Re: Caro Travaglio...ti scrivo

Inviato da  Giano il 10/2/2012 9:38:17
di Gianni Lannes

Egregio Travaglio,
non c’è due senza tre. Ho notato con disgusto che lei ha, per così dire, tratto libera ispirazione dal mio lavoro di scavo giornalistico su don Verzé, Vendola e l’affarone San Raffaele, pubblicando recentemente sia sul settimanale L’Espresso (13, 24 ottobre 2011) che sul Fatto Quotidiano (3 agosto 2011)senza citare la fonte documentata. Come lei ben sa, si tratta di alcune inchieste pubblicate dal giornale online ITALIA TERRA NOSTRA (agosto 2010), citate anche dalla sua collaboratrice Gisella Ruccia sul Fatto Quotidiano del 28 settembre 2010. E poi ulteriormente pubblicate da Lindro (gennaio 2011).

Carta canta: lei ha saccheggiato le mie inchieste giornalistiche, pensando forse di farla franca perché Italia Terrra Nostra ha cessato bruscamente le pubblicazioni nel novembre 2010 su pressioni della Barilla e sul cedimento di uno sprovveduto che tecnicamente ha spento una voce libera.
Rammenta il monito che il maestro Giorgio Bocca le ha rivolto poco tempo fa? “Questi qui poi sono arrivati alla vergogna, fanno libri ignobili, pur di uscire con un libro, hanno una squadra di persone che copia dai giornali e ne fanno un libro. Travaglio ogni due mesi fa un libro. Ma come fai? Sono libri fatti coi ritagli della questura, dei tribunali, libri pessimi”.
Per dirla con Pierluigi Battista, oggetto spesso dei suoi strali: “Caro Travaglio, qual è il suo segreto?”. Si tratta solo di prestiti non dichiarati? Oppure di calchi, di riscritture, di variazioni sullo stesso tema? Per lei il copia-incolla è un fatto quotidiano?
Lei appare un recidivo perché il 14 settembre di quest’anno ha pubblicato su FQ un’editoriale ripreso per intero da un dialogo scritto che Claudio Messora il giorno precedente aveva scritto su ByoBlu.com.
Se Messora ha reclinato il capo lei dovrebbe conoscere quantomeno per sentito dire il mio motto pratico (Su la testa!), non dico il mio modo di reagire all’arroganza, all’impudenza, alla sopraffazione, alla prepotenza di chi si agita nel sistema di potere imperante (con il ruolo di pedina antisistema a parole, anzi a chiacchiere morte). Non è un fatto personale, ma una forma di imbroglio che investe l’opinione pubblica.
Si tratta di onestà intellettuale: per cortesia ci risparmi le lezioni di morale da telepredicatore un tanto al chilo. Il Belpaese non ha proprio bisogno di un’altra star da avanspettacolo. Peccato che L’Espresso non abbiamo preventivamente controllato i testi del guru di moda.
D’ora in poi, lasci in pace il lavoro altrui e ci metta farina del suo sacco. Un’ultima raccomandazione, anzi un consiglio di lettura. Dia un’occhiata al mirabile saggio di Richard A. Posner, intitolato PICCOLO LIBRO DEL PLAGIO: “Per poter parlare di plagio è necessario che il copiare, oltre a essere ingannevole e quindi fuorviante per il pubblico a cui è rivolta l’opera, carpisca la fiducia del lettore”.
Tempo fa il giornalista Paolo Barnard, in un’ampia lettera aperta a lei indirizzata aveva scritto: “Caro Travaglio, io ho le prove che tu non sei libero”.
Qui al Sud non abbiamo mai avuto l’anello al naso (briganti o emigranti), ma civiltà modello: noi lavoriamo sul campo rischiando la pelle ogni giorno, non raccattiamo veline giudiziarie.
A futura memoria, non si sa mai: “ ‘cca nisciun è fess’”. Cordialità!

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2011/11/lettera-aperta-travaglio-di-gianni.html

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