Re: 2001 Odissea nello spazio

Inviato da  music-band il 2/3/2006 10:14:25
Citazione:
Qual'è l'analogia o la differenza tra le osservazioni dell'uomo fatte dal Monolito e da HAL (a parte che il secondo è un computer omicida ) ?


Bella domanda, anche perchè nel pessimo 2010 (tratto dal secondo romanzo di clarke) viene suggerito che HAL è diventato paranoico a causa dell'uomo stesso, che gli ha chiesto di mentire quando lui era incapace a farlo, riferendosi al fatto che HAL era in possesso di informazioni che non doveva rivelare all'equipaggio del Discovery.

Credo possano essere interessanti le parole dello stesso kubrick:

Ha dichiarato che le piacciono molto le opere di Arthur Schnitzler. Che cosa la attrae?

Le sue opere sono secondo me capolavori di scrittura drammatica. E' difficile trovare un altro scrittore che abbia compreso l'animo umano in modo più veritiero e che faccia rivelazioni più profonde delle sue riguardo a come le persone pensano, agiscono e, in definitiva, sono, e che abbia anche un punto di vista completamente consapevole - solidale anche se un po' cinico.

Schnitzler lascia molte cose non dette, implicite, ha un modo quasi circolare di arrivare al punto.

Secondo me tutti i grandi drammaturghi raggiungono i loro scopi in questo stile. Il modo più potente per far capire a una platea il tuo punto di vista è di prenderla per i sentimenti, non per la mente. Certo, è un modo molto più pericoloso di scrivere, perché se il pubblico non riesce a scoprire ciò che vuoi dire, rischia di restare perplesso e disturbato alla fine del racconto.

Pensa di essere attratto dalle opere che hanno uno spiccato carattere di ambiguità?

Beh, questo è un punto interessante. Mi è sempre sembrato che nell'arte una ambiguità veritiera - se possiamo usare questa definizione paradossale - sia la forma più perfetta di espressione. A nessuno piace che gli vengano spiegate le cose. Prendi Dostojevsky. E' tremendamente difficile dire che cosa lui provi per ciascuno dei suoi personaggi. Oserei dire che l'ambiguità è il prodotto finale di chi vuole evitare le verità superficiali e preconfezionate.

Ma non pensa che i film troppo ambigui possano perdere il grande pubblico?

L'intellettuale è certo capace di capire quello che il film vuole dire e riceve anche un certo piacere da questo suo processo di interpretazione, mentre il pubblico di massa può non esserne capace. Ma penso che il nemico principale del regista non sia l'intellettuale o il membro del pubblico di massa, ma il tipo di persona di media cultura che non ha né le capacità proprie dell'intellettuale di analizzare e decifrare correttamente ciò che il film vuole dire, né la reazione emotiva spontanea dello spettatore comune. E sfortunatamente ho l'impressione che molti di questi personaggi a metà tra gli intellettuali e il pubblico di massa siano occupati a recensire i film. Credo che il fatto di voler ridurre l'intento di un film in un solo paragrafo conciso, brillante e intelligente alla maniera della rivista Time dimostri una monumentale presunzione da parte dei critici cinematografici. Questo tipo di recensione è di solito molto superficiale, a meno che non si tratti di un film davvero pessimo, ed è anche estremamente ingiusta.

La sua opinione del mondo, della vita, è ottimista o pessimista?

Non mi prendo il disturbo di definirla. E' già abbastanza ingiusto cercare di farlo con quella di qualcun altro. Non voglio essere ugualmente ingiusto con me stesso. Una delle cose che ho sempre trovato estremamete difficili è, quando un film è finito, rispondere alla domanda dei critici che mi chiedono "Bene, che cosa voleva dire con questo film?". E senza voler essere troppo presuntuoso a usare questa similitudine, mi piace ricordare la risposta di T.S. Eliot quando qualcuno gli chiese la stessa cosa - credo a proposito di Terra Desolata. Eliot rispose "Volevo dire ciò che la poesia dice." Se avessi saputo dirlo in maniera diversa, l'avrei fatto.

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