Re: La seconda venuta di Gesù Cristo

Inviato da  cagliostro il 29/5/2011 13:19:52
Alcuni moderni "profeti" scorgono nella crocefissione di Gesù Cristo una sorta di sconfitta, che dovrà essere pareggiata da un secondo ritorno, questa volta vittorioso, dello stesso Cristo.

E' facile intuire, come dietro questa convinzione si nasconda il frutto di una seduzione sottile del materialismo, non sicuramente il germe di un principio spirituale.

Queste parole ci aiutano a comprendere:

"In greco «Chrestos»(crhstoj) significa: adatto, utile, idoneo, abile. In questo contesto si riferisce al corpo fisico quale strumento «più adatto» e completo per l'evoluzione dello spirito umano sulla Terra. Essa avviene proprio mediante l'uso ed il consumo del corpo, e ciò è legato alla sofferenza ed al dolore. «Christos» (cristoj), in latino Christus, significa, invece, «unto» ed è la traduzione letterale dell'ebraico Masciach (חישמ), «Messia». Nell'antichità venivano unti i sacerdoti, i re e i profeti. Lo Spirito solare veniva venerato come il più grande «unto» dal Padre divino, e gli iniziati facevano l'esperienza che viene riassunta nelle parole di Paolo: «Non io, ma il Cristo in me». Ciò vuole dire: non il mio io pieno di egoismo deve prevalere, questo si deve fare strumento (crhstoj) per l'Io cristico (Cristoj) che vuol diventare sempre più forte in me.
Nella morte «muore» solo lo strumento fisico – il Chrestos – e lo spirito – il Christos – può per questo «risorgere» in un mondo puramente spirituale. Alla morte di Cristo muore l'involucro umano dell'uomo Gesù e risorge lo spirito di Cristo. L'antica formula per la morte del «Chrestos» era: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» È così in Matteo (27,46) il cui Vangelo è scritto nella prospettiva dell'uomo-Gesù. E per il «Christos» la formula era: « Mio Dio, mio Dio, quanto mi hai esaltato!» È così in Marco (15,34) che fin dall'inizio rivolge il suo occhio al Cristo cosmico. Nell'ebraico antico la frase suona quasi uguale in entrambi i casi: «Eli, Eli, lamma azabtani» (mi hai abbandonato) ed «Eli, Eli, lamma sabachtani» (mi hai glorificato, esaltato). Questo fatto ha portato a inversioni e fraintendimenti.

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