione di vita che li rispetti.



Eticamente, non è lecito ingravidare artificialmente una mucca una volta all'anno per spingere al massimo la produzione del latte, sia che si tratti della grande industria o dei piccoli produttori locali. Tutti indistintamente sono interessati ad avere più latte al minor prezzo possibile. Quindi il vitello (legittimo fruitore di quel latte) deve per forza di cose essere allontanato dalla madre nel giro di uno o pochi giorni, altrimenti fnirà col sottrarre la bianca bevanda al consumo umano. Ed è per questo che la produzione di latte è strettamente collegata a quella della carne. Il vitello, considerato come un sottoprodotto, verrà o macellato per produrre mangimi animali oppure fatto crescere con una dieta priva di ferro (tipica è la scena dei vitelli che leccano avidamente le sbarre della loro prigione) affincé le sue carni risultino più bianche e più appetitose all'occhio del consumatore. Altri sfortunati saranno "fornitori" loro malgrado del caglio, sostanza prelevata dai loro stomaci per produrre formaggi. Il tutto dimenticando il dolore atroce che vive la madre alla separazione, verificiabile da chiunque abbia modo di assistere alla scena. Dolore che si prolunga per giorni e giorni, in cui la la madre continua incessantemente la ricerca del figlio.

Consiglio a tutti la lettura di questo libro: "Il maiale che cantava alla luna - La vita emotiva degli animali da fattoria"


http://www.peacelink.it/animali/a/20088.html
http://www.ibs.it/code/9788842812371/masson-jeffrey-m/maiale-che-cantava

Riporto una parte di un commento al libro:

E' sbagliato che un animale da fattoria viva bene, che la sua esistenza si concluda con una morte indolore e che venga poi usato per nutrire degli esseri umani? Molte persone risponderebbero che non lo e'. Io invece ritengo che valga la pena di chiedersi, per prima cosa, con che criterio si stabilisce che cosa significhi vivere bene per un animale da fattoria. Naturalmente abbiamo tutti una certa idea di che cosa potrebbe significare. Tuttavia, a parte i difensori dell'industria, pochi sarebbero pronti a sostenere che una comune mucca da latte conduca una vita felice. Pensiamo a una mucca a cui sono sotratti i vitelli alla nascita, e che poi viene munta intensivamente per alcuni anni. E' mantenuta costantemente gravida per garantire una produzione continua di latte, ma non le viene permesso di tenere il suo vitellino. Alla fine, invecchiata prima del tempo, quando la sua utilita' e' in declino, viene uccisa, ben prima di aver raggiunto il termine naturale della sua esistenza. Si puo' dire che questa mucca ha condotto una vita felice?".

L'esempio della mucca e' particolarmente toccante, perche' va a colpire un aspetto primario del mondo emotivo degli animali: l'amore, l'attaccamento di un animale, di qualsiasi specie sia, per il suo cucciolo.

Aggiunge infatti l'autore:

Se credete che una mucca non ripensi mai al proprio vitello, chiedete a qualsiasi allevatore per quanto tempo un vitellino appena nato e sua madre si chiamano a vicenda. Un allevatore mi ha detto che finche' possono vedersi gridano fino a perdere la voce, senza sosta.

Altra riflessione importante e' quella sull'animale considerato come "merce" e sul fatto che far "vivere bene" gli animali sia solo una scusa che accampa chi antepone le sue papille gustative all'etica e al senso di giustizia. Egli scrive infatti:

Sono convinto che sia sbagliato allevare animali per mangiarli. Credo che non interessi a nessuno far "vivere bene" un animale se l'obiettivo finale e' farlo finire in tavola come pietanza. E' troppo facile barare, e' troppo invitante fingere di ignorare che cosa determini il benessere di ciascun animale.

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