Re: Approccio alla Bibbia. chiavi di lettura

Inviato da  Rickard il 11/7/2015 16:52:38
Vorrei provare a fare, almeno in parte, il “punto della situazione” di questo dibattito, che si protrae da molto. Non credo che potremo aggiungervi poi molto limitandoci a dibattere all’infinito su alcuni versi biblici.

Di cosa (non) parla la Bibbia

Molta enfasi è stata posta sul fatto che la Bibbia non parla di Dio, ma di esseri terreni (gli elohim), sulla cui natura si può solo speculare (alieni, membri di civiltà avanzate ecc.). Cerchiamo di analizzare questo punto.

Non sarà la traduzione, allegorica o letterale, a dirci di cosa parla la Bibbia
Non sapremo mai cosa “passava per la testa” a chi ha scritto la Bibbia, perché erano persone con una concezione e una cultura distantissima dalla nostra, per ovvi motivi temporali. Inoltre, la Bibbia è stata scritta da un numero imprecisato di persone e un altro numero ancor più sconosciuto vi ha apportato aggiunte, rimozioni e modifiche nel corso dei secoli. Va dunque considerato che la Bibbia è stata enormemente manipolata fin dalla sua nascita per essere adattata agli scopi di vari gruppi, che dovevano farla “quadrare” in accordo alla propria versione, spesso unendo cose del tutto slegate fra loro (si pensi solo all’unione artificiosa di Antico e Nuovo Testamento).

Questo significa che le infinite contraddizioni, casuali o intenzionali, gli anacronismi e in generale tutto ciò che è incomprensibile nella Bibbia aumenta il rumore di fondo che impedisce di distinguere con chiarezza il messaggio originario, qualunque esso fosse. Messaggio, che comunque è il frutto del lavoro di più persone distanti secoli o anche millenni fra di loro, dunque intrinsecamente “scollato”.

Questo punto è importante perché si è molto dibattuto di cosa parlerebbe la Bibbia, usando spesso frasi e versi come prova delle proprie ipotesi. In realtà, nella Bibbia ci sono elementi politeistici, monoteistici. Dei concreti e fisici. Dei astratti e lontani. Sciamanesimo ed empirismo. Probabile divinizzazione di persone esistite. C’è, insomma, tutto e il suo contrario, per questo la mera lettura della Bibbia potrà confermare quasi qualunque ipotesi: perché la sua natura frammentaria e dipanata nei secoli ne fa un racconto che solo la nostra volontà vuole tenere unito, mentre si tratta di un insieme di storie spesso scollegate le une dalle altre.

Dio nella Bibbia
Anche qui, valgono le considerazioni fatte sopra. Nella Bibbia si trovano chiari elementi politeisti (le varie divinità dei popoli stranieri Baal, Kemosh, Astarte ecc.), così come chiare affermazioni che l’unico vero Dio sarebbe quello degli ebrei, mentre gli altri non hanno vero potere o, se ce l’hanno, è molto inferiore (la prova di Elia, il bastone-serpente di Mosè che divora quelli dei maghi del Faraone ecc.).

Queste contraddizioni nascono dalla discontinuità e manipolazione della narrazione, non c’è nulla di intrinsecamente “strano”. Al contrario, sarebbe strano se un insieme di testi sviluppati in più secoli mostrasse una perfetta uniformità di stile, narrazione e dettagli.

Nella Bibbia si parla di individui potenti, in grado di compiere gesta prodigiose, che qualcuno potrebbe definire miracoli, mentre altri propendono per una lettura realistico-tecnologica del tutto (ci arriveremo dopo). Se questi individui fossero “Dio” nelle intenzioni di chi scrisse quelle parole, non potremo mai saperlo, ma è possibile. Anche col concetto diverso che gli antichi ebrei avevano della divinità. Può darsi che “Dio” sia stato una serie di persone, che hanno fatto (o a cui sono stati attribuiti) atti straordinari (un po’ come Satana, che appare in Giobbe come ministro del Signore e non come angelo caduto).

Si può dire che la Bibbia parli di Dio e anche che non ne parli affatto, e avere ragione entrambe le volte. Questo perché stabilire se la Bibbia parla di Dio è dipendente dal nostro concetto della divinità, è inutile pensare di poter essere oggettivi e distaccati, o di trovare una dimostrazione fra le tante contraddizioni del testo. Non basta limitarsi a criticare la “pigrizia” di un Dio che viene dichiarato onnipotente per dimostrarne la “non divinità”, perché si potrebbe dire che Dio non opera direttamente ma attraverso l’umanità e i profeti.

Cosa importa se la Bibbia parla o non parla di Dio?

Sembra una domanda provocatoria, ma non lo è. Se il concetto di divinità cambia molto a seconda del tempo e della cultura di un popolo, come si fa a dire non certezza che la Bibbia non parli anche di Dio? In ogni caso, si tratterebbe di un concetto arcaico della divinità, che oggi quasi nessuno segue. Dunque, che importanza avrebbe “dimostrare” che la Bibbia non parli di Dio? Dimostrazione assai difficile da fare, oltretutto, a causa di tutte le manipolazioni subite dalla fonte e alla sua natura frammentaria di cui ci siamo occupati prima.

La questione è molto personale e non oggettiva. Ci sono persone che, in virtù della propria indole e delle proprie esperienza, trovano Dio fra le parole della Bibbia (non occorre che siano dei credenti). Altri invece vedono in quelle parole solo rimandi a mondi passati, ormai non più esistenti. Proprio perché, come è stato detto, gli antichi ebrei non avevano il concetto di Dio che abbiamo noi, è vero anche il contrario e magari siamo noi che non riusciamo più a comprendere il loro concetto di Dio, arrabattandoci dietro ogni parola e radice linguistica.

