Calvero ha scritto:
Il Dio stesso di cui parla Alimento è un programma di scomposizione e divisione; è un parto di un esigenza di vanità: l'impossibilità dell'uomo all'inconoscibile, quando traumatizzato poiché non capace del sentimento di accettazione, lo induce a incasellare il costrutto delle sue paure in un Totem. Riduce [il suo] Dio in una giustificazione; in un fantoccio che può esorcizzare i suoi timori, ma anche la sua noia, la sua pigrizia.
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