Re: To the Austrian Guys

Inviato da  Davide71 il 29/6/2011 11:15:52
Ciao a tutti,

questa è la rielaborazione di una lettera che ho scritto al sito Usemlab per sottolineare alcune difficoltà nell'affrontare la Scuola Austriaca di economia.
Una delle difficoltà a cui però non ho accennato è l'esistenza di un movimento libertario radicalmente anti statalista che si rifà alle sue tesi. Io vorrei che si facesse una netta distinzione tra tale movimento e le tesi della Scuola Austriaca. Il primo è un programma politico, la seconda una teoria razionale. La Scuola Austriaca, in sè, ha solo dimostrato l'estrema pericolosità di uno Stato socialista, che porterebbe a distruggere il libero mercato. Le alternative fanno parte del dibattito che anima gli Austriaci, e alcune le condivido, altre no.

Di recente ho letto "Che cos'è il denaro" di Gary North. Esso, assieme al prossimo libro che, ti dirò, m'interessa di più ("La tragedia dell'euro", di prox pubblicazione), fa parte di una linea editoriale che privilegia una lettura "Austriaca" della realtà attuale, su cui non ho nulla da obiettare. Io non conosco "La tragedia dell'euro", ma tutti i libri sul tema che ho letto danno tante conoscenze per scontate. Magari è solo mia ignoranza, ma ho l'impressione che non esista nel panorama editoriale italiano nessuna pubblicazione che affronti in maniera moderna e accessibile le tematiche della Scuola Austriaca. Il libro di Huerta de Soto è molto completo, ma rappresenta già qualche cosa di molto avanzato. Manca qualche cosa di teorico a livello introduttivo.Una cosa del tipo "Austrian Economics for dummies" per intenderci. Una cosa del tipo che, se qualcuno mi chiedesse un testo di economia, glielo potrei proporre con la certezza di dargli qualche cosa di utile.
Si potrebbe anche continuare a proporre libri sul modello di quello di Andrea (come livello di preparazione necessario per affrontarlo), e cercare mediante essi di portare la gente a leggere poi "Prevedibile e Inevitabile", seguendone tutte le indicazioni bibliografiche per farsi una panoramica sufficientemente completa di quanto essa afferma. Un ulteriore livello di approfondimento sarebbe poi quello di seguire le lezioni di Huerta de Soto o leggere Von Mises e via discorrendo. Ma é secondo me fondamentale attirare l'attenzione su di essa mostrando come spieghi in maniera chiara cose per le quali le altre scuole brancolano nel buio. Che è poi il filo conduttore di tutto lo sforzo editoriale di Usemlab.