Considerate queste cose, che particolare importanza avrebbe se la Bibbia non parlasse di Dio? Ognuno la può leggere come vuole, è stata tradotta e manipolata in tutte le salse. Come si può pretendere che la “propria” versione di un libro che è falso fin nella sua origine sia più valida di un’altra?

Finché si rimane “sui libri” (cioè a livello teorico e di studio) è assurdo pensare di dimostrare scientificamente che la Bibbia non parli di Dio. Solo pochissimi hanno le competenze per leggere e tradurre i testi antichi. Testi che comunque possono benissimo non valere niente, a causa delle manipolazioni. Chi può, oggi, asserire di possedere l’autentica Bibbia? Nessuno, perché non è mai esistita. Ogni volta che dei testi venivano aggiunti a quelli vecchi, limandone i dettagli, l’autenticità spariva. Ogni volta che ci si è ispirati a testi precedenti per rielaborarli come propri, la verità se ne andava. La “vera” bibbia non è mai esistita, per questo dimostrar che non parli di Dio è impossibile e alla fine nemmeno troppo importante.

La Bibbia come cronaca storica

Se si pensa che la Bibbia e i testi antichi in generale siano una fedele cronaca storica, esatti in ogni sua frase e descrizione, questo significa che sono realmente esistiti degli individui straordinari (gli elohim) che hanno cambiato la storia dell’umanità.

Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nel considerare questa possibilità. Bisogna essere però coscienti dei possibili errori dovuti alla lettura in retrospettiva, drogata dalle nostre esperienze e dallo spirito del nostro tempo. Insomma, non è tutto oro quel che luccica (credo che su questo si possa concordare).

L’unico difetto “strutturale” di questo approccio è il seguente: se si vede la Bibbia come una cronaca storica e si scorgono al suo interno possibili indizi su una storia realmente accaduta, il libro non è più necessario. Va chiuso e bisogna mettersi a cercare le tracce concrete che diano sostanza (o smentiscano) quei presunti indizi.

Non si può essere assolutamente convinti della concretezza di tutto l’impianto ma contemporaneamente trovarne le maggiori prove all’interno della Bibbia. L’antichità e la difficoltà di comprendere un testo simile rendono quantomeno labili gli indizi ricavati da esso e se non vengono integrati da tracce reali, si sta parlando di una teoria che poggia su null’altro che se stessa.

Mi viene in mente una battuta che Massimo Mazzucco fece a suo tempo: “Una volta un Testimone di Geova, per dimostrarmi che la Bibbia è parola divina, mi disse che c’è scritto nella Bibbia stessa”. Lo scopo di questa battuta era ironizzare sulla fallacia della Petitio Principii. Stiamo attenti a non commettere lo stesso errore.

Che tipo di elementi sono prove?
Si è parlato spesso e un po’ alla rinfusa di tutti i cosiddetti manufatti OOpart, cioè elementi che sarebbero fuori dal loro tempo. Aldilà del merito sui singoli elementi, ogni volta c’era una certa confusione, cioè qualunque elemento potenzialmente compatibile veniva eletto a prova. Costruzioni più o meno megalitiche, obelischi, statue di corindone scolpite ed altri elementi d’ogni sorta e genere.

Elementi buttati alla rinfusa non sono prove perché non vi è alcuna traccia che li colleghi alla storia narrata nella Bibbia. Occorre essere specifici nella propria ricerca.

D’altra parte, se la “vera” traduzione della Bibbia va ascoltata, essa è molto precisa nelle sue descrizioni. Per esempio, se si considera che gli elohim avessero tutta una serie di tecnologie strabilianti (il Carro di Ezechiele, i cherubini ecc.) bisognerebbe cercare tracce di quegli elementi, e non di qualunque cosa che sembri più o meno marcatamente fuori dal suo contesto.

Tracce fisiche degli elohim (sarcofagi, resti, residui tecnologici, raffigurazioni precise ecc.) e del loro passaggio, riscontri incrociati al di fuori dell’ambito religioso su di loro. Questi sarebbero gli elementi probanti.

Non si può eludere questo lavoro di ricerca e conferma (o smentita) facendosi scudo della difficoltà di trovare prove o del rischio di insabbiamento da parte delle autorità per nascondere la verità al popolo. Sono rischi e difficoltà reali, ma d’altra parte si tratterebbe di fatti che hanno interessato per migliaia di anni quasi tutta l’umanità, le cui tracce non possono limitarsi all’interpretazione di testi antichi.

Dai testi si possono trarre degli indizi, ma a quegli indizi si deve dare corpo. Se non ci si riesce, vuol dire che non erano indizi, ma proverbiali lucciole per lanterne.

Conclusioni

Ho cercato almeno in parte di raccogliere le questioni a mio avviso più importanti. Spero che potremo continuare a discuterne senza che il tutto si riduca a una sterile rissa, ad un infinito rimpallo di accuse e in generale senza “prendersela” con gli altri per un ormai cristallizzato gioco delle parti. Se si è interessati prima di tutto alla Verità, è meglio essere superiori a simili infantili distrazioni.

Ne approfitto per scusarmi sinceramente con tutto coloro coi quali ho discusso finora, se dovessi essere stato troppo aggressivo o irrispettoso. È umano e nessuno è perfetto, ma se “esageriamo” cerchiamo di ammetterlo e di passare oltre. Tutto questo deve servire a scoprire la Verità, non a demolire chi si percepisce come avversario.

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