Re: Modelli di trasferimento quantità di moto per il WTC1

Inviato da  manalive il 17/9/2006 23:18:26
mmm...
mi spiace, ma su alcuni punti critici del tuo post non sono d'accordo!

è chiaro che l'energia persa non va tutta in calore, però quasi tutta! Quello che non va in calore sepolto va in:
1) riscaldamento dell'aria e dei dintorni, anche portato dalla polvere calda (a volte citata)
2) reazioni chimiche endoterme (quali?)
3) evaporazione e sublimazione
tutto il resto va in calore, nella misura in cui le deformazioni sono plastiche. E anche le rotture e polverizzazioni del cemento direi che fanno più che altro calore, ma lì bisognerebbe chiedere a un collega esperto di cemento (potrei anche farlo)

Per il resto direi invece che dovrebbe essere abbastanza accettabile che una gran parte del lavoro fatto dalla forza viscosa sia fatto sulla struttura portante, cioè sull'acciaio delle colonne. Quindi non mi stupirei affatto se dove queste colonne fanno il maggior lavoro, cioè dove si piegano e poi si rompono, lì il riscaldamento sia tale da fonderle localmente. Tieni anche conto del fatto che tali piegature e rotture avvengono in una frazione piccolissima di secondo, e quindi con l'impiego di una potenza immane.

Del resto la forza viscosa ipotizzata nel mio esempio, che era solo un quinto del peso del pezzo di torre che cadeva, faceva solo nel primo secondo un lavoro di 2 GJ, sviluppando quindi 2 GW.

Citazione:

lasciamo perdere l'energia, bestia difficile e complicata, parliamo invece del momento...


Eh no eh: è l'energia che fa il lavoro di distruzione!!!

Citazione:

E' vero che un incendio isolato da una coperta termica può bruciare per giorni, forse settimane intere... ma non certo produrre temperature talmente alte (1500°C???) da fondere l'acciaio. Parliamo di incendi latenti a contenuto minimo di ossigeno.


mannò! qui non si tratta di incendi sviluppatisi sotto la coperta! Ci sono delle cose roventi che si sono scaldate per il lavoro sopportato durante la caduta e all'impatto finale che vengono poi improvvisamente coperte dallo strato isolante!

Insomma: non dico che sia necessariamente così, ma che la mia ipotesi sull'origine del metallo fuso e sufficientemente plausibile da rendere per lo meno pericoloso spingere l'acceleratore sul metallo fuso come fatto decisivo al fine di invalidare la versione ufficiale e rendere necessario ricorrere all'ipotesi della thermite.

Come dicevo, bisogna fare attenzione a non darsi la zappa sui piedi. Io questo argomento lo ritengo un'arma a doppio taglio.

Invece sulla questione della velocità di caduta ho molto meno dubbi sul mio modello. E' vero, al forza viscosa è una forza media, ma se guardi la legge "f=Ma" è proprio la forza che rallenta la caduta!

Perché non dovrebbe essere accettabile partire dai dati sperimentali sul tempo di caduta e da lì dare una valutazione di questa forza viscosa (come ho fatto io?)

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