Cattive notizie dal South DakotaLa tribù indiana del South Dakota (Flandreau Santee Sioux Tribe) che avrebbe dovuto cominciare a vendere marijuana a partire dalla notte di capodanno, ha annunciato questo
weekend che la piantagione è stata bruciata e l'iniziativa sospesa.
Alla base della decisione vi è il timore delle conseguenze del conflitto esistente tra la legge del South Dakota e la legge locale della tribù.
In South Dakota infatti assumere marijuana è un reato; dico assumere - attenzione - non necessariamente detenere (come invece pressoché ovunque nel resto dei Paesi proibizionisti). Se ad esempio una persona dovesse legalmente fumare erba in uno Stato in cui è legale a scopo terapeutico e poi entrare in South Dakota, commetterebbe un crimine.
Pertanto sarebbe un disastro l'iniziativa economica della tribù.
Oltretutto, secondo l'interpretazione dell'
Attonery General del South Dakota, Marty Jackley, coloro che non sono indiani non potrebbero assumere lecitamente cannabis nemmeno sul territorio della tribù. E' lecito solo per gli indiani, fintanto che non fuoriescono dal loro territorio sotto effetto della sostanza.
In definitiva, io mi chiedo: ma queste considerazioni non potevano farle prima di avviare la produzione di cannabis (e quindi non affrontare solo costi irrecuperabili)? Una cosa possiamo dire con certezza, a questi indiani non andrà il Nobel per l'economia.
Fonte:
http://hemp.org/news/node/6338
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