Il problema che molti hanno nello studio della Scuola Austriaca è affrontare certi suoi argomenti che sembrano assurdi:
1) ritornare alla moneta metallica.
Quello che bisogna che la gente capisca è che questo mezzo ha lo scopo di impedire ai banchieri di fare il bello e il cattivo tempo con i nostri soldi. Gli economisti pensano che, essendo ora impossibile ritornare indietro, sia inutile proporre tale tesi. In realtà serve a capire il livello di perversione dell'economia moderna. Inoltre dobbiamo prevedere che, all'orizzonte, si possono profilare alternative ben "peggiori" del ritorno al sottostante proprio a causa di un sistema finanziario ipertrofico e perverso, per cui sarebbe ora di rivalutare questa manovra di politica economica.
2) non matematizzare l'economia.
Anche in tal caso si vuole combattere la pretesa di comprendere l'economia possedendo un gran numero di dati, oltre che evitare di ridurre gli esseri umani a numeri. Gli economisti sostengono che le uniche teorie degne di questo nome sono quelle che possono essere dimostrate mediante dati. Perciò l'economia austriaca non può essere dimostrata e va perciò relegata nella narrativa esoterica. Bisogna far loro capire che non è così. I dati oggi disponibili sono tutti manipolati, se non fittizi, o comunque gli si può far dire tutto e il contrario di tutto. Io ho preso come esempio il PIL, che conosciamo tutti, ma gli esempi in realtà non si contano.
3) ritornare al libero mercato.
Bisogna che la gente sappia che noi non stiamo affatto vivendo nel libero mercato. Tutti sono terrorizzati da libero mercato semplicemente perché sono convinti che i problemi che hanno sono dovuti a quello, ma in realtà i loro problemi sono dovuti a manovre politiche che, quando falliscono, mucchi di commissari politici travestiti da giornalisti ed economisti si affrettano a considerare "crisi del libero mercato", ma sono tutte balle! Di nuovo, gli economisti affermano che, visto che non si può tornare al libero mercato sul modello austriaco è inutile parlarne. In realtà il mondo moderno resiste (anche alla tentazione di atomizzare il resto del pianeta) anche grazie agli ultimi scampoli di libero mercato che l'economia moderna ha lasciato sussistere...
4) combattere il socialismo.
Molti pensano che questo non è un problema delle democrazie occidentali perché pensano che esse siano "democrazie liberali" in cui vige il libero mercato. Perciò le tesi della Scuola Austriaca sono inutili e non vanno studiate. In realtà gli Stati moderni sono solo ad un passo dall'essere regimi comunisti, solo che le strutture centralizzate che li governano vengono tenute al riparo dagli elettori. Insomma la gente non vota i consigli di amministrazione delle grandi banche e neanche delle multinazionali, ma esse hanno un potere enorme. Adesso io mi sono guardato bene dall'affermare che "sarebbe meglio che i CdA delle banche siano eletti dai cittadini" perché la situazione non migliorerebbe affatto, ma occorre che sia chiaro che le banche e tutta l'immenso apparato che sta loro dietro non sono più entità "economiche", ma un'altra cosa. La cosa buffa è che, se non avessimo tutta una sovrastruttura di nozioni particolari, ce ne accorgeremmo da soli!
5) combattere lo Stato assistenziale.
Questo fatto costituisce l'ostacolo per molti più serio, ma vale la pena insistere sugli aspetti più perversi dello Stato assistenziale moderno. Io ho concentrato la mia attenzione sul sistema pensionistico centralizzato, cercando di spiegare quanto esso costituisca una spinta irresistibile verso lo Stato totalitario. In America non esiste formalmente un sistema pensionistico pubblico paragonabile al nostro, ma in realtà si può verificare con facilità che le conseguenze di un trattamento pensionistico della popolazione su scala globale sono le stesse. Figuriamoci se gli economisti hanno il coraggio di dire qualcosa di men che elogiativo sul punto! Diciamolo noi...
Insomma la Scuola Austriaca permette di vedere l'aspetto negativo di tante cose che oggi sono considerate come il segno di un'evoluzione di cui siamo orgogliosamente fieri, e questo dà molto fastidio. Se non sbaglio, ancora adesso certe questioni sono state affrontate (con rigore scientifico, si badi bene) solo da Hayek! più di 50 anni fa!
Un aspetto della produzione di matrice austriaca che io trovo criticabile è il fatto che essa polemizzi sovente con gli economisti ufficiali, tutti di impostazione neoclassica, finendo per dare l'impressione di essere solamente un'eresia in seno alla "grande tradizione classica". In realtà essa si distingue dalla tradizione classica, ma soprattutto Neoclassica, per tutta una serie di caratteristiche sulle quali sarebbe ora più che mai necessario concentrare la propria attenzione. Per esempio quando gli Austriaci affermano che il denaro "fiat" distorce la struttura dei tassi d'interesse attraverso una sua riduzione artificiale, seguendone i meccanismi di trasmissione, non nego che i loro ragionamenti abbiano una certa validità, ma:
1) negano il fatto che non si può realmente sapere cosa succede introducendo liquidità "fiat", ma sicuramente succedono dei danni;
2) trascurano il fatto che le banche, introducendo liquidità fittizia si approprino di tutto il valore da essa generato in futuro, oppure ne scarichino le perdite sulla collettività;
3) decidano chi si arricchisca oppure no;
4) visto che comunque cercano di garantire i ritorni difficilmente investano in attività rischiose, ma preferiscano attività "sicure" (cioè nelle quali i rischi li corrano gli altri, in particolar modo i contribuenti); tanto per fare degli esempi:
a) il debito pubblico;
b) le guerre;
c) la costituzione di monopoli con eventuale codazzo di fallimenti di aziende sane che non possono competere con uno stronzo che produce sotto costo finanziato con pezzi di carta; i prezzi aumenteranno poi quando il monopolista avrà sbaragliato la concorrenza e aumentato i prezzi di conseguenza;
tutte questioni che hanno la stessa importanza della distorsione dei tassi d'interesse, ma che un economista Neoclassico è impostato scientificamente per non accorgersene!
Insomma bisognerebbe spiegare ai Neoclassici che, quantunque esistano degli aspetti dell'economia Neoclassica sicuramente positivi, essa è studiata apposta per impedire loro di accorgersi di verità fondamentali, e chi se ne frega che non sono "scientifiche".
Un'altra polemica, questa volta con i Sindacati, è quella che mira a giustificare il profitto dell'imprenditore con il meccanismo delle scelte intertemporali. Di nuovo, non che sia del tutto sbagliato, ma bisogna prima di tutto ribadire che, in un libero mercato, se il profitto di un imprenditore fosse ingiustificato apparirebbe un altro imprenditore che produrrebbe a prezzi più bassi. Questa la prima cosa. Dopo di ché bisognerebbe chiedersi se in un vero libero mercato sarebbe possibile che un imprenditore raccogliesse cifre allucinanti per mettere in piedi un'industria di massa oppure se questo è reso possibile da un sistema finanziario assai distante dalle regole del libero mercato! Una volta chiarito che, in molti casi l'industria non è un ente economico ma politico, allora si può anche dedurre che tutti i prezzi sono distorti, che nessuna razionalizzazione permetterà mai di ricondurli al loro ipotetico "valore reale" e che perciò una vertenza sindacale è un sistema come un altro per "simulare il libero mercato" e ottenere prezzi e salari su cui almeno c'è un qualche accordo.
Bisogna ricordare che nel vero libero mercato i prezzi si formano in base ad un accordo, perché tutti sono liberi di scambiare oppure no. Noi lo sappiamo bene, ma certe cose a loro vanno ricordate continuamente.
In definitiva secondo me la parte più bella della Scuola Austriaca è proprio quella in cui si oppone radicalmente a quella Neoclassica, come il bianco con il nero, e secondo me bisognerebbe proporre qualcosa che lo ribadisca. Ricordo infatti, che una volta chiarite certe importanti premesse, il rigore concettuale della Scuola Austriaca è indiscutibile, e questo è un grande vantaggio rispetto ad altre impostazioni ( di sinistra...) che si leggono sovente, sui libri e su Internet.

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