Re: La corte di Strasburgo sui crocifissi nelle aule

Inviato da  redna il 12/11/2009 22:12:44
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il semplice regolamento ministeriale sugli arredi quale sarebbe?


Regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297
Regolamento generale sui servizi dell'istruzione elementare


se guardiamo meglio:
http://digilander.libero.it/eretici/crocefissi_e_concordati.html
Quattro anni dopo, nel 1928, fu emanato un altro decreto che elencava gli arredi scolastici. [3]

Scopriamo così che il crocifisso, per decreto, si trovava tra le altre cose, in compagnia del ritratto del Re, della lavagna, del pallottoliere, dei gessi bianchi e colorati, delle spugnette per pulire la lavagna, degli attrezzi per giuochi e giardinaggio. Nel 1929, Benito Mussolini, ribattezzato dalla Chiesa “L’Uomo Della Provvidenza”, stipulò il primo Concordato con il Vaticano[4], che confermava lo Statuto Albertino. Art. 1. ”L'Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nell'art. 1 dello Statuto del Regno
marzo 1848, pel quale la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato.”

.

Ma nel 1984 è stato sancito (con gli accordi di Villa Madama) che la Religione Cattolica non è più la religione di stato (italiano).
Pertanto sia lo statuto albertino che il concordato del 1929 (in cui la religione cattolica veniva considerata religione di stato) automaticamente dovrebbero essere decaduti.
Come al solito qualcuno - da entrambe le parti - fa orecchie da mercante.

Citazione:

'Na cosetta moderna... Gggiovane gggiovane ed attuale.

W il Re...

... Se non stiamo attenti torniamo a bruciare le streghe, altro che palle.


con calma, mc, con calma....ma vedrai che qualcuno quest'idea brillante l'avrà!

EDIT

l Vaticano esprime ''rammarico e stupore'' per la sentenza della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo e lamenta il pesante intervento in una materia che attiene profondamente alla tradizione spirituale e culturale del nostro Paese. E' quanto si legge in una dichiarazione diffusa nella serata di oggi da padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. ''Il Crocifisso - ha detto Lombardi - e' stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanita'. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della liberta'. Non e' questo, e non lo e' nel sentire comune della nostra gente''. ''In particolare - ha aggiunto il portavoce vaticano - e' grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione da' un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed e' una componente essenziale della nostra civilta'. E' sbagliato e miope volerla escludere dalla realta' educativa''. ''Stupisce poi - ha concluso padre Lombardi - che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identita' storica, culturale, spirituale del popolo italiano. Non e' per questa via che si viene attratti ad amare e condividere di piu' l'idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini. Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identita' europea, che invece e' stato e rimane essenziale''. Di decisione che "suscita amarezza e non poche perplessità" parla la Cei. In una nota, la conferenza episcopale italiana spiega che "fatto salvo il necessario approfondimento delle motivazioni, in base a una prima lettura, sembra possibile rilevare il sopravvento di una visione parziale e ideologica. Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non e' solo simbolo religioso ma anche segno culturale''. ''Non si tiene conto del fatto che, in realta' - si legge ancora nel testo - nell'esperienza italiana l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici e' in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come 'parte del patrimonio storico del popolo italiano', ribadito dal Concordato del 1984''.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3945088068
...e anche qui la propaganda non manca....sembra si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità europea....Quindi è evidente che quello che dice l'Europa al vaticano non garba.
Ma si comprende come temano per l'ora di religione....più che per il crocifisso.

"La presenza del crocifisso, che e' impossibile non notare nelle aule scolastische - si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo - potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le eta' come un simbolo religioso, che avvertirebbero cosi' di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione". Tutto questo, proseguono, "potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o che sono atei". Ancora, la Corte "non e' in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che puo' essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che e' essenziale per la conservazione di una 'societa' democratica' cosi' come e' stata concepita dalla Convenzione (europea dei diritti umani, ndr), un pluralismo che e' riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana". "L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorita' pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformita' con le proprie convinzioni - concludono i giudici della Corte europea dei diritti umani - e il diritto dei bambini di credere o non credere. La Corte, all'unanimita', ha stabilito che c'e' stata una violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 insieme all'articolo 9 della Convenzione"
lo stato italiano ha invece fatto ricorso presso la corte di Strasburgo. Ma proprio negli accordi di villa madama si diceva espressamente che la religione cattolica NON era più religione di stato.
Singolare ricorso, non c'è che dire!

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