Citazione:
Calvero ha scritto:
Citazione:
Nessuna delle due...
Di li si deve passare.
Ma anche No. Mettiamo pure io stesso avessi la comprova che sono di passaggio e che la mia anima viva per sempre: c'è una profonda ingiustizia di fondo, anzi, ancora più profonda.
Citazione:
Che oltre al Grande Cetriolo d'Oriente, c'è pure la Falce di stocazzo.
Siamo ad un punto buono della discussione.
Da quella soglia si deve passare, mi sembra che non sia in discussione.
Ognuno di noi deve passare per la propria morte, prima o poi.
Questo è un fattoPoi c'è la questione di capire cos'è che muoia, che
smetta di esistere nel momento della morte fisica.
Se pensiamo a noi come Esseri immortali, dotati di Anima, la morte fisica è solo un passaggio.
Il nostro ESSERE, non è corruttibile con la morte fisica, che è un avvenimento inevitabile, una
esperienza fra le tante che l'anima compie nel tempo limitato della sua permanenza nel corpo fisico, quel corpo fisico che è un
mezzo in dotazione all'Anima per interagire con il mondo fisico.
Se non avessimo il nostro veicolo fisico, non potremmo esistere in questa porzione di spazio-tempo, non avremmo questa
forma.
Per cui, dato per assodato che noi non siamo
solo il nostro corpo, è la
forma che si è modellata nel corso degli anni, quello che muore nel momento inevitabile dell'incontro con la "Signora con la Falce".
Anche questo è un
fatto.
Se pensiamo a noi invece, esclusivamente come fascio di muscoli e ossa, esseri dotati di corpo e senza nessuna altra componente "sottile", rarefatta, come è l'Anima o lo Spirito, la morte fisica non rappresenta un passaggio, ma rappresenta
la fine di tutto, il buio, l'oblio, la dissoluzione.Anche questo è un
fatto.
Quindi ciò che veramente muore con la morte fisica
dipende dalla nostra visione, noi viviamo a seconda della visione che ci portiamo
dentro.Quindi chi in vita coltiva lo Spirito, diventa
consapevole della sua esistenza, sa che quando arriverà la falce ciò che morirà sarà solo la sua forma, quella forma che è illusoria.
Vivendo nello Spirito, si acquista la consapevolezza dell'immortalità, perchè si diviene
consapevoli di ESSERE Spirito, dell'eternità, della divinità che risiede
in ognuno di noi, perchè si permette alla Spirito di manifestarsi nella propria vita, rendendolo reale e non solo un'idea astratta.
Coltivando la materia, viceversa, si vive nella mortalità, si vive temporaneamente, coltivando l'Ego, che è indissolubilmente legato a doppio filo con la forma, visto che l'Ego è destinato a morire con la morte del corpo, si vive nel temporaneo, nel limitato, nella morte.
Anche questo è un
fatto.
L'Ego sa che dovrà morire e fa di tutto per non pensarci, fa di tutto per
sopravvivere, fa di tutto per
non morire, ma si sta solo illudendo, non potrà evitare di morire assieme alla forma che lo racchiude.
Anche questo è un
fatto.
La differenza è data solo dalla
consapevolezza, solo da chi lo sa e da chi non lo sa.
Chi vive nello Spirito, non si riconosce nell'EGO, perchè lo Spirito è immensamente superiore all'Ego, all'individuo, non si riconosce nella propria forma perchè
sa di essere anche altro, sa di non essere solo la sua forma ed il suo Ego.
Tutto questo avviene nel
nostro interno nel nostro Cuore.
Solo nel nostro interno, nel nostro Cuore avviene tutto.
Esternamente siamo tutti uguali, la
forma è quella umana, la differenza è al nostro interno, ciò che
siamo veramente, risiede nel nostro interno nel
segreto del nostro Cuore.
Là dove è il nostro Cuore, dovunque esso sia, NOI siamo lì.
In qualsiasi luogo fisico noi possiamo essere, NOI siamo
veramente solo nel luogo dove risiede il nostro Cuore, il nostro Sentire, il nostro ESSERE.
Anche questo è un
fatto.
A questo punto, dovrebbe essere chiaro che la causa della sofferenza deriva dall'identificazione con l'Ego.
Il nostro Cuore soffre perchè
si affida e lo ripeto, si affida, ad un
ESSERE destinato alla morte, il nostro EGO.
Quell'Ego che non vuole morire prima della morte della forma che la racchiude, quell'Ego che lotta per sopravvivere, che ci sussurra che lo Spirito è una cazzata, che quello che conta nella vita sono le ricchezze che accumuli, le donne che ti scopi, la posizione sociale che raggiungi, quello che ti impone il "mors tua vita mea", quello che si giustifica, che si coccola, che si crogiola nel suo
orgoglio, che si offende, si risente, che medita vendetta, che pianifica strategie di dominio.
Quell'Ego orgoglioso e meschino, preoccupato solamente di non morire prima del tempo.
Quell'Ego che si veste di
falsa umiltà, per nascondere la sua presenza.
Affidarsi a Lui, significa illudersi, significa rinunciare all'immortalità che si trova solo nello Spirito, significa
soffrire.Riconoscerlo, come dicevo prima è un'impresa difficile, è un abile trasformista è colui che viene definito il Diavolo, colui che divide e non risiede in nessun altro posto che non sia
nel nostro internoScegliere di coltivare lo Spirito o l'Ego, dipende da noi, da nessun altro, nessuno può farlo per noi.
Scegliere di arrivare a
vivere nell'immortalità dello Spirito fra gli Dei o nella caducità della materia, nel dolore del mondo Egoico, è una questione di responsabilità personale e un dono divino.
Senza il dono divino, la responsabilità personale non basta.
Quel dono che viene dato a
tutti coloro che lo
vogliono.
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