Re: [Libro] L'INDUSTRIA DELL'OLOCAUSTO - Finkelstein Norman G.

Inviato da  Ribelle il 11/2/2009 10:06:38
In attesa del chiarimento richiesto, riporto una breve critica rivolta da Mattogno al rapporto Leuchter.

Al di la del suo contenuto (che come al solito è piuttosto ostico per la sua - doverosa - puntigliosità), essa dimostra che il fronte revisionista non è un unicum liquidabile complessivamente attraverso la contestazione di una qualunque delle tesi che uno qualunque dei suoi esponenti propone, ma è piuttosto un contesto eterogeneo di studiosi - ognuno con il suo personale approccio alla questione olocaustica e con le proprie originali conclusioni in merito - che di fondo condivide semplicemente il disaccordo con la versione proposta (imposta?) dalla storiografia ufficiale.

Ma - ripeto e sottolineo - tale disaccordo comune è raggiunto per vie differenti ed originali, specifiche per ogni diverso studioso, e non esclude la critica reciproca tra di loro. Come indizio di onestà intellettuale non mi sembra irrilevante.

Ed ora, il testo di Mattogno:
Citazione:
5. A TITOLO DI ESEMPIO: UNA OBIEZIONE SCIENTIFICA AL RAPPORTO LEUCHTER.
Leuchter ha messo in evidenza i pericoli dell'impiego di acido cianidrico nei crematori di Auschwitz-Birkenau con questa argomentazione:
"Non solo il gas (98) non è immediato, ma esiste sempre un rischio di esplosione. La miscela gassosa totale è generalmente al di sotto del limite inferiore di esplosività della miscela gas-aria di 0,32% (poiché la miscela normalmente non dovrebbe superare le 3.200 ppm) (99), ma la concentrazione del gas nel generatore (o, nel caso dello Zyklon B, nel supporto inerte) è molto più grande e puòanche essere del 90-99% in volume. Questo è quasi acido cianidrico puro e [213] in questa condizione (100) può esistere in certi momenti in sacche nella camera" (101).

Jean-Claude Pressac obietta:

"I limiti di infiammabilità nell'aria per l'HCN sono dal 5,6% (minimo) al 40% (massimo) in volume. Ciòsignifica che al contatto con una fiamma c'è esplosione se la concentrazione di acido cianidrico con l'aria è compresa tra 67,2 g/m3 e 480 g/m3. Al di sotto di 67,2 g/m3 non c'è alcun rischio; al di sopra di 480 g/m3 neppure, perché non resta abbastanza ossigeno per provocare una infiammazione (102). Le SS utilizzavano dosi di 5g/m3 per disinfestare e di 12 g/m3 per uccidere, dosi largamente al di sotto del limite di 67,2 g/m3. I loro crematori e le loro camere a gas non potevano perciò esplodere" (103).

Ma questo è appunto ciò che ha detto Leuchter. Resta da vedere se queste eventuali sacche di miscela esplosiva avrebbero rappresentato un reale pericolo.

A questo argomento si possono opporre almeno quattro obiezioni:

1) I massimi specialisti tedeschi della disinfestazione con acido cianidrico hanno sempre escluso nell'uso pratico il pericolo di esplosione. Ad esempio, Gerhard Peters, una delle massime autorità tedesche degli anni Trenta e Quaranta in questo campo, scrive al riguardo in un manuale tecnico.
"Infatti, dal fatto che una miscela gas-aria sia esplosiva, non si deve dedurre senz'altro che il suo impiego comporti in ogni caso rischi di esplosione. Non appena la concentrazione necessaria è notevolmente al di sotto del limite inferiore di esplosività, non si parla più di un rischio di esplosione, come risulta nel caso dell'acido cianidrico" (104).
[214] Egli rileva che l'acido cianidrico era usato a scopo di disinfestazione in concentrazioni di 10-20 g/m3 e conclude:
"Il limite inferiore di esplosività dell'acido cianidrico è già sufficientemente alto per escludere qualunque pericolo di esplosione nei lavori pratici di gasazione" (105).

2) Se l'impiego di un gas comportava un rischio di esplosione, il gas veniva usato ugualmente. Alcuni gas, come il T-Gas, venivano impiegati normalmente a scopo di disinfestazione in concentrazioni prossime al limite inferiore di esplosività, altri, come il solfuro di carbonio (Schwefelkohlenstoff) in concentrazioni addirittura superiori (50-100 g/m3; il limite inferiore di esplosività è di 34 g/m3) (106). In questi casi il rischio di esplosione esisteva concretamente, ma le gasazioni venivano eseguite ugualmente. C'erano infatti delle norme di sicurezza molto rigorose che, nella prassi delle gasazioni, consentivano di scongiurare qualunque rischio di esplosione. Nel caso del T-Gas, ad esempio, queste norme si articolavano in 19 punti (107). Per l'acido cianidrico non esisteva nessuna normativa di sicurezza di questo tipo.

3) Il progetto di una "camera a gas semplice" (einfache Gaskammer) prevedeva la presenza di una stufa elettrica all'interno del locale (108). Nelle camere a gas a Zyklon B degli impianti di disinfestazione BW5a e 5b di Birkenau erano installate tre stufe a carbone, che sono ancora visibili nella camera a gas del BW5b.

4) Durante una gasazione, le stufe potevano essere accese senza rischio di esplosione. Un altro esperto di acido cianidrico, R.Queisner, scrive testualmente sulla base di esperimenti pratici eseguiti presso la Scuola per disinfettori delle Waffen-SS di Oranienburg:
"Quando ci sono temperature esterne fredde, è meglio [215] lasciare bruciare le stufe durante la gasazione (die ÷fen während der Vergasung brennen zu lassen) e accollarsi le perdite di acido cianidrico causate da una parziale aspirazione del gas nel camino, oppure si devono far spegnere le stufe per chiuderle ermeticamente e rinunciare cosi all'alta temperatura del locale durante la gasazione? Dalle nostre osservazioni risulta che è meglio lasciar bruciare le stufe, purché non ci sia vento" (109).

Questo è appunto un esempio di argomentazione scientifica che si può opporre al rapporto Leuchter, ma perfino in questo caso relativamente semplice né Pressac né i suoi emuli sono stati capaci di andare al di là di una superficialità dilettantistica.

Una critica scientifica del rapporto Leuchter attende ancora di essere scritta.

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