Re: amici miei

Inviato da  giusavvo il 28/8/2015 17:04:06
Questo è un tipo di problema nel quale spessissimo mi imbatto e sovente vengo tacciato per caca-cazzi, visionario etc etc. Tant'è che, quando mi trovo con amici, sto bene attento ad evitare certi discorsi per scongiurare il pericolo che la serata si trasformi in qualcosa di spiacevole.
Anche io mi sono posto spesso questo tipo di domande, sentendomi in completa solitudine in mezzo a questa folla.
L’altro giorno, però, parlando con un’amica, ho capito una delle ragioni per le quali la gente non vuole sentire verità “diverse”.
Ad un certo punto, quando le accennavo al sistema giustizia, alla sua corruzione e all'inettitudine di molti dei suoi rappresentanti, lei mi rispose: “guarda non voglio sentire queste cose, io ho bisogno di credere che la giustizia mi tuteli, altrimenti mi prende l’angoscia”.
Queste sono parole che mi hanno fatto riflettere sul tema qui proposto.
Il rimbambimento della popolazione non inizia o, quanto meno, non è da attribuire ai media, questi non svolgono altro che una funzione di “mantenimento” dello stato di torpore mentale il quale, in realtà, viene inoculato fin da quando siamo bambini.
Ecco, io credo che il problema stia nell'educazione che riceviamo sin da piccoli in ambito scolastico, familiare, professionale, universitario, insomma, in ogni dove.
Sin da principio, ci fanno credere che lo Stato svolga una funzione paternalistica, che le istituzioni siano li poste per tutelare i nostri interessi, che gli organi statuali siano propaggine delle volontà popolari democraticamente espresse, etc. etc.
Da qui nasce l’intima convinzione delle persone che lo Stato sia li a proteggerle, curarle, aiutarle, assisterle e che coloro che sono posti a capo delle istituzioni, siano i paladini e garanti di questo ordine.
Non c’è verso di fare loro intendere il contrario, neanche se gli porti migliaia e migliaia di esempi di corruzione e scempiaggini varie.
Ecco, forse, questo è anche uno dei motivi della “memoria corta” degli italiani e dei popoli in genere, non si riesce a credere e concepire uno “Stato” diverso, per funzione, da quello al quale si è stati abituati a credere.
A mio avviso non c’è possibilità di cambiamento, a meno di sconvolgimenti apocalittici.
Cosa fare per tutelarsi? Crearsi uno spazio di sopravvivenza, nei limiti del possibile ovviamente.

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