Re: Reincarnazione

Inviato da  nike il 16/1/2007 0:15:23
Vacuità
La Vacuità (sanscrito: śunyātā; tibetano tongpanyi; giapponese: kū (空)) è uno dei concetti fondamentali nel Buddhismo.

In accordo alla Visione Madhyamaka Prasangika esposta nel Secondo Giro della Ruota del Dharma da parte del Buddha e Successivamente Commentata nei Trattati di Arya Nagarjuna come il Nama Prajna Mulamadhyamakakarika e altri e da Chandrakirti nel Madhyamakavatara, da Buddhapalita e da tanti altri grandi Pandita Mahasiddha, Vacuita' e' Negazione;

importante e' capire che cosa e' negato dalla Esposizione della Visione della Vacuita' altrimenti si finisce con il cadere nell'estremo del nichilismo (la maggior parte delle volte);


la Negazione riguarda Principalmente l'esistenza inerente o intrinseca che viene attribuita ai fenomeni esterni e interni ma viene spiegata anche la Vacuita' di esistenza sostanziale.

Si parla di Quattro Vacuita' come anche di Quindici Vacuita' o Sedici o Diciotto o Venti vacuita' o 108 Vacuita' tuttavia, fondalmentalmente, si parla di due tipi di Vacuita':
del Se' della persona e del Se' dei fenomeni;

questa distinzione tra Vacuita' della persona e dei fenomeni e' operata considerando il fatto che la persona possiede una mente mentre gli altri fenomeni no (per persona si intende qualsiasi essere che possieda sua una mente, che sia umano o no) e tale distinzione ha anche lo scopo di andare incontro alle diverse capacita' dei praticanti che meditano in quanto e' Insegnato che e' piu' facile meditare e realizzare la Vacuita' del Se' della persona che del Se' dei fenomeni ma la Vacuita' non cambia in quanto e' invariabilmente lo Stato Naturale di tutti i fenomeni, volendo dire con questo che anche la persona, in definitiva, e' un fenomeno:
solo che e' dotata di mente e, per questo motivo, si ha la duplice categoria di persona e fenomeni e rispettive Vacuita'.

La Vacuita', quando Insegnata, appresa tramite l'Ascolto, la Riflessione e la Meditazione non e' che l'Antidoto al credere alla esistenza inerente e sostanziale dei fenomeni (tutti) cioe' all'attaccamento alla concezione dell'esistenza di un Se' che sia esistente per "suo proprio potere", immutabile, eterno, indipendente da corpo e mente e che costituisca l'essenza di se stessi:

questa visione la si ritrova in tutte le visioni fiosofico/religiose non-Buddhiste motivo per il quale il Buddhadharma e' a ragione considerato unico.


La Vacuita' di esistenza sostanziale e' esposta Insegnando come i fenomeni non possano apparire senza dipendere dalle loro parti: senza dipendere dalle sue proprie parti nessun fenomeno puo' apparire e questo fa' capire come il fenomeno non possa essere separato dalle parti che lo costituiscono e quindi non e' esistente sostanzialmente; e' interessante notare come un qualsiasi fenomeno esista con il dipendere da parti che non sono tale fenomeno.

[…]

Comprendere la Vacuità, quindi, è uno dei passi fondamentali per ottenere lo Stato di Buddha. Il concetto di Vacuità comprende quello di non-anima o non Se' anatman, Dak Me' in Tibetano e di impermanenza anitya in Sankrito o Mitagpa in Tibetano.

Per Vacuità si intende una negazione di esistenza indipendente delle cose e dei fenomeni che ci circondano. Ogni cosa è, di fatti, priva di una esistenza intrinseca; questo, tuttavia, non vuol dire che non esista niente del tutto ma che ogni fenomeno esiste in dipendenza di altro e da qua si ha la Spiegazione di Produzione Dipendente o Sorgere dipendente, in Skr.: Pratityasamutpada, in Tib.: Ten Drel.

Esempi esplicativi

Per comprendere meglio il concetto di Vacuità si può ricorrere ad un esempio del tipico della Scuola Madhyamaka Prasangika:

se si vede una corda attorcigliata su sé stessa, ma l'ambiente è troppo buio per vedere bene, potremmo scambiarla per un serpente. Per noi quella corda è un serpente. Il serpente non esiste realmente, ma esiste per noi.
Quindi potremmo spaventarci se abbiamo paura dei serpenti, tuttavia, avvicinandoci e indagando meglio, scopriremo che è solo una corda:

questa e' un'analogia che serve a fare capire come fraintendiamo i fenomeni confondendo il loro modo di apparirci con il loro autentico modo di esistere e cioe' li scambiamo come inerentemente esistenti mentre mancano di tale tipo di esistenza.

[…]

Per definizione, un qualsiasi fenomeno che sia dotato di esistenza inerente dev’essere permanente e inalterabile.
Non può essere ridotto ai suoi componenti più piccoli o influenzato da mutamenti nelle cause e nelle condizioni.

La natura assoluta di tutti i fenomeni è quindi 'vuota', cioè priva dell'esistenza inerente che erroneamente gli attribuiamo. Come insegna Mingyur Rinpoce, uno dei più 'moderni' insegnanti della Tradizione Vajrayana:

"Tra la vacuità e i fenomeni c’è una relazione simile. Senza la vacuità, nessun fenomeno potrebbe manifestarsi, e in assenza di fenomeni, non potremmo neppure sperimentare il background della vacuità, da cui scaturisce ogni cosa.


Quindi, in un certo senso, dobbiamo ammettere che tra la vacuità e i fenomeni c’è un rapporto di dipendenza. Ma occorre fare un’importante distinzione: la vacuità, in quanto possibilità infinita, rappresenta la natura assoluta della realtà.

Qualsiasi cosa si manifesti sulla base dalla vacuità (stelle, galassie, persone, tavoli, lampadine, orologi, e persino la nostra percezione del tempo e dello spazio) è invece l’espressione relativa di tale possibilità infinita, un apparire momentaneo nel contesto di uno spazio e un tempo infiniti".

Peraltro la comprensione intellettuale della vacuità da sola non è sufficiente a sradicare le radici dell'ignoranza. Affinché ciò possa accadere dev'essere sperimentata con lo Sviluppo delle Tre Prajna, Saggezze Discriminanti, sorte dall'Ascolto, dalla Riflessione e dalla meditazione.

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