Agostino Barruel e Illuminati di Baviera

Inviato da  orkid il 26/11/2006 17:24:25


Agostino Barruel e Illuminati di Baviera

Questo post vorrebbe avere la presunzione di analizzare “collettivamente” le conoscenze che si hanno oggi degli Illuminati di Baviera; tempo fa ho acquistato il libro di Agostino Barruel Storia del Giacobinismo, Massoneria e Illuminati di Baviera, da molti citato a proposito e a sproposito come la fonte delle informazioni che a tutt'oggi si hanno sugli Illuminati.
Leggendo la prefazione però, Alberto Cesare Ambesi, mette in allerta l'attento lettore dal “accostarsi a questa opera con il più vigile senso critico, apprendendo a distinguere il vero dal falso, il verosimile dal leggendario”.
Riporterò, quindi, dei passaggi della seconda parte del libro, quella dedicata alla descrizione degli Illuminati di Baviera e del suo fondatore Weishaupt, e mi piacerebbe che gli utenti più smaliziati aiutino me e tutti i lettori nell'ingrato compito di distinguere il vero dal falso.
Tutti i grassetti sono miei.

Comincerei però da una breve biografia di Barruel:

“Augustin Barruel nasce a Villeneuve de Berg il 2 ottobre 1741. Educato in collegio dai Gesuiti, avverte per tempo una forte inclinazione alla vita religiosa e all'impegno militante dei suoi maestri. Sogna dunque di entrare nella compagnia di Gesù, ma nel 1764 i reverendi padri vengono espulsi dalla Francia, come già era avvenuto in Portogallo e come si ripeterà di lì a poco in Spagna e nelle sue colonie (1767), sotto la spinta del rigorismo pascaliano, da un lato, e delle antitetiche scuole dell'illiminismo razionalista dall'altro. Barruel non si perde d'animo, tuttavia. Emigra in Austria e quivi completa gli studi e può alfine pronunciare i voti solenni che ne faranno per sempre un ardente rigido custode dei principi e metodi della Compagnia.
Rientrato in Francia nel 1774, dapprima collabora alla “Année litteraire” diretta dal letterato Elie Frénon (1718-1776), avversario implacabile di Voltaire (1694 – 1778), e dal 1778 assume la direzione del Journal Ecclésiastique, incarico che manterrà fino al 1792, quando sarà costretto dal terrore a divenire esule in Inghilterra. Dopo la costituzione del Direttorio (1795) chiede di poter tornare in patria, ma la sua richiesta sarà esaudita soltanto nel 1802, grazie ad un atto di clemenza di Napoleone, che si compiacerà perdipiù di nominarlo canonico di Parigi, valendosi di una facoltà “politica” di origine rivoluzionaria, ma confermata grazie al concordato siglato con la Chiesa nel luglio 1801...
...Ritornando all'opera che ci interessa si può sottolineare che nel suo contesto, egli denunciava come responsabili della Rivoluzione (Francese, ndr) non solo Voltaire, D'Alambert, e D'Holbach, ma lo stesso Federico II, in quanto compartecipe degli assunti illuministici, e dunque, nell'ottica di Barruel, naturale nemico del trono di Francia e della Chiesa Cattolica. Non ci stupisca più di tanto. Augustin Barruel, a quanto ci è dato sapere, fu uomo di grande rettitudine morale, oltre che saggista di non comune erudizione, ma quando volle nelle segrete cose trovò comodo eluderne i significati propriamente spirituali, attenendosi più spesso alla lettera che non al simbolismo, o alle prospezioni analogiche, pur offerte da allegorie, rituali e metafore.
L'attivissimo abate morì il 5 ottobre 1820, più che convinto che tutti i Riti, Sistemi o Regimi Massonici dell'Europa continentale perseguissero un disegno finale metapolitico, avente il fine della distruzione del Cristianesimo e del ritorno dell'umanità ad un'età primitiva, pagana ed arcadica.”


Tratto dalla prefazione del libro a cura di Alberto Cesare Ambesi

Nel Capitolo I, intitolato “Spartaco Weishaupt fondatore della Setta degl'Illuminati” presenta la figura e la persona del sopracitato introducendo la “categoria” di persone a cui assomiglia.

Così definisce Weishaupt:

A fronte dei sofisti, essi li sorpasseranno nell'arte di dare in prestito all'errore il linguaggio dell'illusione; alle passioni, ai vizi la maschera della virtù, e all'empietà il mantello della filosofia. Nella fucina delle trame, eglino sono eccellenti a meditare attentati, a preparare le rivolte, a combinare la rovina degli altari e degl'imperi. Soltanto sono essi nulli dove comincia la scienza del vero e dell'onesto”.

Per cominciare non male direi!!!

Certo è, che chi vede analogie con il presente, non è certo da biasimare.

Continua qualche pagina dopo:

“Ma importa più di conoscere Weishaupt, come cospiratore. ... Nel momento, che l'occhio della giustizia ve lo scopre, egli comparisce alla testa d'una cospirazione, in confronto alla quale tutte quelle del club di Alembert e di Voltaire, e degli antri d'Orleans, non sono, che giuochi da fanciulli, del sofista.”

“Non si sa, ed è difficile d'avverare, se Weishaupt ebbe un maestro, oppur s'egli stesso fosse il padre dei mostruosi dogmi, sui quali fondò la sua scuola. Esiste soltanto una tradizione la quale io esporrò, come la contano alcuni dei suoi seguaci.
L'anno 1771 circa, un mercante Jutlandese, nominato Kolmer, dopo aver soggiornato qualche anno in Egitto, si mise a scorrere l'Europa, facendosi dei seguaci, ai quali pretendeva comunicare gli antichi misteri di Memfi. Per relazioni più speciali io ho saputo, ch'egli si fermò a Malta, dove, invece di misteri, egli seminò tra la plebe le massime sconvolgitrici degli antichi Illuminati, e dello schiavo Cubrico. Queste massime dilatandosi, tutta l'isola era minacciata d'una rivoluzione; quando la saviezza di que'cavalieri costrinse il nuovo illuminato a cercare la salvezza nella fuga. Gli si dà per discepolo il famoso conte, o ciarlatone Cagliostro, ed alcuni distinti Adepti nel contado di Avignone e a Lione. Dicesi, che nelle sue corse vagabonde egli s'incontrò con Weishaupt, e gli fece parte de'suoi misteri. Se bastava per tali confidenze d'esser empio e riservato nel segreto, niun più di Weishaupt aveva titolo di esserne il depositario. Più abile e più scellerato di Cagliostro, Weishaupt seppe ancora trarne miglior partito per la sua scuola”

“Egli ebbe senza fallo delle nozioni, almeno informi degli antichi Illuminati, mentre ne adotta il nome, e rinnova la parte la più distruttiva del loro sistema. ...
... Ma ateo di cuore, e detestando ogni teosofia, egli si rideva del doppio Dio dell'antico Illuminismo; e non prese da Manete, dallo schiavo rivoltoso contro tutti i governi, che l'universalità dell'anarchia. Egli conobbe i sofisti moderni, e nonostante tutta la loro democrazia, gli parvero troppo riservati ancora sulle conseguenze della loro eguaglianza e libertà. Egli non prese da loro, che l'odio contro Iddio, e il puro ateismo. Gli uni lo condussero alla nullità di tutte le leggi civili; gli altri alla distruzione d'ogni religione, d'ogni governo, e d'ogni propretà. Egli credette di vedere, almeno da lungi, la possibilità d'ispirare a tutto il genere umano lo stesso voto; e si lusingò di vederlo effettuarsi.”


to be continued...

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