Una 'tesi alternativa'...

Inviato da  sigmatau il 18/9/2007 15:38:30
Cari amici di ‘luogocomune’
questo è il mio primo messaggio sul sito e, come si conviene, comincerò dalle ‘presentazioni’. Di professione sono ingegnere elettronico e ho dedicato gli ultimi trent’anni [gulp!… ] a dare un contributo nel campo della telefonia e delle comunicazioni. Uno dei lati [diciamo così…] ‘negativi’ della mia professione è la ‘ostinazione’ a voler fare in modo che tutto quello che affermiamo non lo affermiamo ‘tirando ad indovinare’, bensì corredandolo [quando ci riusciamo…] del maggior numero possibile di ‘riscontri effettivi’ in modo da poter sostenere una certa ‘tesi’ di fronte ad ogni tipo di interlocutore… o quasi…

Esattamente come la maggior parte di voi considero la ‘versione ufficiale’ sull’11 settembre non molto credibile e anzi in molti punti essenziali completamente priva di ogni ragionevole fondamento. Fedele al principio del ‘non tirare ad indovinare’, non è però che sottoscrivo a occhi chiusi qualsiasi ‘tesi’ per il semplice fatto che discorda dalla ‘tesi ufficiale’ ed è così che si diversi punti ho elaborato ‘ipotesi’ del tutto differenti sia da quelle dei ‘complottisti’ sia da quelle degli ‘anticomplottisti’. Una di queste mie ‘ipotesi’ è legata alla causa del ‘crollo’ delle Towers. Al riguardo le tesi contrapposte sono in sostanza le seguenti…

a) il crollo è avvenuto in modo ‘spontaneo’ e la causa è l’indebolimento della struttura causato dal ‘calore’ dell’incendio del cherosene di altro materiale combustibile che si trovava negli edifici

b) il crollo è stato causato da esplosivi di tipo chimico opportunamente piazzati in punti ‘nevralgici’ e fatti detonare secondo una precisa sequenza temporale in modo da produrre il ‘collasso’ delle strutture e la loro caduta ‘in verticale’

A mio modesto parere entrambe queste ‘teorie’, per differenti motivi sui quali si potrebbe certo discutere, trovano deboli elementi di supporto. E’ per questo che al riguardo mi sento di proporre una ‘tesi alternativa’ che sinora non ha goduto di molto credito ma che sarebbe meglio approfondire. Introdurrò il discorso al riguardo ponendo una domanda: chi di voi sa quando è stato usato per la prima volta il termine ‘ground zero‘?… Chi ancora non lo sa è probabile resti un poco ‘sorpreso’… il termine ground zero è stato usato per la prima volta sessantadue anni fa ed è legato alle seguenti fotografie aeree…



Le due foto mostrano la citta giapponese di Nagasaki prima e dopo l’esplosione della bomba Fatman al plutonio, avvenuta la mattina del 9 agosto 1945. Il termine ground zero indica l’epicentro dell’esplosione, i cui effetti entro il raggio rispettivamente di 1000 e 2000 metri sono assai evindenti. In particolare nel cerchio più interno negli istanti successivi all’eplosione si è sviluppata una temperatura dell’ordine dei 4000 °C e tutto ciò che resta è solo ‘polvere’, nel senso più letterale del termine. Osserviamo ora un’altra immagine, che riprende un’area situata poco al di fuori…



Anche qui sono ben visibili gli effetti della ‘vampa di calore’. Le parti in acciaio degli edifici sono state piegate e i segni del fuoco che ‘cova’ ancora sotto le macerie incenerite sono assai visibili. Ebbene, oltre mezzo secolo dopo immagini del tutto simili [salvo per il fatto che sono ‘a colori’…] si sono osservate in corripondenza di un altro ground zero, quello che ci è da anni ‘familiare’. Delle tante immagini disponibili nel web ho scelto le tre seguenti, secondo me assai ‘chiarificatrici’…







Esattamente come nelle foto di Nagasaki, sono nettamente visibili gli effetti di esposizione, sia pure per un ristretto lasso di tempo, a temperature dell’ordine delle migliaia di gradi. Non trovate anche voi che le immagini delle due località denominate ground zero abbiano più di un dettaglio in comune?…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

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