Re: OLOCAUSTO: verità, mezza verità o menzogna?

Inviato da  Linucs il 29/10/2006 17:46:29
Si parla di olocausto, le prove della sua esistenza sono schiaccianti, ed ogni volta che si arriva al punto cruciale arriva qualcuno che "Ma Israele discrimina".

Le prove dell'olocausto sono senz'altro schiaccianti, ma sono altrettanto schiaccianti le prove delle balle, delle puttanate e delle favolette spacciate dai vari Eric Marco, Wilkomirski ed altri noti "scrittori" che amano lucrare sulla "memoria" per ottenere soldi, fama o compassione. Segue logicamente che se sputtano un Wilkomirski o un Marco non sto offendendo la memoria, bensì la sto preservando dagli assalti di ciarlatani e pagliacci d'ogni ordine e grado.

Orbene: se la legge speciale vieta il dibattito sull'olocausto in quanto tale, si può sapere come dovremmo essere in grado di indagare sui ciarlatani di turno e sputtanarli? (ivi includo gli ormai noti 6 milioni di morti datati 1919).

Ovviamente non bisogna andar dietro ad ogni pirla pronto a sostenere che Hitler fosse un benefattore e che il nazismo fosse un'opera di carità, epperò cortesemente eviterei anche di bere la puttanata dei geyser che spruzzano sangue dopo qualche mese, o quella degli ebrei smaterializzati col teletrasporto e spediti nello spazio, oppure quella della bambina di 7 anni che uccide un soldato delle SS e sopravvive per QUATTRO ANNI nei boschi in compagnia di un branco di lupi (qualcuno ci ha scritto sopra l'ennesimo libro, per chi sniffa colla abitualmente e ci vuol credere).

Per non parlare di Wiesel: non comincio neanche, che è meglio.

Perché siamo stati complici di quelle stragi?

Quando sarò complice di una strage ne avrai notizia sul telegiornale delle 20, quindi occhio ai plurali fantasiosi.

Mi sento in colpa come italiano, europeo, come parte di una tradizione cristiana che ha oppresso, segregato, perseguitato chi praticava una determinata religone. Non vado certo in giro con il cilicio o a frustarmi per espiare, non è quello che intendo quando parlo di sentirsi in colpa.

Vi ricorda qualcosa?

Fammi capire bene: cosa vorrà mai dire "mi sento in colpa come italiano?" Forse il migrante che acquisisce la cittadinanza riceve anche lui la sua colpa ereditaria? Forse il cristiano dalle Filippine condivide questa colpa della cristianità? Oppure dobbiamo dare un'ulteriore interpretazione?

Parlo di essere consapevoli di quello che è avvenuto, e di impegnarsi finché non accada di nuovo.

Quindi ti trovi in prima linea quando una ragazzina viene minacciata dalla polizia perché stupida lei non capisce i propri compagni di classe "inglesi" che parlano Urdu (poverelli e discriminati), oppure quando qualche governo vara qualche nuova legge razziale "per favorire l'integrazione" a forza di manganellate?

Ne prendo nota. Però casualmente noto che la preoccupazione è sempre riservata ai morti di 60 anni prima, mai per il quotidiano che piglia di peso certe notizie e le sbatte sotto il tappeto, salvo poi frantumarci i coglioni con "gli arabi cattivi che sono proprio come Hitler, uguali uguali".

Concordo in tutto.

Allora puoi cominciare a preoccuparti quando strani personaggi stile Susan Sontag dichiarano "the white race is the cancer of human history" e casualmente fanno tutti finta di non aver sentito. Ma che strano: la storia si ripete perché nessuno l'ascolta, anzi, perché apparentemente a qualcuno fa comodo non ascoltarla, magari per non essere accusato di qualche colpa collettiva strategica...

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