Re: La corte di Strasburgo sui crocifissi nelle aule

Inviato da  redna il 13/11/2009 17:19:31
l problema tra Stato e Chiesa doveva essere affrontato guardando alla società del XX secolo, che evolveva veicolando valori e bisogni nuovi, spesso relegati ai margini della società, spesso incompatibili con il modello proposto dalle gerarchie cattoliche. Partendo da questi presupposti, il Partito Radicale cercava di impedire la riconferma o la revisione dei Patti Lateranensi e di abolire il Concordato. L'obiettivo era non solo quello di limitare la pretesa del Vaticano di esercitare la sua giurisdizione sulla società civile, ma anche quello di "conquistare, per i cittadini e per lo Stato, per i credenti e per la Chiesa, un nuovo rapporto, radicalmente diverso, fondate sulle garanzie di libertà e sulle regole dello stato di diritto"[5]. Per questo, nel 1973 il Partito Radicale, all'interno dell'Assemblea Nazionale Anticoncordataria, che nel 1971 aveva fondato la LIAC (Lega Italiana per l'Abrogazione del Concordato), provava a indire un referendum anticoncordatario.
Intanto la dura opposizione dei radicali, nel 1976, faceva arenare un progetto di legge per la revisione dei Patti Lateranensi presentato dall'allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Solo l'anno dopo, nel 1977, raccolte le firme necessarie, l'iniziativa referendaria viene avviata.
Nel 1978 però la Corte Costituzionale con la sentenza n.16 aveva dichiarato inammissibile il quesito referendario, considerando il Concordato come trattato con uno stato estero, ed estendendo quanto previsto dall'articolo 75 della Costituzione, che vieta di abrogare per via referendaria leggi di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali.
Abolire il Concordato per i radicali significa garantire la libera espressione della Chiesa Cattolica nello stato come soggetto religioso operante all'interno delle sue istituzioni, ma "slegare" allo stesso tempo lo stato italiano da questi rapporti di reciprocità e di influenza, lasciandolo totalmente indipendente nel suo ordinamento.
Il Partito Radicale criticava in Parlamento proprio la legislazione e l'organizzazione economica dello Stato Pontificio ed i suoi rapporti politici ed economici con lo Stato italiano. Tra le altre questioni metteva in discussione il fatto che la Chiesa Cattolica Romana avesse riconosciuti diritti e privilegi negati ad altre confessioni religiose (per esempio l'otto per mille), che una confessione religiosa gestisse degli organismi bancari (APSA, IOR) capaci di emettere moneta e non sottoposti a controlli internazionali antiriciclaggio[6], che possedesse una mole incalcolabile di beni immobili (chiamata la "roba clericale" da Ernesto Rossi) e che nonostante tutto questo si dichiari in deficit non facendo comparire nel bilancio i santuari, come Loreto o Pompei, gli ospedali cattolici, o l'obolo[6].
L'anticlericalismo radicale non si limitava ad essere una presa di posizione teorica, dispiegata unicamente nella storica lotta all'abolizione del Concordato, piuttosto si canalizzava in iniziative ben incastrate nella piattaforma di valori politici dei radicali, quelle iniziative che dimostravano sul piano pratico l'importanza di un adeguato "processo di secolarizzazione", mostrando quanto la mancanza di questo veicoli tutta una serie di violazioni delle libertà personali dell'individuo.
In questo quadro si inserisce la battaglia per l'approvazione in Parlamento di una legge per il divorzio (1965-1974). In riferimento a questo diritto la Chiesa si richiamava all' articolo 34 del Concordato del 1929, ridefinito nell'articolo 7 della costituzione della Repubblica Italiana, che oltre ad impegnare l'Italia a riconoscere effetti civili al matrimonio religioso, così come regolato dal diritto canonico, affidava ai tribunali ecclesiastici anche la giurisdizione sulle vicende successive all'atto del matrimonio e quindi sul suo eventuale scioglimento.
Negli anni settanta l'introduzione del divorzio non era per i radicali una manifestazione dei principi anticlericali, piuttosto era una battaglia per l'approvazione di un diritto, quello di disporre liberamente della propria vita e della propria intimità familiare.
Non solo, l'iniziativa referendaria si legava anche a tutte le condizioni di disagio sia sociale, sia pratico ed economico, che accomunava ormai un gran numero di famiglie separate non tutelate della legge.
http://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Radicale_(Italia)

in effetti c'è stato chi voleva far qualcosa per abolire un concordato fascista. Ma ci sono stati altri che glielo hanno impedito.
EDIT
Citazione:
Certo che potrebbe, modificando la Costituzione, cosa per la quale occorre un'ampia maggioranza parlamentare o il consenso del popolo espresso tramite referendum.

Nel 1978 però la Corte Costituzionale con la sentenza n.16 aveva dichiarato inammissibile il quesito referendario, considerando il Concordato come trattato con uno stato estero, ed estendendo quanto previsto dall'articolo 75 della Costituzione, che vieta di abrogare per via referendaria leggi di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali.

Nel 2006, il Concordato è stato messo in discussione da alcune minoranze laiciste, in particolare dal Partito Radicale. Le critiche di costoro concernono le relazioni tra Stato italiano e Chiesa cattolica, che si ritiene dovrebbero essere riformati per renderle ulteriormente liberi. Non può essere proposto un referendum per l'abolizione o la modifica del Trattato, del Concordato o delle leggi collegate ad esso perché non sono ammessi, nel nostro ordinamento, referendum riguardanti i trattati internazionali. Anche una proposta di legge popolare per l'abolizione del Concordato è ugualmente inammissibile perché la legge ricade in una dei casi previsti dall'articolo 80 della Costituzione.[4
http://it.wikipedia.org/wiki/Patti_lateranensi

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